Cari tutti,
quest’oggi su La Stampa è uscita una intera pagina con la lettera che ho scritto a Massimo Recalcati in risposta al suo articolo di lunedì, sempre su La Stampa, in cui dichiarava la sua fiducia a Renzi. Insieme al testo della lettera vi invio anche una vignetta, uscita sul Riformista nel dicembre scorso, con la quale vorrei dimostrare come da tempo abbia riconosciuto la giustezza di molte critiche di Renzi al governo Conte. E’ l’uomo che non va.
Buona lettura,
Sergio
Caro Massimo,
mi dispiace che nell’articolo che hai fatto su questo giornale in difesa di Matteo Renzi ti sia dimenticato di valutare il personaggio anche da un punto di vista umano e non solo sul piano dell’abilità politica. Personalmente credo invece che la valutazione del carattere di un dirigente politico sia forse quasi più importante della valutazione sulle sue capacità strategiche o tattiche.
Ho conosciuto Matteo Renzi quando poco più che ventenne era in pratica un collaboratore e portaborse di Lapo Pistelli, figura di rilievo della sinistra democristiana fiorentina. Notai fin dall’inizio la sua intraprendente volontà di mettersi in luce e di appoggiarsi da più parti per emergere nel panorama politico fiorentino. La prima occasione gli si presentò quando, alla vigilia delle elezioni amministrative del 2004, si presentò come portavoce del Partito Popolare locale all’incontro con i DS per la spartizione delle candidature. Era ormai consuetudine ultra cinquantenaria che i sindaci del nostro territorio venissero concordati nelle riunioni tra i due partiti maggiori. Lui, con sorpresa di tutti i DS, mise a disposizione di questi la quasi totalità dei sindaci della provincia in cambio del loro appoggio alla sua elezione a presidente della provincia stessa.
Con una ingenuità che proseguirà fino a oggi, da questi la cosa fu colta come un’occasione da non perdere. Tutti pensarono di essere di fronte a un coglioncello ambizioso che in cambio di un posto tutto sommato non particolarmente appetibile regalava ai DS i centri più vitali dell’area fiorentina. Nessuno capì che la scelta di Renzi era fatta solo in chiave di auto promozione perché una volta arrivato alla provincia usò quel posto per puntare a Palazzo Vecchio.
Nel 2006, con il secondo governo Prodi, il vice primo ministro con delega alla cultura Francesco Rutelli stanziò una forte somma per finanziare la cultura a Firenze. Sarebbe dovuta andare al Comune ma all’ultimo momento fu stornata alla Provincia. Renzi si ritrovò in mano una quantità enorme di soldi da distribuire a pioggia creandosi una serie di clientele e preparando il terreno per l’assalto a Palazzo Vecchio.
A Palazzo Vecchio ci arrivò “tradendo” il candidato naturale della sinistra che era appunto il suo mentore Lapo Pistelli e proponendosi come rottamatore, raccogliendo così con intelligenza tutta quella voglia di cambiamento che fremeva nelle fila dei nostri elettori.
Naturalmente i nostri dirigenti, da D’Alema in giù, non si resero conto di nulla, convinti com’erano di essere sempre nel giusto e di avere le masse dietro di loro come fatto acquisito e indiscutibile. Considerarono quel che era successo un incidente di percorso e andarono tranquilli allo scontro congressuale. Anche lì la voglia di innovazione, la voglia di cuore e di sentimento che albergava in tutta la nostra “gente” portò a Renzi la segreteria del partito.
Anch’io come te, Massimo, diviso tra il gruppo storico del partito che si rivelava ogni giorno di più incapace di capire la richiesta di cambiamento e il giovane rampantino che però sparava cose giuste, sono stato colto dal dubbio laico e ho pensato che invece di perdere tempo a litigare con i vari D’Alema forse sarebbe stato meglio spendere le proprie forze per appoggiare Renzi. Uno di cui avevo scarsissima fiducia, uno che sembrava spesso avere uno spregiudicato cinismo ma che forse, chissà, poteva mettere in moto dei meccanismi tali da far muovere la stagnazione politica che ci attanagliava da anni. Per questo e solo per questo accettai di andare a dirigere l’Unità, così come tu, d’altra parte, accettasti di metter su una delle cose che più ci manca: una scuola di formazione politica. Tu sai bene quanto me con quale superficialità e tracotanza colui che ci aveva spinti a metterci al lavoro su questi obbiettivi ce li ha poi distrutti meticolosamente. Quando il referendum sulla fine del bicameralismo non passò io non brindai, anzi, però che il machiavellismo di Renzi lo abbia portato a quella sconfitta è fuori di dubbio.
La grande capacità di Renzi è di partire da considerazioni quasi sempre giuste e sentite nell’animo dei nostri militanti, proporle come obbiettivi e usarle come dei passe-partout per la sua carriera personale, sempre pronto a gettarle via nel momento in cui non gli servono più.
E’ chiaro che tutte le feroci critiche che ha fatto a Conte e a quella strana accozzaglia dei 5 Stelle sono più che giuste. Tutta la parte migliore del PD si è riconosciuta in queste denunce ma il modo anti unitario, offensivo e arrogante con cui è stata posta la questione ha distrutto tutto, trasformando un’importante critica su cui bisognava convincere anche il nostro gruppo dirigente nella bandiera di un unico personaggio. Non è certo far politica questo.
E allora Massimo guardiamo le cose in tutta la loro complessità. Non esiste solo quella sinistra, fatta magari di buoni compagni ma incapace ormai di comprendere la realtà, quella sinistra che giustamente critichi. Esiste anche una sinistra diffusa nel territorio che aspetta solo che il nostro partito, lasciando perdere sogni devianti di ravvedimento dei grillini, cominci a muoversi verso questo fermento sociale rimettendo al centro la cultura, lo studio, la formazione, le entità territoriali, la voglia di aggregazione sociale ed etica.
In tutto questo lavoro Renzi non ci serve: il suo cinismo machiavellico in determinate condizioni può anche portare ad una svolta positiva almeno per qualche momento ma se dentro non c’è una sincera passione di mettere se stessi al servizio della comunità, non andiamo da nessuna parte.
Ho letto in questi giorni una frase di Carlos Castaneda: “ogni strada deve avere un cuore, se non lo ha è una strada sbagliata”. Ecco, quella di Renzi non ce l’ha.
Un abbraccio e tanta stima come sempre,
Sergio
Il Riformista, 11 dicembre 2021
10 Comments
Ti seguo sempre anche se quasi mai scrivo.
Questa volta però voglio sottolineare quanto io condivida ogni parola che hai scritto. Non ci serve Renzi, anzi lo pagherei per fare dell’altro.
Grazie a lui abbiamo visto la resurrezione di Cesa, Lupi, De Poli e la possibilità di fare un proficuo viaggio tra i principi Sauditi durante una pandemia, rientrare in Italia efare le consultazioni invece della quarantena. Un miracolo!
Un saluto Paola
Sergio — La tua lettera è meravigliosa — seguo anch’io Massimo Recalcati, lo stimo, mi piace, ho letto alcuni suoi libri. Mi sono chiesto come è possibile che uno scienziato della mente come lui non riesca a definire il profilo psicologico dell’individuo in questione (Renzi) – Invece te, senza essere scienziato della mente, lo hai inquadrato perfettamente. Perché te sei scienziato della politica, cioè mente e cuore, ragione e coscienza, e anche un pochino di esperienza che non guasta. A ciascuno il suo mestiere; Recalcati dovrebbe capirlo. C’è una incongruenza macroscopica fra quello che scrive nei libri, quello che afferma nelle conferenze, e quando parla di politica e di Renzi. Questo dimostra che ciascuno di noi ha bisogno sempre di confronti e consigli, qualunque sia il livello dell’intelletto. Scusami Sergio se ti ho intrattenuto su queste mie semplici considerazioni. Un caro saluto — Alessandro Del Carlo –
Caro Sergio,
Condivido tutto, quello che mi infastidisce é usare a proposito di costui il nome di Machiavelli, come egli stesso ha osato dire, e il termine machiavellico. Non c’entra nulla con Machiavelli, semmai con il machiavellismo , nemmeno quello nobile: il machiavellismo degli stenterelli, direbbe il nostro Gramsci. A Machiavelli ne sono capitate di cotte e di crude, diventare anche il maestro di un personaggio di questo tipo, no, questo è troppo.
Abbracci
Michele
Ciao Staino hai fatto una ottima riflessione su Renzi e le implicazioni dello scritto di Recalcati, ma nello stesso tempo dimostri di essere mille miglia lontano dalla politica.
Il personaggio Renzi e la rappresentazione del suo profilo “machiavellico” che illustri, sono elementi che caratterizzano tutti i veri leader politici. Se rammenti anche Togliatti era un grande leader con queste caratteristiche, sviluppate nella sua capacita’ politica proprio in URSS, altrimenti non sarebbe sopravvissuto. Le sue capacita ed i capovolgimenti che effettuo’ nella nascita della Repubblica Italiana sono la nostra storia. Adesso con le tue risposte e riflessioni a Recalcati dimostri solo che non sei e non comprendi la politica. Basta fare una semplice constatazione: Possibile che tutti i cosiddetti grandi politici della sinistra non si siano accorti delle caratteristiche “machiavelliche” di Renzi? Dato che non se ne sono accorti, l’altra domanda da porsi e’: “certo che noi della sinistra siamo stupidi. Seguivamo personaggi come D’Alema, Veltroni, Bersani che credevamo leader politici per dover constatare che la politica vera non la capivano e praticavano. Staino, un suggerimento da uno stimatore personale, non farti trascinare nell’applicare. le considerazioni ed i valori di riferimento della normale vita di cittadini di una repubblica democratica , all’esercizio della lotta politica.
Ciao
Gianfranco Tulini
Caro Sergio
quante contraddizioni nella tua lettera…
Tu sicuramente, rispetto a me, avrai molta più esperienza politica e, pensare che un politico faccia “considerazioni quasi sempre giuste e sentite nell’animo dei nostri militanti,” però ” credo invece che la valutazione del carattere di un dirigente politico sia forse quasi più importante della valutazione sulle sue capacità strategiche o tattiche.” e che “la sua intraprendente volontà di mettersi in luce e di appoggiarsi da più parti per emergere nel panorama politico”, non lo trovo assolutamente realistico e “materialista”.
Mi domando, ma dove hai fatto politica? Ma quanto mai un politico se non ha un certo carattere, riesce a sfondare in politica? E da cittadino, non mi interessa apprezzare un politico per i sui capelli scuri o per gli atti di ira o per le sgomitate che da per andare avanti, ma per le cose che dice e realizza in un mix di sogno, che è capace ad esprimere, e una realtà che riesce poi a realizzare.
Ti faccio un esempio su me stesso, che a dire di molti in politica sono brillante, creativo, costruttivo, ma che per il mio carattere di timoroso e riservato non mi ha mai dato quella spinta giusta per fare qualche passo in avanti in politica. Mi sono fermato ad essere un consigliere comunale (ma perchè bloccato in una lista di partito, se no di certo non ce l’avrei fatta) e poi assessore Comunale, anche se a me la politica piace, però nel senso di acquisire quel “potere di fare le cose”.
La vera contraddizione che ti rimprovero, ma purtroppo non solo a te, ma a molta dirigenza PD , è quando dici di essere stato ingannato dal fatto che Renzi ” poteva mettere in moto dei meccanismi tali da far muovere la stagnazione politica che ci attanagliava da anni” , ma poi sei stato deluso dal suo carattere. Le persone simpatiche, caro Sergio, sono brave a raccontare barzellette non a fare i leader o governanti.
E’ questo l’ERRORE STORICO, della ns cara sinistra, di quella popolare però, non dei soliti arrivisti autoreferenziali, ossia di non aver saputo approfittare di una persona, che con tutti i suoi possibili difetti, aveva iniziato a creare una falla interessante in un Italia pigra, ignorante, mediocre, destroide, dove la famosa “sinistra” aveva sempre uno sbarramento invalicabile e non avrebbe mai potuto portarsi al successo elettorale vero, radicato per le cose che invece sapeva fare.
E tutta questa storia ce la riportiamo fino ai giorni nostri, dove solo e solamente per le capacità politiche e strategiche di Renzi e del suo Partito e sicuramente per la sua determinazione caratteriale si è potuti arrivare alla sicura soluzione Draghi. Altro che seguire i dormienti e rancorosi dirigenti del PD attuale.
Il mio invito è sempre lo stesso, fare più Politica e meno gossip.
Un caro saluto
Caro Sergio,
giusto per un’informazione più equilibrata potresti anche riportare qualcuno dei tantissimi commenti, non proprio così benevoli ed adoranti, che si possono leggere sulla pagina web de La Stampa.
Non mi ci metto anch’io, perché mi ripeterei, ma la sintesi è che Renzi ha messo in evidenza tutte le enormi contraddizioni della sinistra “tradizionale”, che è stata capace di rispondere solo con l’anatema e mai con una proposta politica alternativa ed efficace.
Tu lo sai benissimo e ne soffri moltissimo. La storia del cuore è solo uno schermo … chiedi a Recalcati per i dettagli.
Con affetto.
Riportali tu sul tuo blog, oppure se ti sembrano davvero interessanti posta i migliori tu sul mio blog.
Sergio
Caro Sergio, le tue risposte non sono mai ovvie, scontate, o, peggio banali: soprattutto, dalle tue parole emerge che conosci fino in fondo il personaggio Renzi, anche per averti conquistato qualche tempo fa, ed un po’ come Didone, che “riconosceva i segni dell’antica fiamma” verso Enea, te ne sei innamorato. Purtroppo, Didone, delusa, si uccise: perché Enea nonostante corrispondesse aveva una missione da compiere, far nascere Roma!!!anche
Avresti dovuto comprendere che Renzi si sente spinto dagli Dei dell’Olimpo a raggiungere la sua terra promessa, il suo Lazio: ed avere quasi imposto Draghi – che se mi permetti, ti avevo chiesto di farlo in anticipo! – forse potrà saziare la sua bulimia, almeno per qualche tempo.
Anch’io ci sono momenti in cui, come John Belushi, mi sento in missione per conto di dio, ma essendo spinozianamente ateo, subito mi ridimensiono e mi ricovero cercando una ecclesia, come la Chiesa che fu il nostro PCI.
Purtroppo, ciò che resta di quei fasti templi sono piuttosto palazzi in rovine che si chiamano PD ed io, le poche volte che vi entro, sento più spifferi che calore, al punto che mi rifugio in una “caverna”, col rischio platonico di vedere solo le ombre della realtà!
Credo che tu, più preoccupato della pars destruens, a Recalcati non abbia voluto replicare più di tanto sui rischi che il Partito corra, proprio ora che si potrebbe realizzare, magari involontariamente, quel chiarimento necessario e che attiene: alla natura di una forza Politica come i 5 Stelle, all senso di un accordo politico programmatico anche in chiave locale e, soprattutto, al come si selezionano i gruppi dirigenti.
Ecco perché mi convince molto l’accusa – che è anche la mia, (nostra?) – che Recalcati muove al PD reo di avere lasciato a Renzi l’apertura e la gestione della crisi: ma ci voleva davvero molto a dire che la stesura del Recovery Fund era una schifezza? che dire Conte o morte portava jella?
Per mettere momentaneamente la parola fine: a mio avviso il PD rischia molto, anche la deflagrazione, come da molte parti già si dice, si teme o, addirittura, si auspica, !
Come te, io credo che l’unica soluzione sia nella ripresa di contatto del Partito con i territori, con la gente in carne ed ossa, partendo – e non arrivando – dai suoi bisogni e problemi: ahimè, siccome anche quello che mi tocca abitare. e che tu conosci bene, è un territorio, la vedo male, specie se penso alla disputa infinita che affligge una decina di sé dicenti dirigenti avellinesi, giunti a candidarsi in liste opposte, con la medesima tessera di Partito!
Un Partito che non riesce neppure a stabilire chi lo rappresenta e chi no, deve solo prendere atto della sua inutilità e ricominciare daccapo.
Un abbraccio,
Gerardo
Caro Sergio, non mi sgridare ma,
la sconfitta di Renzi al Referendum non c’entra col machiavellismo, c’entra piuttosto con la campagna accanita di tutti i maggiorenti del PD ammuffiti nei ricordi del passato, amiconi dei sindacati del no a prescindere, Cofferati, Epifani, Camusso e spaventati dalle sue riforme, personaggi che ad onta del fatto che fosse il segretario del loro Partito e pure Primo Ministro, fecero anche i Comitati per il No. Lui senza dubbio ci mise del suo, cioè quel difetto che io gli ho sempre criticato, la smargiasseria politica. Ma come una volta ho sentito dire anche a Franco del Corriere, non c’è stato mai nessun segretario di partito che sia stato ostacolato nella politica attiva come Renzi dai suoi compagni, Dalemiani, con Bersani e Fassina cantanti. Fine dello sfogone di un renziano critico.
Un abbraccio.
Carlo.
Caro Sergio,
la ragione ed il dogma sono inconciliabili, come ho già detto altre volte. I Renziani sono “illuminati“ e tu no; ma anch’io ex renziano, ho perso la loro illuminazione e non posso darti una mano, soprattutto da quando mi hai scritto che “sfioro il fideismo” nei confronti del PD. Comunque tranquillo Sergio: il partito democratico italiano è una corazzata posta a difesa della Repubblica democratica italiana, come fu il pci contro il fascismo e le brigate rosse. Buona serata a tutti/e Antonio De Matteo Milano