Gianni Cuperlo, “In Viaggio”, Donzelli Editore.
Ecco la sintesi fatta da Paolo Pagliaro a Otto e mezzo ieri sera.
Vi ricordo che giovedì 28 alle 18.30 Enrico Rossi ed io parleremo con Cuperlo coordinati da Marzio Fatucchi alla Feltrinelli Red di Firenze in piazza della Repubblica.
Tra le accuse al Pd, la più frequente è quella di non aver fatto i conti con il disastro elettorale del 4 marzo, di non aver perso un minuto per dibattere pubblicamente sulle ragioni della sconfitta. Preparando così il terreno per sconfitte sempre più fragorose, come quella di ieri nelle ex regioni rosse. Si sottrae alla generale afasia Gianni Cuperlo, l’esponente della minoranza interna non ricandidato alle politiche, che ha affidato all’ editore Donzelli le sue riflessioni sugli errori dei democratici e sulle cose da fare per ridare all’Italia un’opzione di sinistra.
Il libro si intitola “In viaggio” e dietro lo schermo di un linguaggio colto e tollerante propone analisi spesso spietate. In particolare, Cuperlo contesta le scelte di una classe dirigente convinta che per preservare sé stessa l’unica forma possibile fosse l’esercizio del potere, dentro e fuori il partito. L’intera costruzione – scrive Cuperlo – si è piegata a quello scopo. Statuto, regole, filiere, correnti e carriere, ogni passo ha teso a esasperare un profilo schiacciato sulle istituzioni, con la sola vocazione al governo, ignorando le ragioni del mondo esterno.
L’idea del governo è diventata la conquista di una generazione. Da lì un’ansia eccessiva per ogni aspetto avesse il profilo del potere, lasciandosi alle spalle la comunità, le origini, l’identità. Ciascuno per sé coi propri fidi. Cuperlo si chiede cosa possa aver spinto persone di senno a raccontare le primarie aperte a chi passa per strada come discrimine della nuova identità. Le primarie, non l’idea di giustizia o di emancipazione, o di inclusione degli esclusi!
Oggi che tutto sembra perduto, occorre – conclude Cuperlo – che la sinistra torni visionaria. Perché solo in una visione la politica ritrova l’anima. Il nazionalismo porta a destra. La sinistra può viaggiare solo nello spazio incerto dell’Europa.
Paolo Pagliaro
21 Comments
Spero vivamente che Gianni Cuperlo non arrivi mai ad essere responsabile delle scelte politiche del Partito Democratico o di quello che diventerà.
La sua linea è votata alla sconfitta perenne, anzi proprio non si pone il problema della competizione elettorale e della conseguente conquista del potere (che non è una roba da House of Cards; è invece il fine costituzionale – art. 49 – di un Partito politico).
Io credo che Cuperlo abbia in mente più una ONLUS che un Partito: cosa pregevole e meritoria, ma fuori tema.
Io al prossimo congresso adotterò un criterio di scelta molto semplice:
– non voterò chi parla solo della sinistra e non del centrosinistra
– non voterò nessuno che non si ponga come obbiettivo primario ed urgente il ritorno al governo del Paese, strappandolo a questa manica di idioti che ci troviamo adesso
– non voterò nessuno che non analizzi con attenzione le compatibilità economiche di quanto si propone e non dica chiaramente tempi e costi delle riforme
– non voterò nessuno che non metta al primo posto azioni tendenti alla costituzione degli Stati Uniti d’Europa.
Do ovviamente per scontato che, essendo un congresso del PD, tutti i candidati avranno ben a cuore i principi, gli ideali ed i valori che distinguono una forza di centrosinistra da ogni altra forza politica.
Credo che, se saremo in tanti a seguire tali criteri, faremo presto e bene, troveremo le persone giuste e soprattutto metteremo fine a questa galera.
En marche.
Sono d’accordo con il 90% del tuo scritto. Dove sbagli (e a mio avviso sbagli gravemente) è pensare che tutti quelli che condividono le proposte elencate siano immancabilmente belle persone che hanno ben chiari obiettivi e valori dei progressisti. E’ proprio perché abbiamo dato per scontato questo aspetto umano nei militanti e, soprattutto, nei dirigenti che ci troviamo in questa infame situazione. I nostri elettori guardano con attenzione alla morale e all’etica di questi dirigenti e si accorgono lontano un miglio quando la loro azione è mossa da interessi egoistici e non solidali. Puoi fare tutti i programmi più belli del mondo, puoi lanciare tutti i valori più solidali e partecipativi ma se dentro sei egoista, cinico e autoreferenziale siamo votati alla sconfitta. Sono questi i valori che vanno recuperati prima di presentare il tuo programma alle masse o per lo meno fare le due cose insieme. Puoi darmi del francescano se vuoi ma ne sono convintissimo.
Sergio
Non francescano ma moralista, pericolosamente moralista.
Nel senso che presumi di fare l’esame, con chissà che diritti, a dirigenti e militanti che sarebbero mossi da “interessi egoistici e non solidali” e che avessero comportamenti “cinici e autoreferenziali”.
Non ti sfugge quanto tale pratica sia pericolosa e foriera di devastanti lotte intestine senza fine. Insomma, un’inquisizione.
Dio ce ne scampi!
Fortunatamente, in un’organizzazione democratica i giudizi si danno sui fatti, sui risultati (buoni o cattivi che siano) e con le votazioni si contano e si pesano le diverse opzioni politiche.
E per i comportamenti devianti ci sono i probiviri.
Mi fa comunque piacere che condividi il 90% dei miei criteri. Non è poco.
Sarà moralista però è grazie a questa lettura che già vent’anni fa ho capito bene a quale fascismo portavano i Grillo e i Travaglio e non mi sono mai lasciato fuorviare da loro anche se agitavano programmi e parole d’ordine di sinistra. Mi sono invece sbagliato su D’Alema e su Renzi, mi sono accorto in ritardo dell’egoismo e del cinismo che li governavano. Come vedi nessuna inquisizione, anzi, grande apertura al mondo e a chi guarda al sole dell’avvenire con occhi buoni e sinceri ma quando si tratta di scegliere un dirigente la qualità umana va valutata. La tua accusa di inquisizione buonista ricorda un po’ la critica al buonismo di Salvini, no?
No, per niente.
L’inquisizione non può essere buonista; è inquisizione e basta.
E io sono laico e razionalista, figurati …!
Bel dibattito amici.
Però veramente credo che specialmente nella minoranza PD, i sui dirigenti, vedi Cuperlo, Orlando, Emiliano e altri fuoriusciti, hanno dato il meglio del loro egoismo e arrivismo politico senza eguali, facendo la guerra al loro segretario.
Sarò renziano, ma io sono per il lanciafiamme e mi dispiace che Renzi non l’abbia utilizzato fino in fondo, andando lui in fiamme.
Repetti Camillo
Non ho parole. Come si possano odiare compagni così generosi e così capaci da evocare la loro distruzione fisica mi sembra allucinante. Avesse detto Salvini una frase simile saremmo insorti all’unisono. E’ questo che mi sconvolge dell’attuale maggioranza PD: il cinismo con cui si liquidano le posizioni di minoranza, una vera e propria pulizia etnica. E poi Ernesto Trotta parla di inquisizione da parte mia solo perché, molto opportunamente, giudico le persone anche dal punto di vista umano, non solo dal punto di vista politico. Anch’io sono profondamente laico e razionalista ma al tempo stesso sono anarchico ed un pensiero ribelle in cuor mi sta: costruire un mondo di fratelli.
Tra la lucidità tagliente di Trotta e la sincerità commovente di Sergio c’è molto da riflettere per tutti noi.Grazie a tutti e due,davvero.
Io al congresso del PD non voterò chi non accetterà una regola precisa che è questa: la linea del partito è quella vincente del congresso e la minoranza del partito dovrà sostenerla in tutte le apparizioni pubbliche. Chi non lo farà dovrà essere espulso dal partito democratico. Il partito democratico sta perdendo consensi non perché Salvini e di Maio stiano facendo delle cose eccellenti, ma perché i dirigenti del partito democratico sono talmente degli sprovveduti che non si accorgono di litigare davanti alle telecamere. Le battaglie vanno fatte negli organi appropriati e se la mia linea non vince devo accettare la linea vincente e sostenerla con determinazione. Se non si accetta questo discorso, ch’è fondamentale a cominciare dalla famiglia per arrivare al condominio ed al parlamento , il partito democratico e il centro sinistra in generale non andrà mai, mai più al governo. Le altre forze politiche di centro destra e di destra questa regola la adottano in modo ferreo. Avete mai visto uno di Forza Italia che attacca Berlusconi in televisione? Avete mai visto uno della lega che attacca Salvini in televisione? Avete visto un componente del movimento cinque stelle che attacca di Maio in televisione? Avete mai sentito Salvini che attaccava Bossi ex leader della lega Sui giornali o in TV? Io no, ma in compenso tutti i giorni in televisione c’è qualche dirigenti del PD che si diletta a parlar male del suo partito.I dirigenti del partito democratico quando impareranno che la “compattezza” per una forza politica è fondamentale per attrarre voti alle elezioni? È vero che il nostro è un partito democratico ma non può essere che tra di noi si manifesti odio e competizione sleale. Va bene discutere fra di noi ed a me fa piacere che Sergio ed Ernesto siano in accordo sul 90% delle cose da fare nel PD, Ma sul 10% non dobbiamo scontrarci. Io sono d’accordo che nel valutare un dirigente bisogna valutare anche l’etica e la morale, e Gianni Cuperlo sicuramente eccelle in queste virtù, ma le proposte concrete devono avere la priorità. Faccio una osservazione sul compagno Gianni: i suoi discorsi molto forbiti ma terribilmente prolissi ed io non riesco mai ad arrivare fin infondo ad ascoltare e non capisco le sue proposte. Potrebbe aiutarmi facendo proposte più concrete e discorsi più breve? Vorrei da oggi in poi non sentire più nessuno dei simpatizzanti dell’area del centro sinistra parlar male del PD e tutti insieme armarsi per attaccare e detronizzare i governanti attuali.
Buona giornata a tutti Antonio De Matteo
Caro Antonio,
il sistema dei rapporti interni al partito di cui tu parli si chiama “centralismo democratico”. E’ una formula nata in tempi remoti quando il Partito Comunista si proponeva in tempi brevi l’abbattimento violento dello stato borghese. In pratica esso è frutto di una concezione militarista del partito e, proprio come succede negli eserciti, si prevedeva la fucilazione di chiunque, con le sue critiche, demoralizzasse lo spirito dei combattenti. La storia ci ha purtroppo dimostrato che proprio il centralismo democratico è stata l’arma vincente per consegnare il partito in mano ai gruppi più degenerati anelanti solo di un potere personale dispotico ed egoista. Questa è stata la tragedia che hanno vissuto tutti i partiti comunisti andati al potere o rimasti all’opposizione. Con Togliatti prima e con Berlinguer poi, i comunisti italiani hanno abbandonato questo orrido strumento per riscoprire i valori della democrazia e del dibattito interno al partito. Con queste posizioni che tu enunci oggi, Antonio, una mia feroce critica come il “Nattango” dell’86 mi avrebbe portato diritto diritto davanti al plotone di esecuzione.
Io seguo ben altra strada. Come ho già avuto occasione di dire e di scrivere più volte, seguo l’insegnamento di Antonio Gramsci e mai e poi mai derogo dalla sua massima “La verità è sempre rivoluzionaria”. Questo è l’atteggiamento corretto che deve avere ogni compagno: essere sincero e dire sempre la verità, anche quando questa verità, nell’immediato, può danneggiare gli interessi del partito perché, se lo danneggia momentaneamente, lo salva di fronte alla storia . Personalmente mi sono sempre mosso in quest’ottica e ho sempre accettato e ascoltato con interesse sincero chiunque, all’interno della mia comunità di partito, sollevasse dubbi e problematiche contrarie alla maggioranza. E’ e deve essere la nostra forza. Diverso sarebbe se i nostri militanti o i nostri dirigenti attaccassero in pubblico, ma anche in privato, i nostri dirigenti con parole offensive che ne compromettessero la loro dignità umana, morale e politica. Certo che se io vado a dire in televisione che Renzi in combutta con suo padre sono dei ladri matricolati senza aver nessuno straccio di prova per un’affermazione così grave, mi merito l’immediata espulsione. Ma a me non risulta che qualche membro della minoranza del partito abbia fatto cose simili. Hanno espresso il loro pensiero in forma corretta e garbata cercando di spiegare i loro motivi di dissenso dalla linea della maggioranza. E’ per questo che io stimo e ammiro moltissimo chi, come Cuperlo, (e sono tanti) è rimasto dentro il partito operando per la sua crescita, esprimendo le sue critiche ma votando poi, sia in parlamento sia alle elezioni, secondo le direttive di maggioranza.
E’ per questo che critico molto i compagni che se ne sono andati dal PD per formare altre aggregazioni politiche tradendo quel metodo di lavoro che invece deve caratterizzare il partito. Importante quindi è la sincerità delle critiche, l’onestà delle prove portate in discussione e il rispetto fraterno verso i compagni che non la pensano come te. Da questo punto di vista ci sono state più offese della maggioranza verso i membri della minoranza che in direzione contraria, a partire dalla storia dei gufi in poi.
Leggiti, ti prego, il piccolo libro “In viaggio” scritto da Cuperlo e pubblicato da Donzelli. Il titolo, come vedi, ricorda molto Macron e Trotta ma la direzione in cui cammina forse è un po’ più a sinistra della liberaldemocrazia, con tutto il rispetto per quest’ultima. Penso che se lo leggerai potrai sfatare il mito della lungaggine e della noiosità di Gianni: è scritto in modo molto chiaro e appassionante. Potrai trovarci indicazioni concrete ma quel che conta per lui (e anche per me) è l’atteggiamento con cui si affronta la realtà di questi anni, è la capacità di comprensione di questa realtà che ci ha rovinato da lungo tempo, almeno dagli anni ’80 direi, per giungere al disastro elettorale attuale. O ricostituiamo una comunità di onesti e sinceri progressisti pronti ad aprirsi agli altri con volontà costruttiva o non ritorneremo in tempi relativamente brevi al governo del paese. La comunità degli egoisti inferociti opererà il massacro.
Un abbraccio
Sergio
Scusate compagni ma per ragioni di tempo faccio fatica a stare dietro al dibattito quotidiano e mi metto a leggere ogni tanto facendo un po’ di confusione sugli argomenti.
Caro Sergio, davvero pensi che dobbiamo diventare visionari e ritornare alle origini? Vai un po’ a chiedere agli elettori leghisti magari un tempo comunisti se si accontentano di parlare di giustizia, libertà, ugalianza quando altri promettono meno tasse più lavoro e più sicurezza. Vai a dire agli elettori siciliani magari anche loro ex comunisti di parlare di ideologia, di socialismo quando altri promettono reddito di cittadinanza e altre bufale. Se ti va bene ti prendi un bel Vaffa.
Io parto da un presupposto cioè che tutti noi militanti e dirigenti siamo per quello che dici tu ( liberte,egalite, fraternite) altrimenti cosa stiamo qui a fare. Qualche pecora nera ci sarà di sicuro ma in un partito di massa è normale. Ci saranno sicuramente dei cinici e degli egoisti ma siamo noi militanti a doverli cacciare.
Con le elezioni del 4 marzo abbiamo assistito al più colossale esempio di voto di scambio della storia e cosa è successo? Che le famose masse hanno acconsentito aiutate da un sindacato che improvvisamente si è zittito. Non possiamo iniziare una sorta di classe action contro questi truffatori.Dove è la Camusso che fino a quattro mesi fa non perdeva un giorno per criticare il governo. Fatto fuori Renzi è scomparsa ( avvisiamo Chi l’ha visto) eppure questo governo è il più reazionario della storia moderna italiana. Dove sono i figli della guerra partiti per un ideale ( far morire il PD) , per un rancore finito male? ( più o meno diceva De Andre). Andiamo avanti a fare i polli di Renzo che alla fine ci troveremo senza una penna. Dove sono i giornalisti che ci hanno elogiato giornalmente. Lo sappiamo hanno posizionato la lingua pronta a leccare un’altro culo e tanti altri inizieranno.
Quello che hai detto a proposito del centralismo democratico mi ha convinto ma qualche rimedio dobbiamo trovarlo e al più presto prima di iniziare a discutere di congresso e di tesi.
Al governo dobbiamo tornare al più presto perché è da lì che puoi risolvere i problemi stando attenti alle coperture. Questo è ciò che dobbiamo fare tutti gli altri giri di parole oggi non funzionano più. Scusate la confusione
Marco bs
Caro Sergio,
Io non ho mai detto o pensato di togliere la parola alla minoranza del partito, ma penso che se la sua linea politica non sia vincente deve accettare la linea politica che ottiene la maggioranza del congresso e preparasi per il riscatto successivo. Faccio un esempio. Supponiamo che la sinistra di Orlando, Cuperlo ed altri vinca al congresso del PD io che farò parte degli ex Renziani accetterò e sosterrò la linea del partito senza mai attaccare il segretario né tantomeno i dirigenti al potere. Questo è per me la democrazia Che non c’entra niente col centralismo democratico del vecchio P C I. Caro Sergio mi viene un dubbio: non è che tu voglia farmi passare da “renziano” a comunista stalinista?
Io sono per il compromesso ma questo eventuale passaggio mi sembrerebbe veramente troppo. Un abbraccio Antonio
Caro Antonio,
mandami una prova in cui Cuperlo abbia parlato male di Renzi o di un altro dirigente. Quando ha criticato si è detto non d’accordo e ha detto con chiarezza il perché. Dopodiché, a cominciare dal referendum e per finire alle ultime elezioni, ha sempre difeso il partito e sempre votato secondo le direttive della maggioranza quindi, come vedi, non c’è contraddizione.
Sergio
Caro Sergio,
la tua (peraltro auto-dichiarata) dimensione anarchica ti rende molto diffidente nei confronti del “potere”, al quale annetti più o meno consciamente un ché di prevaricatorio, di autoritario, se non addirittura di op-pressivo e liberticida.
Lo stesso dicasi per i conseguenti sistemi di regole e norme di comportamento, che sono alla base della convivenza civile.
Io invece ritengo la parola “potere”, intesa più come verbo che come sostantivo, un fondamento di ogni organizzazione sociale, che può esistere e funzionare solo in presenza di convenzioni tra i soggetti, che devono includere deleghe basate su competenze, su caratteristiche personali, su rapporti fiduciari e su preci-se regole istituzionali.
La scommessa della democrazia è, sin dai tempi di Pericle, quella di permettere l’esercizio del “potere” senza che questo diventi oppressivo, castrante, arbitrario.
La sfida è tutta lì: un sistema complesso di norme, di pesi e contrappesi, che possano dare garanzie a tutti i cittadini che chi, in base a precise regole, si trovi ad esercitare il potere lo faccia in funzione del bene comune e non del suo personale.
Questa tua diffidenza verso il potere, se da una parte ti permette di fare creativamente il mestiere che fai, dall’altra ti porta a sottovalutare tutti gli aspetti più “scomodi” della politica la quale, pur discendendo da ideali, principi e valori molto alti (almeno i nostri), deve fare quotidianamente i conti con il reale, con gli avversari, con gli eventuali alleati, con i partner esteri, con i vincoli economici e finanziari, e così via.
Giancarla Codrignani dice che “quello che conta oggi non è il dare risposte, ma il formulare correttamente le domande”.
Ecco, semplicemente non è vero. E guai se lo fosse.
Il compito di un Partito politico è “concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” (art. 49 della Costituzione).
Come la si determina la politica se non si concorre alla gestione del potere? A che serve fare domande, se non si è capaci di dare risposte?
Cari tutti, non eludiamo il discorso: sono molto gratificanti il dibattito, il confronto, il contraddittorio, la dialettica, ma se alla fine si chiude tutto senza “decisioni operative”, il popolo … “se gratta” e, dopo un po’, s’incazza pure.
Least but not last, caro Sergio.
Tu hai una visione idilliaca della lotta politica interna al Partito, almeno dalla parte che senti più vicina.
Tu dimentichi che un pezzo del Partito, in barba alle decisioni prese a maggioranza ampia, ha fatto apertamente campagna per il NO, e i protagonisti di questa bell’impresa, che abbiamo pagato, paghiamo e pagheremo cara, sono ancora con noi, anche rieletti in Parlamento in quelle liste che tanto ti hanno scandalizzato.
Altro che voto disciplinato! Altro che “forma corretta e garbata”!
Tu dimentichi chi in televisione passava pizzini agli avversari per mettere in difficoltà gli alleati, durante la guerra a Veltroni.
E Veltroni stesso ha ricordato come al Circo Massimo la gente di fronte fosse contenta, mentre la dirigenza alle spalle bolliva di rabbia, in attesa di uccidere l’ennesimo leader.
No, Sergio, io non dimentico, non voglio dimenticare e pretendo che il Partito non dimentichi.
Altrimenti non cambieremo mai e reitereremo questi comportamenti nefasti.
Non ho nostalgia per il centralismo democratico, né per i metodi spicci del PCI (che ricordo molto bene).
Pretendo solo onestà dei comportamenti, onestà intellettuale, onestà nei rapporti interpersonali.
(Ecco, adesso mi trovo a invocare “onestà” come un grillino qualsiasi: spero sia evidente la differenza!)
E ora non rispondermi ricordando peste e corna dei comportamenti di Renzi: sinceramente, “me ne infischio”. Il discorso vale per tutti.
Nel partito si discute, si litiga, ci si batte, ma alla fine la linea deve essere UNA, se si vuole convincere la gente a seguirti. E per i comportamenti devianti ci sono i probiviri (non esageriamo, col plotone di esecuzione!).
Un Partito Democratico DEVE essere democratico, ma se vuole vincere (ma lo vuole davvero?) deve anche dimostrare capacità operative.
Fattene, fatevene una ragione. E la tua, la vostra azione diventerà ancora più utile alla causa comune.
La prima parte è una bella analisi psicanalitica di cui terrò conto, l’ultima però, permettimi, è assai propagandistica. Chi non ha mantenuto la disciplina sul referendum ed ha apertamente boicottato il voto sono quelli che poi hanno dato vita a LeU, compagni che, come ho sempre detto, si sono messi dalla parte del torto marcio. Tra questi molti lo hanno fatto per motivi meschini, per rivalsa, invidia e cose simili. Proprio per questo a me risulta assai difficile chiamarli ancora compagni e vederli come future parti di una sinistra più coesa. Se si esclude Emiliano, di questo tipo di militanti e dirigenti non ne sono rimasti molti mentre è rimasto il cinismo dei dirigenti più renziani, quelli che da veri deficienti hanno applaudito alla formazione del governo Lega-5 Stelle, hanno ancora posti di dirigenza e rovinano il partito. Avessero qualcosa nel cuore, qualcosa di solidale e un po’ di prospettiva storica nel cervello, potremmo discuterci ma così non è. Per questo io do molto peso ai valori etici delle persone, quello che tu chiami “moralismo”.
Tu, a mio avviso, sei una bella persona e sei mosso da sentimenti coerenti con la società degli uguali a cui aspiriamo. Un giorno tenterò anch’io di psicanalizzare il tuo ricercare elementi positivi in fredde azioni, quelle sì, di piccolo potere.
Sergio
Caro Sergio, caro Ernesto, dai vostri continui distinguo si capisce che la nuova diaspora della sinistra è già iniziata e sono veramente affranto. Le tesi che voi sostenete sono ormai oggetto di continue discussioni tra compagni e dichiarazioni sui giornali. Vi rendete conto che così facendo siamo di nuovo in continuità con le passate scissioni. Non si può trovare un punto di incontro rinunciando a qualche cosa da una parte e dall’altra. Spero che il dibattito inizi in questa ricerca altrimenti non abbiamo nessuna prospettiva di futuro e Salvini governerà davvero per 30 anni.
Marco bs
Non vedo dove sia la diaspora. Mi sembra che né io né tanto meno Ernesto abbia intenzione di lasciare il PD. Lui è un po’ troppo innamorato di Renzi e io credo che sarebbe meglio non facesse più il segretario e nemmeno l’ispiratore nascosto ma da lì a lasciarci c’è l’oceano.
Caro Marco, nessuno deve rinunciare a niente. Bisogna solo trovare i modi giusti per fare politica in modo efficace.
Le posizioni mie e di Sergio non sono incompatibili perché entrambi auspichiamo una società più giusta, con meno sperequazioni, meno povertà (economica e culturale). Io sono solo più attento all’aspetto operativo, alla necessità di arrivare a gestire il potere. Quello che non è ammissibile è ostacolarsi a vicenda.
Pensiamoci bene: lavorare sul territorio, fornire assistenza, essere vicini alla gente non può essere incompatibile con il governo. Certo, non tutto potrà essere realizzabile immediatamente e senza compromessi, ma di cose se ne possono fare eccome. Ed infatti il tanto bistrattato governo Renzi, e poi Gentiloni, di cose ne ha fatte tante, e con una maggioranza precaria. Quello che è mancato è stato un approccio convinto e comune, un fronte compatto verso i detrattori, una forza di impatto che fosse più potente della reazione scatenata dagli interessi toccati. È la politica: se fai riforme, non tutti apprezzano, chi si sente leso si mette di traverso e non basta la comune appartenenza ad un partito. Serve di più: e questo si ottiene solo con un po’ di disciplina, oltre che con più altruismo. Da noi non tutti erano convinti che stessimo facendo cose giuste, malgrado i congressi . E si è scatenata la fronda interna che ci ha portato alla rovina. Ora vedremo come saremo capaci di uscirne. Renzi è stato messo fuori gioco. Avanti un altro (o altri!).
Caro Sergio,
io non voglio fare il processo a nessun dirigente del PD, meno che mai al compagno Cuperlo, ma penso che quando uno Che rappresenta il partito democratico va in televisione o concede un’intervista al giornale non può permettersi il lusso di parlar male del PD dicendo che la sua posizione è diversa da quella della direzione. Abbiamo già tanti nemici che ci attaccano tutti i giorni continuamente con la complicità dei giornalisti che cercano gli scoop e se non li trovono li inventano. La linea politica va discussa nel congresso e poi tutti insieme sulla stessa linea vincente senza ma e senza se. L’accordo sul suddetto principio deve essere ferreo, altrimenti ha ragione Marco . Continueremo a dividerci e la diaspora continuerà fino all’estinzione della specie “sinistra”. Io comunque sono ottimista: i valori che legano le persone di sinistra sono forti ed indistruttibili e primo o poi prenderanno il sopravvento. Intanto penso che, Sergio, Ernesto,
Marco ed il sottoscritto continueranno a lottare per un PD forte e presto al governo. Buona notte a tutti Antonio De Matteo Milano
Caro Sergio, tutte le scissioni sono partite da dissenzi, l’ultima è avvenuta dopo aver detto che non avrebbero mai e poi mai lasciato la ” Ditta”. Mi sembri un po’ troppo ottimista.
Caro Ernesto, sono anche io un estimatore di Renzi perché da Presidente del Consiglio ha fatto cose egregie grazie alla sua intelligenza e capacità.
Come segretario di partito è stato pessimo perché , non nascondiamocelo, ha smembrato il partito a torto o a ragione è andata così facciamocene una ragione e riprendiamo la marcia.
Dobbiamo parlare di più al cuore del paese e meno alla testa anche se quella è assolutamente necessaria e non tutti la sanno usare nello stesso modo.
Dobbiamo smetterla di fare politica con i Twitter e coinvolgere di più associazioni e ( mi fa fatica a dirlo) il sindacato poiché questi rappresentano la gente, non possiamo prescindere.
Marco bs
Caro Marco,
Concordo con te: con i Twitter non si fa molta strada in politica. Bisogna confrontarsi con tutte le associazioni del paese Italia e riuscire ad avere il loro consenso per vincere le elezioni.
Bisogna affrontare e cercare di risolvere i problemi dei cittadini e non elencarli soltanto sperando poi di trovare qualcuno che dia una soluzione accettata da tutti. Matteo Renzi,come presidente e consiglio, ha fatto approvare delle buone leggi, ma non ha saputo conquistare il consenso dell’associazioni Italiane. Bisogna partire da quest’ultime. Proviamoci. Antonio De Matteo Milano