Ieri sera l’amico Sandro Fallani, sindaco di Scandicci, mi ha inviato la lettera che riporto qui di seguito e indirizzata al giornale di Livorno Il Tirreno. L’occasione è il fatto che in questi giorni il nome di Scandicci appare da tutte le parti a fianco di quello del nostro senatore Matteo Renzi. In effetti la cosa non è vissuta molto bene dalla cittadinanza e la paura di passare alle cronache per l’unico fatto di essere il luogo in cui è stato eletto Renzi si diffonde in tutto il territorio. Ho avuto anche l’esperienza personale di una cittadina che conoscevo di vista e che si è messa a piangere di fronte a me per la vergogna che questo distruttore di governi progressisti fosse targato appunto Scandicci.
L’unico imbarazzo di questa lettera è che finisce con un troppo affettuoso e plateale riferimento al sottoscritto, d’altronde non potevo censurare la lettera di un sindaco e allora l’unico modo è stato integrarla con una mia vignetta fatta in un baleno e inviata al giornale. Va da sé che se non avessimo abbandonato il lavoro nei territori a vantaggio di Twitter e cose simili, oggi avremmo stanze ben più interessanti in cui discutere di tutto ciò.
Ciao,
Sergio
Caro Direttore,
sono il Sindaco di Scandicci, una città molto nominata in questi ultimi tre anni e che queste ore ha praticamente invaso giornali, radio e televisioni. Le anticipo: siamo abituati alle “nomination” e questo fa di noi gente che sta, anzi è, serena ante litteram. Quando siamo nati come città passando in poco più di un lustro a cavallo degli anni’70, da 18 a 54 mila abitanti, cominciando ad ospitare le botteghe degli artigiani pellettieri che dall’Oltrarno si spostavano da noi, in quegli anni saltavamo di bocca in bocca e di classe in classe elementare, sulle parole di Gianni Rodari e sulle note di Sergio Endrigo che aveva musicato il meraviglioso, (rileggetelo tutte le sere prima di andare a letto, dormirete sereni), “quel signore di Scandicci” quello che buttava le castagne e mangiava i ricci. I miei concittadini, gente pacifica e parecchio laboriosa, ebbero un sentimento di sorpresa sentendosi nominati a scuola e alla radio, corrugarono per un attimo la fronte per ascoltare meglio, abbozzarono un mezzo sorriso, si accesero una sigaretta e sistemando la luce del neon si rimisero a fare ciò che faceva prima: ovvero tagliare la pelle a mano col trincetto.
Divenimmo parola poi per il pubblico dei grandi, un decennio dopo, nei favolosi, edonisti ‘anni 80, all’inizio dei quali il serial killer delle coppiette nei suoi otto duplici omicidi, colpì due volte nel territorio comunale della mia città. Scandicci faceva rima con “Cicci” ed ecco che da sostantivo usato per una filastrocca da bambini (e non solo), divenimmo parte integrante delle paure dei grandi. Lo scandiccese, al sentirsi rinominato, rialzava lo sguardo dal banco delle pelletterie che nel frattempo eran diventate più fitte e risentendosi chiamato, strizzava gli occhi, abbozzava un sorrisetto di incredulità e una mezza smorfia di disapprovazione e dopo aver aspirato una boccata di fumo si rimetteva a capo chino e sereno a lavorare.
Oggi ci risiamo, siamo alla terza nomination: ora Scandicci è la capitale della pelletteria europea, tutti i grandi marchi son venuti a produrre da noi, fino al covid, contro il quale stiamo resistendo con la stessa convinzione, laboriosità che ci ha visto nascere e crescere, avevamo saldi assunzionali a tre cifre (+799 nel 2019), oltre 250mila metri quadri di recupero di volumi industriali dismessi, un PIL in costante crescita e la tramvia che portava 21 milioni di persone l’anno.
Del senatore, ne sappiamo molto poco, perché semplicemente da queste parti si è visto molto poco. Al massimo abbiamo avuto un “sentore” di lui in qualche limitata circostanza, come dire che a volte una vocale in meno chiude un’analisi… Peraltro questo non rappresenta un’anomalia, né una colpa, perché tantissimi fra deputati e senatori si fanno vedere pochissimo nei territori dove sono stati eletti, né i suoi predecessori erano particolarmente presenti in città.
In questi giorni nelle fabbriche che giro quotidianamente e nelle quali La invito ad accompagnarmi, fra i ragazzi quasi tutti con titolo superiore, tanti laureati in camice bianco in ambienti quasi sterili, sovrabbondanti di strumenti tecnologici avanzatissimi, rimbalza un’eco lontana di un rumore di fondo molto attutito, proveniente da una dimensione parallela, molto più distante dai 300 chilometri che ci separano da Roma e ormai senza più sigarette fra le labbra e luci al neon, per una frazione di secondo serpeggia una domanda:- Chi?:- e poi a capofitto e sorriso largo, si rimettono alla tastiera, ed in fondo silenziosamente c’è un vero e proprio “signore di Scandicci” dai modi impacciati e dallo sguardo idealista e romantico sul mondo che ci ha sempre creduto anche quando eravamo periferia del mondo è il “Bobo” di Sergio Staino, vera anima cittadina.
Sandro Fallani, Sindaco di Scandicci
Caro Sindaco, la ringrazio per questa lettera scritta con garbo. In effetti la predisposizione a rime un po’ sfortunate e la particolarità del nome della sua città hanno ripetutamente portato a semplificazioni diffuse. Non solo su questo giornale. La risposta alle sue parole merita un impegno da parte nostra: niente più “mostri” a Scandicci. (s.t.)
Il Tirreno, 15 gennaio 2021
Comment
Renzi ronzi, ronzi Renzi,
non ti accucci nei silenzi:
tutti sanno che son d’oro
e tu invece par di no.
Ronzi Renzi, Renzi ronzi:
credi che siam tutti gonzi?
Non hai più le munizioni,
solo a salve puoi sparar.
Senatore di Scandicci?
Prova pure, ma ti impicci.
Là lavorano la pelle,
rischi di lasciarla là.
Carlo Squillante