Caro A.,
come direbbe Amleto, ci sono più cose che ci uniscono tra cielo e terra di quanto entrambi si riesca ad immaginare. E’ un po’ troppo sommario e, quindi, superficiale, separarci ferreamente come generazioni: sia la mia che la tua, cioè quella dei miei figli, presentano al loro interno una miriade di letture e orientamenti diversi e una miriade di posizioni spesso profondamente contrastanti tra loro. Io, da piccolo, mi sono abbeverato avidamente ai valori del cattolicesimo e del comunismo, la solidarietà, l’altruismo e, purtroppo, anche la violenza come generatrice di libertà collettive. Il mio sentimento oggi non è quindi quello di un fallito ma di una persona consapevole che cerca di capire, e in parte credo di esserci riuscito, quali sono stati gli inganni ed errori che tragicamente ho condiviso. Credo che l’errore fondamentale sia stata l’affannosa ricerca di certezze, di sicurezze, di giudizi assoluti ed infallibili. Ho creduto ciecamente alla giustezza della scissione di Livorno del ’21, ho creduto ciecamente alla definizione socialfascisti che abbiamo affibbiato alla corrente riformista del PSI ed ho creduto ciecamente alla dittatura del proletariato inventata da Lenin. In pratica ho creduto che un gruppo di persone illuminate, collocate al potere da una rivolta di popolo, avessero il diritto di esercitare un potere assoluto di vita o di morte su tutti, per raggiungere al più presto al paradiso in terra. Per questo sono stato affascinato più da un rigido poeta come Bertolt Brecht che da un generoso insicuro come Majakovskij. Nella sua poesia “Ai posteri” Brecht era stato chiaro: “noi che aprimmo la porta alla gentilezza, noi non potemmo essere gentili”. E quindi tutto bene: repressioni, gulag, genocidi, Grostad, Budapest, Praga ecc. ecc… Alla fine con la destalinizzazione l’abbiamo giudicata un tradimento e abbiamo guardato verso Cuba e, soprattutto, la Cina. “Il potere politico nasce dalla canna del fucile” sentenziava Mao e noi tutti in corteo ad osannare la santa guerra del Vietnam e la santa guerra dei castristi contro l’imperialismo americano. Gandhi e Bertrand Russel li guardavamo con un po’ di sospetto. Fu li che arrivò il terrorismo, l’azione esemplare, rivoluzionaria che avrebbe aperto gli occhi alle masse e avrebbe costretto il capitalismo a mostrare il suo volto feroce. Per fortuna non ci sono cascato, quel che mi rimaneva sul fondo del cuore del riformismo del nonno, di Togliatti ma anche di Don Milani e Padre Balducci mi hanno impedito di fare questo tragico passo. Ma presto ho capito che quei grandi valori solidali che coloravano la visione della città futura di ispirazione anarchica e libertaria non potevano sposarsi con la violenza come metodo di costruzione politica. La violenza era santa e rivoluzionaria solo come difesa armata da un attacco armato portato avanti dalle forze reazionarie: Vietnam, Nicaragua, Cile ecc… Quei valori primordiali legati alla generosità andavano profondamente correlati alla gentilezza del riformismo, alla costruzione collettiva, il più possibile pacifica, ma per far questo occorreva agire con grande cultura e conoscenza. Queste due sono le cose più difficili da realizzare: la cultura e la conoscenza costano fatica, tanta fatica, e troppo spesso si preferiscono a queste improvvisazione e superficialità.
E’ questo che io rimprovero alla vostra generazione caro A.: troppo cuore e troppa improvvisazione. Ed è per questo che ho colto fin dall’inizio il terribile inganno del populismo di un Grillo, personaggio indegno e osceno, vanitoso, arrivista e profondamente egoista, supportato purtroppo da persone meravigliose quali un Dario Fo o un Rodotà. Ed è per questo che ancora oggi mi impaurisco quando vedo belle persone come Fiorella, Sabina, Moni e te infiammarsi per l’ennesimo improvvisato capo popolo, mosso solo dalla vanità personale urlare in piazza con la stessa facilità, pensando di rovesciare il mondo. Urlare “Pace” come se fosse l’ennesimo “Vaffa”. Mi intristisce molto. Esistono guerre ingiuste ma esistono anche guerre necessarie: fu necessaria la guerra di resistenza al nazifascismo ieri, è necessaria la guerra all’invasione putinista oggi. Detto questo, discutiamo: come dove, quando e quanto ma anche quanto questa guerra giusta può essere gravata e falsata dagli interessi delle varie potenze in gioco, dagli USA alla NATO compresi.
Un grande abbraccio,
Sergio
5 Comments
Caro Sergio,
apprezzo molto la generosità del tuo tentativo di portare un po’ di raziocinio, attraverso il sincero racconto della tua vita, in questa orribile faccenda della guerra in Ucraina.
Vorrei però aggiungere una considerazione:
“a vent’anni si è stupidi davvero,
quante balle si ha in testa a quell’età”
diceva il fratellone Francesco.
E aveva ragione.
Il tempo non deve trascorrere invano: qualsiasi illusione, o mito, o sogno, si sia coltivato a vent’anni, esso non può non essere soggetto all’indispensabile vaglio del tempo che passa, per noi che invecchiamo, e per la società che si trasforma.
Rimanere attaccati acriticamente a schemi di decenni fa non è segno di fedeltà all’ideale, non è segno di intelligenza; è solo infantile paura di riconoscere che tutto cambia e che compito di noi umani è vivere il tempo che ci è dato vivere con gli occhi aperti e la mente pronta a reagire (esercizio faticoso e spesso scomodo …).
Chi si rifiuta è come se facesse un lifting artificiale al suo cervello, lo riempisse di botulino per illudersi di nascondere la naturale evoluzione del corpo che cambia, come il mondo che abbiamo intorno.
Per questo non nutro alcuna comprensione per chi, anche in età molto avanzata, resta stolidamente attaccato a cliché del tutto inadeguati a interpretare la realtà che abbiamo davanti agli occhi.
Massimo Recalcati su “La Stampa” (11 maggio) spiega molto bene il meccanismo di rimozione del reale in favore di un dubbio che serve solo a nascondere lo stato di fatto.
Chi, soprattutto se in età avanzata e con significative esperienze alle spalle, ha creduto nelle panzane di Beppe Grillo, non è meno colpevole di lui dello sfacelo culturale e politico che ha provocato. Esattamente come chi pensò che Berlusconi fosse il nuovo che avanzava e non uno spregiudicato affarista che proteggeva i suoi averi.
Non posso “comprendere”, devo solo constatare che la barricata si è spostata nel tempo e adesso quelli che forse una volta stavano di qua, ora sono definitivamente di là. E ci vogliono restare.
Non do giudizi morali, non ne avrei alcun diritto, ma giudizi politici, un diritto che nessuno mi può togliere.
I partecipanti al “Gran Ballo della Pace Proibita” sono rappresentanti di un altro mondo, lontano e irriconducibile al mio, come quelli che ballavano a palazzo nel Gattopardo.
Forse loro avevano vinto. Questi mi pare che siano stati irrimediabilmente sconfitti dalla Storia che, come si sa, dà torto e dà ragione.
Un abbraccio.
ET
Caro Sergio
condivido le tue considerazioni perchè sono le mie stesse convinzioni, memori della nostra comune storia passata.
Oggi mi infastidiscono notevolmente quelle posizioni o atteggiamenti di certa sinistra (?) alla Landini o Santoro, ma anche di molti dirigenti dell’attuale PD, ritengo che è quella parte di sinistra (?) che ha sempre impedito di farci vincere con onore le elezioni nazionali di questo Paese. Altra cosa, invece è stata sicuramente, quando localmente amministravamo gli enti locali, dove affrontevamo con realismo e pragmatismo gli interessi di una collettività.
Se vogliamo salvaguardare e tutelare quei principi di solidarietà, di sviluppo, di difesa del più debole dobbiamo ripudiare in assoluto ogni tipo di populismo, di dx o di sx, per esaltare invece la competenza, la conoscenza, la giusta informazione perchè solo con questo si affrontano e si risolvono i diversi problemi.
Tutto questo non ha che un nome: RIFORMISMO, vero , liberal democratico, europeista. Tutto il resto è fuffa che aiuta e ha sempre aiutato le destre a vincere in Italia e in Europa.
Un abbraccio
Gianni Moscatellini
Ciao carissimo Compagno Direttore omonimo,
(per me sei sempre il Direttore dell’UNITA’).
Le Tue considerazioni, a questo povero compagno (ma non troppo!) oramai vecchio (con un figliolo troppo giovane!), mi gratificano e mi commuovono.
Le farò leggere al figlio: è di una generazione “generosa” e disponibile a lavorare, ma non a subire prepotenze.
Non avrei saputo dirgli meglio di come hai fatto Tu.
Un abbraccio (un pò commosso, celebrando il centenario della nascita del compagno Enrico: chissà cosa avrebbe detto!).
Ciao.
Sergio
Caro Sergio, condivido in parte le tue considerazioni sopra scritte, ma ti ringrazio per avercele sottoposte.
Cerco di spiegare il mio pensiero che rimane sempre contestabile ed emendabile.
La vita di noi esseri umani è segnata da due date, di nascita e di morte, con in mezzo un trattino che è la parte più importante. In quel trattino c’è la vita di ognuno di noi bene o male, ma è quella.
Parlare di errori commessi, “in buona fede” ovviamente, è sicuramente fuorvianti e per certi versi ridicolo. “Del senno di poi sono piene le fosse” dice un proverbio. Nel Dire quello che si poteva o non si doveva fare a cose fatte Siamo bravi tutti, ma prevedere è un’altra cosa. Tant’è che gli economisti, i meteorologi, i politici ne azzeccano poche di previsione, e quelle poche sono ad occhio e culo, ma è normale: si chiamano previsioni proprio perché prevedono e non sono sicure. Lo stesso vale per la nostra vita. Da ragazzi si sogna e tutto sembra possibile, per fortuna. Da adulti il percorso del cammin di nostra vita si fa difficile e spesso drammatico, ma comunque non molliamo perché vogliamo raggiungere la meta. Da vecchi la metà la guardiamo da vicino e prima o poi la medaglia arriva. Su un bel Sasso spiccheranno due date con un trattino in mezzo ed il nulla si palese violentemente. Così è la vita ed anche coloro che pensano di odiare ed uccidere il prossimo per vivere meglio faranno la stessa fine. Loro si che avranno commessi gravi errori per un bel nulla.
Consolati Sergio: tu vivrai per un bel po’ nel libro della storia umana, mentre Quelli come me, che sono i manovali nella stessa, spariranno definitivamente ed inesorabilmente, ma questa è la vita e non si può cambiare. Un grande abbraccio a te ed a coloro che leggono. Antonio De Matteo Milano
Per distrarci attualmente e continuare a vivere ecco alcune notizie che alimentano la speranza, “l’ultima a morire”, come recita un detto popolare.
La maledetta guerra attuale in Ucraina che sta destabilizzante il mondo ed il terribile virus covid19 che non vuole mollarci continuano ad opprimerci, ma la vita va comunque avanti e Milano lo dimostra. Come sempre, da parecchi anni a questa parte, è la capitale finanziaria d’Italia, il cuore che anima l’economia e la scienza del nostro paese. Leggete, se avete voglia e tempo, alcune notizie sul link allegato, sulla ristrutturazione delle periferie della città metropolitana di Milano.
Un nuovo GRATTACIELO di 144 metri con GIARDINO PANORAMICO sopra Milano – Milano Città Stato
https://www.milanocittastato.it/rinasci-milano/un-nuovo-grattacielo-di-144-metri-con-giardino-panoramico-sopra-milano-2/