Cari amici,
forse vi sarete resi conto che non ho mai avuto un eccessivo entusiasmo verso le dichiarazioni politiche di Roberto Saviano. Purtroppo in tantissime situazioni l’onestà e la generosità inconfutabili che esprime entrano in forte contrasto, a mio avviso, con caratteristiche filopopuliste e spesso dal sapore di un’antipolitica assai dozzinale. E’ quindi con sorpresa e con immenso piacere che mi trovo adesso a sottoporre a tutti quelli che non lo hanno letto questo suo editoriale uscito oggi su la Repubblica. E’ sicuramente uno dei pezzi migliori dei tanti usciti oggi sull’argomento Carabinieri di Piacenza. Mi piace moltissimo soprattutto per la preziosa lettura delle componenti ambientali: l’odio verso qualunque tipo di diversità, dai neri ai tossici, dai migranti alle donne e a tutti i più umili della scala sociale. Bello anche il modo in cui arriva a giustificare e richiedere con forza un obiettivo che troppo spesso dimentichiamo: la liberalizzazione delle droghe leggere e una politica conseguente a questo.
Sergio
È una delle vicende più gravi della storia della Repubblica quella che riguarda la caserma “Levante” di via Caccialupo a Piacenza. Guardo le foto di questi carabinieri coinvolti nell’inchiesta, si atteggiano come rapper con cartamoneta in mano, vedo le immagini dei torturati.
Leggo le accuse gravissime, le violenze e i pestaggi che hanno perpetrato certi dell’impunità (momentanea) data dalla divisa; leggo dei ricatti, delle estorsioni, dello spaccio di hashish ed erba.
Leggendo in fila le carte delle inchieste degli ultimi anni l’Italia ne esce come un Narco-Stato. Vivo tra carabinieri da quasi 14 anni e quindi sento di dover urlare agli arrestati e indagati Giuseppe Montella, Salvatore Cappellano, Angelo Esposito, Giacomo Falanga, Daniele Spagnolo, Marco Orlando, Stefano Bezzeccheri: NON SIETE CARABINIERI. Se le accuse saranno confermate, vorrà dire che questi individui non solo hanno tradito il giuramento fatto alla Repubblica, ma hanno sputato, stuprato, violato ogni donna e uomo (più di centomila militari) che, decidendo d’essere carabiniere, raccoglie su di sé una scelta di vita complicata e di responsabilità. Hanno delegittimato la fiducia dei cittadini nell’Arma. Di tutto questo dovranno rispondere, e non solo dei loro crimini gravissimi.
Leggo le carte dell’inchiesta e trovo che nelle telefonate i carabinieri infedeli fanno riferimento a Gomorra. «Hai presente Gomorra? Tu devi vedere gli schiaffoni che gli ha dato». Secondo le accuse, l’appuntato Montella, che sembra essere il capo di quello che viene in queste ore chiamato “il clan dei carabinieri” va insieme ad un collega in una concessionaria e, per farsi vendere un’auto a un prezzo molto basso, i due militari iniziano a pestare il gestore e gli fanno notare di essere armati: «Figa, sono entrato attrezzato, uno si è pisciato addosso, nel senso proprio pisciato addosso (…) L’altro mi ha risposto e l’ho fracassato». Gomorra diventa lo specchio in cui si riflettono, addirittura il potere che vorrebbero raggiungere. Gomorra è divenuta nel tempo l’altro volto della vita: esistono le cose e poi esistono le cose come si fanno in Gomorra. La serie tv diventa lo spazio dove rivedono non solo le dinamiche in cui operano ma ambiscono a diventare esattamente ciò che dovrebbero contrastare, prova finale che chiunque pensasse che in Gomorra si trattava di una esagerata descrizione della realtà non conosceva la realtà.
La storia di Piacenza apre delle riflessioni: la prima, la legalizzazione delle droghe leggere. Legalizzare è l’unica strada per fermare un traffico infinito su cui si fonda il segmento iniziale di ogni — e ripeto, ogni — gruppo criminale. Fermare il traffico delle droghe leggere è facile, basta legalizzare.
Legalizzare significa bloccare sul nascere molti gruppi criminali che non riuscirebbero a fare il salto di qualità verso il traffico di cocaina e su altri tipi di attività criminali senza partire dallo spaccio di hashish e marijuana.
La seconda questione, l’immigrazione. Nella caserma di Piacenza si muovono certi che essere violenti con gli immigrati non porterà nessun danno, anzi.
Sanno che un immigrato (ancor più se con precedenti penali) non avrebbe possibilità di essere creduto se dovesse denunciare torture. L’idea che arrestare significhi risolvere, eradicare il problema — errore cavalcato dai populismi — ci porta alla terza questione: i superiori.
Come riuscivano a nascondere quanto facevano questi carabinieri? Le voci delle loro violenze circolavano da tempo in città, le loro auto di lusso erano chiaramente incompatibili con i loro stipendi. Perché la loro condotta veniva tollerata?
Semplice, “il clan dei carabinieri” si tutelava con il numero elevato di arresti. Portavano risultati quantificabili, e questo serve a fare carriera e serve alla politica per fare facile comunicazione. Chi totalizza più arresti è il migliore e viene in qualche modo “protetto”.
Il maggiore Stefano Bezzeccheri, comandante della compagnia di Piacenza, chiede all’appuntato Montella di fare più arresti, e i magistrati scrivono nell’ordinanza: «In presenza di risultati in termini di arresti, gli ufficiali di grado superiore erano disposti a chiudere un occhio sulle intemperanze e sulle irregolarità compiute dai loro sottoposti». Quando arriva in caserma il nuovo maresciallo, rimane sconvolto da quello che vede e confessa al padre: «Se lo possono permettere perché portano i risultati, portano un sacco di arresti l’anno. Ma perché? Perché hanno i ganci…». Ecco uno degli elementi che dovrebbe immediatamente mutare in tutte le forze dell’ordine. Bisogna smetterla di pensare che sbandierare arresti significhi professionalità e capacità. Fare multe non significa che si sta gestendo bene una città, così arrestare a tappeto (immigrati, disperati, nella maggior parte dei casi) non significa che si stia davvero tenendo in sicurezza un territorio. La differenza non la fa il numero di arresti, ma la qualità degli interventi, le modalità, le inchieste che si portano a compimento per mutare la situazione.
La quarta questione: la ‘drangheta. Ciò su cui non si è posta abbastanza attenzione è che è difficile credere che si possa costruire un’organizzazione come hanno fatto questi carabinieri infedeli senza l’alleanza e l’accordo con le ‘drine. Loro stessi cercano (arrestano e pestano a sangue) uno spacciatore che mette sul mercato erba a minor prezzo rischiando di distruggergli la piazza, cosa che farebbero anche le cosche con loro. C’è stato certamente un accordo ma per ora non sono accusati di associazione mafiosa.
Piacenza è terra con forte presenza di ‘drangheta: ricorderete nel giugno 2019 l’arresto per ‘drangheta di Giuseppe Caruso, il presidente del Consiglio comunale di Piacenza (in quota Fratelli d’Italia) è pensabile che li abbiano lasciati fare i clan? I carabinieri della “Levante”, quasi tutti di origine campana e calabrese, hanno un legame strettissimo con gli spacciatori Daniele Giardino e i suoi fratelli (Simone e Alex): è lì la pista che ci porta dritti alle organizzazioni criminali calabresi e alla mediazione con loro. Il patto tra crimine organizzato e carabinieri infedeli è la parte più oscura e che merita approfondimento di questa incredibile storia.
4 Comments
Caro Sergio, quando tu interviene sul tuo blog io sono contento, oserei dire felice: questo spazio può continuare ad esistere veicolando le idee della nostra società e soprattutto acquista autorità e prestigio. Per piacere fallo un po’ più spesso ed incoraggia i frequentatori di questo sito a scrivere le loro impressioni. Cerco di scrivere quello che penso sull’articolo di Roberto Saviano a proposito dei carabinieri di Piacenza indagati per reati gravissimi.
Io credo che uno scrittore, oltretutto famoso come Saviano, non debba fare il giudice Scrivendo: “la banda dei criminali in divisa” .
Può essere che i carabinieri suddetti siano riconosciuti da un tribunale della Repubblica italiana come criminali e condannati, ma fino a sentenza definitiva non credo che si possa attribuire loro il termine di delinquenti. Per troppe volte abbiamo assistito a condanne a priore, poi smentite dalla magistratura. Quindi forse sarebbe ora di cominciare a dire che va rispettata la nostra costituzione che considera, giustamente, i singoli cittadini-e innocenti fino a sentenza definitiva. Il compito secondo me del giornalista o dello scrittore in generale è quello di portare le prove al giudice e non quello di suggerire la condanna, anticipando addirittura la sentenza. Sicuramente le prove anticipate dall’indagine preliminari della magistratura sono pesantissime, ma vanno dimostrate e confermate per correttezza, giustizia sociale e soprattutto nel rispetto della nostra carta costituzionale. Io il titolo dell’articolo dello scrittore Saviano lo cambierei nel seguente modo: forse abbiamo la banda dei criminali in divisa.
Lascerei ai giudici il compito difficile e pesante di scrivere la sentenza. Però mi rendo conto che quando uno diventa famoso, come Saviano, può scrivere tutto ed il contrario di tutto e la gente lo osanna lo stesso. Buon inizio settimana a tutti Antonio De Matteo Milano
In attesa che “silenti” di questo blog, compreso il proprietario, decidano di esporre il proprio pensiero sui tanti problemi della nostra società, io cerco di stimolare il dibattito con un mio interrogativo. Eccolo.
Il modo migliore , secondo me, per aiutare un amico- a in difficoltà è quello di scoprire i suoi errori, senza evidenziarglieli o peggio ancora rimproverarglieli, e cercare di correggerli. con esempi virtuosi e risolutivi. Chi non riesce ad aprire una porta ha bisogno che tu lo aiuti ad aprire con dolcezza e precisione non dei tuoi rimproveri o no?
Antonio De Matteo Milano.
È possibile che un governo, l’attuale italiano, debba essere considerato liberticida, al punto da “sequestrare gli italiani-e “, quando il parlamento italiano, sia camera che senato, approva, come in questi giorni, il suo operato a larga maggioranza? I mass media perché sono a favore ( quelli del centro destra ) o tacciono? Perché i vignettisti, come Sergio, gli intellettuali come Giuseppe Turani, il prof Guido Clemente, ecc tacciono con il consenso degli amici di Italia viva che pur fa parte dell’attuale governo? Non bisognerebbe spiegare al popolo italiano l’effetto della democrazia rappresentativa? La nostra carta costituzionale, le leggi tutte, l’algoritmo stesso della democrazia rappresentativa, prevedono che a governare i votanti di qualsiasi paese sia la maggioranza relativa di quest’ultimi e la minoranza ha il diritto di contestazione democratica e non di pretendere di governare con un colpo di stato. Vogliamo gridarlo con forza e coraggio, o siamo intenti ai nostri miseri interessi in nome di “un’anima filosofica salvifica ” ? Spero che questo blog “sussulti” prima di morire insieme alla libertà, alla democrazia e la solidarietà. Buona giornata a tutti. Antonio De Matteo Milano
In attesa che questo blog dia segni. di vita cerco di fare infornazione.
Per fortuna il governo attuale vive ed avanza, come dimostra l’ accordo annunciato su link aallegato sui decreti emigrazione. Buona giornata a tutti Antonio De Matteo Milano
https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/07/30/decreti-sicurezza-intesa-su-nuovo-testo-tra-lamorgese-e-maggioranza-stop-a-multe-ong-e-si-iscrizione-anagrafe-per-richiedenti-asilo/5885793/amp/