Se sapeste con che bella stanchezza si torna da una manifestazione a Macerata. Abbiamo camminato, a lunghe soste e piccoli passi per non urtarsi in una fiumana che non aveva cordoni e scorreva alla rinfusa. L’Italia si divide in città di pietra e marmo e città di mattoni – e città in cui mattoni e marmo si sfidano dirimpetto, come a Siena. Quelle di mattoni si dividono fra il rosso e il chiaro: Macerata è di mattone chiaro. Abbiamo fatto il giro intero delle mura, non tre volte come nell’Iliade, solo una. Così lenta da diventare una specie di visita a mura, torrioni e porte, che hanno conservato molto della loro struttura, fra ’300 e ’500, costruita “a scarpa”, cioè inclinate dal basso verso l’alto per rendere più ardua la scalata agli invasori. Veniva da studiarle con occhio di invasore le mura e le porte, presidiate da ranghi di polizia e carabinieri: come si fa a conquistare il cuore di una città? Bisogna prima di tutto contare su qualche cittadino traditore o transfuga, che rinneghi le difese intestine: i locali pubblici chiusi per ordinanza dalle 13, niente trasporti urbani, qualche negozio con porte e vetrine protette da tavole inchiodate, e perfino le chiese, chiuse per disposizione vescovile, “compresi il catechismo e le messe vespertine”. Le scuole erano state chiuse per il giorno intero, “ed è la ragione per cui sono qua – mi dice una insegnante delle superiori – benché avessi anch’io un po’ di paura. Noi accompagnamo i ragazzi al nuovo museo dell’emigrazione, qui a Recanati. 700 mila marchigiani che se ne andarono fra ‘800 e ‘900, migranti economici li chiameremmo oggi: e poi chiudiamo le scuole perché c’è un pomeriggio in cui si manifesta contro una caccia all’uomo nero”. Nel corteo una giovane maestra di Treia, comune vicino di 10 mila abitanti, mi ha detto che nella sua scuola d’infanzia i figli di immigrati, operai maghrebini quasi tutti, sono il 35 per cento. Insomma, le quinte colonne maceratesi sono più numerose di quanto facessero ritenere le cronache. Per esempio i membri del Gus, il Gruppo nonviolento di umana solidarietà che avevo incontrato tanto tempo fa in Bosnia e ritrovato in Kurdistan: partecipano proficuamente dei loro progetti il ghanese Wilson e il nigeriano Festus, due delle persone che sono state colpite dalla sparatoria di Traini. Il Gus ha un motto tolto alle ultime parole di Alexander Langer: “Continuiamo in ciò che è giusto”. Maceratese è il centro Sisma, fondato nel 1997 dopo il terremoto, promotore decisivo della manifestazione, con gli altri centri marchigiani. E ci sono le persone singole, come me, cane vecchio e sciolto col privilegio di andarmene su e giù lungo tutto il corteo e fare una scorpacciata di facce fogge e colori. E bandiere: tante e per lo più sconosciute a me. Mi accorgo di una proliferazione che ha trasferito sulle bandiere la voga delle scritte e delle sigle sulle magliette o sui tatuaggi: non mi importa niente di bandiere e sigle, sono altrettanti colori, sventolano, per fortuna non piove, va tutto bene. Anche degli slogan mi importa poco: non è stagione creativa, quanto a slogan, direi. Non vengono nemmeno scanditi tanto. Il principale, “Siamo tutti antifascisti”: l’ho detto, non granché. C’è un sentimento comune, almeno per un giorno, che non si coagula ancora, e forse non lo farà. Non è un caso che i fotografi si siano concentrati sul giovanotto che ha scritto sul suo cartello: Volemose bene.
Poi Macerata è anche “Città di Maria”, perché la Madonna vi apparve, a una donna albanese, per giunta. Dunque studio le mura scarpate e i bastioni e mi chiedo che cosa significhi questo nostro involontario carosello storico, richiamato dal pietoso orribile destino di una ragazza più straniera degli stranieri e dall’impresa di un frastornato forse curabile del suo fascismo e leghismo e razzismo e sessismo, se l’accoglienza offerta all’impresa non l’avesse gonfiato dell’orgoglio dei terroristi. Pensate alle circostanze di questo tempo elettorale: il candidato leghista per la Lombardia (nessun paragone, sia chiaro) si lascia sfuggire un “razza bianca”, poi lo avvertono che l’ha fatta grossa e chiede scusa, è un lapsus (il lapsus sta alle parole come il raptus ai fatti), poi qualcuno dei suoi scopre che nella Costituzione si nomina la razza, sia pure per sancire che non debba mai essere evocata per discriminare, e lui si galvanizza e proclama di non aver mai toccato un tal record di popolarità come grazie alla “razza bianca”. Anche l’energumeno piscofisico fascista di Macerata non avrebbe mai sperato un successo simile, e nemmeno il suo avvocato. Nessun paragone, dico sul serio, se non per il contesto: dire razza bianca è molto brutto e sparare sui neri è ributtante, ma il contesto, quello che i media corrono a misurare – siete favorevoli, contrari o non so – è quello che conta. Il contesto è il fascismo. Dunque torno sui miei passi attorno alle mura, sto domandandomi che cosa pensano quelli di dentro. Girare in migliaia attorno alle mura vuol dire due cose: o cingere d’assedio la città asserragliata o farle attorno un girotondo di corteggiamento. Gli slogan, la musica, i canti servono solo a capire questo. Ora, prima che siate stufi di leggermi, dirò che ho sentito di una canzoncina che augurava le foibe solo al ritorno da Macerata. Eppure, l’ho detto, sono andato su e giù per il corteo e già prima, per ore, mentre si preparava. Ho fatto un buon tratto anche in mezzo al gruppo che le cronache indicano come quello della canzoncina, e finché ero là non ho sentito niente che la evocasse e se l’avessi sentita avrei reagito senza esitazione perché so bene, fin da bambino, che cosa sono le foibe. Quando scrivo, domenica – ho dormito perché si torna con una bella stanchezza da Macerata e perché ho guardato Sanremo e sono stato premiato dal monologo di Favino che sembrava un’appendice della manifestazione – ho interpellato altri che erano là e non ne ho trovato uno che avesse sentito gli slogan sulle foibe. Lo scrivo non perché dubiti che siano stati detti e cantati, dal momento che persone (provvisoriamente, spero) o ignoranti o stupide non mancano, ma perché la loro incidenza sulla manifestazione è stata irrisoria mentre nelle cronache è soverchiante. Qualcun altro ha anche voluto denunciare il disinteresse dei manifestanti verso lo scempio della giovane Pamela: al contrario, nella manifestazione la rivendicazione della libertà delle donne e del corpo delle donne ha avuto una parte cruciale. Dunque, stavamo assediando o corteggiando la città? Un ragazzo ha gridato nel microfono, e non era un appunto preparato, dev’essergli venuto dal cuore: “Aprite le finestre, sentite che aria pulita”. Finestre aperte ce n’erano, sull’altro lato, e del resto dalle mura non ci si affaccia, ma dove si poteva, dai parapetti, c’era tanta gente, e anche una mimosa e una forsythia fiorite. Anche un carabiniere non di quelli in assetto speciale, uno di mezza età, un carabiniere di famiglia, aveva posato il cappello sul parapetto e guardava la gente sfilare con una certa simpatia professionale, mi è parso. Ma la risposta risolutiva alla domanda l’ho trovata, mi illudo, a metà corteo, guardando in su dove il muro si interrompeva e continuava con una rete di fil di ferro a cingere un giardino – ostello Ricci, si chiama – e dietro un prete guardava in giù con un’aria attenta e bruscamente si è tirato indietro ed è scomparso. “Il vescovo”, ha detto una delle signore di Macerata con cui in quel tratto mi ero mescolato. “Si nasconde”. Be’, non voglio abusare dei luoghi comuni ma mi era sembrato che l’uomo nero col collettino bianco guardasse al corteo come certi bambini di buona e rigida famiglia guardano ai loro coetanei che giocano per strada. Oppure, magari perché la rete metallica ricordava una grata, come certe suore di clausura possono guardare le ragazze del coro: un vescovo di clausura. Nazzareno Marconi, di un’infornata 2014 di papa Francesco che ha promosso preti bravissimi compreso qualcuno di mia amicizia carceraria: magari anche questo è bravo. Ha deciso di chiudere le chiese: come gli è venuto in mente? Le chiese, anche per chi non è cristiano, o non lo è più, sono un luogo consacrato al rifugio, e poi quelle storiche hanno almeno due entrate e soprattutto due uscite: in Polonia tanto tempo fa mi veniva dietro la polizia comunista e grazie alla buona dimestichezza infantile entravo nelle chiese e sgattaiolavo fuori dall’altra uscita e li seminavo, anche perché erano comunisti ma grassi e lenti e soprattutto polacchi, dunque perdevano tempo a inginocchiarsi davanti alla Madonna e segnarsi (ero lì per il vescovo Wojtyla, a proposito). Il vescovo Marconi ha detto al suo gregge di chiudersi in casa, pregare perché si sconfigga il flagello, che tale è, della droga, ed esporre un lume acceso sui davanzali. Ho letto il suo commento all’indomani della manifestazione, non si poteva pretendere che abiurasse, ha menato un po’ il can per l’aia, il vangelo insegna a prendersela col peccato e non col peccatore eccetera, ma ha concluso con una frase che merita di essere citata perché è, deliberato o no, un riconoscimento sulla manifestazione: “Perché se a tutti, vescovo compreso, qualche volta saltano i nervi, abbiano almeno diritto alle attenuanti generiche”. Così sia. Qualcosa del genere vorrei poter dire del sindaco di Macerata che deve aver oscillato anche lui fra la tentazione di chiudere tutto – cui ha ceduto – e quella di entrare nel corteo, come il ragazzino che vede i coetanei giocare e lui no: “Col cuore ci sarò”, era arrivato a dire alla vigilia, a un passo dal traguardo. C’erano le sue vicesindache, compagne di Pd. Vorrei dire al sindaco due parole fraterne su un dettaglio trascurato dai manuali di storia. Quando si chiude tutto per paura o per ostilità a un grande raduno bisogna, visto che si amministrano corpi – le anime sono del vescovo e dei lumini – occorre figurarsi l’eventualità che lungo tante ore e in un giorno freddo gli esseri umani (c’erano anche parecchi cani, ma per loro è più facile) dispongano di un gabinetto. Tutti, anche i carabinieri e i poliziotti speciali. All’arrivo a Macerata sono entrato in un ristorante giapponese appena fuori mura e lì coi miei compagni, Sergio Staino e Antonella Bundu, sono stato a riscaldarmi e mangiare e aspettare l’ora. Ho chiesto ai gestori se avrebbero tenuto aperto e loro, con l’aria di giustificarsi, hanno spiegato: “Avevamo già le prenotazioni, dobbiamo rispettarle”. Benedetti: nel tempo in cui eravamo lì parecchie forze dell’ordine, nel loro ingombrante assetto, sono venute a chiedere gentilmente di usare il gabinetto, con la nostra piena solidarietà. In un giorno antirazzista, quando si dice che, Dio o madre natura, siamo tutti uguali, bisognerebbe tenerne conto. Caro sindaco, durante la manifestazione è successo che delle signore siano ricorse ai cespugli di passaggio, discretamente protette. Volevo dirglielo, tanto più per una manifestazione alla fine autorizzata, e anche al ministro Minniti. Al quale però vorrò riservare considerazioni apposite in una prossima circostanza.
Faceva freddo, abbastanza. Una donna giovane ballava tutto il tempo, le ho chiesto: “Balli perché hai freddo?” “Ballo perché sono felice di essere qui”, ha risposto subito, ballando. Bisogna dire anche questo, di una manifestazione che segue una doppia tragedia umana e civile, che era seria, drammatica e insieme fiduciosa e allegra. Era stata seminata paura a piene mani. Nel corteo non c’è stato un momento di tensione. Io, cane già non sciolto e ora spelacchiato, pensavo a che cosa avrebbe significato una provocazione per un tragitto così stretto e senza vie d’uscita e inerme e, tranne un po’ in testa, deliberatamente sparpagliato. Mi sono abituato a luoghi in cui si viene frugati da capo a piedi e il fantasma dell’attentatore suicida incombe: qui è arrivato chiunque, alla rinfusa. C’erano ragazze e ragazzi, soprattutto. Ma anche vecchi, come me che ho fatto tanti incontri grati e scambiato ricordi, ma brevemente, una frase al massimo. Come con Marco Revelli, perché in un giorno e un posto così viene da ricordare Nuto e da immaginarne i pensieri. C’erano tanti dell’Arci, della Cgil, della Fiom e dei Cobas, di Libera, dell’Anpi, di Emergency, dei partiti in lizza – Liberi e uguali, Potere al popolo, i verdi di Insieme, Magi e Più Europa, gente del Pd. Senza i centri sociali la manifestazione non si sarebbe fatta. C’era Lidia Menapace, e mi dispiace di non averla salutata perché ha 93 anni ed è brava da tanto tempo e anche lei mi ricorda Alexander Langer. C’erano uomini giovani africani, venuti da lontano o usciti da giorni di incubo nella città. Liberati. In libertà provvisoria?
9 Comments
Certamente vi sarete sentiti in pace con la coscienza, certamente avrete vissuto momenti emozionanti, come ai bei tempi in gioventù, quando si manifestava e poi si tornava a casa a fare l’amore con il proprio partner (per la verità non sempre il proprio …), certamente tanta varia umanità si sarà sentita accomunata da buoni sentimenti, fratellanza, solidarietà, giustizia.
(A parte quelli delle foibe, o no?)
Tutto giusto, ci mancherebbe.
Ma oggi i giornali titolano sull’ennesima spaccatura della sinistra e sulle relative disastrose conseguenze sul PD, dato ormai per morto e sepolto (dio non voglia!).
Anche Bobo vuole stare un po’ lontano dal PD: evidentemente comincia a sentirsene oppresso.
Sente una presenza ingombrante, forse anche imbarazzante?
Figuriamoci quale potesse essere il sentimento degli allegri e felici manifestanti di Macerata!
Può darsi che sia tutto giusto, può darsi che si sia stato sbagliato non esserci, o forse che NON sia stato sbagliato, prevedendo come poteva essere strumentalizzata tutta la faccenda.
In ogni caso, a me non è parsa una cosa così importante, così caratterizzante, così dirimente, tanto da crearci su l’ennesimo psicodramma interno alla sinistra.
Ma qualcuno pensa davvero che nel PD ci possano essere dubbi su quale parte scegliere, in concreto, giorno per giorno, nell’azione di governo? Qualcuno pensa che, dopo che ci hanno sparato in casa, porgiamo l’altra guancia, remissivi?
Vorrei essere molto chiaro: in questo momento NULLA E’ PIU’ IMPORTANTE CHE VINCERE LE ELEZIONI ed impedire a destre e populisti di andare al governo.
NULLA dovrebbe essere fatto, soprattutto nel primario interesse per le classi deboli e più indifese per le quali manifestiamo, che possa in qualunque modo favorire la vittoria della destra o dei populisti.
NULLA E PER NESSUN MOTIVO.
E invece no.
Dopo avere sconsideratamente distrutto, vent’anni fa, l’esperienza di Prodi, Veltroni e dell’Ulivo, che stavano riformando il Paese, ora ci prepariamo a distruggere un’altra esperienza che, con altrettanta efficacia, ha messo le mani sui problemi reali della gente, quella vera, quella che dovrebbe starci davvero a cuore.
E lo facciamo senza un’alternativa realistica, che non sia il sogno e la voglia di un domani migliore.
Perdemmo più di dieci anni allora, anni regalati agli interessi di Berlusconi e sottratti al progresso civile dell’Italia, e perderemo altri 10, o forse più, anni adesso, regalandoli alla peggiore classe dirigente che il Paese abbia mai prodotto (Berlusconi, Salvini, Di Maio, comunque vada, poco importa).
Chiediamoci, chiedetevi: ne vale la pena?
Scusatemi, sarò fissato, ma l’idea di vedere al governo gente che vuole cambiare un direttore di museo perché fa lo sconto agli arabi, proprio non la reggo. E non c’è manifestazione, per quanto poetica e solidale, che possa farmela digerire.
In Italia siamo ancora una volta al: tutti contro uno! E l’uno è il PD, sentina di tutte le nefandezze possibili.
Tra qualche anno, o forse solo tra qualche mese, ci chiederemo: ma quali nefandezze? ma quali porcherie, ma quali insormontabili problemi ideali ci hanno condotto a tanto?
Avremo tempo per rispondere, mentre organizzeremo manifestazioni contro il governo di Salvini e/o Di Maio.
Buon futuro a tutti.
Condivido appieno le osservazioni di Ernesto; e , letta la testimonianza di Sofri, sarebbe anche opportuno pubblicare sul blog l’ intervista del sindaco d Macerata di oggi ( Repubblica). Mi pare che le sue considerazioni siano tutt’ altro che peregrine, forse Macerata avrebbe meritato una risposta più attenta, decantata e meno strumentalizzabile.
Paradossale; il PD si fa promotore della manifestazione di Como, lo sarà per la manifestazione del 24 a Roma, sparano anche su una sede PD ( anche ad Ostia ed altrove, evidentemente qualcuno ancora percepisce il PD come argine e nemico da abbattere, credo sia un punto di orgoglio …), e come sempre la colpa è del PD, tutti a guardare la purezza altrui, spesso fatta di parole e non di fatti concreti.
Mah, sbaglieremo pure qualcosa, ma tutto questo livore e pregiudizio mi sta costringendo a “riallinearmi”, abdicando al senso critico che pur mi ha mosso sino ad ora. nei confronti del partito e dei suoi dirigenti.
Salvatore Bini
Cari compagni,
io vi prego veramente con tutto il cuore di finirla con questo atteggiamento assurdo di considerare nemici chiunque critichi una qualche azione del partito e del nostro segretario. Il fatto che io sia andato a manifestare a Macerata può forse voler dire che aiuto a far vincere Salvini? Che cazzo di discorso è? Io ve l’ho detto: voto PD, invito a votare PD e a chi non se la sente proprio di votare PD lo invito a votare Bonino. Non solo ma critico ferocemente chi, partendo da una scontentezza ideologica nei confronti del PD, se ne esce fuori nell’assenteismo o, ancora peggio, costruendo alternative organizzative. Io sono stato in corteo e mi sono trovato in mezzo a tantissimi compagni di LeU e per tutto il corteo ho discusso con loro, spiegando loro la terribile scelta che hanno fatto su Milano e la Lombardia. Ci siamo parlati fraternamente, criticandoci a vicenda e penso che alcuni di loro hanno rimesso in moto il loro pensiero e rivalutato la correttezza di una scelta che credevano di aver già fatto. Io credo sia questo il dovere di ogni compagno in questo momento, non quello di arroccarsi in difesa acritica del gruppo dirigente del PD. L’arroccamento non ci farà mai vincere, servirà solo a contare i fedelissimi e quindi servirà a ben poco. Bisogna aprirsi con gli altri, sentirsi come un pesce nell’acqua, vi ricordate il vecchio Mao? Parlare con tutti, anche quelli che si sono allontanati, far sentire la nostra volontà unitaria, la nostra disponibilità a migliorare con loro l’attuale posizione del PD. Se pensate che siamo perfetti e non ci sia possibilità di migliorare, allora siete già fuori dal gioco politico e scrivete sul blog solo per rincuorarvi fra di voi. Il blog ha senso se è dibattito, se è scontro, se è confronto. Se deve essere una palestra per chi ha già capito tutto, sarebbe del tutto inutile. Se foste stati a Macerata anche voi, vi sareste sicuramente arricchiti, altro che il giretto per mettere la coscienza a posto.
Un abbraccio
Sergio
Caro Sergio,
(mi permetto il “tu” perchè una volta così abbiamo convenuto ai tempi de l’Unità). Grazie per questo dono, scritto da Adriano Sofri; persona che sa scrivere anche se talvolta non manca di retorica, del resto tipica di quelli con la sua formazione universitaria. Con franchezza, penso che tutta questa vicenda di Macerata sia troppo inquinata dalla retorica e da convenienze elettorali e dunque tutto è irrazionale (per me, ripeto). La questione fascismo o antifascismo, oggi, è superata dai tempi e nella indagine storiografica e di essa resta il frastuono di qualche cretino. Lo sparatore di Macerata è solo un disadattato che dovrebbe prima di tutto essere curato ma non doveva diventare un caso come quello per cui Sofri scrive la sua poesia. Il paese è ancora incapace di capire in quale tempo, dannato o stimolante, noi viviamo e ancora di più si apprestano a vivere i nostri figli; ben altro che questo dibattito elettorale. Questo disadattato non meritava tanta attenzione e, malgrado Sofri, e ci credo, non abbia sentito slogan altrettanto idioti sulle foibe, tuttavia qualcuno li ha sentiti e io non meraviglio del fatto che siano stati pronunciati. Sono invece contento che non ci sia scappata violenza; cercando sempre qualcosa di positivo, qualcosa sempre si trova; volendo.
Grazie ancora e un saluto.
Aldo Frediani
Bella la poesia di Adriano Sofri! Del resto Macerata è a due passi da quel santuario della Poesia che è Recanati. Invidiabile questa visita turistica alle bellezze architettoniche, alle mura, di Macerata, ammirate centimetro per centimetro, lentamente, senza essere disturbati dal traffico intenso dei giorni normali. Credo che nessuno prima d’ora abbia avuto una simile opportunità. Un pezzo di alta letteratura come questo non poteva che venire da uno che “ne ha viste tante” e soprattutto da uno la cui estesissima cultura invidio sinceramente. Però,….. Ci sono molte considerazioni su quelli che erano “rinchiusi” dentro quelle mura; ma Adriano non si è chiesto “perché” la gente si è chiusa in casa, i negozianti hanno chiuso i negozi, i preti hanno chiuso le chiese. Sono tutti fifoni, retrivi antimanifestazioni, antiantifascisti ? Perché allora non cercare di capire i sentimenti di tanta gente che non è fascista e non è razzista? Perché non approfondire la storia civile e democratica di una città? Dopo tutte le sue belle riflessioni ed il suo bel racconto, perché Adriano non si chiede: la manifestazione in che direzione ha spinto i sentimenti della gente di Macerata? Verso una più chiara coscienza dei pericoli neofascisti? verso una maggiora serenità nei confronti della accoglienza degli immigrati? Oppure nelle direzioni opposte! come si educano quelle coscienze obnubilate? con le manifestazioni, con le prove di forza? oppure con una capillare e costante opera di informazione corretta, di acculturamento, di diffusione della conoscenza della storia e della natura dei movimenti migratori mondiali? Perché tra tutti gli striscioni non c’era l’unico che avrebbe dovuto esserci: “GLI ASSASSINI SONO TUTTI UGUALMENTE ASSASSINI – SIA CHE SIANO NERI DI IDEOLOGIA, SIA CHE SIANO NERI DI COLORE DELLA PELLE, SIA CHE SIANO BIANCHISSIMI COME SONO LA MAGGIOR PARTE DEGLI ASSASSINI DI DONNE E DI RAGAZZE”. due considerazioni finali: – se la manifestazione è stata gioiosa e pacifica, senza mazze, sassate, “petardoni”, non sarà anche per le azioni preventive e per il non accesso al centro storico?? – Se la manifestazione era rappresentativa del Paese, tutta gioiosamente e consapevolmente antifascista e antirazzista, allora vuol dire che in Italia non c’è tutto questo “pericolo di una recrudescenza neofascista e di razzismo”? O NO!
Aldo Amati – Pesaro
Caro Sergio,
discutere è esattamente quello che stiamo facendo (e gli interventi che hai pubblicato qui sopra, per me del tutto condivisibili, ne sono la prova lampante).
Io ho fatto solo considerazioni e commenti di carattere politico, e sulla politica voglio rimanere.
Metterla sul personale è inutile e fuorviante.
Come vedi, non sono l’unico a mettere l’accento sulle conseguenze politiche della manifestazione di Macerata.
D’altronde, basta leggere i giornali!
Io ribadisco esattamente quello che ho scritto e non altro: solo di quello mi prendo la responsabilità e su quello mi piacerebbe avere commenti, anche critici, ché la critica non mi spaventa.
Mi spaventa piuttosto constatare la difficoltà che abbiamo a confrontarci anche tra di noi, senza sentirci piccati o considerarci nemici.
Io cerco di non considerare nemico uno come Salvini, figurati se posso considerare nemico te o Adriano!
Diciamo che liberamente faccio delle considerazioni sulla situazione politica contingente, su dove stiamo andando, su come rischiamo di arrivarci, aldilà della collocazione verso il Segretario e la dirigenza del PD.
Non mi sembra di essere solo su queste posizioni: mi sarei aspettato piuttosto qualche riflessione anche da parte di chi ha partecipato alla manifestazione.
Mancano 20 giorni al voto: quante occasioni per dividerci riusciremo ancora a trovare, per la gioia dei nostri veri avversari?
Caro Sergio,
io credo che l’amicizia sia soprattutto sincerità. Ti confesso che non ho letto tutto il pezzo di Sofri, lui, lo sappiamo, ci sa fare con le parole, a volte colgo una retorica che mi infastidisce. Quante belle parole sulla città! Ma significa qualcosa che questo personaggio sparatore fosse di Macerata? Non credo, ma questa ovviamente è solo una mia sensazione (tutta femminile, immagino). Ti dirò subito che condivido il commento di Ernesto Trotta (e non è la prima volta). Anche i commenti successivi sono condivisibili. Siamo tutti compagni sinceramente democratici, non siamo affetti da fanatismo nei confronti del PD o di Renzi, anche se viviamo con disagio gli attacchi che il nostro Partito subisce continuamente. Il tuo blog lo frequentiamo con questo spirito (penso di poter parlare anche a nome degli altri) puoi crederlo. Ma mi pare che sia proprio tu a non accettare un punto di vista diverso dal tuo. Il commento di Trotta, come quello degli altri, lo ritengo politicamente documentato e equilibrato, Perché ti arrabbi tanto? Se non ci sentiamo in sintonia con quanto esprimi a volte con le tue vignette o con gli articoli che ci proponi, dobbiamo tacere e abbozzare? Partecipare al tuo blog significa anche entrare nel vivo del dibattito politico, fatto di tante sfumature diverse. Sinceramente, non mi interessa poi molto se voti PD oppure no, ho partecipato emotivamente alla fine dell’Unità e alla tua estromissione da direttore e posso comprendere il tuo stato d’animo nei confronti di Renzi e del partito in generale. Come ricorderai la nostra corrispondenza via mail è iniziata con quella mia lettera all’Unità che tu allora dirigevi e che pubblicasti con evidenza nella quale mi rammaricavo di non riuscire a fare la tessera al PD, quindi non mi considero certamente una seguace acritica del partito e di chi ora lo dirige.
Spero che continuiamo a essere amici, io, te, Trotta e tutti gli altri che magari non ti scrivono ma che possono condividere alcune di queste posizioni.
A proposito di vignette: quella dove i manifestanti di Macerata si imbrattano il viso con il carboncino è semplicemente pura poesia. Anche la vignetta sul Papa è molto bella. Adesso non me ne vengono in mente altre.
Ti abbraccio
Grazia
Cara Grazia,
in parte penso di averti risposto nella risposta fatta a Ciro nel post di stamattina. Mi dispiace che tu consideri il mio accalorarmi come una mancanza di stima o come la volontà di rompere un’amicizia, lontana da me questa ipocrisia. Tutti voi siete una fetta importante delle mie emozioni e della mia creatività. Ricordate sempre che quelle vignette che faccio, che a volte riescono a volte no, sono comunque anche frutto di questa nostra continua discussione. Io ho sempre tenuto come motto privilegiato quello di Gramsci: la verità è sempre rivoluzionaria. E’ in base a questo che mi sono sempre mosso, anche quando tante volte, nel passato più o meno recente, tanti dirigenti della sinistra mi hanno rimproverato perché le mie vignette che esprimevano dissenso rispetto alla direzione “danneggiavano il partito”. Io ho sempre risposto che se la verità danneggiava il partito voleva dire che c’era qualcosa che non funzionava nel partito e che la storia comunque avrebbe dato la sua sentenza. Certo che la verità è soggettiva, è quella che io sinceramente penso e sinceramente dico. Se Renzi per me ha fatto una stupidaggine (e in questo caso l’ha fatta) è mio dovere dirlo perché dicendolo aiuto il partito, non certo la destra. In più penso che se qualcuno ha la stessa mia idea su questa stupidaggine impara dal mio atteggiamento, ne trae conforto, capisce che non siamo dogmatici e rimane dentro il partito ad aiutarci. Non vedo altri modi per riportare all’ovile le tante meravigliose pecorelle disperse. Scusate questa immagine ma a forza di lavorare con l’Avvenire…
Un abbraccio
Sergio
Cari compagni ed amici tutti, diamoci una calmata! Leggo ciò che ciascuno scrive, a volte condividendo a volte no, però sempre rispettando il pensiero di ognuno. Ma lasciatemi dire che ultimamente il dibattito tra di noi mi sembra stia diventato surreale! Io credo che noi, tutti, in questi giorni, dovremmo essere sul “fronte” della campagna elettorale, a “combattere” la nostra battaglia e fare quanto è nelle nostre possibilità affinché il PD si affermi come primo partito, e con i suoi alleati come prima coalizione, alle elezioni del 4 marzo. E invece, scusate se lo dico, mi sembra che stiamo ancora a discettare sul “sesso degli angeli”! Qualche volta mi sembra quasi di vivere in un altro mondo, tanto è assurdo, inconcepibile ciò che vedo e sento attorno a me e non mi capacito di come possano crearsi certe situazioni. Ma insomma, abbiamo avuto due governi a guida PD che hanno fatto cose straordinarie, soprattutto se pensiamo alle condizioni date all’inizio, qualcuno parla addirittura di “interventi, leggi e provvedimenti che neppure tutti i governi degli ultimi 20 anni hanno saputo approvare”, e che solo media CIALTRONI hanno fatto di tutto per sminuire o nascondere, e noi cosa facciamo? Ci dividiamo continuamente, stupidamente, dando la sensazione a tanta gente di essere noi i primi a non credere in ciò che abbiamo fatto! Se fossimo un paese normale il partito che ha dato vita a quei governi non dovrebbe neppure impegnarsi nella campagna elettorale, avrebbe già stravinto prima che si aprano le urne. E invece? Invece siamo qui, chiusi nello “scontento del nostro inverno” a pensare, “ma saranno veri quei sondaggi”? “Ma davvero siamo sotto il 25%”? Mi sono scaricato il programma del PD e giornalmente vado all’assalto dei troll di Lega e M5s che incontro sul Web. Mi sparano contro le loro solite cazzate, ma dopo che contesto i loro insulti e le vuote accuse che ci lanciano contro con argomentazioni inconfutabili spariscono per la tangente perché loro, di argomentazioni, non ne hanno proprio! Lunedì, con molti altri compagni, ho accompagnato Gori e la nostra sindaca Agogliati in giro per Rozzano a vedere i disastri della “mala gestio” di Regione Lombardia che, con la propria controllata Aler, dovrebbe gestire le case popolari (a Rozzano 6mila nuclei famigliari su una popolazione di 46mila abitanti!) e che invece, con una politica di trascuratezza e abbandono, in quelle case ha prodotto un degrado da terzo mondo! Ieri sera avrei voluto andare a Milano, a sentire Nannicini, che mi piace molto, ma non ce l’ho fatta. Stasera aspettiamo Veltroni e spero che riceva la grande accoglienza che si merita. Io vedo un impegno straordinario da parte di molti, quasi tutti. E questi non perdono tempo in futili polemiche. Vi abbraccio tutti!
Scusami ma non capisco proprio con chi ce l’hai. Qui non mi sembra che la discussione che facciamo porti via forze alla campagna elettorale, tutti siamo impegnati a far vincere il PD e la sua coalizione.