Cari amici,
vi segnalo un libro che mi ha molto colpito riempiendomi la testa di mille idee. Non so se è effetto dei miei limiti ma vi assicuro che mi ha aperto molte porte sulla realtà che ci circonda e soprattutto sul modo di leggerla, passi necessari prima di qualunque progetto di intervento. Si chiama “La maggioranza invisibile” e lo ha scritto un giovane sociologo calabrese (è del 1983) insegnante all’Università di Oxford o forse di Sciences-Po Parigi. Si chiama Emanuele Ferragina e il libro è uscito nel 2014 nella Bur. In sintesi, quel che chiama maggioranza invisibile è l’insieme delle tantissime nuove categorie e professioni che affollano e sorreggono l’economia mondiale dei nostri tempi. Categorie e professioni sottoposte a grande sofferenza e alle quali la sinistra (quella italiana ma anche quella europea e in genere tutta la sinistra) non presta sufficiente attenzione. Pur essendo scritto quattro anni fa il libro colpisce perché spiega con grande semplicità e profondità il perché ci troviamo di fronte a questa improvvida crescita dei partiti tipo Lega o soprattutto 5 Stelle. Vi riporto qui di seguito, a titolo di invito alla lettura, alcune frasi delle conclusioni finali.
Sergio
“La maggioranza invisibile ha gli occhiali di Giuditta, il tabacco sempre in borsa di Daniela, la creatività dei personaggi disegnati da Fabrizio, la penna sopraffina di Ivan, la sofferenza in cantiere di Paolo, le frasi ripetute alla cornetta di Stefano, il tocco di palla di Osvaldo, le Ms e le dita ingiallite di Antonio. La maggioranza invisibile è profitto che finisce sempre nelle tasche di qualcun altro, è manodopera qualificata ma a basso costo, è elusione continua delle regole per far galleggiare un paese al collasso. La maggioranza invisibile è ricerca vana di un asilo, è scelta fra la carriera e l’avere un bambino. La maggioranza invisibile è studio non riconosciuto, è lavoro in un call center a 370 euro al mese, è figli a carico sostenuti a stento. La maggioranza invisibile è pause sigaretta, è caffè bevuti in serie alla macchinetta. La maggioranza invisibile è solitudine, è tensione precaria non protetta.
La maggioranza invisibile è una pensione da 500 euro, è un figlio disoccupato da mantenere, è un migrante che cerca fortuna. La maggioranza invisibile è raccolta di arance a 15 euro al giorno, è nottate passate in un capannone, è quattordici ore di lavoro sognando un futuro migliore. La maggioranza invisibile è il vicino colto che vive a stento, è tua sorella che lavora senza contratto celando il malcontento. La maggioranza invisibile è forza trainante dell’economia, è schiavitù legalizzata al soldo di chi non produce niente, è pagamento a rate postdatate per i lussi dei garantiti. La maggioranza invisibile è numero che cresce dimenticato, è gruppo sociale in potenza che continua a passare inosservato. La maggioranza invisibile è l’unica speranza per un paese stanco e vecchio.”
7 Comments
Alcune tristi osservazioni
– trovo insopportabile la non celata soddisfazione di parte del PD per il governo che si profila; risolve solo il problema del PD, perché finalmente c’è un nemico che esime dall’avere idee proprie, basta criticare quelle degli altri, provvidenzialmente sbagliate, anzi folli.
-se finalmente si facesse un’analisi, non sarebbe logico porsi il problema del divario sempre più drammatico nel corso del tempo fra la società descritta, anzi immaginata, dal PD (niente nomi, erano in tanti) e la società reale (vedi da ultimo il libro segnalatoda Sergio); divario accentuato nella percezione comune dal trionfalismo con cui si accompagnavano le riforme e le inevitabili delusioni; fossero anche state riforme perfette, e non lo erano, ogni governante responsabile dovrebbe avvertire l’esigenza di spiegare ai cittadini che gli effetti non possono essere immediati e salvifici, proprio perché la situazione è molto grave. Il PD ha provato a farlo alla fine della campagna elettorale con Gentiloni, ma era tardi; una manifestazione di serietà tardiva vissuta, tra l’altro, con evidente disagio da molti dentro il PD stesso; perché va bene Gentiloni, ma se poi vuole un posto anche lui? In definitiva, il PD oggi spera che accada ai nuovi governanti quello che è accaduto a lui, per lo stesso errore. Magra consolazione
-sarebbe onesto riconoscere che, sul piano della comunicazione, Renzi (questa volta il nome va fatto, perché la comunicazione, dicono,è il meglio che dà di sè) ha giocato una partita che poi Di Maio e Salvini hanno vinto. Perché questa non sembri la solita battuta contro il leader vorrei ricordare, a chi non ha memoria,le dichiarazioni sullo sfondamento dei parametri di Maastricht, fatte proprio quando i poveri (ma per fortuna bravi) Gentiloni e Padoan stavano negoziando con l’Europa sulla legge di stabilità precedente, la infantile vicenda della bandiera europea ritirata, la frase sui migranti da aiutare a casa loro, in enerale un atteggiamento oscillante a seconda della convenienza del momento e dell’avversario da colpire, etc.
-è onesto riconoscere che, in generale, la politica del PD si è svolta in questi anni, e specie nelle fasi più critiche, all’insegna della subordinazione degli interessi delle fazioni, e non sulla base dell’impostazione di un progetto politico coerente e tale da poter essere presentato al paese e difeso con convinzione; progetto che non doveva negare la spinta riformatrice, ma analizzarne limiti ecalarla el contso di un paese sofferente, e non nel finto paese felice e autocompiaciuto;farcoincidere la difesa di quello che si era fatto, senza nessun accenno critco, con la difesa del proprio poterè stato un vulnus alla dialettica interna al partito, perché ha impostoun’agenda di discussione non corrispondente al bisogno di chiarezza e di libertà di espressione di opinioni diverse (libertà sostanziale, non quella concessa d auna maggioranza già decisa)
-il risultato di tutto questo non mi pare esaltante, se dobbiamo solo sperare nel fallimento altrui
-sono per questo sempre più convinto che il PD avrebbe dovuto accettare la sfida sul programma dei 5Stelle; al meglio, poteva venirne un governo, senza il PD dentro, ma con consistenti apporti programmatici dello stesso PD, che avrebbe evitato quello che si profila; al peggio, il PD a testa alta, finalmente, poteva uscirne con una identità rafforzata, anzi con una identità che oggi sfugge, e motivare una sana, solida,credibile opposizione, che oggi può fare solo perché gli altri sono peggio di noi; il che è ovviamente, ancora, vero, per merito loro
– per fare questo, però, sarebbe stato necessario un partito
Caro Clemente,
sarebbe fin troppo facile rispondere e confutare punto per punto le tue analisi.
Chi nel PD si è compiaciuto della sconfitta?
Chi nel PD ha mai parlato di effetti immediati e salvifici delle riforme?
Chi ha dipinto un Paese finto ed autocompiaciuto?
Chi ha portato a casa la flessibilità dall’Europa?
Chi ha impostato la politica sui migranti?
E via così.
Tu riporti solo luoghi comuni, roba da Travaglio (cui va un pensiero commosso per le ambasce cui è sottoposto ultimamente …), polemiche di bassissima lega, mutuate da una pubblicistica qualunquista ma ahimè prevalente, che ha spianato la strada al prossimo Governo di destra e che ha imbrogliato tanti elettori di sinistra, illudendoli sulla necessità di dare una lezione al PD, di votare gente nuova non compromessa (ma de che? dicono a Roma), le scatole di tonno, e poi eccoti Salvini, Berlusconi e Di Maio. Complimenti!
E si insiste a rimpiangere di non avere intavolato una bella e proficua discussione anche con loro.
Altro che inciucio, vendere l’anima si doveva …!
Caro mio,
basta così.
Non è questo l’atteggiamento che serve per fare l’opposizione e prepararsi ad andare al Governo di nuovo.
Potrebbe capitare prima di quanto si immagini e noi staremmo ancora a discutere della bandiera di Renzi …!
Che tristezza! e soprattutto, che miopia!
Questo Partito ha bisogno di idee chiare, di regole chiare e di persone oneste intellettualmente (oltre che formalmente).
Si discuta, ci si confronti, ci si conti, e poi tutti insieme contro l’avversario per un progetto comune. E chi proprio non ce la fa ad accettare tanto intollerabile autoritarismo, prego si accomodi a fare danni da un’altra parte.
Io non piangerò per la perdita, come non piango per D’Alema, Bersani, Speranza, Grasso, Boldrini e compagnia berciante.
La democrazia funziona così: o lo capiamo o scompariamo.
In inglese si dice : back to basics! Torniamo ai fondamentali della politica organizzata.
Sono cent’anni che facciamo danni, e danni grossi, con il nostro insulso ed irreprimibile istinto alla distinzione ed al frazionismo.
Adesso basta. Abbiamo già dato.
E soprattutto abbiamo fatto pagare troppo a chi invece avremmo dovuto difendere. E i cosiddetti dirigenti col culo al caldo …!
Un Partito con ambizioni di governo deve essere una cosa seria, affidabile, concreta, non un nido di serpenti velenosi.
I nostri elettori (ricordo che ce ne servono 14 milioni; qualcuno se lo dimentica sempre …) devono sapere per chi e per cosa votano, altrimenti stanno a casa o si acconciano con quelli che gliela contano meglio.
E i risultati sono evidenti, per chi vuol vedere la realtà e non una rappresentazione di comodo, apparecchiata da quelli, e sono tanti, i cui interessi sono stati toccati dalle riforme dell’orrido PD.
Ma questa è un’altra storia.
Auguri.
En marche.
Caro Ernesto Trotta,
Condivido tutto quello che tu hai scritto, ma non serve polemizzare con i professori che usano la matita rossa blu per dare del somaro a coloro che devono imparare: il loro compito è quello di separare i bravi dai somari, secondo il loro metodo che non spiegono a nessuno. Non serve nemmeno porre delle domande a questi professori: le risposte personali
solo stucchevole e noiose per loro e se vuoi prendere un buon voto devi cercare di interpretare i loro algoritmi o se ti riesce cambiare scuola. Chissà come dovrebbe essere il partito democratico per avere la sufficienza con questi professori?
Caro Ernesto speriamo che primo poi qualcuno ce lo spieghi. Un abbraccio a tutti Antonio De Matteo Milano
Cari non-proessori, anche noi siamo utili, così vi potete vendicare, mgari di qualche brutto voto a scuola. Vedo che ancora temete la matita rossa e blu
A parte le poche frasi di Farragina ( che non conoscevo) offerte da Staino, stiamo a rimestare acqua.
Per favore solleviamoci di qualche centimetro!
Anch’ io vorrei ritornare ai fondamentali. Soprattutto nei circoli o negli incontri di partito, dove ci si parla guardandosi negli occhi. Ho quasi la certezza che il web è un veicolo malsano per l’ elaborazione politica.
Scrivendo ora mi contraddico, ma preferisco sempre ascoltare e parlare con persone fisiche.
Sandra Festi – Bologna.
Caro Guido Clemente, non so se tu sei un professore ma non importa, l’importante è capire come mai gli insegnanti in generale, circa 130 mila, che da precari sono diventati, magari non avendo le competenze necessari, dei docenti a ruolo e che invece si sono rivoltati, incluso loro sindacati, contro governo e PD.
Mi sembra di ricordare che il governo ha anche stabilito dei concorsi periodici(speriamo si facciano), per evitare le sgradevoli graduatorie ad esaurimento che hanno adesso imbarcato docenti che avevano fatto un concorso o corsi a pagamento per fare supplenza, ma non avendo ad oggi gli eventuali titoli per la cattedra.
Invece sto governo” disastroso ” ha imbarcato tutti, bravi e mediocri.
Spero che quelli bravi, anche se dovranno affrontare trasferte lontano da casa, siano quelli che hanno accettato il posto, mentre quelli meno bravi, che secondo me sono dei miracolati, sono scesi in piazza a protestare.
Repetti Camillo
mi dispiace che tra la maggioranza invisibile non si sia fatto cenno all’ignoranza intesa come carenza di formazione e informazione. Si esulta se i giovani in cerca di prima occupazione (classe di età 15-24 anni) passano dal 42% al 40%. Analizziamo il dato: il 40% dei ragazzi abbandona la scuola e si mette sul mercato. Tradotto: quasi un ragazzino su due abbandona la scuola. Interessi, specializzazione, sacrificio, apprendimento sotto soglia. Anticamera a quei disagi sociali cui ci rimanda il prof. Ferragina. Per me questa non è politica ma sconfitta. E non centra nulla il pezzo di carta, centra la voglia di emancipazione ormai ridotta al lumicino. Concordo pienamente con Ernesto che leggo sempre con grande interesse. E concordo, altresì, con Sandra, soprattutto quando scrive: “… Ho quasi la certezza che il web è un veicolo malsano per l’ elaborazione politica…” Sottolineo questa riflessione perché dialogare con un video come fosse un confessionale…!!!! Comunque leggere i vostri scritti e le vignette di Bobo quantomeno ci restituisce un minimo di vitalità unita ad una buona dose di spensieratezza che, in attesa del prossimo governo non eletto dai cittadini, non guasta. Un abbraccio