Da ragazzo seguivo assiduamente la rubrica del Tg2 “Non solo nero”. Adesso apprendo che ancor prima Nicola Zingaretti, 17enne, aveva fondato l’associazione “Nero e non solo”. E forse non è un caso che la sua “campagna congressuale” abbia spiccato il volo proprio ospitando la pastora afroamericana Bernice King e che egli sia stato scelto come segretario del Pd all’indomani della grande manifestazione di Milano.
Occorre infatti distinguere con chiarezza due questioni: il governo dei flussi migratori e il tipo di società che abbiamo in mente. Governare quei flussi è essenziale e l’Unione europea dovrebbe assumere un ruolo decisivo al riguardo. D’altro canto l’Italia e l’Europa di oggi e di domani non possono farsi sopraffare dalla paura, e l’Occidente dovrebbe recuperare il proprio spirito di apertura, il proprio slancio. Non possiamo non concepire la nostra come una “società aperta”, inclusiva, plurale. L’interculturalità è la vera sfida del presente. Occorre riuscire a tradurre: tradurre le lingue dei popoli del vecchio continente, certo, e procedere con “prove di traduzione” all’interno delle nostre società. “Traduzioni” dal linguaggio religioso a quello secolare, ad esempio, traduzioni di idiomi, naturalmente, traduzioni di esperienze, storie, vissuti individuali e comunitari.
L’affermazione di Zingaretti è in tal senso, forse, un segno dei tempi: non possiamo più guardare all’Italia “una d’arme, di lingua, d’altare”, no; va costruito un Paese diverso in un’Europa diversa, nella consapevolezza, poi, che il “villaggio globale” è sì pieno di insidie e di contraddizioni, ma offre a ciascuno e a ciascuna l’opportunità di esprimere meglio se stesso e se stessa.
Apertura, inoltre, significa anche sviluppo sostenibile. Il fatto che in varie realtà europee i Verdi riescano a raccogliere il consenso dei settori più dinamici della società è lì a indicarci che le ragioni dell’ambiente non vengono più concepite in contrapposizione alle conquiste fondamentali della modernità. Al contrario: la modernità può farsi carico di quelle ragioni. Insomma: da “novatori”, dobbiamo contrastate le spinte autoritarie e sovraniste, provando insieme a rispondere a sfide senza dubbio assai impegnative.
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