Il Direttore Turani ha espresso con la consueta franchezza e lucidità “gli scopi e gli sviluppi dell’ultima mossa di Renzi” ed è francamente difficile non condividerne l’analisi.
Avere voce in capitolo nell’elezione del Presidente della Repubblica nel 2021 e tenere sotto stretto controllo la realizzazione del programma di governo per impedire follie populiste, paiono già da soli due motivi molto seri.
Però a mio parere non basta un’analisi di breve ad esaurire un evento che in realtà affonda le sue radici molto lontano nella storia del centrosinistra italiano. Non voglio tediare nessuno con gli excursus storici, ma la difficoltà di convivenza, ancora una volta constatata, all’interno dello stesso Partito non può essere ricondotta solo a questioni personali, invidie, gelosie, rancori, antipatie o meramente a questioni di bruta gestione del potere.
C’è di più, c’è un tarlo che ha roso fin dall’inizio i pilastri del Partito Democratico, così come immaginato da Veltroni e da altri speranzosi fondatori, e passato in dodici anni di vita attraverso le mille traversie che tutti conosciamo.
Ci sono motivi ideali, culturali, vorrei dire perfino filosofici, che ci costringono a riflettere sulla eventuale velleitarietà di un progetto, che adesso sembra proprio bruscamente interrotto, e chissà per quanto tempo.
Il PD, s’è detto mille volte, nasceva per fare una sintesi tra tutte le culture e le tante anime del centrosinistra.
Sintesi, appunto, non giustapposizione. Sintesi, non fusione fredda, come dissero già allora i pessimisti (o i più realisti). Sintesi doveva significare rinuncia al desiderio di egemonia di un’anima sulle altre, nella prospettiva di una moderna sinistra riformista che superava le caratterizzazioni novecentesche.
Un sogno? Una pia illusione? Che c’è di male? La politica ha bisogno anche dei sogni, ha bisogno anche di salti in avanti.
A distanza di dodici anni però stiamo concludendo che il blend non è riuscito; non solo, ma che il permanere delle diverse casacche ideali ha acceso ed acuito fenomeni di correntismo esasperato, lotte personalistiche, fuoco amico, a volte autentiche guerre per bande. Davvero poco edificante.
La scommessa, che pochi hanno accettato di sottoscrivere e forse molti non hanno proprio nemmeno capito, era che si potesse e si dovesse provare ad essere socialisti, liberali, solidaristi, radicali, europeisti, ambientalisti, femministe e quant’altro CONTEMPORANEAMENTE, compiendo così quel balzo in avanti che avrebbe permesso di realizzare un programma davvero riformista, senza pretendere di imporlo a tutti gli altri. Il tanto sbeffeggiato “ma anche” di Veltroni era un enorme progetto di inclusione.
Solo così a mio parere si sarebbe potuti giungere ad una vera sintesi e calarla su contenuti di governo. Serviva tanta generosità, tanta apertura mentale, tanta fiducia nel risultato.
Si dirà che era impossibile. Può darsi: ad oggi parrebbe proprio così, ma siamo sicuri che invece non fosse e non sia tuttora davvero quella la via per riformare la società in senso progressista, utilizzando il meglio delle esperienze storiche pregresse?
Ciascuna di quelle culture, di quelle anime, ha portato importantissimi contributi al progresso delle società occidentali, ma nessuna da sola ha avuto la forza di realizzare davvero una società più giusta, più equa, più libera, più solidale ed anche più efficiente. Bisognava metterle insieme, riconoscendo che esse sono tutte compatibili con i principi comuni, a patto di declinarle senza pretese di egemonia.
Ho forse ingenuamente sognato questa sintesi da quando ero liceale, più di cinquant’anni fa, l’ho difesa da frizzi e lazzi per tutti gli anni Settanta, ho ricominciato a sperare dopo la caduta del Muro, ho confidato nel bipolarismo, ho gioito per l’Ulivo e maledetto la sua caduta ad opera dei massimalisti, ho ricominciato a sperare con la difficile gestazione e la nascita del Partito Democratico, ne ho infine seguito con trepidazione le alterne fortune.
Oggi siamo di nuovo ad una svolta, dobbiamo capire se si torna indietro o si prende nuovo slancio per andare avanti.
Nel frattempo, gli anni passano, il liceale è diventato un pensionato attempato, ma finalmente il tema pare emerso con tutta la sua potenza e, anche se oggi si riscontra l’ennesima battuta d’arresto, non potrà essere dimenticato. Forse.
L’importante è che qualcuno possa continuare a sognare …
Ernesto Trotta
Ernesto, il tuo excursus politico, il tuo progetto e i tuoi sogni sono identici ai miei, I-DEN-TI-CI. Solo che probabilmente io ci sono arrivato molto più tardi di te quando, grazie a Veltroni, la sinistra approdò al PD ma il problema, purtroppo, è un altro. Il problema è che Matteo, mentre raccoglieva il lavoro di Veltroni, lo ha poi sistematicamente rinnegato con il suo comportamento quotidiano. Con il suo atteggiamento, con la bassissima qualità delle persone di cui si è circondato, con il pesante allontanamento di chiunque cercava di aiutarlo ragionando comunque con la propria testa, ha di fatto rinnegato questo processo. Il suo più grande merito, di cui non smetterò mai di ringraziarlo, è stato l’aver distrutto il massimalismo di D’Alema, massimalismo fra l’altro superficiale e in larga parte opportunista, però come fai a non vedere che dopo questa distruzione Matteo ne ha preso il posto? I due sono identici, sono incapaci di costruire un qualcosa che sia veramente espressione collettiva e per rimanere leader unico sono disposti a deformare il progetto finanche a rinnegarlo. Questo è il vero problema ed è un problema irrisolvibile perché il suo carattere è una sciagura, una maledizione che porta alla rovina lui e chi, nonostante tutto, lo segue. Fai leggere questo tuo scritto ai vari Lotti, Bonifazi, Boschi, Marcucci e così via e dimmi se poi vi si riconoscono o no.
Un abbraccio
Sergio
Caro Sergio,
devo risponderti che il parallelo mi pare fortemente condizionato dalla tua (pur rispettabilissima) esperienza personale. Abbiamo già avuto modo di parlarne altre volte.
Massimo D’Alema, nella sua fin troppo lunga carriera politica, non ha lasciato indietro che macerie, nel Partito, nella società, e perfino a Belgrado.
Fatico a ricordare un solo atto degno di memoria positiva: adesso rivendica persino di avere portato l’Italia nell’euro, pensa te, dimenticando che a portarcela fu quel Romano Prodi, da lui sabotato fin da Gargonza.
E con un’improntitudine simile a quella di Roberto Speranza che, con la sua famosa faccia, ben descritta da Bobo Giachetti, ora dice che loro mica sono usciti perché c’era Renzi … Nooo, sono solo andati a fumare una sigaretta fuori, in attesa che si liberasse un posto da Ministro. Gentaglia, caro Sergio, gentaglia.
Matteo Renzi sarà antipatico quanto vuoi, avrà un caratteraccio orribile, sarà a volte anche cattivo (ebbi a dirti già altre volte che voi toscani avete la naturale tendenza ad essere delle “merdacce presuntuose” – absit iniuria verbis!), ma almeno ha lasciato dietro di sé quattro anni di buon governo, di riforme, di cose sempre declamate e mai fatte dalla sinistra. Inutile fare l’elenco per la centesima volta.
Inoltre, è capace di intuizioni e decisioni rapide ed efficaci, come l’attacco a Salvini e la promozione dell’attuale Governo; infine, ci mette sempre la faccia. Sarà pure per egolatria, ma ce la mette.
Non ho alcuna difficoltà a credere che sia difficile lavorarci insieme, d’altronde lavorare coi leader veri è sempre difficile ed impegnativo. Ho qualche esperienza lavorativa in proposito.
Ma da qui a compiere arditi paralleli, con D’Alema prima, ma poi anche con l’altro Matteo, il peggio che la politica italiana ha prodotto nel dopoguerra, ce ne corre e non mi fa piacere, anzi mi ferisce, che tu ospiti simili mostruosità persino in testa al tuo blog. Scusa, ma non potevo non dirtelo. L’ho trovato semplicemente imbarazzante, me ne sono vergognato.
Ma il blog è tuo e tu ne porti la responsabilità: fai come preferisci. Io mi dissocio.
Continuerò a dire la mia nelle sedi disposte ad ospitarmi.
Sono stufo di dirtelo, ma quello che tu chiami sarcasticamente innamoramento è solo una laica e pragmatica adesione ad un progetto politico. Resto anche convinto della necessità di un PD a vocazione maggioritaria, come ho scritto, tanto che, se e finché mi sarà concesso, manterrò l’adesione ad entrambe le formazioni, nella speranza mai perduta di sviluppi positivi.
Amici come prima, seppur con qualche remora in più.
Ernesto
Caro Ernesto,
quando parlo di innamoramento non è sarcasmo ma affettuosa ironia. Però è vero che guardi con occhiali rosa il lavoro fatto dal purtroppo nostro Matteo. Io ci vedo assai poco ma se mi sforzo, anche con l’aiuto delle mani, vedo e sento cose molto più brutte. Vedo uno che riesce a parlare solo con Twitter, che ha abbandonato il lavoro del partito nei territori, che ha fatto chiudere il nostro giornale di riferimento, che ha fatto chiudere centinaia di sedi di partito, che ha aperto le porte a spericolati avventuristi senza principi, che ha pensato di conquistare voti con scelte populiste come gli 80 euro, che ha lasciato la scuola in mezzo ai guai, che ha emarginato i compagni con più esperienza a favore di gente che pensava solo al successo personale, che ha prodotto una legge elettorale orribile come il Rosatellum e che ci ha portati a schiantarci contro un referendum in sé giusto ma gestito da capetto tipo Papeete. Dove sono le grandi conquiste progressiste che lo dovrebbero differenziare da D’Alema? Hanno gli stessi caratteri: tre persone piene di sé, sicuri che con la scaltrezza e le furbate si possa inchiappettare tutti. Ma ce li vedi un Berlinguer, un Moro, un La Malfa, un Martinazzoli, un La Pira, un Reichlin, un Trentin… che si comportano in questo modo? Mi dirai: “gente antica, adesso occorre innovazione anche nell’anima”. E qui mi intristisco anch’io.
Un abbraccio
Sergio
Tra le nefandezze renziane hai dimenticato la Xylella in Puglia e la siccità nel Sahel.
Potrei divertirmi a confutare con molto agio i tuoi punti uno per uno, ma non servirebbe a niente.
Non faccio né l’agiografo né l’esegeta: sono un ca**one qualunque, che si limita a sperare che l’Italia cambi in meglio, un po’ per volta, ma cambi.
I leader passano, le idee restano (e si evolvono); però i leader servono. Vanno contenuti, è vero, ma divertirsi a buttarli giù non è utile alla causa del progresso.
Andiamo avanti, sperando di riuscire a guardare oltre le miserie dell’oggi.
Ho sempre confidato nel futuro: alla lunga è migliore del passato. Almeno finora è stato così.
Stammi bene.
E
Ma se ho fatto di tutto per aiutarlo e tenerlo su. Per anni ho preso gli insulti più fegatosi della cosiddetta sinistr.a perché parli di “divertimento a buttarlo giù”? E’ stata una sofferenza, altro che divertimento.
Sergio
12 Comments
BRAVO Ernesto Trotta
condivido ogni tuo rigo.
Mi dispiace per Sergio che antepone un atteggiamento troppo legato a questioni personali.
al saggio pragmatismo politico e se vuoi strategico, per la supremazia della sinistra democratica in una società italiana profondamente di destra e analfabeta funzionale.
Caro Sergio, i leader non si eleggono ma si manifestano, non molto spesso, con le loro capacità e difetti. L’importante è che i loro bilanci abbiano un saldo positivo per la collettività e per il proprio partito, ma soprattutto una visione più lungimirante del futuro rispetto alle mediocrità della quotidianità a breve.
Tutto questo la storia ce l’ha già detto e ce lo dirà ancora.
Buona giornata
Gianni Moscatellini
Come sapete sono per intraprendere un cammino di conoscenza reciproca, di curiosità, almeno, l’un soggetto politico verso l’altro, nella prospettiva possibile di un nuovo Ulivo, ad esempio.
Non ha senso odiarci o colpirci.
Dietro la porta ci sono le destre.
Peró dobbiamo essere limpidi gli uni con gli altri.
Possiamo fare in modo che la nostra discussione sull’uomo politico Matteo Renzi non diventi un agone facebookiano tra like a favore e like contro, pollici versi e pollici recti?
Ad esempio, credo sia importante riconoscere l’enorme gravità della chiusura del giornale di partito in un momento di forte crisi politica e di “travaglizzazione” del dibattito pubblico.
Altrimenti, tra l’altro, facciamo di Sergio un bugiardo, quando ci racconta delle rassicurazioni prima ricevute e poi tradite. Lui era direttore di quel giornale – organo ufficiale di partito, non un fogliettino – , non era uno che mandava lettere da “fuori”. Quel giornale – Unità – era vita per tanti, respiro, boccata d’aria in un periodo in cui il Pd era attaccato da ogni parte.
Questa é una storia vera. Un frammento. Ma vero. Riconosciamolo insieme.
Non sottovalutiamo o minimizziamo l’ “insottovalutabile”.
Questo per quanto riguarda l’esperienza reale amara di Sergio.
La mia, invece, é, per esempio, l’allontanamento di tanti amici dal pd (e non erano nè marxisti nè leninisti nè maoisti nè alcuna cosa adolescenziale che possa venire in mente) perchè non si riconoscevano in Matteo Renzi.
Magari qualcuno aveva assistito ad un “In 1/2 ora” della Annunziata in cui Renzi, con arroganza e sgarbatezza istituzionale, aveva detto che una legge sulle telecomunicazioni “non puó chiamarsi legge Gasparri” (mi perdonino gli amici del blog, ma é un atteggiamento da bar, questo, inaccettabile in un segretario di partito) . Al richiamo della Annunziata per l’inopportunità della frase, Renzi rispondeva ripetendola, come un ragazzino urtato da un rimprovero che non sopporta. E questo accadeva in un’Italia già piena d’odio.
Ora, ripeto : sono frammenti. Sono piccole storie. Ma per qualcuno sono importanti.
Spero solo che si riconosca questo.
Non prendiamoci per bugiardi l’un con l’altro.
Ma davvero quest’uomo – un uomo normalissimo, di spessore umano e culturale normalissimo, a mio parere – merita la nostra divisione in fazioni?
Io chiedo solo questo : che si parli di quest’uomo come di un uomo normale.
Riguardo al quale ognuno ha qualcosa di diverso da raccontare.
Almeno fidiamoci delle storie che l’uno racconta all’altro.
Forse ognuno si farà un’idea meno dogmatica e più complessa.
Massimiliano
Cari, Sergio, ,Ernesto, Gianni Moscatelli,
Sono le risoluzioni dei problemi che ci dividono: scrivere non è difficile e in qualche maniera tutti riusciamo ad esprimere la nostra idea spesso facendo uso di slogan con argomentazioni complicate, filosofiche ed attraenti, ma quando si passa dalla teoria alla pratica i contrasti si acquisiscono e le guerre si scatenano. Il compito di un leader è, secondo me, proprio quello di mettere insieme le esigenze, le richieste del proprio popolo ,fare una sintesi e trovare una soluzione che andrà bene alla maggioranza del suo partito. La sintesi non la si fa per televisione o con i tweet, WhatsApp, in convegni di esperti, ecc, ma girando tra le sezioni del partito, le associazioni, le istituzioni, raccogliendo con i propri collaboratori le idee e le necessità.
Se vuoi cambiare,la scuola, la magistratura,il sindacato,ecc, devi andare in queste strutture e devi fare in modo che i tuoi sostenitori diventano maggioranza in quelle istituzioni e loro devono condividere e sostenere la riforma che vuoi realizzare. Sintetizzando: quando il leader agisce, secondo me, come sopra scritto ed ha pronto l’esercito, può puoi attaccare e ed avere buone speranze di vincere le battaglie. Renzi ,pur avendo suggerite e spesso attuato proposte condivisibile e giuste, ha pensato di fare il leader imponente il suo pensiero ed ha sbagliato. Nel sindacato, nella scuola, nella magistratura, eccetera eccetera non ha mai avuto i suoi( uomini e donne)e nonostante tutto ha calato ed imposta la sua idea. Ora continua a sbagliare: ha deciso di farsi il suo partito portando in “Italia viva” coloro che la pensano come lui ed è convinto di poter governare senza confrontarsi con gli altri. Ha verificato che il 40% degli italiani che avevano votato alle ultime elezioni europee, per il PD che lui guidava, dopo le sue riforme non gli hanno confermato la fiducia nelle varie elezioni comunali, regionali e politiche, ma continua ad auto incensarsi e per fare il “capetto”inventa l’ennesimo partitino.
Il comportamento suddetto non è certo da leader e per questo io penso che Renzi pur essendo una persona intelligente ed era un bravo dirigente del PD non realizzerà da nessuna parte i suoi progetti. Sarà il partito democratico Italiano a realizzare quelle proposte che Renzi usava per difendere il suo posto di capo.
Il popolo del PD riformerà la magistratura partendo dalle esigenze di chi ci lavora, cambierà la scuola ascoltando gli addetti ai lavori, distribuirà meglio la ricchezza nazionale senza eliminare gli 80 € di Renzi, ma integrandoli nella riduzione del cuneo fiscale sul lavoro. Confermeremo la vocazione maggioritaria del PD, come ha detto il nostro segretario Zingaretti per televisione, quando ha consegnato la tessera d’iscrizione al PD alla Lorenzetto (ex ministro della sanità nel governo Renzi).
Caro Ernesto e caro Gianni Moscatelli, mi dispiace dirlo ma Renzi è uscito dal PD per sfasciarlo, esattamente come ha fatto Bersani, D’Alema e compagni. Io pur avendo condiviso le sue idee Che non rinnego, penso che la sua battaglia è strettamente personale per una poltrona in politica più visibile. La suddetta aspirazione e legittima, ma non è inclusiva ed io mi sento escluso dal suo circolo. Peccato avrebbe potuto dare un grande apporto al PD ed invece ha scelto da integralista democristiano di fare il capetto sperando di rompere i “cosiddetti “al centro sinistra. Caro Sergio, adesso, visto che Renzi non è più dei nostri, possiamo parlare di come affrontare i problemi che dovrà risolvere il governo giallo rosso? Romano Prodi in una recente intervista sostiene che è sufficiente ridurre l’evasione fiscale per risolvere gran parte dei problemi italiani, ma non dice come farlo. Qualcuno è in grado di argomentare una proposta su questo blog? Io penso che bisogna rendere conveniente pagare le tasse e soprattutto chi le paga deve essere considerato un ottimo cittadini/e e non un furbo o un fesso. Buona giornata a tutti, ma soprattutto a coloro che vogliono affrontare i problemi e non parlare più di Renzi e delle sue colpe. Antonio De Matteo Milano
Grazie Antonio del tuo scritto!
Massimiliano
Caro Antonio
Renzi non è “uscito dal PD per sfasciarlo”, ma gli è stato impedito di dare al PD quel contributo che tu decanti.
Non so da quanto tempo frequenti questo partito ma se vuoi passare “dalla teoria alla pratica” ti devo ricordare che negli ultimi 30 anni questo partito non ha saputo fare la “pratica” che tu esalti. Quella “pratica” Riformista che invece è riuscito a fare Renzi in mille giorni di governo. Tra l’altro iniziando un percorso, anche con qualche errore (ma chi non li fà). Molte di quelle riforme che tu menzioni se è stato fatto qualcosa è stato fatto con il governo Renzi, soltanto che a voi l’antipatia della persona non permette di vedere o fate finta di non vedere.
Quindi è su questo che tutti avremmo dovuto riflettere per far fare passi avanti ad una sinistra moderna e riformista di cui questo paese ha tanto bisogno, e non concentrarsi sulla antipatia, arroganza o tutte le corbellerie che si sono scaraventate contro di lui.
Il problema in Italia è la conservazione frenante di mille corporazioni (di destra e di sinistra) che impediscono qualsiasi sviluppo sociale ed economico. Ed è del tutto chiaro che toccare queste cose per cambiarle ti rende antipatico e arrogante. Un leader vero esercita il suo “potere non per fare quello che vuole il popolo, ma quello che serve al popolo”.
Quindi tanti auguri al PD per il suo futuro ma io sono convinto che così come l’ho conosciuto io da diversi decenni non cambierà granchè.
Sono invece fiducioso del nuovo percorso intrapreso con la nuova casa Italia Viva, che sicuramente incontrerà difficoltà ma che non trovo al momento nessuna soluzione alternativa per un vero Riformismo Italiano e Europeo.
Un caro saluto
Gianni Moscatellini
Caro Antonio, ti voglio soltanto chiarire che Prodi è dal 2013 che non rinnova la tessera del PD e da allora ha pronto lo zaino per partire. Non è una polemica ma un dato di fatto.
Massimiliano, capita a tutti nella vita di promettere una cosa e poi fatti i conti e guardando i bilanci purtroppo devi cambiare opinione. Questo è successo all’Unita . Mi risulta, e questo lo può confermare Sergio, che per poter andare avanti il giornale doveva ridurre i dipendenti, se non erro da 40 a 20 e anche Sergio mi risulta si sia speso per questa necessità. Purtroppo la proposta non è stata accettata e il partito avrebbe dovuto coprire le perdite dei veri padroni del giornale stesso e il PD non se lo poteva permettere. Ecco così perché Renzi alla fine ha dovuto cambiare opinione. Queste informazioni le ho avute dai primi scritti di Sergio su questo blog e da alcuni compagni che li lavoravano.
Sergio , con tutto il rispetto fammi sapere tu quale è la verità è finiamola lì con questo argomento.
Un abbraccio a tutti
Marco bs
Condivido la maggior parte delle osservazioni fatte, da Gianni Moscatelli e Marco, ma coloro che aderiranno a “Italia viva” con chi pensano di fare l’accordo per governare se non con il PD?
Per voj“italiani vivi” non era meglio fare l’accordo con i Dem Dall’interno, dove potevate contare anche sul nostro appoggio, visto che restiamo nel PD? Voi pensate di fare come Craxi: essere l’ago della bilancia del centro sinistra; ma gli italiani non dovrebbero farsi fregare due volte visto che cretini non sono.
L’operazione di Renzi è un’operazione sbagliata, secondo me, che anche lui considerava tale in una intervista di qualche tempo fa in cui diceva “peste e corna” di coloro che uscivano dal partito per formare un partitino a loro immagine e somiglianza( non so come fare ad inviare il filmato su questo blog, ma se Sergio mi aiuta posso farlo: gira su WhatsApp ). Comunque sui problemi possiamo sempre trovare un accordo su Renzi non più, per quello che mi riguarda. Una buona giornata a tutti e tanta serenità. Antonio De Matteo Milano
Ringrazio ognuno per l’opinione espressa, valida e da ascoltare quanto quelle degli altri, di Antonio, Sergio o mie.
Non si liquidi il nostro pensiero, anche riguardo alle qualità umane di Matteo Renzi, definendolo “corbellerie”.
Questo é inaccettabile.
Ognuno ha una propria esperienza di un leader.
O si vorrebbe affermare che noi che formuliamo un certo giudizio su Renzi, esercitando la nostra libertà e facoltà di lettura critica, facciamo parte di una di quelle “corporazioni” citate da Gianni?
Questo davvero sarebbe assurdo.
Sarebbe un voler rinchiudere la nostra opinione, perché diversa, in una gabbia corporativa, senza neanche conoscerci bene l’un l’altro.
Io sono iscritto al Pd da circa due anni, non ho mai fatto parte di gruppi, correnti o cose del genere. Ho sempre osservato e ragionato con miei criteri e con la mia testa. Senza dietro alcuna corporazione da conservare. Ho avuto una idea positiva di Renzi che negli anni ho cambiato.
E ne ho il diritto, senza dover essere definito “corporativo” o “anti-riformista”. Ma scherziamo?
Perdonatemi lo sfogo, ma é insopportabile quando si tenta di zittire o “ri-dimensionare”, fornendone una presunta spiegazione additandola come immaturità politica o corporativismo, una idea che ha la stessa forza e dignità delle altre.
Massimiliano
Caro Massimiliano
per corbellerie, ed è un termine gentile, mi riferivo alle guerre personali e familiari fatte alla persona Renzi, tipo Consip, e tante altre ancora.
Per “corporazioni” non intendevo certo la libertà di parlare e criticare Renzi o chiunque altro, ma quella miriade di corporazioni diffuse sul territorio alle quali non puoi toccare i loro privilegi perchè ti fanno la guerra. Devi toccare solo quelle degli altri. Un esempio per tutti sono state quelle degli insegnanti o dei magistrati. Ma purtroppo ce ne sono in ogni angolo del Paese che Renzi ha “disturbato” scatenando e stimolando tutto il fuoco amico possibile.
Però lasciamo stare, quello che mi da una rabbia infinita è che come sinistra avevamo trovato un leader, pur con tutti i difetti possibili, che ci aveva portato fuori dal tunnel di pregiudizi nei ns confronti subiti per decenni e non si è voluto capire che le politiche messe in atto da Renzi era quanto di più Riformista si poteva fare nelle condizioni date, ossia nelle condizioni della “non vittoria”.
Un caro saluto
Gianni Moscatellini
Caro Antonio, a cosa serve scatenare una polemica così rude contro chi , con tutto il diritto, la pensa in modo diverso da te. Veniamo tutti dal PD e certamente non diventiamo i nemici numero uno anzi con Italia Viva potremo insieme portare avanti tante battaglie non per il partito ma per il paese, che è la cosa più importante.
Per quanto mi riguarda è se mi sarà concesso manterrò anch’io l’adesione ad entrambe le formazioni sperando che alla fine le “ convergenze parallele” si rei contrino.
Marco bs
Amore ch’a nullo amato amar perdona mi prese del costui piacere si forte che ancor, come vedi, non mi abbandona. La frase a margine Dante nella sua commedia “l’inferno”la faceva pronunciare a Francesca per spiegare il suo amore con Paolo. Sergio mi apostrofò così per dire che ero “un renziani DOC” .
Nel mio caso però Renzi del mio amor se ne fottuto: ha risposto ai miei dubbi, alle mie perplessità sulla sua linea politica, con un “avanti insieme nel PD “e poi è “scappato” con Maria Elena in un piccolo partitino che lui prima vituperava. Scelta legittima, e sicuramente per lui migliore, ma non mi si può chiedere di non incazzarmi. L’ Esperienza insegna caro Marco e Gianni Moscatelli.
Pace e bene a tutti, come dicono i frati francescani che nel convegno in corso cercano di far parlare gli esseri umani senza scannarsi. Antonio De Matteo Milano
Grazie del tuo chiarimento,
Gianni. Scusa se magari avevo equivocato alcune parole.
Un abbraccio!
Massimiliano