A tutti quelli che, dentro e fuori il Partito, auspicano un qualche tipo di costruttivo confronto del PD col M5S, finalizzato a trovare un modo di collaborare per il governo del Paese, vorrei ricordare con chi abbiamo (o avremmo) a che fare.
Tralascio il consueto, seppur validissimo, argomento degli insulti ricevuti o della vaghezza delle proposte politiche; mi soffermo invece sugli aspetti metodologici intrinseci del movimento.
Ci sono di aiuto le analisi che ostinatamente fa da tempo Jacopo Iacoboni sulla Stampa ed anche in un libro da poco uscito, “L’esperimento”, nelle quali mette in luce le caratteristiche peculiari del M5S, la sua genesi, gli strumenti che usa.
Qui non si tratta di un partito politico come siamo abituati a conoscere, ma di un esperimento di ingegneria sociale, progettato a tavolino da Casaleggio padre ed attuato tramite Grillo e la Casaleggio Associati nel corso degli ultimi ormai quasi dieci anni.
È stato detto più volte: si tratta di un movimento senza una base ideale, senza un progetto definito, senza un obbiettivo diverso da quello di raccogliere quanti più voti possibile tra le persone per qualsiasi motivo stufe della politica e dello statu quo. E ce ne sono sempre tante!
Il movimento esalta l’ignoranza e la non professionalità, illude circa la democrazia diretta, in realtà praticando una etero-direzione metodica e scientifica.
L’occupazione del web avviene con sistematicità e approfondita conoscenza dei modi e tempi degli interventi. Nulla è lasciato al caso e la testimonianza di Arnaldo Capezzuto, ex capo della comunicazione M5S in Campania, intervistato l’11 marzo da Iacoboni, ne è un agghiacciante esempio: “La macchina del fango social”, la chiama.
Io vi invito ad approfondire: e mi pare di essere Laocoonte sulla spiaggia di Troia, che invita i suoi concittadini a diffidare del cavallo e non portarlo dentro le mura (“timeo Danaos et dona ferentes!”).
Purtroppo fece una brutta fine, stritolato con i figli da due serpenti marini, inviati da Poseidone infuriato.
Non commettiamo l’errore capitale già commesso dal geniale Massimo D’Alema negli anni Novanta, quando si illuse di poter trattare di politica con Berlusconi, coinvolgendolo nell’indimenticabile Bicamerale!
Non aveva capito che Forza Italia era un’espressione diretta degli interessi del suo padrone, evasore impenitente e sospettato di oscure vicinanze con la mafia.
Forza Italia era un partito finto, succedaneo di un’Azienda e costruito solo per permettere al suo proprietario di occupare lo Stato.
Pagammo caro quell’abbaglio, così come pagheremmo caro oggi un qualsiasi tentativo di collaborazione politica col M5S.
Attenzione! Il fatto che alcuni milioni di nostri elettori l’abbiano votato, non ci autorizza a considerarlo una nostra “dependance”!
Quei voti andranno recuperati, ovviamente, ma spiegando chiaramente a quegli elettori CHI e CHE COSA hanno votato, denunciando apertamente metodi e strumenti usati dal Movimento, attrezzandoci a contrastarlo laddove oggi trova la sua massima forza.
Da mesi e mesi in tutti i blog o siti di commenti dei media il rapporto tra i troll grillini e la gente come noi, diciamo normale, è di 10 a 1 o forse più.
Chiunque li abbia frequentati e tentato di contrastarli ne ha un’esperienza diretta, oltremodo frustrante.
Questo ha creato un’atmosfera di generale diffidenza, a volte di repulsione netta, verso di noi, le nostre idee e iniziative, i nostri candidati.
La macchina del fango social, appunto.
Aggiungiamo la devastante immagine offerta da tutta la sinistra, come al solito incapace di fornire una linea che sia una e riconosciuta, un demone che ci ha corroso ancora una volta, com’è ormai consuetudine fin da un secolo fa.
Non giriamoci troppo intorno.
Già in Italia chi governa non ha mai vinto, fin dagli anni novanta: segno che l’elettorato rovescia sull’ultimo malcapitato tutte le sue frustrazioni, indipendentemente dai provvedimenti concreti.
Nel nostro caso siamo riusciti a svalutare, con il nostro comportamento, tutto il buono prodotto in 4 anni.
Abbiamo lasciato che i media ci sbeffeggiassero, ci sbrindellassero, ci circondassero e ci mettessero sempre in buca. Mai un talk show in cui si partisse all’attacco! Sempre in difesa, attaccati da tutti, anche da quelli che pensavamo vicini.
Uno spettacolo da arena romana, cruento, feroce, senza scampo, terribile, dal quale siamo usciti con il 19% scarso.
Adesso per risalire dobbiamo ripensare a quanto è successo e non perderci in diatribe personali.
Dobbiamo metterci in condizione di combattere questa guerra con le armi giuste.
Vanno bene i Circoli, le iniziative dal basso, il contatto diretto con la gente, ma non dimentichiamo che un Partito non è una ONG, non è un centro di volontariato sociale, non è un CAF, o un centro di ascolto.
Certo, può esserlo, in certi casi, quando può, lo è anche, ma non basta.
Un Partito deve “concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”: lo dice l’articolo 49 della Costituzione, e non aggiunge altro.
Quindi attrezziamoci per determinare la politica nazionale, con progetti e proposte che ci portino a vincere le elezioni.
E se si vince sulla rete e sui media, è lì che dobbiamo combattere, ci piaccia o no.
Lo dico sempre: una sinistra che non vince, o non vuole vincere, o non si attrezza per vincere, non serve a nulla.
Fa solo danni alle persone che più vorrebbe rappresentare.
Ernesto Trotta
11 Comments
Totalmente, assolutamente, completamente d’ accordo. E con me tutti gli amici e compagni con cui mi confronto nel mio “territorio”, come si dice oggi, in questi giorni così amari e tuttavia colmi di promesse e delle premesse di un nuovo inizio.
E’ bene che di questo orientamento pressocché unanime la nuova dirigenza in corso di formazione e legittimazione tenga conto.
Salvatore Bini
Ricostruire il partito sui territori , nelle periferie , nei comuni piccoli , nelle fabbriche , trai giovani in particolare sarà un impegno enorme , mae’ li che si siamo persi ed e’ Li che si deve ripartire , non per tornare ma per essere finalmente un PARTITO . Per me non e’ Tanto vero che lo siamo stati nei dieci anni trascorsi , sono stati anni di un succedersi di CAPI che avevano il verbo assoluto , adesso il verbo deve finalmente tramutarsi in partito . Sta passando l’ultimo treno …o ci saliamo sopra , pagando il BIGLIETTO , oppure restiamo fermi in Stazione .
Come non si fa ad essere Trottiano. Un contributo pieno di saggezza e di acutezza che convince. Forse l’unica considerazione che vorrei approfondire con Ernesto è il ruolo di D’Alema al tempo della bicamerale. Sono molto critico nei confronti di D’Alema e gli accollo una parte consistente della vittoria delle destre da dividere con Bersani e quanti hanno contrastato anche a livello mediatico il PD e solo il PD. Ma la bicamerale nasceva sull’onda di una vittoria mancata ( non di una sconfitta) del giovin Berlusconi con cui era inevitabile, in quelle condizioni date, interloquire per modificare le regole del gioco. E tralasciamo il ruolo del paludato Bertinotti a cui, oggi, accosto D’Alema e Bersani. Chissà se ho ragionato bene!? Comunque Trotta ha perfettamente ragione.
Caro Massimo,
per la seconda volta sperimentiamo l’avere come antagonista un partito non-partito.
E’ evidente che gli avversari non possiamo sceglierceli, ma come combatterli, sì che possiamo.
Cercare di coinvolgerli in un discorso politico “alto” può essere giusto, ed anche indispensabile, ma bisogna essere preparati al peggio. Berlusconi non poteva tollerare che, sotto un governo dell’Ulivo all’apice del successo, il centrosinistra ottenesse un risultato così eclatante, per giunta con il suo contributo, ma da co-protagonista. Troppo gli sarebbe costato in termini di immagine: avrebbe certificato la vittoria del suo avversario (in quel momento Prodi, più che D’Alema, che infatti andò al governo un anno dopo senza tanti strepiti da Forza Italia).
Anche Renzi ha dovuto e voluto trattare il patto del Nazareno con B. per avviare le riforme istituzionali (anche se, quasi vent’anni dopo, le caratteristiche di FI non erano più proprio le stesse) ed anche Renzi ha sperimentato il voltafaccia del Cavaliere.
La differenza è che ha proseguito fino in fondo. Qualcuno dice: purtroppo, ma comunque il processo è andato avanti, fino a rimettere la decisione nelle mani del popolo. E se ci fossimo arrivati compatti e convinti, sono certo che il referendum l’avremmo vinto.
Tant’è. Con questi “nuovi mostri” bisogna sempre avere la pistola pronta sotto il tavolo, come nel West, e la via di fuga ben chiara e sgombra. Mai fidarsi del loro senso delle istituzioni! Inesistente.
E’ una vitaccia, lo so, ma “hic Rhodus, hic salta”.
Mi riferisco all’intervento su M5S “questo sconosciuto”: Ma se stanno con Farage da una vita nel Parlamento europeo!
giancarla c.
Ernesto conferma, con questo suo scritto, di essere una bella “mente pensante” e di essere molto attento a quanto accade nello scenario politico. Anch’io seguo molto Iacoboni e ho letto credo tutto quanto da lui scritto sul M5s. L’errore più tragico che potremmo compiere, come PD, sarebbe quello di assecondare un qualsiasi loro progetto di governo. Con le tecniche subdole da loro messe in pratica, e che tanto successo hanno ottenuto tramite i “social”, finirebbero col fagocitarci e raggiungere, allora si, quel 40% e più che permetterebbe loro una nuova forma di “governo del popolo”, formula alla quale, non dimentichiamolo MAI, si sono SEMPRE richiamati coloro che hanno poi instaurato le DITTATURE! Opportuno, al riguardo il “memento” di Giancarla sul loro posizionamento in sede UE. Meditiamo, compagni, meditiamo!
Ottimi tutti i commenti a partire da quello di Ernesto.
Camillo Repetti
Bravo Trotta, e anche belli i commenti. Magari il PD fosse tutto così! Abbiamo perso, azzardo una stima, il 10%, a causa dei quotidiani attacchi durati due anni alle politiche del PD, da parte di una parte del PD. Non il misero 1% preso da LEU (il resto era degli alleati) ma un 10% di gente che ha pensato che davvero il PD fosse da buttare, ma insieme ai suoi oppositori interni. Lo dico perchè anch’io sono stato sfiorato da quel pensiero. Per ricominciare, butto lì una provocazione: bisognerebbe buttare fuori chiunque straparla, alla prima che dice contro la linea unitaria del partito (come fanno i 5*, ma è l’unica cosa buona che fanno). Sano stalinismo. Forse la nostra gente lo capirebbe di più.
Quindi, caro Ernesto, possiamo concordare sul fatto che un conto è governare, avere una maggioranza parlamentare per blindare il proprio programma e dei suoi obiettivi politici altro è discutere con le altre forze rappresentative della società civile (attenzione non solo quelle organizzate come partito ma anche quelle associative) alla ricerca di convergenze su grandi temi sociali e negoziare con esse regolamentazioni giuridiche più vicine alle nostre aspettative. Per esempio ” unioni civili”, “testamento biologico”, “omicidio stradale” ecc sui quali abbiamo noi sollecitato una presa di coscienza che, purtroppo, non c’è sempre stata quando siamo stati noi a richiederla ( sul primo la destra ed il M5S sul secondo la sola destra). Credo assolutamente negativo non accettare una eventuale richiesta di confronto con il resto del mondo su quei temi mentre ritengo un errore tattico nonché strategico assumersi, anche se richieste, responsabilità sulla programmazione degli obiettivi puramente gestionali e sulla pianificazione delle politiche attuative. In altri termini facessero il loro governo perché loro hanno vinto le elezioni.A quel punto capiremo se hanno capacità a presidiare la funzione esecutiva cui si sono candidati o se sono solo prodotti della ” macchina del fango social”. Ciò non vuol dire stare sull’Aventino ma su uno scranno parlamentare in nostra rappresentanza.
Mentre i due pugili si osservano e fanno delle finte sul ring, perchè il nostro partito, il PD, non punta gli occhi sul fronte UK contro Putin? I giornali che ne parlano ignorano l’ Italia, perchè per il momento – e chissà per quanto ancora- l’ Italia guarda solo alle virgole delle dichiarazioni di Di Maio e di Salvini. Costoro cosa sanno di politica internazionale? Zero.
Sandra Festi – Bologna
Come sempre ha ragione Trotta. E si,si vince sulla rete e sui media,ci piaccia o no” E allora attrezziamoci e combattiamo lì .