Ma cosa significa esattamente, nel 2019 dopo Cristo, definirsi militante “comunista”?
E lo stesso vale per il cosiddetto quotidiano “comunista”, o per chiunque o qualsiasi cosa che voglia ancora caratterizzarsi come tale.
Se le parole hanno un senso e non sono solo pure evocazioni letterarie, qualcosa DEVE significare.
DEVE indicare un programma, un insieme di valori, di istruzioni per la gestione della società, un’aspirazione perlomeno.
La storia ci ha consegnato solo un “comunismo”, quello noto a tutti come il più grande fallimento istituzionale degli ultimi secoli.
Non lo dico io, lo dice appunto la storia, passata ormai in giudicato.
In realtà si chiamano ancora “comunisti” anche i cinesi, ai quali giustamente rinfacciamo mille difetti (diritti umani, libertà di stampa, libertà di espressione, …), ed ai quali andrebbe rivolta la stessa domanda; ma dubito che potrebbero fornirci ispirazioni utili al nostro caso.
Poiché non credo che ci sia al mondo qualcuno che pensi di replicare il modello cinese da qualche altra parte, mi permetto di richiamare chi ancora si sente romanticamente legato a quel termine ad una maggiore chiarezza, uscendo dal generico e argomentando nel dettaglio.
Indipendentemente dalla questione del comunismo (peraltro necessaria e interessante, anche appunto “linguisticamente” ) , volevo solo osservare : che bello rivedere il logo dell’ “Unità” !!
Spero sempre nel ritorno di un giornale cartaceo del più grande partito di centrosinistra…
Un abbraccio…
Caro Ernesto,
Concordo su tutto quello che hai scritto e vorrei tanto che “Un militante comunista“ spiegasse su questo blog perché la filosofia comunista è fallita miseramente in tutto il nostro globo terrestre. Vorrei anche che mi spiegasse come organizzerebbe uno stato comunista; ovviamente non potrebbe ripetere pari pari
le società omuniste morte e sepolte. Non basta dire, come fa lotta comunista, che il comunismo reale degli anni passati non era comunismo e poi non spiegano cosa vorrebbero fare loro come “nuovi comunisti”. Io che per tanti ho votato il partito comunista italiano sono contento che lo stesso non sia arrivato al potere, altrimenti saremo nelle stesse condizioni degli Stati dell’unione sovietica o dei paesi dell’est Europa. Naturalmente io non ho rinunciato agli ideale di giustizia sociale, uguaglianza e solidarietà tra i popoli, ma cerco di realizzarli nell’ambito della democrazia rappresentativa, dove la proprietà prvivata non è un “Furto”.
Buona serata a tutti Antonio De Matteo Milano
Ben detto Antonio, io però vorrei, se non l’Unità, almeno un giornale di partito, perché tutte le voci dei giornali, Repubblica compresa, sono stati in questi anni molto critici a prescindere contro Renzi e il PD, e adesso ci ritroviamo Salvini e Di Maio, complimenti!
Camillo
Ragazzi, comunque “militante comunista” é una indicazione storico-biografica, come se ne trovano nella terza di copertina di ogni testo. Mi sembra eccessiva e forzata questa discussione.
Allora dietro ad un testo, che so, di Rossana Rossanda o di Luciana Castellina, non potremmo più scrivere annotazioni politico biografiche puntuali o veritiere? O, leggendole, dovremmo “sospettare” di quel testo perchè scritto da un/una comunista?
Non possiamo aver “paura” o allarmarci riguardo all’annotazione di una tessera di partito – nel caso presente anche magari passata, non so.. – .
Vi abbraccio
Massimiliano
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Ma cosa significa esattamente, nel 2019 dopo Cristo, definirsi militante “comunista”?
E lo stesso vale per il cosiddetto quotidiano “comunista”, o per chiunque o qualsiasi cosa che voglia ancora caratterizzarsi come tale.
Se le parole hanno un senso e non sono solo pure evocazioni letterarie, qualcosa DEVE significare.
DEVE indicare un programma, un insieme di valori, di istruzioni per la gestione della società, un’aspirazione perlomeno.
La storia ci ha consegnato solo un “comunismo”, quello noto a tutti come il più grande fallimento istituzionale degli ultimi secoli.
Non lo dico io, lo dice appunto la storia, passata ormai in giudicato.
In realtà si chiamano ancora “comunisti” anche i cinesi, ai quali giustamente rinfacciamo mille difetti (diritti umani, libertà di stampa, libertà di espressione, …), ed ai quali andrebbe rivolta la stessa domanda; ma dubito che potrebbero fornirci ispirazioni utili al nostro caso.
Poiché non credo che ci sia al mondo qualcuno che pensi di replicare il modello cinese da qualche altra parte, mi permetto di richiamare chi ancora si sente romanticamente legato a quel termine ad una maggiore chiarezza, uscendo dal generico e argomentando nel dettaglio.
Indipendentemente dalla questione del comunismo (peraltro necessaria e interessante, anche appunto “linguisticamente” ) , volevo solo osservare : che bello rivedere il logo dell’ “Unità” !!
Spero sempre nel ritorno di un giornale cartaceo del più grande partito di centrosinistra…
Un abbraccio…
Caro Ernesto,
Concordo su tutto quello che hai scritto e vorrei tanto che “Un militante comunista“ spiegasse su questo blog perché la filosofia comunista è fallita miseramente in tutto il nostro globo terrestre. Vorrei anche che mi spiegasse come organizzerebbe uno stato comunista; ovviamente non potrebbe ripetere pari pari
le società omuniste morte e sepolte. Non basta dire, come fa lotta comunista, che il comunismo reale degli anni passati non era comunismo e poi non spiegano cosa vorrebbero fare loro come “nuovi comunisti”. Io che per tanti ho votato il partito comunista italiano sono contento che lo stesso non sia arrivato al potere, altrimenti saremo nelle stesse condizioni degli Stati dell’unione sovietica o dei paesi dell’est Europa. Naturalmente io non ho rinunciato agli ideale di giustizia sociale, uguaglianza e solidarietà tra i popoli, ma cerco di realizzarli nell’ambito della democrazia rappresentativa, dove la proprietà prvivata non è un “Furto”.
Buona serata a tutti Antonio De Matteo Milano
Ben detto Antonio, io però vorrei, se non l’Unità, almeno un giornale di partito, perché tutte le voci dei giornali, Repubblica compresa, sono stati in questi anni molto critici a prescindere contro Renzi e il PD, e adesso ci ritroviamo Salvini e Di Maio, complimenti!
Camillo
Ragazzi, comunque “militante comunista” é una indicazione storico-biografica, come se ne trovano nella terza di copertina di ogni testo. Mi sembra eccessiva e forzata questa discussione.
Allora dietro ad un testo, che so, di Rossana Rossanda o di Luciana Castellina, non potremmo più scrivere annotazioni politico biografiche puntuali o veritiere? O, leggendole, dovremmo “sospettare” di quel testo perchè scritto da un/una comunista?
Non possiamo aver “paura” o allarmarci riguardo all’annotazione di una tessera di partito – nel caso presente anche magari passata, non so.. – .
Vi abbraccio
Massimiliano
È come leggere “rivoluzionario garibaldino”.
Un po’ démodé, diciamo.
Ma pur sempre una semplice indicazione biografica.
Per il resto, sono d’accordo su tutto… nessuno qui è fuori dal mondo.
Un abbraccio