di Nicola Mirenzi
Sergio Staino è triste. “Mi fa male vedere il Partito
democratico diviso nelle piazze della pace”. Si riferisce al
fatto che, domani, Enrico Letta manifesterà sotto l’ambasciata
russa, mentre, a metà novembre, un’altra parte dei dirigenti
del Pd, insieme alla sinistra più sinistra, saranno alla
manifestazione nazionale sponsorizzata fortemente da
Giuseppe Conte. La parola d’ordine delle due piazze è la
stessa – “pace” –, eppure sono piazze che non chiedono la
stessa cosa. “Non credo ci sia nessuno, in Italia e in Europa,
che non voglia la pace”, dice Staino, disegnatore, fumettista,
creatore di Bobo, personaggio immaginario che dal 1979
incarna la coscienza dell’elettore di sinistra.
“Ma cosa significa
precisamente invocare la pace?
Quando da giovani
manifestavamo contro la guerra in Vietnam, andavamo sotto la
sede dell’ambasciata statunitense. Erano gli americani che
avevano fatto la guerra, a loro chiedevamo di finirla. Oggi non
è diverso. Per questo andrei a una manifestazione per la pace
solo se si tenesse sotto l’ambasciata sovietica”.
Sovietica?
Russa. Mi perdoni il lapsus.
Glielo perdono, ma i lapsus non sono mai casuali.
Lo so bene.
Pensa che una parte della sinistra guardi ancora alla
Russia come una volta guardava all’Urss?
Be’, Putin è nostro figlio. È la sinistra che ha amato Stalin,
anche dopo averne scoperto i crimini. È la sinistra che ha
nutrito il culto dell’Unione Sovietica in nome dell’ideale
socialista, lo stesso Impero che a Putin piacerebbe ripristinare.
Credo che in una parte del nostro mondo quella storia eserciti
ancora una fascino, e anche per questo alcuni non riescono a
manifestare per la pace sotto l’ambasciata russa.
Che pensa di chi manifesta altrove?
Mi fa incazzare.
Perché?
Perché di fatto sta chiedendo che la si finisca di sostenere
la resistenza del popolo ucraino, smettendo di mandargli le
armi. È la stessa richiesta che da mesi fa Putin, d’altronde.
Vuol dire che anche nel Pd ci sono i filo-putiniani?
Conosco compagni che chiedono la pace animati dalle
intenzioni più pure. Li rispetto. Ma credo siano caduti nella
trappola logica secondo cui inviare armi per sostenere la
resistenza ucraina significa alimentare l’escalation.
Non è così?
Alimentavano per caso l’escalation i partigiani che a via
Rasella uccisero trentadue nazisti nella Roma occupata dai
tedeschi? Dal mio punto di vista no. Dal mio punto di vista,
facevano la resistenza.
Sa bene che ancora oggi il giudizio su quei fatti non è
unanime.
Eppure è chiaro che la strage delle Fosse ardeatine,
ordinata per rappresaglia dai nazisti, non è responsabilità dei
partigiani del Gap, così come la responsabilità della
rappresaglia di Putin per l’attentato al ponte di Kerch non può
essere addebitata a Zelensky.
Cosa sbagliano i pacifisti secondo lei?
Che molti di loro, anziché un popolo che lotta per la
propria indipendenza e libertà, vedono in Ucraina soltanto una
grande macchinazione globale per arrivare allo scontro
definitivo tra Stati Uniti e Russia, considerando chiunque si
senta vicino alla resistenza un povero ingenuo che pensa di
avere a cuore dei valori universali, invece è un utile idiota
nelle mani degli Stati Uniti.
Chi ha in mente?
Michele Santoro per esempio: più lo ascoltavo ieri sera in
televisione più trovavo spaventosa la freddezza con cui
disegnava uno scenario in cui la resistenza ucraina – cioè
persone reali che mettono in gioco la propria vita in nome di
qualcosa che ritengono valga più di se stessi – era
completamente rimossa, un minuscolo tassello nel puzzle
della guerra per l’egemonia globale.
E Giuseppe Conte?
Giuseppe Conte oggi è per la pace, ma domani potrebbe
benissimo essere per la guerra, se intuisse che così
aumenterebbe i consensi del suo partito.
Eppure ha anche votato per l’invio di armi.
Perché non poteva fare altrimenti, in quel momento.
Anche se fin da subito i 5 stelle hanno iniziato a ridire sugli
aiuti militari. Che ci sia di mezzo una nazione che resiste, per
loro, è marginale.
Come se lo spiega?
Con il fatto che sono nati privi di un sentimento che
invece informa tutto il movimento socialista e anarchico: la
parola solidarietà. Si è solidali con chi è aggredito. Non si
calcola se è conveniente elettoralmente aiutarlo o meno. Per
questo, dal mio punto di vista, è disumano rifiutarsi di correre
in soccorso di chi chiede armi per difendersi dall’invasione.
Dicono di temere l’escalation nucleare.
Ma chi non la teme? Il punto non è questo. Quando
manifestavamo contro la guerra in Vietnam nessuno si
sognava di contestare l’Unione Sovietica e la Cina perché
aiutavano militarmente i vietcong, accusandoli di accelerare la
corsa alla guerra nucleare. Semmai, li contestavamo perché
non lo facevano a sufficienza.
Oggi vi darebbero dei ‘guerrafondai’.
Sicuramente non eravamo schizzinosi con chi usava le
armi per difendersi. D’altronde Mao diceva, e noi lo
ripetevamo, che il potere politico nasce dalla canna del fucile.
Quante guerre di resistenza in giro per il mondo abbiamo
sostenuto, a partire da quella cubana, semplicemente perché
ritenevamo giusto resistere alle aggressioni.
Invece i pacifisti di oggi?
Si rifiutano di guardare la realtà. Pur di non vedere che c’è
un popolo che resiste all’esercito russo, preferiscono bendarsi
gli occhi con la bandiera arcobaleno.
Huffpost, 13 ottobre 2022
Comment
Racconto anch’io un fatto personale che rappresenta uno dei tanti problemi,insieme alle guerre, per gli esseri umani rimasti irrisolti dai tempi di Adamo ed Eva. Sono tante le contraddizioni dell’umanità,misteriose, inquietanti e dolorose come quella tra gioventù e vecchiaia che cerco, di mettere in luce nel mio breve scritto qui di seguito. Un po’ di tempo fa, mentre giravo nel parco Nord di Milano, limitrofo alla mia abitazione ,come faccio di solito tutti i giorni con la mia bici, un gruppo di ragazzi, tra i 15/16anni più o meno, scorrazzava tra i prati scendendo da una collinetta con le bici in barba a tutti i regolamenti che lo vietano. La suddetta banda urlava felice e gioiosa in una splendida giornata di autunno, ma quattro di loro mi hanno sbarrato la strada sulla pista ciclabile e mi hanno urlato: “vecchio rincoglionito sei ancora vivo!”. Mi sono fermato ovviamente e, togliendomi il capello, per mostrare ancora meglio il mio stato con i miei pochi capelli bianchi e senza reagire, cercavo di capire come uscire dalla pericolosa situazione. Sono stato fortunato: nel frattempo uno di loro che faceva le piroette scendendo dalla collina è caduto e tutti sono accorsi schiamazzando verso il posto dell’incidente liberando la mia pista ciclabile attraverso la quale sono scappato velocemente.
Avrei voluto dire a quei ragazzi qualcosa, ma mi è stato impossibile e quando sono arrivato a casa ho provato a scrivere ciò che non ho potuto dire. Ecco quello che è venuto fuori. Grazie per l’attenzione e serena giornata a chi legge Antonio De Matteo Milano,
L’ultima gara
La vecchiaia è una medaglia
che distrattamente si staglia.
La si odia e maledice,
ma in gioventù si cerca e benedice:
l’alternativa è il peggio che ci sia
ed allora accettiamo che così stia.
La natura cattiva e matrigna si diverte,
e il proprio destino non si inverte
anche ad essere solerte.
La medaglia acre mostrala con orgoglio:
certifica la tua fatica al grande imbroglio.
Buona giornata a chi legge Antonio De Matteo Milano