Caro Sergio,
condivido in pieno le tue osservazioni, tranne una: non dobbiamo più rassegnarci a considerare “L’Unità” come un giornale privato, e lo spirito di quel giornale merita ancora di essere difeso come un patrimonio pubblico di storia, cultura e politica italiana.
Prestando il mio supporto da ingegnere ad un anonimo gruppo di informatici (che hanno ottenuto con mezzi assolutamente leciti una copia del’archivio del quotidiano dal 1946 al 2013) il risultato è stato uno spazio su internet dove abbiamo riportato in vita quel patrimonio, condiviso gratuitamente su un sito no-profit e senza pubblicità.
Il risultato di questo sforzo tecnico e culturale lo trovi su www.unita.news, dove sono linkati i libri di Gramsci in formato elettronico, e si può accedere alla sezione di archivio (archivio.unita.news) purtroppo mutilata dalle edizioni precedenti al 1946, dalle edizioni locali e dall’archivio fotografico, che non è stato possibile “liberare” dal controllo dell’azienda privata che ne oscura e impedisce la consultazione.
Su Unita.news si guarda anche al futuro, perchè sono anche raccolte e aggregate informazioni provenienti da siti web progressisti, antirazzisti, ecologisti e pacifisti, per ricreare almeno in quello spazio di condivisione culturale quella unità della sinistra migliore che si stenta a ritrovare in un progetto politico da sottoporre al vaglio degli elettori.
Misurando quello che siamo riusciti a realizzare con costi prossimi allo zero, utili automatismi informatici e tanta passione per la storia della sinistra, abbiamo dimostrato che la morte annunciata di quel quotidiano non è stata una inevitabile contingenza economica, ma una deliberata scelta politica.
Ti scrivo questo con la convinzione che il futuro della sinistra non sia più da ricercare nello spazio politico delle alchimie elettorali, nel trasformismo di sigle o nella costruzione di consenso attorno a singoli personaggi e uomini della provvidenza. Quel futuro lo cerco nella passione dei militanti, nella solidità delle radici culturali e politiche piantate con la resistenza, nella ribellione di chi non si rassegna al “cattivismo” e ai rapporti di forza ingiusti nella società, nella ricchezza dei movimenti giovanili e ambientalisti che restano gli unici a riempire le piazze di persone e di speranza.
Personalmente ti considero un grande riferimento politico, artistico e culturale per me e tutta la sinistra, una persona che ha saputo mantenere sempre dritto il timone dell’idealismo, senza mai cedere alle tentazioni del massimalismo e abbracciando un sano pragmatismo. Ed è per questo motivo che la tua scelta di non arrenderti al renzismo all’apice della sua irrilevanza mi ha spinto a scriverti per comunicarti tutta la mia stima, il mio affetto di amico e per breve tempo anche umilmente “collega”, sulle pagine di “Emme” e il mio invito ad allargare lo sguardo per scoprire tanti semi di speranza anche in rete, a cominciare da www.unita.news, dove lo spazio degli editoriali è a tua completa disposizione se vorrai usarlo come amplificatore delle tue belle riflessioni scritte e disegnate.
Ti abbraccio con amicizia e con i miei migliori auguri per una serena e fruttuosa resistenza culturale nel 2020.
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