C’è il mare e il cielo aperto e la terraferma, fuori dai tribunali. Salvini ministro vantò, con la iattanza di un maramaldo, di chiudere porti e tenere naufraghi a galleggiare per gli spettatori, e di far ballare alla sua corda un intero governo. Imputato, pietisce l’immunità in nome della collegialità, chiamando i suoi zimbelli in correità dunque in innocenza. Tale è l’uomo.
E i colleghi? Votano per la sua imputabilità, lo additano autore unico e personale, balbettano che è stato lui. Nel loro piccolo, piccolissimo, si mostrano in tempo di pace come quegli ufficiali di ogni grado che in tempi di fuoco hanno solo obbedito agli ordini. Con la differenza che gli ordini a loro non venivano dal grande dittatore ma da un caporale di giornata destinato a restare tale, e che disobbedire sarebbe costato tutt’al più un cambio del biglietto da visita. E’ tutta qui, la questione delle navi, di Salvini, e degli altri.
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Il problema non è Matteo Salvini, leader della lega, ma quella parte di popolo italiano che lo vota e che prima di lui ha votato Benito Mussolini, per poi passare indolore nelle file della democrazia cristiana che per quarant’anni ha poi governato il nostro paese. Non risolveremo quindi il problema con l’isolamento del leader della lega, ma solo convincendo ed abituando i suoi proseliti a ragionare usando il noi al posto dell’io. Dobbiamo spiegar loro che i nostri interessi potremmo realizzarli meglio se li condividiamo con la nostra comunità. Dobbiamo occuparci degli emigranti non come atto di generosità, ma come difesa dei nostri interessi:coloro che hanno fame prima o poi ci sbranano se non diamo loro un aiuto a procurarsi il cibo. Per avere una classe dirigente del paese che si occupi degli interessi della comunità è necessario agire subito sull’infanzia e poi sui giovani/e partendo dalla famiglia per arrivare alla formazione scolastica. Rafforziamo quindi la famiglia e la scuola pubblica se vogliamo una società più libera, più democratica e solidale. Bisogna insegnare ai bambini/e il rispetto per il prossimo è l’ascolto delle ragioni altrui.
Per quanto ne so io,Salvini, invece è cresciuto alla scuola degli extra parlamentari di sinistra: ho letto che era il leader dei comunisti padani. È lì che gli hanno insegnato ad amare il proprio io e le proprie idee oltre misure, ignorando il suo prossimo? Beh, visto dove sono finiti quasi tutti gli extra parlamentari di sinistra, penso proprio di sì. Concludo dicendo che il dilemma degli essere umani è sempre lo stesso: ci occupiamo dell’io o del noi? Io ho cercato, cerco e cercherò di occuparmi del noi. Buona giornata a tutti Antonio De Matteo Milano