Da una parte la cara, vecchia e mai affrontata (da nessuna parte politica) “Questione meridionale”, dall’altra l’Italia del Nord, del dove si stava bene…del dove il lavoro c’era, del dove la ripresa c’e’ ma per garantirla il disinteresse totale per i valori di equità, giustizia sociale, solidarietà ed integrazione passa in subordine e prevale l’istinto di tutela e salvaguardia dei propri interessi individualistici e personali.
Badate, questo risultato elettorale e’ veramente storico ed e’ socialmente e culturalmente complesso da analizzare.
Innanzitutto, e’ un voto senza età: non e’ questione di giovani, disinteressati alla politica, non e’ questione degli anziani. E’ unanime e senza età il rifiuto di una cultura di centro sinistra, sia al sud che al nord, per ragioni diverse.
Al Sud, penso alla Sicilia anche per motivi affettivi (mio marito e’ siciliano) ed un po’, quella la terra, la conosco, il Movimento Cinque Stella ha raccolto l’elettorato tutto di centro-sinistra.
Ha candidato e incluso nel sistema politico rappresentanti del mondo professionale, civile e sociale sostituendosi in toto a noi, noi di sinistra.
Noi di sinistra, e penso ad un Grasso candidato nella sua terra, non siamo stati in grado di rendere credibile e sufficientemente certo un processo di riscatto, di superamento della vecchia cara Questione Meridionale.
E l’elettorato del Movimento Cinque Stelle al centro sud non e’ elettorato improvvisato ma elettorato “acculturato”, fatto di professionisti, precari delle professioni intellettuali, intellettuali, studiosi, giovani imprenditori “sani”, persone impegnate in cooperative e associazioni sociali e civili.
Sono il nostro elettorato, sono quell’elettorato che soffre la mancanza di legalità, che soffre il dover lasciare la propria terra, che soffre per le ingiustizie.
Li’, il nostro elettorato, ha smesso di credere in noi. Ci ha reputati non in grado di sostenere e garantire un sistema ed una rete legale.
Al grande Nord (ma ci includo anche il centro fatto della mia Toscana, Umbria, Marche) il discorso e’ ben diverso.
Anche qua il rifiuto dei nostri valori e’ evidente, ma, mentre al Sud quei valori si vanno a ricercare in altri, qua nel produttivo centro Nord proprio non si vanno a cercare.
Prende il sopravvento l’animale che e’ in noi, ma non quello sociale di Hobbes, quello primordiale che autotutela se stesso e la sua prole.
Tutto ciò che va oltre e quindi valori come la condivisione, la solidarietà, l’integrazione, non interessa, anzi fanno paura.
La questione del voto del grande Nord non e’ solo questo. Perche’, visti i risultati elettorali in Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche e Liguria, sono due le analisi socio-economiche da affrontare. Cosa certa, cari Compagni e care Compagne, e’ che c’e’ da lavorare molto ma con modalita’ diverse. Concludo riportando interamente il comunicato stampa dell’Anpi Nazionale sui risultati elettorali:
“Sottolineo, con soddisfazione, l’irrilevanza elettorale di Forza Nuova e CasaPound” – 5 Marzo 2018
Mi preme sottolineare, con immensa soddisfazione, man mano che i risultati elettorali si fanno più certi, l’irrilevanza di Forza Nuova e CasaPound. L’Italia ha rivolto un sonoro NO a chi fa della prepotenza, della violenza e dell’inciviltà fascista il fondamento del proprio esistere e agire. Con i numeri ottenuti, questi partiti sono destinati a sciogliersi naturalmente, ma resta fermo l’impegno dell’ANPI e dei promotori dell’appello “Mai più fascismi” a far applicare la XII disposizione della Costituzione e le leggi Scelba e Mancino. L’antifascismo e il rispetto dei diritti civili e sociali saranno la cartina di tornasole per riconoscere l’effettivo orientamento democratico di qualunque futuro governo.
Carla Nespolo – Presidente Nazionale ANPI
Compagni e Compagne, continuiamo a non capire. Ma continuo ad essere fiduciosa. Ce la possiamo fare, saranno anni duri di opposizione ma potrebbe essere il modo per seminare di nuovo papaveri rossi nei nostri campi.
Nilde Galligani – Segretario Circolo PD Rottofreno Calendasco
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Cara Nilde,
posto volentieri questo tuo scritto: hai già iniziato in modo scrupoloso e corretto quell’analisi del voto che tutto il partito deve fare e alla quale il nostro segretario si è già dichiarato indisponibile. Considero orribile ed offensivo verso tutti noi il modo con cui Renzi si è presentato alla conferenza stampa di ieri: in pratica ha dichiarato che si dimetterà quando lo riterrà opportuno e che nel frattempo continuerà a dirigere il partito, anzi, ha dato già le prime direttive. Pazzesco. Come si può permettere un segretario di decidere dopo una simile sconfitta il comportamento futuro del partito senza confrontarsi con nessuno? Come si può permettere di chiamare in causa per la sconfitta un nostro premier che si è conquistato la stima e la fiducia ben oltre il nostro corpo elettorale? Come si può permettere di alludere pesantemente a un comportamento non congruo del nostro presidente della Repubblica? Credo ormai che ogni minuto in più che Renzi passa su quella poltrona di segretario sia un passo inesorabile verso la catastrofe della sinistra italiana. Occorre fermarlo subito e obbligarlo a dimettersi e iniziare, con tutti noi, una riflessione sul da farsi nell’immediato e in prospettiva.
Un abbraccio
Sergio
posto volentieri questo tuo scritto: hai già iniziato in modo scrupoloso e corretto quell’analisi del voto che tutto il partito deve fare e alla quale il nostro segretario si è già dichiarato indisponibile. Considero orribile ed offensivo verso tutti noi il modo con cui Renzi si è presentato alla conferenza stampa di ieri: in pratica ha dichiarato che si dimetterà quando lo riterrà opportuno e che nel frattempo continuerà a dirigere il partito, anzi, ha dato già le prime direttive. Pazzesco. Come si può permettere un segretario di decidere dopo una simile sconfitta il comportamento futuro del partito senza confrontarsi con nessuno? Come si può permettere di chiamare in causa per la sconfitta un nostro premier che si è conquistato la stima e la fiducia ben oltre il nostro corpo elettorale? Come si può permettere di alludere pesantemente a un comportamento non congruo del nostro presidente della Repubblica? Credo ormai che ogni minuto in più che Renzi passa su quella poltrona di segretario sia un passo inesorabile verso la catastrofe della sinistra italiana. Occorre fermarlo subito e obbligarlo a dimettersi e iniziare, con tutti noi, una riflessione sul da farsi nell’immediato e in prospettiva.
Un abbraccio
Sergio
14 Comments
Post lungo. Sulle elezioni.
Ieri sera una persona – per la quale tra l’altro provo simpatia e rispetto – ha risposto stizzita a una serie di commenti ad un mio post che attaccava Renzi. Evidentemente questa persona è stata sostenitrice del Padroncino della Leopolda fino all’ultimo. Un fedelissimo. E ha sofferto nel veder attaccato il suo beniamino. La cosa che mi ha colpito molto è il modo in cui ha attaccato. Le parole scelte. Che denotano in realtà un eccesso di astio nei confronti degli altri. Non del pensiero degli altri. Ma proprio degli altri. E anche un modo antico di ragionare sul potere. Senza volerlo questa persona ha diviso il mondo tra sudditi e sovrani. Noi siamo i sudditi ovviamente. Si è forse dimenticato che se così è vale anche per lui. Ha detto: “quanti professori! Peccato che contate zero!”
Ma certo. Noi tutti contiamo zero. E ne siamo consapevoli. In qualche modo lo abbiamo anche scelto.
Contare zero non significa essere zero. E comunque Zero conta più di Uno. E Quando siamo zero, zero vale sempre zero. Mentre uno non vale uno. Non vale mai uno. Perché se cominciamo davvero a contare, allora devono valere competenze capacità e prestazioni. È un principio di responsabilità. Semplice e chiaro. E quindi, cara persona che ci ricordi che siamo zero, noi ti rispondiamo che lo siamo davvero. Con consapevolezza. Perché siamo cittadini. E i cittadini parlano, discutono, si arrabbiano, scendono in piazza, sbagliano, si accapigliano, sbraitano, a volte sparano cazzate, a volte ascoltano. A volte, per dirla con de Gregori, sanno benissimo cosa fare. Si chiama democrazia. Continueremo a fare i professori da bar. A litigare. A pensarla diversamente.
Ma poi succede che lo Zero vuole diventare uno. Può farlo, sia chiaro. Ma come si diceva prima, lo deve fare con responsabilità e consapevolezza di essere davvero all’altezza. Rivoltarsi contro decisioni inique è doveroso; così come indignarsi per corruzione e ruberie. Arrabbiarsi poi per l’incapacità è sacrosanto. Che non vi arrabbiate se vi montano male un elettrodomestico? Che avete pagato? Ma il punto è: se non siete capaci, lo fate voi? Se il vestito che avete fatto fare dal sarto è tagliato male, ve lo sistemate da soli senza aver mai messo mano a una cucitrice?
Questo è l’altro fatto che a volte non bisognerebbe dimenticare quando siamo zero. Il fatto è il comprendere che si possono anche vincere le elezioni quando ci si arrabbia ma poi a governare bisogna saperlo fare.
Ieri, parlando del movimento cinque stelle, un signore che non conosco (e che come me non ha votato Di Maio) ha detto che non bisogna necessariamente saper far tutto e giudicare tutto. E che lui, essendo laureato in scienze politiche, non ha mai pensato di fare il
Deputato per questo. Allo stesso modo e seguendo lo stesso ragionamento gli ho ribadito – da collega – che pure io laureata in scienze politiche non mi sono mai sognata di fare la deputata. Proprio perché so cosa significa.
Ora i grillini non sono più quello che erano cinque anni fa. Hanno un po’ più di esperienza. Hanno fatto i loro errori e sono in fase ancora di crescita. Di entusiasmo. Sono sincera: mi ha fatto tenerezza di Maio l’altro giorno. Sembrava un bambino colmo di felicità.
Qualcuno dice che io sia – zero nello zero – prevenuta e invasata nei confronti del movimento. No. E perché dovrei? A me cosa cambia? Io zero nello zero. Semplicemente so -perché le vedo – che ci sono cose che non vanno bene all’origine. Piano piano il
Movimento si sta istituzionalizzando come partito. Deve farlo perché è nell’ordine naturale delle cose. Ma resta il fatto che per fare politica bisogna sapere che uno non equivale a uno se non nei diritti base. Che la democrazia si basa sulla rappresentanza nazionale e non sul mandato imperativo. Che l’avversario non è il nemico ma semplicemente uno che la pensa diversamente. Che bisogna avere un programma lucido e che la politica è l’arte della mediazione, anche se poi questo ti fa perdere consensi. E che esiste un pensiero di destra e uno di sinistra. Economicamente, civilmente, socialmente. E questo conta meno quando si urla ma molto quando si decide. Io conosco molte persone che votano cinque stelle anche tra i miei cari. Hanno tutta la mia comprensione. Fossi stata giovane forse lo avrei votato anche io. Quando sei giovane si è per il
Movimento a prescindere. Si ha l’anima – se non le idee – futurista. Io votai Democrazia Proletaria la prima volta perché il PSI era occupato da Craxi e compagnia e io da socialista volevo l’onestà (senza acca finale) e il PCI mi pareva un elefante in cammino verso il cimitero apposito. Quindi io li capisco quelli che hanno votato Movimento Cinque stelle. Ma – così come è accaduto a Roma – non mi sento di prendermi in giro da sola. E so che gli uomini politici non li tengono nel magazzino dei panni sporchi e ogni tanto ne tirano fuori uno non lavato che puzza. Siamo noi come società ad avere un problema con l’onestà, i diritti, la corruzione, la scorciatoia. E come dimostrano certe misere vicende come i bonifici tarocchi riguarda tutti. L’onestà si rifonda a casa, nelle scuole, nei servizi pubblici, nelle letture, nelle mentalità. E non fondando partiti. L’onestà non è un ideale. È un valore base di un Paese civile. A noi manca alla base questo, un po’ a tutti. Allo zero e all’uno.
Però ora come si dice a Roma spero che ci toglieremo la sete col prosciutto.
Meglio loro – sia chiaro e lo dico a pugni chiusi – con l’appoggio esterno di chi avrà L’onestà di farceli provare (ma non scordiamo che loro non lo permisero ad altri) che Salvini.
Perché Salvini rappresenta una svolta verso l’ignoto, del razzismo, dell’egoismo popolare, del fascismo di ritorno. Che lui lo voglia o meno.
E allora – e con questo concludo – torniamo a noi che contiamo zero e a Renzi, che ora conta meno di zero ma non lo accetta.
Ieri Renzi ha dimostrato di essere quello che si vedeva da subito. E non ci nascondiamo dietro agli inganni. Lui, la sua arroganza, i suoi modi da bullo, il suo dare la colpa agli altri erano chiari sin dall’inizio. E piaceva proprio per questo. Altra scorciatoia. Stavolta da sinistra: “io voglio vincere e mi metto dietro a uno che ha l’arroganza e la furbizia per vincere”.
E ci siamo tolti la sete col prosciutto. Che non basta vincere una mezza volta sull’onda di un entusiasmo. Poi devi essere onesto. Renzi ha perso con i suoi modi spregiudicati che hanno disgustato subito una fetta di elettorato. Ha sgomentato per l’arroganza con cui ha tentato di cambiare la costituzione da solo, cieco di potere e di vanità. Ha spostato a destra un partito di sinistra con riforme raccapriccianti e mal funzionanti. Dimentico del bene non solo del paese ma anche della sinistra italiana e dei valori che la stessa porta, ha scelto fino all’ultimo per l’annientamento. Come il
Generale Custer che portò a morte sicura i suoi uomini.
E ieri Renzi nel sommo dell’arroganza ha attaccato tutti, dal Quirinale ai compagni di partito, fino ai cittadini che hanno bocciato la
Sua Costituzione. Tutti. Tranne se stesso.
E dice pure che se ne andrà ma dopo aver dettato l’agenda politica dell’intero Paese compreso il Presidente della Repubblica. Invece di fare un passo indietro per il bene di tutti.
Il pallone è mio e se mi fate giocare in porta me ne vado e lo porto via.
Il pallone però non è tuo. E lo so che è dura tornare ad essere Zero.
Però per noi che lo siamo continua ad essere una buona posizione da cui guardare.
Anche noi però dobbiamo guardare davvero. E non tifare.
Il bene del Paese è una cosa seria. Riguarda tutti. Anche quelli come i ragazzi di Potere al Popolo che gridavano felici slogan di giubilo per un misero uno e niente nel loro Quartier Generale. Felici, mentre non esiste più una sinistra rappresentata davvero in Parlamento e fuori. Felici mentre monta la marea nera e putrida del fascismo degli anni dieci. Quasi venti.
Quando la facciamo finita con questo gioco?
Siamo zero. Ma l’altra faccia dello zero è l’infinito. Perché vi accontentate di essere uno virgola uno?
Damose da fa.
Elisabetta Malantrucco
https://elisabettissima.wordpress.com/2018/03/06/i-professori-che-contano-zero/
Cari compagni ed amici,
se davvero pensiamo che tutto il problema della sinistra sia liberarsi di Renzi, temo che andremo incontro ad altre e più cocenti delusioni.
Perché una volta liberatici di Renzi (esilio, gogna, ostracismo?) resteranno in piedi tutti i problemi a cui accenna Nilde o che ha lucidamente illustrato Cacciari. E dovremo affrontarli, e risolverli, noi, con o senza Renzi.
La gente non vota più una sinistra che NON è più in grado di offrire quello che la sinistra novecentesca, di stampo socialista, poteva offrire: assistenza, welfare, tutele estese, posto fisso, sindacalizzazione spinta, ecc.
La globalizzazione, la tecnologia, le connessioni sociali, internet hanno stravolto quel mondo e noi dobbiamo ricostruire un obbiettivo nuovo, un nuovo modo di immaginare la società, un nuovo modo di rappresentarla.
E’ inutile che cerchiamo di riportare indietro le lancette dell’orologio: chi ci ha provato (molto goffamente) ha preso un ridicolo 3%.
Se è vero, come è vero, che la sinistra è una categoria dello spirito, fatta di anelito all’uguaglianza dei diritti e dei doveri, alla libertà collettiva ed individuale, alla solidarietà tra gli individui sociali, noi dobbiamo inventarci il modo di rappresentarlo, con gli strumenti del nostro secolo, non con quelli del secolo scorso.
Per il M5S non ha votato solo chi è allettato dal reddito di cittadinanza (suprema forma di assistenzialismo) ma anche gente di ogni tipo ed età, che ha, più o meno confusamente, espresso il bisogno di qualcosa di nuovo, in termini di linguaggio, di persone, di approccio.
Queste persone molto probabilmente rimarranno deluse dalla pochezza culturale del M5S, ma nel frattempo ci hanno provato.
E nel contempo hanno punito noi, rei non tanto di avere fatto delle cose, che comunque sono e resteranno pregevoli, ma di non aver comunicato l’idea di un gruppo, di una classe dirigente, munita di un pensiero solido e condiviso, di un programma all’altezza delle aspettative di rinnovamento.
Abbiamo migliorato l’esistente, è vero, ma non è bastato; in più l’abbiamo fatto litigando, dilaniandoci a vicenda, dimostrando tensioni personali oltre ogni ragionevolezza. Non abbiamo offerto un bello spettacolo, con la partecipazione attiva del sistema mediatico che ha aizzato le parti, ha fomentato (e continua a farlo) ogni dissenso, ha giocato allo sfascio senza alcun pudore.
Ha ragione Sergio: dobbiamo discutere, approfondire. Ma farlo a mente fresca, senza pregiudizi, senza rancori (non è facile!). Ne va della vita e delle prospettive di sviluppo del Paese e direi dell’intero occidente, che si sta dibattendo negli stessi problemi.
E bisogna farlo in fretta, cercando di chiudere su conclusioni operative, magari imperfette, ma concrete. Non abbiamo tempo, e mai ce l’avremo (il mondo non ci aspetta), per ricostruire un’ideologia, un disegno dei massimi sistemi.
Dobbiamo procedere per gradi, pronti a correggerci e ripartire. Ma dobbiamo fidarci l’uno dell’altro.
Questo eterno clima di resa dei conti è francamente insopportabile, tanto più di fronte alla dimensione dei problemi che abbiamo davanti.
Anche per questo non voglio qui commentare la posizione di Renzi. Penso di capire cos’abbia in mente, ma ne parliamo a parte.
Io ho molta fiducia in te, Ernesto, apprezzo la tua intelligenza e la tua passione politica, onesta e generosa. Proprio per questo non capisco come non ti renda conto che il vero grosso ostacolo alla nostra crescita è proprio Renzi. Come facciamo a dibattere, a studiare, a confrontarci, ad approfondire se lui, il segretario, il primo imputato di questa catastrofe, già si è autoassolto e decide unilateralmente di continuare a dare ordini? Non ci rendiamo conto che ormai sono anni che continua a prendere decisioni nel chiuso del suo studiolo senza consultarsi con nessuno, tanto meno con il partito? Come fai a difenderlo? Chiude ogni porta al dibattito, alla dialettica, al dissenso, come preso da un raptus di onnipotenza patologica. Dobbiamo liberarcene, Ernesto, lo so che è doloroso ma è il primo dei nostri compiti. Poi lascia stare i miseri resti di LeU, nessuno di noi che critica Renzi in questo momento vuole tornare indietro al socialismo novecentesco. Vogliamo andare avanti su quella strada che qualche anno fa sembrava ci avesse indicato proprio Renzi e che oggi sta tradendo giorno dopo giorno. Gentiloni, Calenda, Minniti, Veltroni, Fassino, Martina, Cuperlo, Orlando, Franceschini, Macaluso, Prodi, Pisapia ecc ecc, è possibile che siano tutti scemi e solo lui, Bonifazi e Lotti gli intelligenti? Non facciamo ridere i polli, Ernesto.
Un abbraccio
Sergio
Caro Sergio,
io non ho parlato di Renzi; ho invece provato a descrivere il lavoro che ci aspetta se vogliamo ricostruire un’alternativa di governo credibile e spendibile verso una dozzina di milioni almeno di cittadini italiani.
Perché di questo si tratta, e non di altro.
Leggo i vostri, tanti, commenti e parlate solo di Renzi, mi sembrate tutti ossessionati solo da Renzi, non avete altro obbiettivo che vederlo sparire. Va bene, ma quando sarà sparito, credete che i problemi che abbiamo davanti cambino per miracolo?
Avete eletto Renzi come bersaglio non principale ma unico, è tutta colpa sua, sua e dei suoi scherani.
E poi Malantrucco che parla come Travaglio: il “padroncino della Leopolda” il “suo beniamino”, “sudditi e sovrani”.
Ma che linguaggio è? Chi parla male, pensa male. Ma chi crede di essere questa supponente signora? Scenda giù dal cadregone e faccia proposte, piuttosto.
Io ho cercato di avviare un discorso un po’ più ampio del “crucifige”, ma evidentemente sono fuori dalla vostra sintonia.
Che vi devo dire? Quando non avrete più Renzi da maledire, scoprirete che i problemi sono ancora tutti là e non basterà una bella discussione, lunga, lunga, lunga, fino allo sfinimento, per convincere quella dozzina di milioni di elettori a votarci. Saremo rimasti in meno di LeU. Il mondo starà da un’altra parte. Anzi, il mondo sta già da un’altra parte.
Abbiamo capito o no che bisogna reinventare il modo di essere sinistra? Che non basta raccogliere i bisogni delle masse (cosa peraltro da nettezza urbana), ma dargli, ai cittadini non più massa, un nuovo modello di interpretazione del mondo?
Siamo capaci?
Perché dove si fa volontariato si vota Lega o M5S? Perché dove il PIL cresce di più abbiamo perso? Perché alcuni milioni di nostri elettori (e non tutti disoccupati, emarginati, esclusi) ci hanno voltato le spalle? Non li avremo forse logorati con la nostra supponenza, la nostra litigiosità, la nostra enorme difficoltà a parlare diretto, schietto, pane al pane?
I bei nomi che fai tu erano lì anche negli anni passati. Hanno costruito un’alternativa credibile? Non mi pare di averla vista.
Hanno governato bene, questo sì, perché sono bravi e capaci. Ma abbiamo visto che governare bene NON BASTA.
Serve di più. E sta a noi proporlo. A questo seve un congresso. Il Segretario viene di conseguenza.
Ora, se vuoi rispondermi solo su Renzi, fai pure, ma io non ti seguirò.
Tutto quello che tu esponi come necessità operativa immediata mi trova completamente d’accordo. Queste cose però erano già scritte su l’Unità quando l’Unità usciva, queste cose sono state richieste e ripetute soprattutto dalla parte più intelligente dei nostri dirigenti, queste cose sono state inascoltate da colui che tu non vuoi che io nomini, boicottate di continuo, togliendosi dai piedi quei compagni che ci stavano lavorando (vedi il gruppo de l’Unità). Adesso che tutti ci accorgiamo che queste sono le cose fondamentali (e in questo senso io affiggerei in tutti i nostri circoli l’elenco che tu fai in questa lettera) come possiamo renderle operative con il segretario che ci ritroviamo. E’ lui che ha tradito questa impostazione iniziale ponendosi in un bunker abbandonando il partito alla deriva e discutendo solo con i suoi due amichetti fiorentini riducendoci sotto il 19%. E’ quindi necessario, politicamente necessario, che lui dia le vere dimissioni e conseguentemente si apra nel partito una riflessione sulla sconfitta, sul partito in quanto tale e sull’atteggiamento da tenere verso le scelte governative che farà Mattarella. Per me sarebbe bene aprire verso i grillini, come ho già scritto, ma è una mia idea da confrontare con le tante altre del partito nel modo più sereno possibile. Lui invece è già passato, perentorio, alla direttiva: niente grillini! Ma con quale autorità parla? Ti sembra logico?
A presto
Facciamo un parallelo con la Germania.
Il 24 settembre SPD, con Martin Schulz segretario, ha preso una batosta elettorale molto simile alla nostra.
Il giorno dopo il Segretario in carica ha dichiarato che il posto di SPD era l’opposizione, e senza tante discussioni nel partito.
Tale posizione è stata coerentemente tenuta per oltre due mesi, durante tutte le trattative di Merkel con verdi e liberali.
Solo quando queste hanno rivelato la loro totale inconcludenza il Presidente della Repubblica si è fatto interprete della richiesta a SPD di rivedere la sua posizione.
Capisci? SPD è stato RICHIESTO di sedersi al tavolo delle trattative, non l’ha proposto.
Questa situazione ha permesso a Schulz di negoziare da una posizione di estrema forza, malgrado la sconfitta pesante, ed ottenere condizioni di tutto rispetto per partecipare al Governo (tra l’altro il ministero dell’economia).
Chiuse positivamente le trattative con l’accordo, è stato convocato un referendum tra iscritti e militanti, referendum al quale Schulz si è presentato dimissionario, com’era giusto e naturale che fosse.
Ora, si sa che i tedeschi sono un popolo ordinato, logico, forse un po’ noioso, ma certamente costruttivo e razionale.
Noi, ahimè, tutto il contrario. E i risultati si vedono.
Il PD è uscito da queste elezioni come ago della bilancia, malgrado la sconfitta.
Senza il PD in questa legislatura non si fa nessun Governo (almeno così pare). E vuoi che ci mettiamo subito all’asta per sentirci dire che siamo assetati di potere? E da quelli che ce lo stanno dicendo da cinque anni, dipingendoci come la fogna della politica italiana?
Ma non scherziamo, per favore.
A fronte di tutto ciò, la posizione di Renzi è pressoché irrilevante. Lui sta facendo come Schulz, o almeno ci sta provando.
E noi dovremmo discutere come riconquistare la fiducia degli elettori.
L’allenatore viene di conseguenza. Cercheremo quanto di meglio offra il “mercato”. Col congresso.
Interessante, grazie
Come sarebbe semplice se il problema fosse sempre e solo Renzi!! Ho letto tutto,le varie riflessioni e interpretazioni, e sono,come sempre,d’accordo con Ernesto Trotta e con la sua attenta,chiara e generosa( come dici anche tu Sergio) analisi. Io, come avrete visto,parlo poco,ma seguo tutto e cerco di ragionare molto,alla mia età penso che l’importante è possibilmente fare uno sforzo di sintesi.Ora,in questo decisivo è terribile momento vorrei ,come convinto elettore del PD chiedere a tutti i vari compagni: Veltroni,Franceschini,Zanda,Cuperlo, del Rio, Orlando ecc. ecc. e anche Speranza,Bersani ecc. che mi dicano CHIARAMENTE e mettendoci la faccia PUBBLIC AMENTE, cosa pensano e se sono d’accordo per un governo col M5STELLE. Cioè,fuori le carte e ognuno si prenda la sua responsabilità.
Sta accadendo quello che, ahimè, paventavo: ci stiamo inesorabilmente avviando verso un’altra scissione!
Dello scritto di Elisabetta, non senza sforzi, confesso d’aver letto le prime dieci righe, o poco più, poi non ce l’ho fatta a proseguire.
Come già in passato mi dichiaro totalmente d’accordo con l’analisi di Ernesto e a Sergio chiederei due cose:
1) perché, se Renzi era “il male”, L&U s’è salvata per il rotto della cuffia dal non portare alcun rappresentante in Parlamento (e
ricordiamo che lo sbarramento iniziale del “Rosatellum” era al 5%!)?
2) Se al nuovo congresso del PD Renzi si candidasse a Segretario, e dovesse pure vincere, cosa succederebbe?
Perché voglio esser chiaro fino in fondo e dire che provo la fastidiosa sensazione che al nostro interno si stia diffondendo una interpretazione del concetto di DEMOCRAZIA che non mi appartiene!
PFUII!! Che fatica seguirvi. Ma la discussione è molto interessante. Avrei, però, preferito farla in una sezione, guardandoci negli occhi, come abbiamo sempre fatto. Ed invece utilizziamo questo coso, per nulla empatico. Mi dichiaro subito, a scanso di equivoci, Trottiano. Mi piace la serenità, l’educazione con cui si esprime. Provo a fare altrettanto. Caro Sergio, Renzi non può dimettersi quando vuole. In effetti ha dato mandato al Presidente Orfini di indire la direzione per rimettere lì, luogo dove l’ha ricevuto dopo le primarie, il mandato di segretario. Non può e, per rispetto alla mia tessera, non deve dare le dimissioni in diretta tv e a stampa schierata. Proprio per rispetto a quei militanti che tengono aperte le sezioni. Possono accelerare la procedura e Renzi a ciò deve adeguarsi. Lo dici anche tu:” iniziare con tutti noi una riflessione sul da farsi..” Nel frattempo, quale linea dobbiamo seguire: quella del Congresso o quella che ci detta l’agenda politica senza alcuna discussione?
Cara Maltrucco, a parte i riferimenti algebrici al sistema binario 0 e 1 che francamente ho capito poco, concordo con te quando dici che per assumere una responsabilità (politica, professionale, artistica) devono valere competenze, capacità e prestazioni. Con la responsabilità e la consapevolezza di essere all’altezza. Chi ha mai posposto la laurea a quelle caratteristiche? A,si, Berlusconi. Non certo Renzi o il PD. Forse è il suo amico che, puntualizzandolo, lo ha subdolamente inteso. E la indotta nell’errore di convenire che una laurea non abilita di per sé ad assumere responsabilità. E’ vero. Ma se ci si candida ad amministrare un Paese, in quel momento, e solo in quel momento, si ha l’obbligo di conoscere gli strumenti più adeguati di conoscenza dei processi amministrativi, nel rispetto di quelle caratteristiche sopra citate. E’ esattamente il ruolo cui aspira Di Maio, descritto come un bambino pieno di felicità (sic). Altra cosa è il ruolo del deputato, che non deve amministrare e quindi non ha l’obbligo di governare, bensì ha l’onere di portare in Parlamento le esigenze del popolo rappresentato. Senza vincolo di rappresentanza, così come prescritto in Costituzione e contestato dal MV5, anche se tollerato quando viene loro in soccorso. Mannaggia a me: questa è polemica e perciò me ne scuso.
Da ultimo raccolgo la proposta di cercare un terreno di rappresentanza che intercetti le aspirazioni del popolo. Ma sono troppo di parte se, intanto, ricordo alcune riforme fatte dal governo a guida PD e affermare che non sono di destra, sulle quali è quanto meno opportuno attendere il giudizio del MV5 che in più occasioni ha votato contro? “ Unioni Civili, Biotestamento, Divorzio Breve, il ripristino del Reato di Falso in Bilancio, il divieto di Firma delle Dimissioni in Bianco, legge di Contrasto al Caporalato, legge a Tutela dei Testimoni di Giustizia (Whistleblowing), la Dopo di Noi, la stabilizzazione di 130mila precari della scuola, l’inasprimento delle pene per i Reati Ambientali, l’Omicidio Stradale, la legge Contro lo Spreco Alimentare, il tetto alle retribuzioni dei manager pubblici…..”. Un abbraccio a tutti e cerchiamo di parlaci dentro le righe e non fuori. Ovviamente a partire da me.
Ernesto, se non ci fossi, bisognerebbe inventarti tanto è lucida la tua analisi e la tua proposta di come uscire da questa situazione, non cacciando Renzi ma fare una seria discussione, mantenendo fermo il concetto che noi al governo con “quelli” non ci vogliamo andare.
Altri facciano proposte, noi non ci vendiamo.
E poi, cosa pretendono di un uomo che hanno contrastato all’interno e fuori dal partito per 3 anni, che porga l’altra guancia.
Va bene che Renzi è un ex democristiano, ma non mi sembra ecumenico al punto da porgerla la guancia, anzi darà qualche calcio.
Ha ragione Ernesto, basta con l’alibi Renzi, chi ha idee, raccolga la maggioranza nel partito e vedrete che Renzi andrà a casa senza spingerlo.
Saluti a tutti.
Camillo Repetti
Bravo Ernesto, ma anche Massimo non è da meno.
Ecco due esempi a cui i nostri massimi dirigenti (e mi riferisco a tutta la sinistra) dovrebbero prendere esempio per il loro modo di esprimersi in modo radicale, con argomenti fondati e convincenti ma soprattutto senza alzare la voce, insomma ragionando.
Mi stupisce, fino ad un certo punto a dire il vero, il brusco cambiamento di tono di Sergio nei confronti del segretario.
A dire il vero il suo dissenso era già affiorato da tempo, ricordo di aver letto il suo orientamento a votare per la Bonino, ma mai avrei pensato che sarebbe venuto meno alla sua finissima vena satirica.
Sergio e se lunedi le dimissioni di Renzi venissero formalizzate e si passa a una gerenza fino al prossimo congresso?
Andare o meno al governo con i 5 stelle?
Prima di tutto penso che questi tipi di accordi si fanno nelle sedi opportune e da chi ha il mandato per poter decidere, ma se vogliamo rimanere nella discussione fra compagni penso ancora che sia anomala che la proposta parta dal Partito che è uscito sconfitto ed aspetterei che Di Maio e perchè no Salvini si facessero avanti pubblicamente con delle proposte su cui discutere.
La risposta da parte nostra non può dipendere dal rendere pan per focaccia a quello che fecero loro 5 anni fa a Bersani, non può dipendere dagli insulti che in tutti questi anni ci hanno rifilato, non per senso di responsabilità perchè lo abbiamo dimostrato più volte nel recente passato, tutto ciò sarebbe infantile. Un possibile accordo si può fare solo su un “programma di governo” il loro o il noi?
E’ vero ci può essere una mediazione, ma per mediare ci vuole intelligenza e volontà politica ed allora mi permetto di elencare alcuni nodi difficili da superare salvo lo sputtanamento di uno dei due schieramenti. Reddito di cittadinanza, legge Fornero, jobs act , immigrazione e jus soli.
Caro Ciro,
non mi sembra che ci sia tanta distanza tra noi, concordo in moltissimi punti del tuo messaggio. Sono in particolare d’accordo sul fatto che il rapporto con i grillini vada discusso nel partito e non solo in direzione perché a livello di base le cose a volte si colgono in modo più chiaro. La mia incazzatura è stata determinata da un Renzi per l’ennesima volta inutilmente arrogante: mentre annuncia le dimissioni detta la linea di condotta nei confronti della situazione in generale e dei grillini in particolare. Ti sembra possibile? Io sono anni che sopporto, mi sono mostrato disponibile e collaborativo ai limiti del ridicolo e questo continua a fare il ducetto. In certi momenti, ti giuro, non so se sto parlando di lui o di D’Alema, caratterialmente sono sovrapponibili. Potrò avere un giorno un segretario serio, sereno e disponibile a confrontare le sue idee con quella del partito, compreso chi dissente da qualcosa? Uno Zingaretti, un Martina, un Fassino… non dico un Calenda perché, pur stimandolo molto, non ci si può iscrivere direttamente alla segreteria.
Un abbraccio
Sergio
Vi ho letti tutti con interesse e ammirazione , anche la tua bile, Staino, che giustamente vien fuori dopo tanti rospi ingoiati ( espressione che viene dalla “bassa”). Però adesso parliamoci pacatamente. Anche metabolizzando – nel senso di trasformare il vissuto in esperienza- gli ultimi cinque anni. Renzi con la sua guida spericolata, da bullo al volante di una Ferrari, ci ha fatto sbattere, ma la sua idea di modernizzare il Partito non va buttata.
Vorrei che la direzione, a partire da lunedi, manovrasse con calma, rispettando la carreggiata, ma anche il motore, e soprattutto ritrovando il vettore democratico della sinistra.
Spero non disturbi la metafora . Io mi sento un passeggero e vorrei fare ancora dei bei viaggi.
Sandra Festi – Bologna