I partiti che si orientano a indicare «libertà di coscienza» nel referendum per la riduzione dei parlamentari fanno deliberatamente molta confusione perché camuffano con un atteggiamento che sembra aperto e non vincolante la loro palese incapacità di decidere. Libertà di coscienza può essere invocata sulle questioni, come si dice, «eticamente sensibili»: sull’aborto, o sul testamento biologico o sulle unioni civili. Ma sulle modifiche alla Costituzione no, un partito serio non può dire «ni», non può tirarsene fuori per paura delle conseguenze politiche di una scelta. Non può esistere libertà di non decidere, di rifugiarsi nel nullismo finché la tempesta non passi. Non si può manipolare la Costituzione senza sapere qual è il punto di arrivo. Non si può storpiare la Costituzione seguendo logiche di tattica politica contingente.
La riduzione del numero dei parlamentari ha avuto ben quattro passaggi parlamentari, secondo le procedure previste di revisione costituzionale. Era una bandiera dei Cinque Stelle e nel governo gialloverde la Lega l’ha votata tre volte non per convinzione, ma per tenere su il Conte uno. Poi è arrivato il Conte due e la Lega ha votato a favore per spirito di bandiera anti-casta, ma ora, sentendo aria di rivincita con i Cinque Stelle, intravvede la possibilità di un’affermazione del No e apre alla possibilità di lasciare libertà di voto su un testo che ha approvato per ben quattro volte.
Il Pd, a sua volta, ha votato tre volte contro la riduzione del numero dei parlamentari, denunciando persino con una certa veemenza lo spirito antiparlamentare dei populisti al tempo avversati, poi, per non mettersi contro i Cinque Stelle che avevano appena rotto con Salvini consentendo al Partito democratico di tornare imprevedibilmente al governo, strappando una flebile promessa di riforma della legge elettorale. Forza Italia è divisa, e lascia libertà di voto, tra chi nel merito sarebbe favorevole al taglio dei parlamentari e chi, invece, vede la possibilità di un indebolimento del governo e un colpo da assestare ai grillini. Lo stesso per il partito di Renzi, in larga misura ostile a una modifica dal sapore inequivocabilmente grillino, ma anche non dimentico degli appelli passati del leader del partito a favore del taglio dei parlamentari. In questa commedia degli equivoci, occorre ammettere che gli unici partiti ad aver conservato almeno un briciolo di coerenza sono proprio i Cinque Stelle e il partito di Giorgia Meloni. Ambedue, almeno al momento, perché non si sa cosa può succedere da qui al 20 settembre.
La libertà di coscienza su un fatto così importante come la riforma della Costituzione nasconde la grande paura della politica di scegliere, di trovare un orientamento che duri non solo lo spazio e il tempo della contingenza, o della tattica, o del gioco combinatorio delle maggioranze che si formano e si sfarinano con grande velocità. Per la paura di scegliere si convocano una, dieci, chissà quante task force a cui viene demandato un compito che dovrebbe essere proprio della politica e di un programma di governo. Per paura di scegliere si convocano faraoniche riunioni di Stati generali che non producono nulla di concreto. Per paura di scegliere, e di rompere un equilibrio fragilissimo, si rimanda all’infinito la scelta di utilizzare i fondi del Mes, più di trenta miliardi, che potrebbero essere utilizzati per finanziare le strutture sanitarie. Per paura di scegliere si scelgono soluzioni confuse, che non sono nemmeno soluzioni, sul tema delle concessioni autostradali, dell’Ilva, dell’Alitalia. E anche sul Covid, quando con un certo sadismo il Comitato tecnico-scientifico dice che è compito della politica scegliere una strada anziché un’altra sulle riaperture o addirittura sul ritorno nelle scuole, la politica, quella che sta al governo ma anche quella che sta all’opposizione, balbetta terrorizzata, non sa quale strada imboccare. Non può, per una questione di elementare decenza, invocare anche in questo caso la «libertà di coscienza», ma è come se cercasse una sospensione, un galleggiamento che non metta in crisi partiti senza idee e senza programmi che non sono capaci di sostenere posizioni univoche. Un rinvio continuo, un tirarsi fuori, un sospendere il giudizio che viene riempito con continue svolte e svoltine che disorientano l’elettorato, e lo spingono a non credere più ai partiti che pure continuano a votare, sempre più frastornati. Frastornati gli elettori, e frastornata la politica, prigioniera delle non scelte.
Pierluigi Battista, Corriere della Sera, 26 agosto 2020
5 Comments
Sergio, ma non sei stufo di sentire le tirate moralistiche di Piggì Battista?
Il pulpito non è indifferente alla qualità della predica.
Che prenda lui una posizione chiara e la difenda. Fa l’opinionista, mica il dentista…!
Per il resto, è ovvio che si tratta di un pasticcio…
Solo un impegno formale, garantito da Mattarella, per completare in tempi certi questo moncherino di riforma con altre riforme tendenti a migliorare la qualità del Legislativo, potrebbe costituire un fatto nuovo.
Ma non credo che ne saranno capaci.
Lontana da me l’idea di indicare Calenda e tanto meno Battista quali orientatori politici ma il giudizio che danno sulla libertà di scelta del PD e di Italia Viva è impeccabile.
Mi permetto di consigliare l’intervista a Luciano Violante, comparsa su Il Riformista.
E’ molto molto molto più utile, profonda, “politica”, dei pistolotti di Battista e Calenda.
L’ho letta e sono d’accordo con te
L’algoritmo principale della mia esistenza è stato e sarà “il compromesso dell’idee” che una volta raggiunto rispetto sempre,’costi quel che costi”,salvo il non rispetto della controparte.
Nel caso del referendum costituzionale per la riduzione dei parlamentari, il PD, partito che io voglio votare, nel formare il governo “giallo- rosso” col Movimento 5 Stelle ha sottoscritto un compromesso Che va onorato se la controparte lo rispetta, come mi sembra voglia fare. L’accordo prevedeva appunto l’approvazione della legge costituzionale, votato in parlamento da quasi tutte le forze politiche presenti ed ora al vaglio del popolo italiano. Io ho sostenuto l’operato dei senatore e dei deputati del PD che hanno votato la legge suddetta e penso che sarebbe assurdo adesso,da parte della direzione nazionale PD, invitare i suoi elettori, come fece il famoso Ponzio Pilato, a respingere la legge che loro hanno votato nell’ambito del compromesso di cui parlavamo sopra; a meno che non si voglia sostenere, alla luce dei fatti accaduti, che col Movimento 5 Stelle non si può governare e si deve andare a votare.
Io mi auguro che questo non succeda e che il governo attuale possa proseguire la sua strada visto i gravi problemi che l’Italia deve affrontare insieme all’ Unione Europa Che il centro destra di Salvini vuole invece sfasciare. La democrazia rappresentativa, secondo me,è l’unico sistema politico applicabile nella nostra società; ma i miei rappresentanti devono essere onesti,legali e rispettare i patti e i compromessi che a mio nome loro fanno, “costi quel che costi.”, anche i loro posto di comando.
Una piccola annotazione per Ernesto. Io condivido poco quello che in generale scrive il giornalista Pierluigi Battista, ma nel suddetto caso, mi pare che abbia espresso chiaramente la sua opinione: votare si al referendum costituzionale per la riduzione dei parlamentari come farò io . Da qualche parte bisogna pur cominciare nel nostro paese dove gli opinionisti( lo siamo tutti ) nella quasi totalità non ti aiutano a decidere, ma solamente a dire sempre: “ no perché no”. Grazie a tutti per l’attenzione e buona giornata Antonio De Matteo Milano