Federico Monga
Gianrico Carofiglio, l’alleanza anti-destra da Calenda a Fratoianni, passando per il Pd, rischia di finire prima di iniziare.
«Una buona campagna elettoral deve darsi alcuni temi chiari, forti, in grado di smuovere il disinteresse dilagante nei confronti della politica soprattutto tra i giovani. L’impostazione in negativo, cioè anti-qualcosa o anti qualcuno non mi convince. Una battaglia politica efficace – ferma restando la necessità di marcare le differenze rispetto alla destra – deve essere invece soprattutto impostata su valori e obiettivi positivi».
Quali, nel caso di Letta e Calenda?
«La questione climatica nella sua stretta connessione con la giustizia sociale. Sono i due temi che interessano i giovani, la maggior parte dei quali detesta la politica attuale. E voglio sottolineare una cosa: sono temi di sinistra. Trovo insopportabile l’affermazione per cui le politiche ambientali non sarebbero né di destra né di sinistra. La lotta contro il cambiamento climatico e le connesse ingiustizie che ne derivano e ne deriveranno è la lotta della sinistra del futuro. E del presente, spero».
Ma l’alleanza Pd-Calenda è di sinistra?
«Calenda non è di sinistra. La sua è una rispettabile aggregazione politica, tendenzialmente tecnocratica. Purtroppo questa legge elettorale, la peggiore di sempre, costringe a questo tipo di patti».
Meglio il sistema proporzionale?
«Con questo quadro politico sì. Purtroppo il bipolarismo non ha funzionato. Con una riforma proporzionale ognuno potrebbe presentarsi ai cittadini con le proprie idee e i propri valori in maniera chiara. Non dico senza compromessi, che fanno parte della politica, ma almeno senza quegli equilibrismi estremi a cui stiamo assistendo in questi giorni. Enrico Letta ha davvero un compito difficile, non lo invidio».
Il filosofo Massimo Cacciari nell’intervista di ieri su La Stampa sostiene: in questa alleanza va preso tutto, anche le briciole. Da Renzi agli ecologisti, passando per Di Maio.
«Temo abbia ragione. Con questa legge elettorale gioco forza bisogna aggregare il più possibile».
Si rischia l’effetto minestrone?
«Il minestrone può essere un’ottima pietanza, basta che non venga spacciato per altro. In questo caso si tratta di un’alleanza elettorale e non di una coalizione politica».
Fratoianni è il Bertinotti 4.0?
«Non saprei. Esprime la sinistra radicale, le cui idee in alcuni casi le condivido e in altri no. La mia cultura è di sinistra. La mia aggregazione ideale andrebbe dal Pd alla sinistra del Pd più che alla destra del Pd. Dopo di che, mi è ben chiaro che, alle condizioni date, non si può prescindere da aggregazioni meno omogenee».
E quali devono essere i valori e i messaggi del Pd?
«Ripeto: giustizia climatica e giustizia sociale, cioè lotta alla povertà. Suggerisco al Pd uno slogan da mettere in grandi manifesti, scritto a caratteri cubitali: Perché votare Pd? Perché è il più grande partito ambientalista d’Europa. È un cammino irreversibile quello per la vocazione ambientalista della sinistra. Certo non può essere l’unico messaggio. Per esempio, c’è il tema dei diritti civili, delle libertà. Insisto però, i messaggi devono essere chiari. Se uno ti chiede: perché dovrei votare Pd, devi essere in grado di rispondergli parlando di valori in termini positivi, brevi, comprensibili. Finora non è accaduto».
Luigi Di Maio chiede pari dignità, ovvero più candidati. Il Pd ha offerto il diritto di tribuna.
«Io lo offrirei a Cappato, il diritto di tribuna. Premessa: Di Maio ha avuto un’evoluzione politica che ho apprezzato. Ma fossi il segretario del Pd e dovessi scegliere punterei sulle battaglie civili di Cappato e del suo movimento. Toccano segmenti dell’elettorato che in tanti casi non vanno a votare e che di fronte a una scelta del genere potrebbero farlo. In molti avvertono come una vergogna il fatto che in questo Paese ancora non esista una legge dignitosa e compassionevole sul fine vita».
Calenda è affidabile?
«In politica il tema dell’affidabilità si affronta in relazione al progetto e all’interesse politico. Parlare di affidabilità personale (non solo per Calenda, ovviamente) è poco interessante e probabilmente poco utile».
Tra Pd e Conte è finita per sempre?
«Nel breve periodo non vedo prospettive. Il comportamento dei 5 Stelle che ha contribuito alla crisi di governo è stato un grave errore politico e capisco la reazione di Letta. Quanto al medio periodo, beh, i fatti degli ultimi anni e degli ultimi mesi ci dicono che può accadere di tutto».
Cacciari, sempre nella stessa intervista, sostiene testuale: «La sinistra è andata a puttane da tempo». Concorda?
«Non capisco, cosa vuol dire? I partiti di sinistra? L’idea di sinistra? Non so commentare. Mi pare una frase un po’ a effetto».
C’è spazio per un Mélenchon italiano?
«Lo spazio c’è, manca l’attore. Mélenchon rappresenta la sua area politica con estrema efficacia. Può piacere o no – e a me non piace – ma ha un grande talento comunicativo. Non vedo protagonisti con quelle qualità sulla scena italiana».
Le liti a sinistra sono legno al fuoco di Meloni? Ha già vinto?
«Non lo so. Ci sono troppe variabili. Conta come si imposta la campagna elettorale. Il quadro è davvero fluido, può succedere di tutto. Ma se il patto Pd-Calenda si incammina sul sentiero dell’anti, il destino è segnato. Gli americani, che nella comunicazione politica sono i più bravi, parlano di due schemi di campagna elettorale: uno positivo e uno negativo».
Qual è quello vincente?
«Quello positivo, propositivo. La cosiddetta negative campaign – l’attacco frontale agli avversari – difficilmente porta nuovi voti. Serve soprattutto a rassicurare chi è già dalla tua parte. Dunque è utile ma accessoria».
Con Meloni c’è il pericolo fascista?
«Anche se in Fratelli d’Italia ci sono alcuni fascisti il vero tema non è il pericolo fascista».
Ma non esiste un pericolo?
«Il pericolo è di una impostazione culturale profondamente conservatrice, regressiva; un’incapacità di porsi in termini moderni rispetto alle sfide del futuro, ai bisogni della solidarietà».
Meloni dal palco di Vox al profilo istituzionale: Qual è l’originale?
«Ancora una volta, non è questo il tema, secondo me. Bisogna concentrare l’attenzione non sulla persona ma sull’idoneità della forza politica nel suo complesso a governare. Idoneità che nel caso di specie, secondo me, manca».
I timori di Ue e Usa sono argomento da campagna elettorale o reali?
«Ovvio che siano preoccupati, proprio per quello che dicevo un attimo fa. Ovviamente non rassicurano anche le relazioni internazionali di Meloni – amica di Vox e di Orbàn – e di Salvini, amico o forse meglio scudiero, di Putin».
La destra, al solito sotto elezioni, si ricompatta. Comunica meglio?
«Propaganda efficace. Comunicazione vera, cioè contenuti, ben poca».
Berlusconi punta sul miracolo italiano, dentiere e pensioni per le mamme.
«Sono giochi di prestigio, o maquillage piuttosto mediocri di vecchi slogan propagandistici. Roba che fa un po’ tristezza, devo dire».
Cosa deve fare la sinistra?
«Chiarezza di contenuti, rivoluzione copernicana della comunicazione. Proponga in modo chiaro un’idea di comunità. La razionalità del noi, come sostiene il filosofo inglese Hollis, da contrapporre all’interesse del singolo individuo. Dal “conviene a me” a “è un bene per tutti”. Certo non è facile, c’è poco tempo».
Draghi, al di là dell’agenda di cui tutti si riempiono la bocca, è già dimenticato dai partiti?
«I partiti si occupano delle elezioni, ora si interessano poco di Draghi».
È uscito di scena per sempre?
«Non si può dire. Il quadro politico, come dicevo, è molto incerto. Difficile che il centrosinistra vinca anche se in questo mese può accadere di tutto. Però facciamo l’ipotesi, meno improbabile, che al Senato ci sia un quasi pareggio e che il Pd sia il primo partito. Molte cose si complicherebbero e una figura come Draghi potrebbe ridiventare indispensabile».
Letta farebbe bene a candidarlo premier subito come dice Calenda?
«Letta farebbe bene a parlare di contenuti e valori e credo lo farà. Il presidente del Consiglio lo sceglie il Presidente della Repubblica». —
La Stampa, 5 agosto 2022
3 Comments
Chissà come sarà il prossimo autunno, ma gustiamoci l’estate con Agosto il mese che annuncia le fine della stessa, come suggerisce la poesia sotto riportata. Buone vacanze a chi legge Antonio De Matteo
Milano.
Agosto.
Controluce a un tramonto
di pesca e zucchero.
E il sole all’interno del vespro,
come il nocciolo in un frutto.
La pannocchia serba intatto
il suo riso giallo e duro.
Agosto.
I bambini mangiano
pane scuro e saporita luna.
(Federico García Lorca)
Caro Sergio,
coniugare la ragione con il cuore: un’operazione difficile, come dici. Emma Bonino ci riesce mettendo in campo una dote che apprezzo molto: la schiettezza. Non si può certo dire che non ami parlare chiaro. E per fortuna, dico io, perché siamo un po’ tutti stanchi di arzigogoli, di dico-non dico, di ambiguità. Naturalmente nessuno nega che si debba mediare, smussare, cercare di portare le opinioni diverse a un unico denominatore ; ma se si tergiversa troppo ne soffre la credibilità di ciascuno e alla fine si ottiene un effetto contrario.
Secondo me, tutto nasce da una certa mancanza di chiarezza iniziale, probabilmente deliberata: si vuole costituire uno schieramento antidestre sovraniste, che sia il più largo possibile? E allora le differenze all’interno della coalizione contano poco o nulla, poiché si tratta di una alleanza di scopo: tutti uniti verso l’unico obbiettivo di non far vincere gli altri o, se si preferisce, un’alleanza democratica in difesa della Costituzione. In sintesi: una tattica difensiva. Oppure si vuole creare un’alleanza vera, sui contenuti, come Gianrico Carofiglio sostiene si dovrebbe fare, poiché l’altra soluzione avrebbe già perso? E allora ha ragione Calenda, non si possono accogliere quei partiti che hanno obbiettivi opposti a quelli dichiarati dai contraenti principali: PD, Azione e +Europa. Chi ha votato contro l’azione del governo Draghi non può condividere un programma politico che preveda la prosecuzione di tale azione. Sintetizzando: una tattica d’attacco, un giocarsi la pelle fino alla fine. Personalmente dubito che uno schieramento a scopo puramente difensivo possa avere presa su quella parte di elettorato che dalla politica si aspetta altro, vale a dire risposte ai suoi problemi. E forse non ci crede molto neppure Letta, a questa alleanza nata dalla necessità e realizzata quasi come atto dovuto, affinché poi non si dica che non ci ha nemmeno provato. Mentre la destra diventa sempre più destra e la sinistra sempre meno sinistra.
Al momento di chiudere questo commento tutto è nuovamente in alto mare. Quindi, alla prossima!
Belle vignette, specialmente quella del bonus psicologo.
Un abbraccio
Grazia Valente
Similia similibus curentur.
In medicina questa è l’origine della pratica omeopatica, ovvero di un imbroglio.
In politica è invece la base di ogni possibile alleanza.
Acqua e olio non si mischiano: così i riformisti e i massimalisti, che non accettano per principio di NON essere egemoni.
Un po’ di chiarezza ci farà bene, sperando che, dopo un secolo di pasticci, ognuno prenda e segua la sua strada con coerenza e determinazione.
I massimalisti si fermeranno subito a litigare tra loro.
Noi riformisti potremo (forse) camminare liberi e spediti …
https://ilquadernodiet.blogspot.com/2022/08/una-storia-infinita.html