“Si me vieran / estoy tan viejo / tengo blanca la cabeza, / serà acaso la tristeza / de mi pobre corazòn. / O serà porque me cruzan / tan funereos beretines / que voy por los cafetines / a buscar felicidad.”
No, non vado per caffè notturni in cerca di felicità, sono ancora qui in questo torrido caldo estivo, attaccato al computer leggendo anche, tra le tante cose, brandelli dei vostri messaggi. Messaggi sempre interessanti e utili. Mi stupisce ogni volta la serena intelligenza di Ernesto Trotta che, “a pesar” (come dicono gli argentini) della sua incomprensibile infatuazione per Matteo Renzi, riesce sempre ad esprimere con saggezza sia il cosa sta succedendo sia il cosa dovremmo fare. Qui dico e affermo con solennità che se un improbabile giorno riuscissi a parlare seriamente con Zingaretti proporrei senza alcun dubbio Ernesto Trotta quale nostro capo del governo. Ha una capacità encomiabile di far scaturire operatività amministrativa dalle impostazioni ideali che tutti noi più o meno condividiamo. Questo per rispondere anche alle fraterne provocazioni che qualcuno ha espresso e alle quali ha risposto in modo a mio avviso encomiabile il compagno Crocco.
La realtà, come sempre, è un po’ più complicata. Mi è capitata l’occasione, per me assai importante, di uscire in autunno con Giunti con il libro su “Hello, Jesus” contenente le storie pubblicate su Avvenire e tantissime altre inedite. Questa soluzione mi ha colto un po’ di sorpresa e mi ha dato dei tempi di consegna strettissimi (a metà luglio) impegnando me e i miei collaboratori in un tour de force di grande impegno. A questo si è aggiunto, come ho tentato di alludere attraverso il tango di Gardel la pesantezza di un’incipiente vecchiaia. Ho pensato anche che potevate continuare a capire i miei commenti sul mondo attraverso le vignette e le strisce che ho continuato a produrre con regolarità ma, a quanto vedo, probabilmente non bastano. A tutto questo si è aggiunto anche un noiosissimo aspetto di malessere fisico: gli eccessivi sbalzi di temperatura mi hanno provocato una reazione fisica per me totalmente sconosciuta fino ad oggi, una testa caldissima, rossa e infiammata , un naso completamente otturato, sequenze interminabili di starnuti e dolore. Mi è stata diagnosticata una rinite vasomotoria, altro dirvi non so, che comunque aveva il potere di impedirmi di lavorare e ancor più di rispondere. Sono stato curato con antistaminici e questi ultimi, come avevo temuto per esperienze precedenti, mi hanno subito infilato in dimensione allucinogena. Vi risparmio i dettagli. Vi scrivo oggi perché finalmente mi sento bene, ho dormito sette ore di seguito, respirando, e persino senza necessità di vuotarmi la vescica come in genere mi richiede la prostata. Per questo stamattina chi vi scrive è uno Staino sereno e grato a tutti voi che, con sagacia, avete capito che qualcosa non funzionava. Come ringraziamento conclusivo vi regalo questa Piccola Posta di Adriano Sofri. La considero una delle elegie più profonde e pregnanti dopo quella scritta per Luigia Pallavicini caduta da cavallo.
Senti, brutto stronzo. Ti piace insultare una giovane donna in gamba a nome del governo italiano, eh? Maramaldo. A nome degli italiani, 60 milioni? Pallone gonfiato, ceffo vigliacco. Ti sei rotto le palle, eh? Coglione. Te li sudi tu i tuoi selfie, eh?, disgustoso gradasso.
Non è granché, ammetto. Sento che si può fare di meglio, cioè di peggio. Tu sì, mezza calzetta, tu puoi, fatti un altro selfie, completa tu a piacere. Controfirmo tutto.
Adriano Sofri, il Foglio, 28 giugno 2019
16 Comments
Ciao sergio. Da quello che ho capito dalla vignetta forse i tuoi problemi sono stati risolti con prodotti naturali.
Io, tieni presente che mia moglie Cristina lavora da anni in una erboristeria curativa. Cura il sottoscritto e il figlio con prodotti naturali. E’ da alcuni anni che prendiamo, per non ammalarci, gocce e sciroppi , senza fare più vaccini antinfluenzali. L’ultimo vaccino antinfluenzale risale tanti anni fa , che mi procurò oltre a diversi mesi a casa per grossi febbroni . Mal di gola respinti con gocce naturali di propoli e i raffreddori con sali naturali passano velocemente. Insomma cortisoni e vaccini sono lontani ricordi. auguri e ben tornato con i tuoi blog
Caro Sergio,
questo blog senza il tuo intervento diretto è come un orchestra senza il suo direttore che può sonare per poco.
Scusaci per aver pensato ad un tuo disimpegno e tantissimi auguri per la tua salute ed il tuo lavoro. Sono d’accordo con Giovanni; i prodotti naturali, ricavati dall’erbe possono aiutare meglio noi anziani a resistere alle intemperie della vecchiaia. Bentornato Sergio, un abbraccio e lunga vita a te ed a questo blog. Buona giornata a tutti Antonio
Le ironiche iperboli di Sergio non mi dissuadono dal continuare ad ammorbarvi con i miei pensierini … Anzi!
Adesso apriamo una sezione naturista vegana, per consigliarci a vicenda decotti e tisane miracolose.
Garantito che arriviamo oltre 100 anni (viste le nostre età, non ci siamo poi così lontani…)!
E’ noto che, nei momenti più bui della storia, prendono vigore teorie millenaristiche, pratiche sciamaniche, a volte anche sacrifici umani.
L’homo sapiens (ammesso che lo sia ancora), di fronte al dilagare dell’irrazionalità e degli istinti più belluini, si sente tradito dalla ragione e dalle scienza e torna alle caverne (bei tempi …!), nostalgia di un passato che è sempre migliore, per definizione.
D’altronde la presenza sulla scena di figuri, improbabili ma potenti, come Salvini, Di Maio e compagnia bella autorizza i più tetri pensieri.
Approfitto allora per sottoporvi una breve (!) riflessione sullo stato psicologico nostro e dei nostri simili, molti dei quali stento a considerare ancora come tali….
Fa parte di una serie di prese di posizione che mi è sembrato utile esporre, a beneficio di chi non ha null’altro di meglio da fare.
Qui si parla di sicurezza e legalità: altri capitoli hanno toccato istituzioni, ambiente, migrazioni; ne arriveranno altri due (poi basta!) su formazione e lavoro e gestione della rete.
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In tanti si sforzano per dirci che il mondo non è MAI stato migliore di oggi: vita media allungata, dovunque e di tanto, centinaia e centinaia di milioni di persone uscite dalla povertà più estrema e diventate ceto medio, istruzione di base molto estesa, malattie epidemiche sotto controllo, fame ridotta in modo drastico quasi ovunque, tante guerre sì, ma tutte locali, e lontane dai continenti più sviluppati, perfino i reati in netta diminuzione.
Si potrebbe andare ancora avanti a lungo, la letteratura in proposito è vastissima e supportata da inoppugnabili dati numerici, ma è del tutto inutile.
La percezione generale NON è questa. In tutto il mondo occidentale, un gran numero, forse perfino la maggioranza, di persone ritiene di essere sull’orlo del baratro, sotto minacce terribili e incontrastabili, senza alcuna prospettiva per cui valga la pena confidare nel futuro. Ma cosa diavolo è successo? Cosa sta succedendo?
Se non lo capiamo e non adottiamo le opportune contromisure il mondo corre davvero il rischio di collassare per mancanza di fiducia ed ottimismo, corroso dal didentro.
Per carità, i problemi non mancano, problemi tosti come quello ambientale, le migrazioni, i postumi della crisi, ma nulla, ripeto nulla, che non abbiamo i mezzi per affrontare e risolvere.
Il fatto è che l’Occidente per secoli si è convinto di essere il dominus del mondo, un miliardo scarso di persone che viveva infischiandosene allegramente degli altri quattro, cinque miliardi di individui, poveri e ininfluenti, per giunta sfruttati, che stavano chissà dove e di cui sapevamo poco (o almeno facevamo finta).
Adesso non è più così: inutile ritirare fuori i motivi, che sono straconosciuti (globalizzazione, comunicazione, mobilità, tecnologie, social, davvero il villaggio globale). Tutto pare che accada nello stesso momento e nello stesso posto, tutto davanti ai nostri occhi, tutto squadernato in modo spietato e spesso osceno, con quattro, cinque, forse sei miliardi di persone che tutte pretendono la ribalta, tutte vogliono lo stesso benessere, tutte vogliono partecipare al “bengodi” che vedono su qualsiasi televisore o telefonino.
E che c’è di male in tutto questo? Pensavamo di essere gli unici privilegiati per sempre? Probabilmente sì, ce ne eravamo convinti, e per questo adesso ci sentiamo minacciati nel nostro benessere, nella nostra persona, nei nostri beni, nel nostro futuro.
E improvvisamente abbiamo paura. Paura di perdere quel poco che credevamo di avere, quelle certezze attorno alle quali avevamo costruito le speranze nostre, dei nostri figli, nipoti, …
Tutto ci fa paura, l’alieno, il diverso, e tutto sembra andare malissimo, a rotoli, verso un baratro che ci attende inesorabile.
La crisi economica di 10 anni fa, una crisi vera, pesante, peggio del ’29, dicono, ma stavolta forse combattuta un po’ meglio, ha messo la ciliegina sulla torta: viviamo proprio in un mondo di m…!
I media percepiscono il vento che tira e soffiano per assecondare il sentimento dominante, i politici, almeno quelli più spregiudicati, intravedono larghi spazi di consenso, i social si autoalimentano e si autoconvincono: un circolo vizioso che porta verso il fondo della disperazione.
In questa situazione parlare razionalmente di numeri, statistiche, dati, è tempo perso, almeno con un gran numero di persone. E allora che si fa?
Chi vuole mantenere la lucidità necessaria e non cavalcare l’onda non ha la vita facile, può solo pazientemente ricostruire i fili interrotti, restituire il “senso” di sicurezza, e per farlo deve esercitare l’azione di governo, dove riesce a farlo, altrimenti deve farlo dall’opposizione, con un forte, visibile, convincente presidio del territorio, dando visibilità allo Stato come rappresentante della collettività, e fornendo prospettive diffuse di vita migliore.
Si capisce subito che non è affatto facile, anche perché non basta mettere soldi (anche avendoceli!) nelle tasche della gente, bisogna metterci anche la fiducia, bene immateriale.
A mio parere serve l’esempio, serve diffondere modelli positivi, concreti e non fumosi, serve rimettere in moto il famoso ascensore sociale, serve diminuire la distanza, ormai siderale, tra i molto ricchi e tutti gli altri.
Le società funzionano molto sull’emulazione: ovvio che i modelli negativi sono più facili da veicolare, ma non illudiamoci, la gente riacquisterà fiducia solo se saremo in grado di fornire esempi concreti di emancipazione possibile per un gran numero di persone.
Le società per vivere devono crescere, devono avere obbiettivi da raggiungere, e gli obbiettivi devono essere raggiungibili e misurabili.
La sinistra riformista allora non deve coccolare gli scontenti o i mediocri, o peggio fomentare il disagio.
Deve invece spingere su una politica redistributiva, su una politica fiscale più equa, su un’incessante e spietata lotta all’evasione ed al nero, deve favorire l’impresa sana, deve combattere la criminalità grande e piccola, garantendo la presenza sul territorio e la legalità dei comportamenti nel piccolo e nel grande.
Ad esempio, non è meno importante combattere lo spaccio diffuso rispetto ai grandi trafficanti di droga: la lotta su grande scala ha un’importante valenza politica anche internazionale, ma la lotta allo spaccio diffuso tocca direttamente la vita e le opinioni di grandi masse di cittadini su tutto il territorio.
Il degrado, la trascuratezza, l’abbandono dei luoghi di vita, la mancanza di socialità, l’illegalità esibita e tollerata sono combustibile efficacissimo per diffondere modelli negativi, sfiducia, odio, repulsione, che poi paghiamo con reazioni ribellistiche, asociali ed irrazionali.
È un lavoro lungo, pesante, ma non vedo altra strada: lo Stato, gli Stati, debbono investire in coesione sociale, in sviluppo, e soprattutto in formazione per giovani e meno giovani; serve spingere sul merito, serve dare davvero le stesse opportunità a tutti, serve far vedere, sempre, che “si può fare” se “si sa fare”.
Appunto, formazione e lavoro.
Beh, non erano iperboli e questo tuo ulteriore scritto conferma il mio giudizio. Questo atteggiamento metodologico con cui cerchi di esemplificare, situazione per situazione, una serie di comportamenti virtuosi, è di grandissima utilità. Mi piacerebbe molto metter su una scuola di partito analoga a quella a cui aveva pensato Recalcati in cui questi temi fossero analizzati e dibattuti. Pensate solo l’utilità che avrebbe rileggere alla luce di questi parametri le scelte del PD operate in questi ultimi anni. Sarebbe la volta in cui forse ci avvicineremmo seriamente a capire quanto e dove abbiamo sbagliato e come dovremmo comportarci in futuro.
Se non sbaglio era Recalcati, ma su input di quello per il quale io avrei una “incomprensibile infatuazione”.
Caduto lui, chiusa la scuola.
Fuor di polemica, Zingaretti dovrebbe mettere al lavoro TUTTE le intelligenze, e non sono poche, che abitano nel partito.
Hai mai pensato ad una ipotetica Segreteria con Renzi, Calenda, Minniti, Del Rio, Gentiloni, Martina, Giachetti, Bellanova, Franceschini, Ceccanti, Marattin, qualche bravo sindaco, … tutti dentro, tutti a dare il meglio di sé.
Difficile da gestire? Ma chi l’ha detto che fare il Segretario è facile?
L’altro ci aveva provato, ricevendo in cambio solo polemiche e guerriglia. Adesso nessuno della minoranza ha questi atteggiamenti.
Perché non provare, invece di coinvolgere oscuri funzionari di cui non si conosce alcun contributo creativo alla politica del Partito?
Vogliamo fare un salto di qualità o no? Temo che molti lo temano …
E qui cade l’asino, caro Ernesto: la segreteria che dovrei sognare è già apparsa qua e là in qualche flash, subito rovinata dallo stesso segretario Renzi. I vari Calenda, Delrio, Minniti, Gentiloni e Martina ce l’hanno messa tutta nel tentativo di lavorare con Renzi e tutti hanno dovuto arrendersi. A questi ottimi compagni che tu elenchi il tuo santo personale ha preferito invece i vari Bonifazi, Sensi, Marcucci, Lotti… che lo hanno trascinato alla rovina, tanto che neanche tu, a quanto vedo li hai potuti elencare in questo tuo ideale parterre. Io sono convinto sempre più che sia D’Alema che Renzi soffrano delle stesse identiche sindromi. Tra queste, oltre la canonica sindrome dell’infallibilità, v’è quella di non riuscire mai a individuare le persone giuste da mettersi intorno.
Un abbraccio fraterno
Sergio
Ma l’asino, che sarei io, si rialza in fretta per farti notare che tutte le persone nominate, e ce ne potrebbero essere altre (Boschi, Madia, Padoan), sono tutte state messe in posizioni di altissima responsabilità politica ed hanno tutte fatto molto bene, segno che la squadra non era da poco…
Quelli che nomini tu avevano incarichi di altro genere (Sensi un addetto stampa che, … avercene …, Bonifazi, tesoriere, Lotti, tuttofare addetto a compiti poco gratificanti, e via così, …). La politica, caro Sergio, la politica era in mani pregiate e i risultati si sono visti.
Ma tant’è: acqua passata. Adesso servono TUTTE le intelligenze disponibili. Non possiamo permetterci di tenere nessuno in panchina, né tantomeno in tribuna. Questa sarebbe l’unità vera, che serve al Partito.
Tu sei soddisfatto del livello politico della Segreteria? Io no. Sono sincero, vorrei altro … per il bene del PD e di tutti noi.
Scusate, nel PD non si potrebbe cambiare animale:l’asino cade sempre e forse è meglio un gallo che annuncerebbe un nuovo giorno da riempire. con le idee di tutti e poi tentare un compromesso per trovare una maggioranza che governi e vada avanti con il canto del gallo?
Difficile Sergio ed Ernesto? La sfiga della sinistra ed in particolare del partito comunista italiano è stata sempre annunciata da una “caduta dell’asino” che disarcionava il segretario nazionale in carica. Nel PD la storia continua allo stesso modo ed allora forse sarà meglio non appoggiare più “le scatole” sul dorso del suddetto mansueto animale. Puntiamo sul gallo ed al suo canto domani mattina proviamo a dare una risposta, una soluzione, un’idea su come dovremmo risolvere o perlomeno regolamentare il complesso e grande fenomeno dell’emigrazione.
Io ci ho provato Suggerendo la seguente idea: utilizzare
“i corridoi umanitari” per far entrare gli emigranti che possiamo correttamente integrare. Certo i clandestini ci saranno sempre, ma non dovremo essere indulgenti: altrimenti le leggi non saranno uguali per tutti. Io sono stato povero e mio papà però mi diceva sempre: non devi rubare e se lo farai sarà giusto che tu vada in galera. Continuerò ad applicare questo principio che mi sembra corretto e sacrosanto. Aspetto fiducioso e speranzoso il canto del gallo e intanto auguro a tutti voi una buona serata Antonio
Al cader delle foglie, alla massaia / non piange il vecchio cor, come a noi grami: / ché d’arguti galletti ha piena l’aia; / e spessi nella pace del mattino / delle utili galline ode i richiami.
A buon intenditor poche parole
zeppo, il granaio; il vin canta nel tino.
Cantano a sera intorno a lei stornelli
le fiorenti ragazze occhi pensosi,
mentre il granturco sfogliano, e i monelli
ruzzano nei cartocci strepitosi.
Abbiamo fiorenti ragazze e monelli ruzzanti in quantità.
Noi vecchi grami dovremmo gioirne, e dare loro lo spazio che meritano.
Vedi che siam d’accordo? Almeno metodologicamente pascolando. C’è qualcuno che però ci rema contro. Mentre noi scrivevamo queste dolci e decadenti note unitarie, il buon Renzi cercava di dar tutta la colpa a Minniti e Gentiloni. Non mi sembra alla nostra altezza.
Consigliagli buone letture, come faceva Scalfari …, che poi ha rinunciato.
PS: non dirmi che non sei d’accordo sulla fiducia sullo “ius soli”!
Bisognerebbe organizzare un concorso per cercare l’animale propizio per il PD. Come potete constatare tutti, per il gallo vale il seguente proverbio di mia nonna: “dove cantano tanti galli non diventa mai giorno.” Nel partito democratico Italiano ci sono tanti galli e fino a quando non ce ne sarà uno solo, per compromesso o eliminazione, non avremo speranze. Io caro Sergio ed Ernesto leggendo la poesia del Pascolo tifo per la massaia, anche se capisco il dolore del poeta: la vita deve andare avanti e la massaia è quella che ci prova ed ha la mia riconoscenza. Forse nel PD bisognerebbe fare come fa la massaia della poesia e provare a risolvere i problemi dei cittadini lasciando fuori le pene personali.
Non ho molte speranze, anzi quasi nessuna, pensando ai vecchi come me Che continuano a lamentarsi cercando un capro espiatorio a cui attribuire le loro sofferenze; ma credo fortemente nei giovani che pur sbagliando proveranno a mandare avanti questo mondo. La vita sul nostro pianeta, sono convinto , durerà ancora per moltissimi secoli. Con questa speranza auguro a tutti una buona serata e rinuncio ,mio malgrado, a conoscere la proposta di Sergio ed Ernesto sul fenomeno dell’emigrazione . Antonio
Chiedo scusa al grande poeta Giovanni Pascoli per aver sbagliato a scrivere il suo nome dettandolo e scrivendo pascolo. Scusatemi anche voi lettori del blog: la vecchiaia mi fa sbagliare spesso nonostante il mio impegno. Un abbraccio a tutti Antonio
Caro Antonio, le mie considerazioni sul tema migrazione, per quel poco che valgono, puoi trovarle qui: https://www.uominiebusiness.it/default.aspx?c=634&a=27871&tag=27-06-2019-RiformepergovernareMigrazioni
Caro Ernesto, l’articolo che tu mi hai inviato sull’immigrazione l’avevo già letto e mi sarei aspettato che tu avessi scritto, dopo aver letto il mio piccolo contributo su questo blog, quanto segue. “Caro Antonio, visto che sei d’accordo su quanto io ho già scritto sull’argomento, proviamo a lanciare una petizione per una proposta di legge da inviare al segretario nazionale del PD. Se siamo in tanti a pensare che per cercare di risolvere il problema suddetto la soluzione migliore è: istituzione dei corridoi umanitari e conseguente integrazione per legge e niente sanatorie per i clandestini ( stesso no per condoni ed occupazioni abitazioni pubbliche), forse qualcosa di positivo possiamo realizzarla.”
Naturalmente quanto scritto sopra rimarrà un mio sogno: “i galli “ continueranno a cantare ognuno per i fatti propri per annunciare un giorno sul quale non saranno d’accordo mai.
Buona giornata a tutti e spero che vada bene per tanti. Antonio