Il 12 marzo, Piero Sansonetti ha ricordato due fatti di cronaca che dovrebbero far riflettere non solo sulla deriva giustizialista verso cui sta precipitando il paese ma, altresì, sulla political culture che quella deriva potrebbe spiegare. «È Legittimo», si chiede il Direttore del Dubbio«coprire di fango una scienziata» facendo passare la diffamazione per diritto di cronaca? Ma diamogli la parola. «Il giudice ha deciso che la scienziata ed ex deputata Ilaria Capua non è stata danneggiata dai servizi dell’Espresso nei quali la si descriveva come una trafficante di virus, e più precisamente come una scienziata corrotta che per fare un po’ di soldi aveva deciso di seminare l’aviaria malattia tremenda e mortale – in giro per il mondo. Per provocare una epidemia, e poi per vendere il suo vaccino. Il giudice ha stabilito che, sebbene un tribunale abbia accertato l’assoluta infondatezza delle accuse, l’Espresso si è limitato ad esercitare il suo diritto di cronaca, e la Capua non ha tanto da lamentarsi. Cioè ha deciso che è diritto di cronaca definire una persona perbene trafficante di virus, e insinuare che si tratti di una stragista assetata di denaro, visto che qualche Pm ha avviato una indagine su questa persona. È legittimo tirare fango su una scienziata. E che non c’è niente di esagerato se per esprimere questo concetto si adopera una intera copertina di uno dei settimanali più prestigiosi d’Italia, con un titolo a caratteri cubitali che recita così: “Trafficanti di virus”. Niente, nessuna diffamazione. E la Capua, anzi – immagino – dovrà pagare anche le spese processuali». Dire che l’Espresso ha esercitato la libertà di informazione è un’offesa all’intelligenza degli italiani: anche ammettendo, infatti, che non sia un reato rendere pubblici atti coperti dal segreto istruttorio, la libertà di informazione sarebbe consistita nel riferire che c’è un’inchiesta in corso e che la Procura di Roma, in virtù delle risultanze investigative da essa acquisite, ha ritenuto di svolgere un’indagine volta ad accertare la colpevolezza dell’indiziata.
Facta sunt facta: è un fatto che su Ilaria Capua è stato aperto un fascicolo non è un fatto che sia colpevole. Sennonché nel paese che si ritiene culla della civiltà del diritto c’è un pregiudizio difficile da sradicare: se su di te piovono accuse infamanti, magari non sarà tutto vero ma qualcosa ci dovrà pure essere sotto. Così al tempo delle leggi razziali molti mettevano in pace la loro coscienza, pensando che se gli ebrei da secoli sono stati tanto perseguitati qualche ragione ci sarà stata. Ne deriva che, anche in caso di assoluzione, per un malcapitato, essere finito sulle pagine di un quotidiano non cancella del tutto il sospetto di essere stato puntato per qualche motivo che non sappiamo. Senza contare poi il fatto che al titolone Tizio ha commesso il tal reato non segue, qualora sia stato scagionato, una rettifica di eguale dimensione grafica, Tizio era innocente!
Il secondo episodio di cronaca giudiziaria riferito da Sansonetti riguarda la condanna che gli venne inflitta per aver giudicato “fascista” la sentenza di un tribunale milanese, «successivamente ritenuta sbagliata dalla Corte d’Appello e dalla Cassazione». A causa di quel giudizio magari «esagerato», ha scritto Sansonetti, «un quinto del mio stipendio se lo prendono due giudici milanesi e se lo prenderanno, credo, fino alla mia morte» , e questo per essersi «limitato ad esprimere un giudizio politico, personale, su un atto pubblico e usando una parola ( fascista) che fa parte del gergo politico e non del vocabolario criminale, e che era attribuita a un atto e non a una persona».
Quando ci si trova dinanzi a vicende come queste, si ricorre a termini come “assurdità”, “contraddizioni”, mancanza di buon senso,pregiudizi etc. che, a mio avviso, non spieganoniente e, anzi, finiscono per fornire comodi alibi a quanti non vogliono prendere atto delle cause che spiegano un costume della mente intollerabile per un paese occidentale. Quelle cause risalgono alla perdita progressiva della conquista più importantedella modernità: la separazione tra morale e politica, tra opinioni e conoscenze, tra colpa, peccato e reato. È il ritorno del Medioevo e all’impero della morale su ogni altro momentodella vita collettiva, anche se si tratta ora di una morale laicizzata e non più sostenuta dalla luce della trascendenza. La “comunità dei cittadini” che i classici del pensiero politico moderno avevanoarticolato in una pluralità di sezioni, ciascuna con
i suoi codici specifici, si configura ormaicome nell’età di mezzo, come nelle repubbliche islamiche, come nella mentalità del M5S – solo come Comunità etica che tutto subordina ai suoi valori e ai suoi catechismi. Ciò comporta l’asservimento della politica al diritto e del diritto alla morale, da un lato, e il primato del pubblico sul privato, dall’altro. Il giornalista ha il dovere inderogabile di far conoscere all’opinione pubblica che stanno avvelenando i pozzi della città e che l’egoismo sempre in agguato spingono i nuovi untori a compiere stragi orripilanti: ciò che conta èl’allarme sociale, l’attivazione dell’indignazione morale dell’uomo della strada, la bevanda mediatica propinata a quanti hanno sete di giustizia. Dare nome e cognome ai ( presunti) colpevoli significa risparmiare la frustrazione, il senso di impotenza dinanzi al male: è il modo più efficace per gestire la rabbia collettiva. Se poi si scopre che un sospettato è innocente, pazienza!
Errare humanum est! ma intanto si è ottenuto il risultato di ‘ sensibilizzare la gente’. Cosa importano dinanzi a tale risultato la dignità e la libertà dell’individuo? Non c’è un solo caso di inquisito rivelatosi poi innocente che abbia fatto fremere di sdegno quelli del M5S, il partito dei Pm, il ben noto gazzettino romano delle Procure.
Il Parlamento inglese chiese scusa all’esule Giuseppe Mazzini perché la polizia ne aveva violato la privacy, aprendo la sua corrispondenza ( che avrebbe permesso all’Inghilterra di avvertire l’alleato Regno delle Due Sicilie di una congiura che si stava preparando, poi sventata, grazie alla soffiata del Foreign Office): non si riconosceva, nell’Ottocento liberale, alla Comunità il potere di calpestare il diritto dell’individuo. In Italia, oggi, se il nome di Ilaria Capua è stato infangato, ce ne facciamo una ragione: più importante della dignità e degli interessi della scienziata era il dovere della denuncia del traffico di virus finalizzato alla produzione di un’epidemia.
Quando tutto è pesato sulla bilancia di una morale che degenera in moralismo, l’agire umano viene giudicato solo in base alle misure antiche e primitive del buono e del cattivo. Di qui la criminalizzazione di modelli e attori politici che vengono bollati come cattivi e immorali. Dire che Robespierre l’Incorruttibile aveva in mente unregime politico opposto a quello liberaldemocratico ma infelice allievo di Rousseau, non esitava a servirsi del Terrore per assicurare ai Francesi Egalité e Fraternité, significa voler tergiversare sul fatto che era un delinquente e basta, uno Jack lo squartatore prestato alla politica. Dire che i bolscevichi volevano fondare uno Stato che mettesse al bando la proprietà privata e che per realizzare un valore rispettabile come l’eguaglianza edificarono uno stato totalitario di polizia, significa assolverli, introducendo capziose distinzioni tra progetti e realizzazioni. Dire che il fascismo intese ricostruire un paese lacerato dalla guerra e che sull’altare dei valori patriottici – di cui oggi ci siamo dimenticati – sacrificò tutte le conquiste dello Stato liberale, significa considerarlo una cosa buona ma finita male. No, per i sacerdoti della Comunità morale, giacobini, comunisti, fascisti sono tutti criminali e, pertanto, se la sentenza di un giudice viene giudicata “fascista” è come se di quel giudice si facesse un esponente della malavita. Pretendere che la diffamazione riguardi l’accusa documentata di aver commesso un reato specifico e non le “idee”, la concezione del mondo, della persona che viene criticata sta diventando per molti incomprensibile, con gravissimo rischio per la libertà di espressione e di dissenso.
Vero è che, anche in queste faccende, da noi si bara al gioco e il doppiopesismo cova sempre sotto la cenere. Non mi risulta che aver definito giacobina una sentenza ( è accaduto) abbia comportato una qualche sanzione. E forse non sarebbe successo niente a Sansonetti se avesse parlato di “sentenza comunista”. Eppure se è l’erogazione della violenza politica a criminalizzare un movimento politico o un regime la quantità di quella erogata dai comunisti ( Lenin, Stalin, Mao, Pol Pot) supera quella messa in atto dai fascisti. Ma qui ci troviamo dinanzi a un doppiopesismo che richiederebbe un altro articolo e già questo è troppo lungo.
Dino Cofrancesco, Il Dubbio, 24 aprile 2018
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