Gino Strada che dà dello “sbirro” a Marco Minniti è la certificazione — ce ne fosse ancora bisogno — della morte della sinistra italiana. Scissa in due parti mai più unificabili: una virtuosa ma spocchiosa, l’altra realista ma compromessa. A segnare l’irreparabilità della situazione l’uso della parola “sbirro”, che è del gergo malavitoso e curvaiolo, carica di un disprezzo (umano, politico) senza appello.
Non esiste più luogo di dibattito, tanto meno di riconciliazione, tra questi due stati d’animo. Nel Partito comunista convivevano gli stalinisti e i movimentisti alla Ingrao, gli statalisti e gli autonomisti (nella Democrazia cristiana Dossetti e Scelba, nella Chiesa i giovannei e i lefebvriani). Oggi è guerra per bande, odio libero di sprigionarsi, nessun contenitore è in grado di assorbire questi gas tossici. Come quelli che conservano in casa certi semi perduti, e certe memorie consumate, mi rendo conto di vivere, e forse di sopravvivere, da ossimoro. Verso da secoli il mio otto per mille a Emergency ma non vorrei Gino Strada come ministro degli Interni (né Minniti a ricucire gli sbudellati di guerra). Sono sicuramente incoerente, ma nel mio cortile, forse solo nel mio cortile, la sinistra esiste ancora.
La Repubblica, 7 settembre 2017
9 Comments
Mi scrive via mail Alessio Lega
Vedi che trascinati dalla foga e dall’autocompiacimento tutti (ma proprio tutti) dicono inesattezze?
A me risulterebbe che l’otto per mille si possa destinare solo alle confessioni religiose.
Un lapsus evidentemente – immagino che Serra alludesse all’istituto del “cinque per mille” – ma i lapsus come si insegna, sono rivelatori di un’interiore confusione.
Quanto a medici che si sono occupati di politica non c’è solo Gino Strada, ma mi vengono in mente anche Che Guevara e Salvador Allende, e benché nessuno dei due fosse anarchico come me, e anzi uno fosse rivoluzionario e l’altro riformista, io preferirei l’uno e l’altro al ministero degli interni.
Ti abbraccio tanto Sergio
A.
Mi scrive via mail Ernesto Trotta
Cari Sergio e Michele,
dobbiamo nostro malgrado prendere atto che questa divisione esiste, ed è inconciliabile, già da tempo immemorabile (ben oltre un secolo).
Che in altri tempi essa paresse coesistere e convivere dentro la stessa struttura è il frutto, da una parte di una certa distorsione ottica della storia (le cose di oggi ce le abbiamo sulla pelle e bruciano di più), dall’altra del fatto, molto più concreto, che oggi la sinistra governa, si prende (deve prendersi) responsabilità dirette, senza nessuna intermediazione, non può nascondersi dietro i sempre splendidi programmi di opposizione ed in questo dimostra, ahimè, una tragica impreparazione.
Esplode così la dicotomia tra il sogno e la realtà, tra l’idea astratta e la pratica, tra l’assoluto ed il relativo.
Dovunque la sinistra ha acquisito familiarità con il governo ed il potere, si è immancabilmente creata una frattura inconciliabile con chi quelle responsabilità rifiuta, rifugiandosi dietro la sedicente purezza dell’ideale.
Dove si vuol tenere insieme la frattura a tutti i costi, lì non si governa e quindi governa la destra.
Il chirurgo Gino Strada non capisce nulla di politica e reagisce un po’ infantilmente pensando che, come si ricuce una ferita, così si può ricucire o ricostruire una società.
Spero che continui col suo apprezzabile lavoro di chirurgo e gestore di ospedali e che limiti le sparate un po’ patetiche come quest’ultima (non è peraltro la prima: ricordo la posizione sul referendum, l’astensionismo alle elezioni politiche, il pacifismo assoluto e l’antimilitarismo radicale). Visto il carattere dell’uomo, ci credo poco.
Una sinistra di governo deve imparare a convivere con queste posizioni, senza farsene condizionare più di tanto e cercando di non farsene danneggiare.
Il rischio infatti è che, per correre dietro all’impossibile, non si faccia ciò che è invece possibile e si lasci quindi governare gli altri.
Noi dobbiamo abituarci a questa contraddizione e, essendo intellettualmente onesti, dobbiamo cercare di prendere dal radicalismo ciò che può essere tradotto in attività di governo e lasciare i sogni ai sognatori.
È difficile, certo, ma vogliamo rinunciare a provarci?
La destra è molto più cinica, la DC viveva solo per il potere, era una macchina di potere e non si faceva certo tanti scrupoli.
Noi ce li facciamo, ma non per questo dobbiamo fermarci.
Coraggio.
Un abbraccio.
Ernesto Trotta
Mi scrive via mail Alvaro Fedeli
Secondo me la rottamazione fu l’inizio. La mancanza assoluta di dialogo di Renzi con determinate persone del PD. Come se Renzi aspettasse da tempo questa occasione ,iniziata platealmente “con la notte dei lunghi coltelli” contro Prodi. La rottamazione di Renzi è stata una provocazione continua cercando di accusare gli epurati di vetero comunismo. Renzi ha continuamente cercato la provocazione per così stigmatizzare le persone e poterle allontanare dal PD. Questi epurati si sono fatti sorprendere forse da un eccesso di orgoglio e così sono caduti nella trappola renziana. (mia modestissima interpretazione).
Mi scrive via mail Tomaso Montanari
Tutto giusto. Mi deve però spiegare perché preferisce la sinistra che lui stesso definisce ‘compromessa’ (con l’ingiustizia, la corruzione, la prepotenza dei forti contro i deboli, aggiungo io)…
Mi scrive via mail Claudio Corticelli
Sergio oggi sono d’accordo con te, Gino Strada è strabico
hai ragione è la crisi della sinistra ma esiste da molto tempo
poi credo invece che Minniti faccia molto ma molto bene
accogliere si va bene, ma con molta attenzione, e poi investire in africa in posti di accoglienza, scuole ospedali farmacie ospedali piccole attività
non possiamo accogliere tutti
e poi le navi ong non possono sta lì a favorire l’esodo
ciao
Claudio
Commento via mail di Sergio Materia
Caro Sergio,
certo siamo tutti d’accordo con Michele Serra, ma non è una novità che la sinistra sia fatta di tanti pezzi in conflitto tra loro. Anzi, è la storia di tutta la sinistra dal dopoguerra in poi.
Il linguaggio di Gino Strada però con la sinistra non c’entra niente, ha qualcosa di violentemente antagonista, sa più di malavita e di mafia che di politica. Abbiamo letto la bellissima lettera di Franco Quercioli dall’Isolotto che parlava del gran bisogno di rispetto reciproco.
E allora? Allora mi pare che Serra sia un po’ troppo buono con Gino Strada, un po’ troppo equidistante. Del suo smarrimento di cui ci parla siamo dispiaciuti, ma a Strada bisogna rispondere che quei toni non se li può permettere. E basta.
Minniti e il PD sono di fronte ad un dramma politico e forse anche personale. Più che governare l’immigrazione, devono (purtroppo, mille volte purtroppo) contenerla.
Forse Strada non ha presente gli umori della gente. Non sa, non capisce che il razzismo ha fatto presa ed è sdoganato, che ormai i fascisti aumentano i consensi in nome della lotta al diverso? Molti italiani sono sempre più quel popolo “degenerato, ridicolo, mostruoso, criminale” di cui scriveva Pasolini nell’articolo delle lucciole.
Le prossime elezioni saranno un bagno di sangue per il centrosinistra, ne sono convinto, e le destre peggiori vinceranno proprio cavalcando il tema dell’immigrazione. A meno che non si riesca, in questi mesi che restano, a dimostrare di saper contenere il fenomeno migratorio e a ribattere alla propaganda leghista.
Mi aspetto l’obiezione: non si può cercare consenso sulla pelle dei dannati della terra. Lo so e penso lo sappia anche Minniti.
So anche che secondo l’art. 13 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948 “ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio Paese”. Dunque emigrare è un diritto. Da regolare, ma è un diritto.
Ma il dramma è proprio questo: dovresti accogliere tutti, ma se lo fai perdi e lasci il campo alle destre. Non solo in Italia ma in tutto l’occidente l’elettorato si sposta a destra sul fenomeno migratorio. Se da noi la destra vince sarà durissima anche per chi è già qui. Se la destra vince (e ci metto anche i Cinque Stelle) le politiche migratorie e non solo quelle saranno di stampo reazionario e di chiusura, di stigmatizzazione del diverso e di discriminazione. Altro che ius soli.
C’è un solo modo per provare ad evitarlo ed è quello che sta facendo Minniti. Il quale non ha parlato a caso quando ha detto – da ministro degli Interni – di avere temuto per la tenuta democratica del paese. Come dire: attenzione, non lasciamo il campo ai fascisti di ogni risma, non gli permettiamo di soffiare sul fuoco, quello che stiamo facendo è purtroppo necessario. Brutto, ma necessario.
Ciao Sergio, grazie.
Sergio
Commento via mail di Giovanni Falaschi
Caro Sergio,
quella di Strada quando l’ho letta mi è parsa un po’ forte. Però da lui c’era da aspettarsela. Se ci interessiamo bene della situazione degli emigranti in Libia e in Marocco e se la UE non li abbandona nei loro paesi, la scelta di Minniti può andare bene. Ma accadrà quello che speriamo? Ne dubito perché questo significherebbe pestare i piedi a molti, soprattutto ai regimi dittatoriali dell’Africa e ai loro scagnozzi, ai trafficanti…significherebbe rivedere tutta la politica dei paesi più sviluppati nei loro confronti. Mi pare una grossa impresa, che dovrebbe coinvolgere tutti. Ce la faremo? E’ l’obiettivo del domani, di quello che io però non vedrò. Un po’ d’ottimismo, perdio!
Giovanni
Commento via mail di Carla Vistarini
Caro Sergio,
leggo sempre con attenzione le tue email, ma partecipo poco ( nulla in verità) al dibattito che ognuna di loro apre o potrebbe aprire.
Se può interessare, cerco di spiegare perché.
Quest’assenza, questo silenzio, nasce da una rassegnazione senza appello, da un distacco irredimibile nei confronti di quella che Serra definisce con puntualità “spocchia virtuosa” della sinistra. Di quella che ha fatto un santo di una persona che dice “sbirro” con quella sprezzatura da nobilastro valvassino medioevale o da capoclan impenitente e certo che nessuno oserà opporglisi; che stabilisce chi sono i “buoni” e chi i “cattivi”( ci mancano solo i simboli cuciti sui vestiti della gente, come nei lager). Quella spocchia virtuosa che sputa in faccia a chi “difetta” ai suoi occhi, di qualcosa. Quella spocchia virtuosa dell’ortodossia che schiaccia i dissidenti, che anima i maiali della Fattoria degli animali di Orwell; che rasenta il culto della personalità e uguaglia il fanatismo religioso o la mania di onnipotenza.
Quella spocchia virtuosa che fa di alcuni degli intoccabili. Persone che semplicemente non si possono criticare neanche fosse un sacrilegio. Persone che assurgono per l’appunto al ruolo di santi laici, crociati, che vanno venerati e seguiti come oracoli, qualsiasi sciocchezza dicano o facciano.
E se la fanno fuori dal vaso,ogni tanto, ma molto fuori, così fuori che tracima tutto, ebbene, che fa? Loro possono.
Tutto ciò è grottesco. Per non dire ridicolo.
Gino Strada ha detto un’idiozia feroce, ottusa, classista e razzista, eppure nessuno lo ha stigmatizzato apertamente. Si biascica un po’ qualcosa sottovoce, rispettosamente. Come tra le pieghe di un conclave dove un cardinale candidato papa si sia fatto scappare un rumorino intestinale, che tutti fanno finta di non sentire.
Anche Serra, che pure, onore a lui, ci prova a esprimere la sua costernazione, lo fa in punta di piedi e di penna, con la leggiadria riservata a chi, criticato, potrebbe far incorrere nel reato di vilipendio.
Si muore, così.
Perdonami la chiarezza, ma credo che un bagno di verità e chiarezza, all’interno, e verso l’esterno, sarebbe l’unica e forse l’ultima medicina per far uscire la “sinistra” dall’agonia. Insieme a delle belle, lunghe e salutari passeggiate fra la gente, senza scorte, a piedi, nei meandri di questi nostri tempi disagiati e tristi, dove le persone si sentono sole e abbandonate, in una galassia remota dove si fa fatica a vivere la vita quotidiana.
Un caro saluto,
Carla Vistarini
Commento via mail di Francesco Dammicco
Ciao Sergio, questa volta non sono d’accordo né con te, né con Michele Serra.
Non mi sento come voi equidistante tra Strada e Minniti, anche se in realta’ la vs. critica e’ a Strada. strada che rompe l’unita’ della poca sinistra rimasta. Io una sinistra senza un progetto non riesco a capire a cosa serva.
Minniti interpreta l’uomo forte, quello che da medico non pietoso, usa il bisturi sulla scia delle scelte di una Europa anche essa senza progetto.
L’unico progetto chiaro e’ quello di frenate il populismo montante respingendo i migranti dalla poverta’ o dalle guerre.
Entrambe cause prodotte dall’occidente ricco.
Vogliamo credere che tutte le testimonianze di violenze, stupri , richieste di riscatto a danno dei migranti in Libia siano una invenzione di MSF o di Emergency? (Vedi i giornali di oggi 8/9/17) . D’altra parte anche molto popolo di “sinistra” ormai pensa che non possiamo occuparci di tutti i poveri del mondo. E quindi diamo i soldi alle milizie libiche e facciamoglieli pur tenere li. Un po’ di polvere sotto al tappeto e staremo meglio.
Sergio non sono un nostalgico di D’Alema. Penso da anni o decenni che una sinistra senza una idea di stato, di societa’, sara’ succube del “capitale” o inseguira’ una opinione pubblica manipolata. Una societa’ liquida, senza piu’ punti di aggregazione e formazione collettiva: sezioni di partito, oratori, collettivi studenteschi, associazioni di territorio, cambia opinione seguendo il vento, le macchine del fango che usano tutti i media vecchi e nuovi per spostare l’attenzione della societa’ su priorita’ che fino a poco prima non lo erano.
Mi fermo qui. Spero di averti chiarito il mio punto di vista.
Ciao e grazie per le tue mail che leggo (quasi) sempre.
Ciao
Francesco Dammicco