Presunte gaffe presidenziali. Presunti avvelenamenti di trattativisti. Veraci dichiarazioni di generali che indicano come l’invio di armi all’Ucraina senza tanta pubblicità sarebbe la via migliore per sciogliere la contraddizione “voglio la pace-ti mando i cannoni”. Notizie che anticipano la ritirata dell’armata russa senza cibo, senza benzina per i tank e senza munizioni. Draghi che si propone come “garante” della tregua, dopo aver detto peste e corna di Putin. Zalesky che vorrebbe sottoporre a referendum popolare la neutralità dell’Ucraina se questa fosse la condizione per un accordo (s’è mai visto un trattato di pace sottoposto a un referendum?). L’Europa che accusa la Russia di violazione dei contratti per la fornitura di gas con pagamento in rubli, come se la guerra non fosse, di per sé, la violazione di tutte le regole del gioco e la loro complessiva revoca in dubbio.
Insomma, l’affare di questa guerra si complica, si infittisce di misteri, si sottrae alla comune intelligibilità non tanto per la volontà di confondere l’avversario ma -quasi- per una legge interna, per una dinamica intrinseca che si auto-alimenta producendo fratture.
Mancano leader a livello mondiale, vera condizione per la pace e per “vedere” un nuovo assetto per il pianeta. Sono pochissimi e non ancora all’altezza: il Papa, l’insondabile Cina, il troppo scaltro Macron, il socialdemocratico Scholz, ancora troppo tedesco. Se a una pace si giungerà per l’accrocchio di leadership deboli, sarà una pace armata.
Cari voi, la Storia si fa con gli uomini e le risorse disponibili: essi sono causa e pure effetto.
Fosse facile risolvere un casino così, potrebbe farlo un computer (prima o poi …).
Ciononostante, non possiamo rifiutarci di guardare e giudicare: è il minimo che possiamo fare, visto che le bombe, per il momento, se le stanno prendendo in testa altri e non noi.
A che serve mettere tutto in un calderone e lamentarsi del destino cinico e baro che non ci ha regalato un altro Winston Churchill, o un altro Ottaviano Augusto? Siamo poi sicuri che sarebbero capaci di fare meglio?
Ora questa mattanza deve finire e il mattante deve essere ridotto all’impotenza.
Questo è chiarissimo a chiunque non voglia perdersi in fumisticherie inutili.
Ha ragione Joe Biden: “This man cannot remain in power”.
A me risulta impossibile immaginare un mondo, dopo una eventuale pace, in cui il dittatore russo conservi il suo potere e continui a minacciare chiunque si opponga ai suoi folli desideri di predominio.
Tutto il resto sono chiacchiere da talk show, che infatti hanno raggiunto un livello di inguardabilità mai visto prima.
EMANULE CEGLIE
30 March 2022 at 16:02
Caro Trotta,
L’ultima uscita di Biden (“Putin deve lasciare la guida della Russia”) pone un problema strategico prima che geriatrico: quali sono le reali intenzioni degli USA? Quali ipotesi di accordo, di pace negoziata ha in mente l’amministrazione americana per l’Ucraina invasa dai russi?
Nonostante le smentite del suo staff che hanno, solitamente, l’effetto confermativo, i “giudizi di valore” sull’avversario politico degli USA (dal ‘criminale di guerra’ al ‘macellaio’) e gli indizi che stanno accompagnando la politica americana sono tanti, pesanti e pieni di conseguenze da fare la prova della reale volontà dell’amministrazione americana di tirare la corda del conflitto fino al punto di provocare il collasso del regime putiniano. La pace diventerebbe una subordinata e possibile solo dopo l’esaurimento di tutte le azioni per spodestare lo “zar”
Detto in altre parole, il lavoro iniziato nell’89 e provato a risolvere nel ’91 con Eltsin, interrotto da Putin conteneva un principio di ordine mondiale basato sulla primazia degli USA sul mondo. Quel lavoro va portato a termine. La pace e un nuovo ordine mondiale devono e possono aspettare.
La supposta “primazia” degli USA è come minimo in condominio (molto competitivo) con la Cina.
Putin è ormai totalmente squalificato. In nessun consesso potrà più essere accettato.
La Russia ha un grosso problema istituzionale e di leadership da risolvere, se non vuole diventare un gigante inutile ed impotente nelle mani della Cina.
Mettila come vuoi, ma questa è la realtà. Fattene una ragione.
Mio caro Trotta, nel dialogo, uso sempre la regola del tressette: quando si hanno le carte, si risponde sempre al “palo” a cui sei chiamato nel gioco. Tu forse ami la “scopa” e, quindi, non te ne curi.
Il punto non era (non è) se Putin è dentro o fuori lo scenario geo-politico prossimo venturo ma se questa guerra va chiusa con un accordo che faccia “tacere le armi” e sia propedeutico a un assetto globale più o meno stabile (non oso parlare di un nuovo ordine mondiale). Negli USA si stanno ponendo la domanda: è l’Ucraina il vero target di Biden?
Mettila come vuoi ma questo è il quesito. Fattene una ragione.
Un carissimo saluto.
Per ora l’Ucraina è il target di Putin, e vediamo in tv tutti i giorni con che mezzi lo sta perseguendo.
Cosa verrà dopo è tutto da scrivere e dipenderà da come finirà questa sporca guerra.
Ma finché Putin potrà fare quello che fa, nulla sarà più prioritario che togliergli il potere di farlo.
Certo è che le autocrazie, tutte le autocrazie, non danno alcuna garanzia di convivenza civile.
Il mondo vivrà in pace solo quando tutti i popoli potranno esprimersi in libertà.
Ci vorranno diecimila anni, o forse meno, ma ogni altro scenario è purtroppo precario.
Spero di avere chiarito il mio pensiero, ma non sono sicuro di avere ben capito il tuo.
Perdonami.
Non vorrei lasciarti, carissimo Trotta, con l’amaro del dubbio in bocca. Allo scopo di chiarire il mio pensiero, rubo le parole di Sergio Romano che così apre il suo “pezzo” sul Corriere di domenica scorsa:
“Sapevamo sin dall’inizio della crisi scoppiata negli scorsi mesi che l’unica soluzione sarebbe stata la neutralità dell’Ucraina. Il Paese è troppo storicamente legato alla Russia per diventarne un potenziale nemico, come sarebbe potuto accadere se fosse divenuto membro della NATO”. (Sergio Romano)
So bene che nella competizione tra realismo e millenarismo è sempre il primo a fare, nella Storia, la parte del cattivo.
Emanuele Ceglie
Io sono abituato a parlare dicendo liberamente quello che penso, ma prima di dirlo lo scrivo. Provo. Come si può fare per creare le condizioni di “cessate il fuoco” e rinunciare alla guerra in favore di un accordo di pace? ” Certamente non si può dire a Putin che ha vinto ed al popolo ucraino accredito che ha perso: in questo caso la Comunità Mondiale dovrebbe dire che la Russia comanda e fa quello che vuole, senza se e senza ma. Assurdo no? A me sembra demenziale e non accettabile. Come se ne esce dall’attuale difficile situazione, per certi versi assurda?
Io non sono un intellettuale, né tantomeno uno stratega e meno che meno un super “intelligentone” di quelli che spesso pontificato sui mass media con tanta di prosopopea. Ritengo però, come ho già avuto modo di scrivere su questo blog , che si possa usare, nella su scritta situazione l’algoritmo usato dallo Stato italiano per battere le Brigate Rosse. Cerco di spiegarmi un po’ meglio, dando fiato a tutte le mie capacità. Putin, il dittatore macellaio, con rispetto parlando dei macellai veri utili ed onesti, si trova nelle stesse condizioni in cui ci si trovarono le Brigate Rosse degli anni 70-80: è isolato dalla comunità mondiale e, secondo me, anche da una grande maggioranza del suo popolo che lui ha per il momento schiavizzato, come fece Stalin ai tempi del Comunismo. Quindi per fare un accordo bisognerà garantire l’immunità all’attuale presidente russo, Come fece lo Stato italiano con il brigatisti assassini. Certo le Brigate Rosse non avevano a disposizione l’arma nucleare, Ma se a Putin si concede La “neutralità dell’ucraina , i territori che ormai ha occupato e la garanzia che non sarà incriminato dal tribunale internazionale come criminale di guerra, io penso che si possa firmare un accordo di pace.” fantapolitica? Può essere ma almeno una proposta io l’ho fatta e mi aspetterei di conoscerne altre. Grazie per la cortese attenzione e buona giornata a chi legge Antonio De Matteo Milano
Finalmente t’è uscito di gola, caro De Matteo, Putin è un “brigatista rosso” e come tale va battuto. Senza la sua sconfitta (militare e morale) e senza la sua delegittimazione politica non si avrà alcun accordo, né pace.
Sei in buona compagnia, mio caro. Ieri l’autorevolissimo Times sul tema scriveva: “L’Occidente non deve farsi sedurre dai discorsi di Mosca su accordi di pace, ma fornire a Kiev gli strumenti per finire il lavoro”.
La parola chiave è: finire il lavoro. Quale lavoro? ti chiederai. Quello iniziato con l’89. Donne e bambini possono aspettare. La pace è una “seduzione”.
Un saluto.
Caro Emanuele Ceglie,
rischio di diventare impertinente, per certi versi forse scortese e chiedo scusa anticipatamente.
Ma do fiato alla mia gola ancora una volta e ti chiedo: quale proposta faresti, come eventuale negoziatore, per indurre il Presidente Russo invasore assassino, per me ovviamente, a firmare un contratto di pace?
Io sia pure a voce rauca una proposta l’ho fatta, non ho capito la tua, ma forse sono io che sono sordo ed urlo inutilmente.
Scusate la mia insistenza, ma ad un vecchio, come me, forse qualche attenuante per il suo stato si può concedere? Ci spero ovviamente. Una buona giornata ed un caro saluto, a te Emanuele ed a chi legge. Antonio De Matteo Milano
Caro De Matteo, ci sei (impertinente) o ci fai? Da quello che scrivi, vorresti anche mandarmi al massacro. Mi promuovi al ruolo di mediatore (in questo conflitto mondiale!) e mi annunci con le seguenti credenziali: Putin “invasore assassino” e, in subordine, Putin brigatista (brigante) rosso al quale condonare i massacri e concedere la grazia in cambio dell’abbandono immediato della preda.
Sono io a porti la domanda (a questo punto retorica): ma tu, la pace, la vuoi sul serio?
Con affetto e un saluto a tutti.
Emanuele Ceglie
Cari Emanuele ed Ernesto,
dall’alto della mia ipertrofia prostatica accertata scientificamente rispondo alle vostre domande. Per l’ego ipertrofico vi chiedo gentilmente la revisione della vostra condanna e di seguito
argomento nuove prove. Parto dalla prima domanda e scrivo. Io sono per la pace nel mondo, ma non posso farla con chi mi vuole schiavo dei suoi desideri. Per quanto riguarda invece la vostra sponsorizzazione al premio Nobel per la pace, Vi ringrazio e vi prometto che vi pagherò con i soldi che risparmiero’ sul gas, se voi riuscirete a salvare Putin ed a convincerlo a fornirci lo stesso senza aumentarne il prezzo. Pensare di poter trascorre l’ultimo periodo della mia vita in un mondo libero, democratico e solidale che assegni il premio Nobel per la pace a Zelens’kyj, presidente della libera nazione Ucraina accredita da uno dei tanti dittatori del mondo, mi rende sereno e motivato. Ora vi saluto e siccome il mio io è ipertrofico Vi abbraccio Con affetto, ma pensate a cosa vi sarebbe toccato con un mio ego, meglio cervello, ipotrofico. Buona giornata a voi ed anche a chi legge su questo blog. Antonio De Matteo Milano
Caro Antonio, al netto del rendiconto delle ipertrofie prostatiche ed egotiche e facendomi spazio tra queste, intravedo la proposta dell’assegnazione del premio Nobel a Zelensky. La qual cosa mi pare debole. Fors’anche divisiva. Piuttosto improbabile.
Ringrazio il bravissimo Sergio Staino per l’ospitalità e saluto tutti.
Emanuele Ceglie
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Presunte gaffe presidenziali. Presunti avvelenamenti di trattativisti. Veraci dichiarazioni di generali che indicano come l’invio di armi all’Ucraina senza tanta pubblicità sarebbe la via migliore per sciogliere la contraddizione “voglio la pace-ti mando i cannoni”. Notizie che anticipano la ritirata dell’armata russa senza cibo, senza benzina per i tank e senza munizioni. Draghi che si propone come “garante” della tregua, dopo aver detto peste e corna di Putin. Zalesky che vorrebbe sottoporre a referendum popolare la neutralità dell’Ucraina se questa fosse la condizione per un accordo (s’è mai visto un trattato di pace sottoposto a un referendum?). L’Europa che accusa la Russia di violazione dei contratti per la fornitura di gas con pagamento in rubli, come se la guerra non fosse, di per sé, la violazione di tutte le regole del gioco e la loro complessiva revoca in dubbio.
Insomma, l’affare di questa guerra si complica, si infittisce di misteri, si sottrae alla comune intelligibilità non tanto per la volontà di confondere l’avversario ma -quasi- per una legge interna, per una dinamica intrinseca che si auto-alimenta producendo fratture.
Mancano leader a livello mondiale, vera condizione per la pace e per “vedere” un nuovo assetto per il pianeta. Sono pochissimi e non ancora all’altezza: il Papa, l’insondabile Cina, il troppo scaltro Macron, il socialdemocratico Scholz, ancora troppo tedesco. Se a una pace si giungerà per l’accrocchio di leadership deboli, sarà una pace armata.
La mia assistente, dopo avermi letto il tuo messaggio, commenta “tutti i torti non ce li ha”. Concordo anch’io con lei. C’è di che riflettere.
Sergio
Carissimo, se sono io a “non avere tutti i torti”, ringrazio la tua assistente e ti ringrazio per il tuo prezioso lavoro.
Cari voi, la Storia si fa con gli uomini e le risorse disponibili: essi sono causa e pure effetto.
Fosse facile risolvere un casino così, potrebbe farlo un computer (prima o poi …).
Ciononostante, non possiamo rifiutarci di guardare e giudicare: è il minimo che possiamo fare, visto che le bombe, per il momento, se le stanno prendendo in testa altri e non noi.
A che serve mettere tutto in un calderone e lamentarsi del destino cinico e baro che non ci ha regalato un altro Winston Churchill, o un altro Ottaviano Augusto? Siamo poi sicuri che sarebbero capaci di fare meglio?
Ora questa mattanza deve finire e il mattante deve essere ridotto all’impotenza.
Questo è chiarissimo a chiunque non voglia perdersi in fumisticherie inutili.
Ha ragione Joe Biden: “This man cannot remain in power”.
A me risulta impossibile immaginare un mondo, dopo una eventuale pace, in cui il dittatore russo conservi il suo potere e continui a minacciare chiunque si opponga ai suoi folli desideri di predominio.
Tutto il resto sono chiacchiere da talk show, che infatti hanno raggiunto un livello di inguardabilità mai visto prima.
Caro Trotta,
L’ultima uscita di Biden (“Putin deve lasciare la guida della Russia”) pone un problema strategico prima che geriatrico: quali sono le reali intenzioni degli USA? Quali ipotesi di accordo, di pace negoziata ha in mente l’amministrazione americana per l’Ucraina invasa dai russi?
Nonostante le smentite del suo staff che hanno, solitamente, l’effetto confermativo, i “giudizi di valore” sull’avversario politico degli USA (dal ‘criminale di guerra’ al ‘macellaio’) e gli indizi che stanno accompagnando la politica americana sono tanti, pesanti e pieni di conseguenze da fare la prova della reale volontà dell’amministrazione americana di tirare la corda del conflitto fino al punto di provocare il collasso del regime putiniano. La pace diventerebbe una subordinata e possibile solo dopo l’esaurimento di tutte le azioni per spodestare lo “zar”
Detto in altre parole, il lavoro iniziato nell’89 e provato a risolvere nel ’91 con Eltsin, interrotto da Putin conteneva un principio di ordine mondiale basato sulla primazia degli USA sul mondo. Quel lavoro va portato a termine. La pace e un nuovo ordine mondiale devono e possono aspettare.
La supposta “primazia” degli USA è come minimo in condominio (molto competitivo) con la Cina.
Putin è ormai totalmente squalificato. In nessun consesso potrà più essere accettato.
La Russia ha un grosso problema istituzionale e di leadership da risolvere, se non vuole diventare un gigante inutile ed impotente nelle mani della Cina.
Mettila come vuoi, ma questa è la realtà. Fattene una ragione.
Mio caro Trotta, nel dialogo, uso sempre la regola del tressette: quando si hanno le carte, si risponde sempre al “palo” a cui sei chiamato nel gioco. Tu forse ami la “scopa” e, quindi, non te ne curi.
Il punto non era (non è) se Putin è dentro o fuori lo scenario geo-politico prossimo venturo ma se questa guerra va chiusa con un accordo che faccia “tacere le armi” e sia propedeutico a un assetto globale più o meno stabile (non oso parlare di un nuovo ordine mondiale). Negli USA si stanno ponendo la domanda: è l’Ucraina il vero target di Biden?
Mettila come vuoi ma questo è il quesito. Fattene una ragione.
Un carissimo saluto.
Per ora l’Ucraina è il target di Putin, e vediamo in tv tutti i giorni con che mezzi lo sta perseguendo.
Cosa verrà dopo è tutto da scrivere e dipenderà da come finirà questa sporca guerra.
Ma finché Putin potrà fare quello che fa, nulla sarà più prioritario che togliergli il potere di farlo.
Certo è che le autocrazie, tutte le autocrazie, non danno alcuna garanzia di convivenza civile.
Il mondo vivrà in pace solo quando tutti i popoli potranno esprimersi in libertà.
Ci vorranno diecimila anni, o forse meno, ma ogni altro scenario è purtroppo precario.
Spero di avere chiarito il mio pensiero, ma non sono sicuro di avere ben capito il tuo.
Perdonami.
Non vorrei lasciarti, carissimo Trotta, con l’amaro del dubbio in bocca. Allo scopo di chiarire il mio pensiero, rubo le parole di Sergio Romano che così apre il suo “pezzo” sul Corriere di domenica scorsa:
“Sapevamo sin dall’inizio della crisi scoppiata negli scorsi mesi che l’unica soluzione sarebbe stata la neutralità dell’Ucraina. Il Paese è troppo storicamente legato alla Russia per diventarne un potenziale nemico, come sarebbe potuto accadere se fosse divenuto membro della NATO”. (Sergio Romano)
So bene che nella competizione tra realismo e millenarismo è sempre il primo a fare, nella Storia, la parte del cattivo.
Emanuele Ceglie
Io sono abituato a parlare dicendo liberamente quello che penso, ma prima di dirlo lo scrivo. Provo. Come si può fare per creare le condizioni di “cessate il fuoco” e rinunciare alla guerra in favore di un accordo di pace? ” Certamente non si può dire a Putin che ha vinto ed al popolo ucraino accredito che ha perso: in questo caso la Comunità Mondiale dovrebbe dire che la Russia comanda e fa quello che vuole, senza se e senza ma. Assurdo no? A me sembra demenziale e non accettabile. Come se ne esce dall’attuale difficile situazione, per certi versi assurda?
Io non sono un intellettuale, né tantomeno uno stratega e meno che meno un super “intelligentone” di quelli che spesso pontificato sui mass media con tanta di prosopopea. Ritengo però, come ho già avuto modo di scrivere su questo blog , che si possa usare, nella su scritta situazione l’algoritmo usato dallo Stato italiano per battere le Brigate Rosse. Cerco di spiegarmi un po’ meglio, dando fiato a tutte le mie capacità. Putin, il dittatore macellaio, con rispetto parlando dei macellai veri utili ed onesti, si trova nelle stesse condizioni in cui ci si trovarono le Brigate Rosse degli anni 70-80: è isolato dalla comunità mondiale e, secondo me, anche da una grande maggioranza del suo popolo che lui ha per il momento schiavizzato, come fece Stalin ai tempi del Comunismo. Quindi per fare un accordo bisognerà garantire l’immunità all’attuale presidente russo, Come fece lo Stato italiano con il brigatisti assassini. Certo le Brigate Rosse non avevano a disposizione l’arma nucleare, Ma se a Putin si concede La “neutralità dell’ucraina , i territori che ormai ha occupato e la garanzia che non sarà incriminato dal tribunale internazionale come criminale di guerra, io penso che si possa firmare un accordo di pace.” fantapolitica? Può essere ma almeno una proposta io l’ho fatta e mi aspetterei di conoscerne altre. Grazie per la cortese attenzione e buona giornata a chi legge Antonio De Matteo Milano
Finalmente t’è uscito di gola, caro De Matteo, Putin è un “brigatista rosso” e come tale va battuto. Senza la sua sconfitta (militare e morale) e senza la sua delegittimazione politica non si avrà alcun accordo, né pace.
Sei in buona compagnia, mio caro. Ieri l’autorevolissimo Times sul tema scriveva: “L’Occidente non deve farsi sedurre dai discorsi di Mosca su accordi di pace, ma fornire a Kiev gli strumenti per finire il lavoro”.
La parola chiave è: finire il lavoro. Quale lavoro? ti chiederai. Quello iniziato con l’89. Donne e bambini possono aspettare. La pace è una “seduzione”.
Un saluto.
Caro Emanuele Ceglie,
rischio di diventare impertinente, per certi versi forse scortese e chiedo scusa anticipatamente.
Ma do fiato alla mia gola ancora una volta e ti chiedo: quale proposta faresti, come eventuale negoziatore, per indurre il Presidente Russo invasore assassino, per me ovviamente, a firmare un contratto di pace?
Io sia pure a voce rauca una proposta l’ho fatta, non ho capito la tua, ma forse sono io che sono sordo ed urlo inutilmente.
Scusate la mia insistenza, ma ad un vecchio, come me, forse qualche attenuante per il suo stato si può concedere? Ci spero ovviamente. Una buona giornata ed un caro saluto, a te Emanuele ed a chi legge. Antonio De Matteo Milano
Caro De Matteo, ci sei (impertinente) o ci fai? Da quello che scrivi, vorresti anche mandarmi al massacro. Mi promuovi al ruolo di mediatore (in questo conflitto mondiale!) e mi annunci con le seguenti credenziali: Putin “invasore assassino” e, in subordine, Putin brigatista (brigante) rosso al quale condonare i massacri e concedere la grazia in cambio dell’abbandono immediato della preda.
Sono io a porti la domanda (a questo punto retorica): ma tu, la pace, la vuoi sul serio?
Con affetto e un saluto a tutti.
Emanuele Ceglie
Potremmo dargli il Nobel per la pace, che ne dici?
Forse gli appaghiamo l’ego ipertrofico …
Potrebbe condividerlo con Zelensky.
Cari Emanuele ed Ernesto,
dall’alto della mia ipertrofia prostatica accertata scientificamente rispondo alle vostre domande. Per l’ego ipertrofico vi chiedo gentilmente la revisione della vostra condanna e di seguito
argomento nuove prove. Parto dalla prima domanda e scrivo. Io sono per la pace nel mondo, ma non posso farla con chi mi vuole schiavo dei suoi desideri. Per quanto riguarda invece la vostra sponsorizzazione al premio Nobel per la pace, Vi ringrazio e vi prometto che vi pagherò con i soldi che risparmiero’ sul gas, se voi riuscirete a salvare Putin ed a convincerlo a fornirci lo stesso senza aumentarne il prezzo. Pensare di poter trascorre l’ultimo periodo della mia vita in un mondo libero, democratico e solidale che assegni il premio Nobel per la pace a Zelens’kyj, presidente della libera nazione Ucraina accredita da uno dei tanti dittatori del mondo, mi rende sereno e motivato. Ora vi saluto e siccome il mio io è ipertrofico Vi abbraccio Con affetto, ma pensate a cosa vi sarebbe toccato con un mio ego, meglio cervello, ipotrofico. Buona giornata a voi ed anche a chi legge su questo blog. Antonio De Matteo Milano
Caro Antonio, al netto del rendiconto delle ipertrofie prostatiche ed egotiche e facendomi spazio tra queste, intravedo la proposta dell’assegnazione del premio Nobel a Zelensky. La qual cosa mi pare debole. Fors’anche divisiva. Piuttosto improbabile.
Ringrazio il bravissimo Sergio Staino per l’ospitalità e saluto tutti.
Emanuele Ceglie