Cari amici,
non posso non tornare ancora sul referendum del 20 settembre. Vi riporto qui l’intervista che Emanuele Macaluso ha rilasciato al vicedirettore dell’Huffington Post Alessandro De Angelis.
I compagni più vecchio ritroveranno gli accenti politici che ci hanno sempre caratterizzato, i più giovani, se vogliono, possono capire come l’analisi marxista che abbiamo sempre utilizzato riesca a far capire il senso delle scelte politiche, la situazione in cui ci troviamo e l’orizzonte verso cui dobbiamo muoverci. Insomma, una vera lezione su come si ragiona quando si fa politica. In compenso vedo che il “no” sta crescendo nei sondaggi e questo mi rende felice da una parte perché significa che la coscienza politica non è morta, triste dall’altra perché significa che i miei dirigenti si sono un po’ bevuti il cervello. Scusate l’espressione dura ma è quello che penso.
Baci e abbracci
Sergio
Macaluso, perché vota “no”?
Voto no perché non ho dimenticato né l’origine di questa riforma né come è stata festeggiata dai grillini, che esposero, davanti al Parlamento, uno striscione con tante poltrone e loro con una grossa forbice tagliavano i seggi. Dunque i seggi sono solo poltrone, i parlamentari poltronisti, il Parlamento solo un costo da tagliare. È una iniziativa che ha un evidente carattere anti-Parlamentare.
Dunque il suo è più un voto contro l’Antipolitica che un voto di merito.
Le due cose stanno assieme, perché il merito, ovvero gli squilibri che produce in termini di rappresentanza e di funzionamento delle istituzioni, è frutto dell’antipolitica. E io penso che questa iniziativa vada contrastata col ragionamento e col voto. La vera posta in gioco non è il numero dei parlamentari, ma la difesa del Parlamento, del suo ruolo, del suo significato, della sua funzione in una democrazia, di fronte a una iniziativa antiparlamentare. Questo è il punto.
Le giro un’obiezione. La riduzione dei parlamentari è una battaglia storica della sinistra. Perché scandalizzarsi tanto?
Perché bisogna vedere in quale contesto. Io sono anche d’accordo a una riduzione, ma nell’ambito di una vera riforma che ponga fine al bicameralismo perfetto, il vero problema del meccanismo istituzionale italiano. Questa non è una riforma. Veda, io l’altra volta votai sì a quella di Renzi, perché comunque era un disegno organico, poi è andata come è andata perché la gestì in modo sbagliato, ma questo è un altro discorso.
Teme, come dice qualcuno, una deriva autoritaria?
È già in atto una deriva anti-parlamentare, e non è un fatto di oggi. Diciamo che il sì ne sancisce una vittoria concreta sul terreno non solo della politica ma delle istituzioni. Nell’Italia di oggi, attraversata da pulsioni populiste profonde, compito della sinistra e delle forze democratiche dovrebbe essere quello di contrastarla questa deriva, non si assecondarla.
Il segretario Nicola Zingaretti è stato molto duro con chi vota no: “Chi vota no lo fa per indebolire il governo e il Pd”.
Una posizione stupida.
Prego?
Sì, stupida. Non c’entra niente, il governo, la tattica, queste cose… Niente. Ed è una posizione sbagliata due volte. Primo sul piano dei principi: il punto è la Costituzione, cioè la Carta fondamentale, le regole che riguardano tutti. E prescinde dai governi: le Costituzioni restano, i governi passano.
Secondo?
È sbagliata anche politicamente. Il governo si deve mettere da parte, mostrare una sua neutralità. Se si schiera col sì, si indebolirà molto seriamente, perché è chiaro che politicizza anche il “no”. A quel punto chi vota no vota no contro il governo. Vedo che c’è già un bel pezzo della sinistra in piazza per il no. Perché dire che sono contro il governo?
In fondo è lo stesso approccio di Renzi, la sovrapposizione tra governo e Costituzione. Io ci vedo una novità, negativa, ma una novità in termini di cultura politica rispetto a quando la sinistra diceva “noi, il partito della Costituzione”, non del governo. Il virus dell’antipolitica ha infettato anche parte della sinistra?
In questi anni c’è stato un abbassamento culturale molto vasto, che si risente su questa questione. Una volta c’era una cultura di massa, con dei grandi partiti che coinvolgevano e guidavano le masse, non una cultura di élite. Oggi c’è il populismo, che non è una cultura di massa, ma un’élite che interpreta le posizioni più negative del popolo, rifiutando la mediazione politica, i corpi intermedi, la rappresentanza. Per come la vedo io, la sinistra dovrebbe avere un approccio alternativo e contrastare, nella battaglia politica questo stato delle cose.
Pensa che il voto avrà conseguenze sul governo?
Sul Pd sicuramente. Io penso che il Pd uscirà indebolito da questa situazione, perché ha una posizione equivoca e non fa una battaglia politica chiara. Ha detto no tre volte poi ha detto sì solo in nome del governo, questo dimostra una posizione che non parte da esigenze generali, ma dalla collocazione politica del momento. Parlavamo di cultura politica, questo è grave. Ed è un limite dell’attuale gruppo dirigente, e infatti, dico purtroppo, il Pd non riesce a essere una grande forza in grado di contrastare la destra.
Ecco, veniamo al governo, alla cui formazione lei era contrario. Lei diceva “Il Pd è incapace di concepire sé fuori dalla dimensione del governo. Io invece penso che questa destra la fermi con una operazione più ambiziosa e democratica di una manovra di palazzo, provando a ricomporre la frattura tra sinistra e popolo”.
Appunto, i limiti di questa operazione si vedono tutti. Ma guardi, il governo reggerà, perché non c’è un’alternativa. E comunque tutto si vedrà a ottobre, se si prosegue o si voterà. Non sarà il referendum e nemmeno le regionali a metterlo in crisi, ma semmai ciò che è in grado di fare o non è in grado di fare. Al momento, complice la pausa estiva, è fermo un po’ su tutto, dai migranti all’economia.
Possiamo dire che l’operazione è fallita?
Non dico che è fallita, ma la destra è in campo e mi pare poco arginata. È vero che Salvini ha perso punti, ma li ha guadagnati la Meloni, e complessivamente è quasi maggioritaria nella società italiana. Zingaretti ha detto che vuole fare una alleanza strategica di Pd, Cinque stelle e tutti gli altri, perché potenzialmente può battere la destra. Bene, vero ma è una posizione strana.
Perché strana?
Perché mentre lo dice, non c’è una linea comune, una posizione comune, e alle regionali i Cinque stelle hanno rifiutato quasi ovunque questa alleanza.
Questo non è colpa di Zingaretti però.
Qui non è un fatto di colpe, è una questione politica. Il Pd dovrebbe porre il problema. Vuoi un’alleanza strategica? Bene. Non c’è una posizione comune? Bene. Poi? Nemmeno parli e rifiuti anche una battaglia politica con i Cinque stelle, ognuno con le sue ragioni. Non mi pare che si stia facendo una bella figura.
7 Comments
Caro Sergio,
non si sono bevuti il cervello, non possono fare altrimenti: dovrebbero solo farlo con un po’ più di dignità e non vergognandosene.
La realpolitik richiede a loro responsabilità che noi cittadini non abbiamo e quindi siamo molto più liberi di prendere posizione.
Votiamo pure NO liberamente fregandocene delle indicazioni dei nostri partiti!
Certo che se avessimo ascoltato il vegliardo oggi “staremmo benissimo”. Peccato che lui pur essendo uno dei principali dirigenti del PCI non sia riuscito ad evitare il disastro epocale di quest’ultimo ed abbia fatto in modo che il PD sia finito in mano a dirigenti “stupidi”. Naturalmente l’indice di stupidità’ è calcolata in funzione dell’intelligenza del vegliardo. Caro Nicola Zingaretti, non offenderti: difronte ai “geni”siamo tutti “stupidi”. Un caro saluto a tutti da parte di “uno dei tantissimi stupidi” che, come te, voteranno si al taglio dei parlamentari italiani. Antonio De Matteo MI
Caro Sergio,
sono sempre interessanti, i ragionamenti di Macaluso. Io penso che a questo punto, vale a dire constatata l’adesione sempre più vasta dell’area progressista, chiamiamola così, alle ragioni del No, il PD dovrebbe lasciare solo Di Maio e i 5 Stelle, e praticare una sorta di astensionismo, lasciando libertà di voto. E’ il solo modo per disinnescare questo ordigno che, come già ti avevo esposto in precedenza, comunque vada segnerà una sconfitta per il PD. Anche se non dovesse prevalere, un fronte del No troppo ampio alle urne sarebbe un grave smacco per il Partito, nel caso Zingaretti inviti a votare Si, e certamente salterebbe la sua segreteria, creando un sommovimento non da poco anche nel governo. E se pure, come ricorda De Angelis, la riduzione dei parlamentari era nell’agenda del PD, è importante considerare da quale parte essa viene proposta, e fa bene Macaluso a ricordare le circostanze con le quali fu presentata dai 5 Stelle. In certe discussioni con amici, mi piace portare l’esempio dell’invito a cena: se lo propone un vecchio amico o un collega, ha una certa valenza ed è rassicurante; se viene invece da un tizio conosciuto online, appare pieno di incognite e tutt’altro che rassicurante. Il contesto è sempre importante, ma qui è davvero fondamentale.
Ti abbraccio
Grazia
Chi scrive la storia umana rischia sempre e mangia spesso con sconosciuti che lo contrastano per evitare le cene con gli amici che lo contestano.
Forza Nicola Zingaretti: il popolo del PD ti darà ragione.
Pace e bene a tutti anche a chi prevede sempre “disastri” e pensa di non essersi bevuto il cervello”. Antonio De Matteo Milano
Sul referendum e le ragioni del sì e del no è stato detto tutto, praticamente; io posso solo dire che voterò no ma, non essendo un influencer o un personaggio noto, la cosa riguarda me e´pochi intimi. Scrivo per due ragioni, non per argomentarev ancora nel merito.
Prima ragione: vorrei chiedere sommessamente a chi dileggia l´on. Macaluso di mostrare il rispetto che si deve a tutte le persone perbene, a prescindere, e in particolare a chi ha dedicato la sua vita, con coerenza, a combattere per il socialismo, da sindacalista, da “migliorista” che non ha mai cambiato idea, da avversario della mafia etc.
Dopo, possiamo discutere, ma la storia delle persone va rispettata, altrimenti questo blog diventa uno dei tanti che servono a scaricare le frustrazioni e i rancori, ma non a discutere.
La seconda ragione è che, pur votando PD, credo che sia giusto criticare ciò, che da votanti, non ci convince. Da che mondo è mondo, i grand partiti hanno discusso al loor interno, e sono sati i momenti più belli della democrazia italiana. Ricordiamoci le discussioni di Ingrao e Amendola, le grandi prese di posizione di Berlinguer, che ora tutti osannano (anche perché ovviamente gifganteggia di fronte alla attuale situazione), ma che a suo tempo fu aspramente criticato, ad esempio sull´austerità.
Il PD,e non è colpa di Tizio o Cato, sul referendum si è cacciato in vicolo cieco, e questo è un fatto. Prevale ormai la tattica sulla strategia, il giorno per giorno sui grandi progetti politici, e quindi vi è disorientamento.
Non mi pare che dire questo sia un reato, è il minimo sindacale. Fare una direzione il 7 per decidere una linea che gran parte di quelli che contano nel PD hanno già dichiarato a titolo personale, dividendosi, è una buona cosa? Scalda il cuore dei militanti? Invita a fare cosa? All´ennesimo voto “responsabile”, che viene anche letto come un modo per stare al govenro comunque, sipotrebbe anche fare qualche riflessione. Abbiamo voluto questo governo per responsabilità, bene; abbiamo detto che volevamo la discontuità come condizione, bene, che volevamoun´alleanza strategiga, bene. Abbiamo ceduto sul Mes, dopo averlo brabdito come un´arma; abbiamo ceduto ui decreti salvini; abbiamo ceduto sul patto che prevedeva la legge elettorale contestualmente al taglio dei parlamentari; non parliamopiù di come spendere i fondi europei, e nessuno ha commentato la gravità delle dichiarazioni di Gentiloni alla Camera, quando ha detto che arriveranno i primi 20 miiardi solo a metà 2021, e legati a progetti specifici che abbiano un impatto sull´ambiente. Credoche ce ne sia abbastanza perché il mio voto al PD non sia un voto felice, ma triste, e perché uno che vota possa criticare. Inutile e fuorviante difendere Zingaretti o offendere Macaluso, poiché queste soono false piste; fosse tutto lì, saremmo a cavallo. Il problema è che manca una politica quindi neanche Superman ce la farebbe
Mi risulta strano il seguente ragionamento. Ad Uno che ti da dello stupido, se rispondi che accetti il suo appellativo essendo lui un genio, c’è qualcunaltro che ti apostrofa come dileggiatore.
Anche ammettendo l’ironia dovremmo comunque essere pari nel dialogo, con una differenza notevole: non sono stato io ad offendere.
Comunque grazie alla nostra democrazia rappresentativa noi possiamo esprimerci liberamente, ma sarebbe meglio usare la cortesia e la riconoscenza di pari diritti alle idee. Poi saranno gli elettori a decretare quale sarà l’idea giusta che deve governare. Non è un reato avere un parere diverso, ma non mi sembra giusto quando si considera l’ idea dell’altro stupida, inutile e senza ragioni. Certo per me che provengo dalla cultura comunista non è facile rispettare il pensiero altrui: la rivoluzione e la filosofia comunista non ammetteva pareri diversi e chi osteggiava la teoria del comunismo era da eliminare anche fisicamente. Col tempo ho imparato a considerare la diversità della società, il dogma comunista mi è apparso sbagliato, irrealizzabile ed il fallimento degli Stati comunisti reali ha confermato definitivamente la mia ipotesi. Ora so che la mia idea è pari a quella degli altri e solo se sono in tanti a considerarla e votarla ha diritto a prevalere per un periodo determinato per realizzarla. Non ho quindi da distribuire epiteti o dileggi, ma scrivo il mio pensiero e rispetto quello altrui cercando di non offendere nessuno. Quanto sopra detto non mi fa rinunciare alla difesa della mia filosofia di vita confrontandola con quella altrui. Quindi appoggio e sostengo la linea politica del PD attuale, dico bravo al suo segretario Zingaretti, sperando che il suo popolo gradisca e voto Convintamente sì al prossimo referendum. Naturalmente quello che penso oggi potrebbe risultarmi sbagliato domani, ma questo fa parte della vita umana da sempre. Buona domenica a tutti Antonio De Matteo Milano
Fra pochi giorni si aprono le scuole e, grazie alla capacità, l’impegno, la passione e la professionalità dei Presidi, coadiuvati dai loro bravi insegnanti e con la buona collaborazione dei genitori, andrà tutto bene. Gli urlatori del ” a lupo al lupo” potranno finalmente tacere e ringraziare.
Un grande ringraziamento a tutti i bravi protagonisti della scuola Italiana. Siamo( tutti quelli che la pensano come me )con voi ed insieme vinceremo. Antonio De Matteo Milano