Carissimi amici e lettori casuali,
con l’emozione nel cuore e la strizza dove sapete immaginare, vi invio questo breve e per me risolutivo saggio del compagno e amico fraterno Adriano Sofri. Vorrei che tanti, tantissimi, di voi, toscani o non toscani si riconoscessero in queste riflessioni.
Un abbraccio a tutti
Sergio
La Toscana e il voto utile
La mia risposta a Tommaso Fattori (la sua a me la trovate qui) sulle elezioni regionali toscane e “Toscana a sinistra”, e in genere l’ “elettoralismo di sinistra”
Caro Tommaso Fattori, e care e cari militanti di Toscana a sinistra, ho tardato un po’ perché ero effettivamente disinformato sulla situazione della campagna elettorale toscana e sulla vostra posizione in particolare. Il mio commento originario ripeteva una convinzione antica e solida, che alle elezioni si partecipi non per realizzare i propri ideali, ma per sostenere il contesto istituzionale a loro più favorevole e per sventare quello più esiziale. Confondere i due piani è una sciocchezza che si vorrebbe dire generosa se non avesse un passato più che secolare a dichiararne i disastri. In uno dei commenti mi si chiedeva: Ma allora io che non voglio una nuova pista all’aeroporto che cosa posso fare? Non so: per esempio, sdraiarti sulla pista finché non ti portino via di peso.
Avevo obiettato a due posizioni da te sostenute nella “lettera alle Sardine”, rispetto alle elezioni in Toscana. La prima, che le liste di centrosinistra e di centrodestra, e i loro candidati alla Presidenza, il democratico Giani e la leghista Ceccardi, si equivalgano. La seconda, che il risultato sia già scritto, e sia la vittoria del centrosinistra e di Giani. La prima convinzione, dell’equivalenza di quei due schieramenti, è per voi decisiva, mentre la seconda ne è un corollario. Ma che fra il centrodestra e il centrosinistra, e fra i loro candidati, non ci sia differenza – per esempio sull’Europa – è una sciocchezza così madornale che non farò a voi né a me il torto di discuterla. Invece discuterò il corollario, per mostrare come sia, oltre che campato in aria, strumentale al fine di attirare alla vostra lista il numero maggiore di voti, indifferentemente al risultato d’insieme. Mi metto nei vostri panni per averli indossati a mia volta. Avete un ostacolo soprattutto: il voto utile cosiddetto, cioè la preoccupazione di elettori, consapevoli della differenza fra le due coalizioni maggiori, di sventare la vittoria della candidata leghista, oltre che del rischio di dissipare un voto dato a voi, giacché non è affatto certo che riusciate a superare la soglia del 5 per cento. (La superaste nella scorsa elezione regionale, eleggendo due consiglieri, ma questa volta alla vostra lista è mancata una parte rilevante delle formazioni che componevano LeU e che allora vi sostennero compattamente). Quando assicuri così perentoriamente che “la Toscana non è contendibile dalla destra di Salvini” (l’hai ripetuto su Repubblica, 1° agosto), e che il risultato è scontato, tu intendi togliere ogni richiamo al cosiddetto voto utile. C’è un primo problema, del tutto pratico, contabile: mentre scrivo, i sondaggi, che voi conoscete senz’altro meglio di me, sia pubblici che “riservati”, registrano il contrario. Qualcuno dice che fra centrosinistra e centrodestra lo scarto è minimo, e contenuto nel margine di errore previsto. Qualcun altro – non “commissionato da Renzi” – dice addirittura che il voto per i partiti vede il centrodestra avanti, mentre il voto per i candidati presidenti vede avanti Giani rispetto a Ceccardi, ma di pochissimo. Dunque state vendendo agli elettori la pelle di un orso in libertà. Giusto essere scettici sui sondaggi, che sono una caricatura della democrazia, ma anche le caricature dicono qualcosa sui loro soggetti. E informano anche di una forte dose di disaffezione al voto, che non può che essere rafforzata dalla convinzione che “tanto, la partita è giocata”. Un’astensione maggiore sarebbe più sfavorevole al centrosinistra e a un suo candidato di lungo corso come Giani, denunciati come i continuatori di un potere regionale usurato, renitente all’innovazione. Al contrario, gli elettori che apprezzino una lista di minoranza militante come la vostra, ma anche un’opposizione come quella leghista-postfascista-berlusconiana che proclama di voler espugnare la fortezza toscana, sono presumibilmente più motivati ad andare a votare. (Nella vittoria più umiliante e più triste della Lega in Toscana, quella al Comune di Pisa, l’astensione forte e rancorosa perfezionò il disastro delle rivalità a sinistra). Per rincarare il punto, voi aggiungete che non solo Ceccardi e Giani pari sono, ma che Giani e la sua coalizione sono i più affidabili per i veri “centri di potere”, cosicché non sono nemmeno pari, ma è Giani e il centrosinistra a servirli meglio. Se gli argomenti che ho brutalmente riassunto tengono, permettono di aggiungere una correzione piccante alla tua pretesa dell’equivalenza di centrodestra e centrosinistra: cioè una certa predilezione per la prevalenza del centrodestra. Che non discende solo dall’idea appena citata, che è il centrosinistra a fare meglio al caso dei padroni. L’altro giorno, quando hai risposto alla mia Piccola posta sulla tua lettera alle Sardine, ti ho indirizzato poche righe in cui, quasi per scherzo, ti chiedevo: “Tu preferiresti prendere l’11,7 per cento e Ceccardi presidente della Toscana, o il 6,3 e Giani presidente?” L’ipotesi maliziosamente paradossale coincide di fatto con una idea della partecipazione democratica da una che trovo in una studiosa autorevole, e importante per il vostro movimento e in generale per i movimenti sociali, come Donatella Della Porta. “Come insegna Pizzorno, il voto non è razionale ma identitario”. (Pizzorno insegna che sia così, non che debba esserlo, no?) “Chi ha candidato Giani ha favorito Ceccardi, ma anche chi ha candidato Ceccardi ha favorito Giani… Le sardine possono funzionare in sostegno a Bonaccini, ma non in sostegno a Giani”. Dubito però che sarebbe andata diversamente con Bonaccini, o, per esempio, con il Rossi che ha completato le due legislature: era anche lui “la destra”? Immagino che Della Porta, convinta fautrice della democrazia diretta, “dal basso”, che credette di vedere sperimentata dai 5 Stelle, non si rassegni a una mediazione fra pratiche sociali e proiezione elettorale.
E’ così che un complesso di esperienze e idee pur lontanissime dal voluttuoso proclama secondo cui “destra e sinistra non esistono più”, e invece radicate in un impegno di sinistra dell’uguaglianza, dei diritti, della conversione ecologica – nel caso di Toscana a sinistra da Genova 2000 al Social Forum fiorentino al referendum sull’acqua, ai Fridays for Future – finisce con l’indifferenza all’alternativa fra Ceccardi e Giani. Sciocchezza, l’ho detto, da non discutere nemmeno. Per ribadirla, ancora l’altroieri hai esemplificato: “Giani ha detto: farò un inceneritore anche a costo di portare i carri armati. Ceccardi ha rilanciato: dobbiamo farne tre”. Giani smetta di giocare coi carri armati, all’età sua: ma anche quando la differenza si riducesse davvero solo a una questione di quantità, come non è, un inceneritore è meno peggio di tre inceneritori. Tre volte meno peggio.
Mi sono astenuto dal maramaldeggiare su debolezze, vizi e miserie del “centrosinistra”: li do per noti. E non ho parlato dei “contenuti”, dirai tu. Infatti, perché non sono il punto decisivo. Penso che sarei più o meno d’accordo sui “contenuti” del programma di Toscana a sinistra. Ma non credo affatto che il loro perseguimento dipenda dal voto regionale, se non indirettamente, e trovo una boutade propagandistica il proposito dichiarato da Toscana a sinistra di andare al ballottaggio lei con la lista del centrosinistra, e tu Fattori col candidato “di destra” Giani. I “contenuti”, la cui efficacia dipende dalla pratica sociale, possono ricevere una forza relativa nel governo della regione quanto minore sarà il peso di partiti retrivi come quelli che compongono il centrodestra. Mi hai fatto rilevare l’attivismo nel consiglio regionale della formazione tua e di Paolo Sarti (persona che conosco e stimo), che si è tradotto nella presentazione di 18 proposte di legge di cui 3 approvate, oltre che di una quantità di ordini del giorno e mozioni. Questo, poco o tanto che sia, è avvenuto nella Toscana presieduta da Enrico Rossi. Avverrebbe altrettanto o meglio nella Toscana di Ceccardi? “Toscana a sinistra” gioca una partita arrischiata, e allo stato delle cose un’opinione neutra non darebbe per probabile il suo superamento della soglia. Io non suggerirei certo a un movimento indipendente di rinunciare a presentarsi per non fare, come si dice, il gioco del nemico, tanto più quando si scambiano così alla leggera i nemici. Ho un privilegio: non sono candidato a niente (non lo sono mai stato in vita mia) e non ho pregiudizi personali, al contrario, una personale amicizia per molti di voi, da Antonella Bundu a Tomaso Montanari. La legge elettorale prevede un voto disgiunto: elettrici ed elettori che non vogliano astenersi e non vogliano rischiare di sprecare il voto, possono darlo alla lista di sinistra e al candidato presidente del centrosinistra. Tu, Fattori, avresti una preferenza personale in meno, ma potresti rassegnarti, chiedendoti che cosa ne faresti. E dunque rivedendo gli argomenti di una campagna che, come sai, ha anche e anzi soprattutto un rilievo politico nazionale, e che farà leggere nel risultato del centrodestra e di Ceccardi il risultato di Matteo Salvini. Auguri.
Adriano Sofri
Comment
Io non ho paura né tantomeno sono deluso nel confessare che non credo più nella rivoluzione del proletariato. Gli ideali dell’essere umano si verificano strada facendo e quelli in cui io credevo si sono rilevati, almeno ai miei occhi, non credibili e non realizzabili. Io pensavo che il comunismo di Carlo Marx fosse la panacea per trasformare la nostra società rendendola giusta, democratica e più solidale; invece ho verificato che i regimi comunisti, realizzati nelle varie parti del mondo, che cercavano di adottare la filosofia marxista e leninista, sono crollati miseramente senza lasciare tracce nella storia umana, anzi spesso facendo spazio a regimi autoritari di segno opposto. Ho cercato di capire il perché della mia delusione ed ho scoperto, rassegnandomi e quietandomi, quanto segue. Agli esseri umani sono necessari per vivere sufficientemente tre cose fondamentali: la competitività, la libertà di parola e la dignità. L’algoritmo comunista negava e nega i principi ora citati. Si è limitato a sostituire il “padrone” con il funzionario di partito aggravando la situazione: i funzionari utilizzavano tutti lo stesso algoritmo a differenza dei padroni. Inoltre ha soppresso la libertà di parola e la competitività: non era possibile avere idee diverse da quelle del regime comunista e diventava reato competere. Gli umani in queste condizioni perdono la loro dignità: tutti diventiamo semplici esecutori di ordini atti a rispettare un dogma. Io penso ancora che gli esseri vivendi, a cui noi apparteniamo, nascono liberi ed uguali e dovranno vedersela con il bene e il male, due pilastri dell’esistenza nostra che non si possono eliminare ma solo controllare ed equilibrare. A 71 anni di età, il mio percorso di vita e’ quasi finito; ma ho raggiunto la seguente certezza: il modo migliore per gestire la nostra società è quello adottato dalla nostra democrazia rappresentativa, nonostante tutti i difetti e le contraddizioni che ogni giorno bisogna cercare di correggere. Mi piacerebbe conoscere il parere sulle mie conclusioni di vita, di due rivoluzionari, come Adriano Sofri e Sergio Staino, che da giovani hanno provato a realizzare la rivoluzione e Sofri Adriano ha pagando duramente per il suo tentativo. Naturalmente il mio parere conta poco: Sergio Staino ed Adriano Sofri hanno scritto una parte della storia umana, io umilmente ho solo contribuito a spingerla avanti. Grazie comunque a tutti coloro che mi leggeranno e soprattutto a chi vorrà farmi conoscere le sue idee sulla argomento trattato. Buona giornata a tutti.Antonio De Matteo Milano