Siamo tornati ai tempi nei quali varie magistrature facevano a gara per incriminare Silvio Berlusconi ( e a comunicarlo in anticipo ai giornali). Credo che furono una settantina i sostituti procuratori che gli mandarono un avviso di garanzia, ma il bilancio in termini giudiziari – fu magro: una sola condanna per un’evasione fiscale di una sua azienda, di due o tre milioni di euro su un bilancio miliardario, della quale lui fu considerato responsabile oggettivo, sebbene in quel periodo facesse il presidente del Consiglio, e c’è da supporre che non si occupasse delle dichiarazioni dei redditi di Mediaset. Scarno il bilancio giudiziario ma ricchissimo il bilancio politico: alcuni suoi governi “sgarrettati” e poi il suo allontanamento dal Parlamento. Stavolta un Procuratore ha indagato non proprio il premier ma il leader politico che tutti considerano la vera guida del governo, e cioè Matteo Salvini. E lo ha fatto accusandolo di reati molto altisonanti: sequestro di persona ( come l’anonima sarda degli anni settanta), arresto illegale ( reato di solito riservato agli agenti di polizia o ai carabinieri) e poi il più classico e diffusissimo abuso d’ufficio.
Il risultato di questa operazione? E’ triplice.
Il primo risultato è la quasi certezza che le accuse non supereranno la barriera del tribunale dei ministri se, come tutti ci auguriamo, questo tribunale sarà composto da magistrati saggi e pensanti.
Il secondo risultato sarà l’enorme aumento della popolarità di Salvini e, probabilmente, l’aumento conseguente del sentimento di odio, di una parte non piccola della popolazione, verso i profughi e i migranti.
Il terzo risultato sarà la crescita dell’imbarazzo all’interno del movimento 5Stelle ( che già è in gran sofferenza perché una parte del suo elettorato non vede di buon occhio la politica un po’ xenofoba di Salvini), e che ora dovrà anche spiegare perché dopo aver chiesto le dimissioni – per dire della Guidi o di Lupi, o di Alfano ( dei tre, solo quest’ultimo era indagato) ora non chiedono anche quelle di Salvini.
In ogni caso da questo momento, comunque vadano le cose, è riaperta, in modo ufficiale, la guerra tra magistratura e politica.
Ela riapertura delle ostilità è stata certificata dall ‘ Anm ( il sindacato dei magistrati che in realtà è il loro massimo organo di rappresentanza politica) il quale ha chiesto al ministro Bonafede di intervenire per frenare gli attacchi di Salvini alla magistratura.
Ora a me pare che in questi mesi e in questi giorni Salvini abbia attaccato un sacco di gente, anche con una certa violenza: soprattutto le Ong che fanno soccorso in mare, e i migranti abbandonati, malati e stremati, nelle navi che li hanno soccorsi. E poi la Boldrini, il Pd, Saviano e tanti altri. Ma nel suo rapporto con la magistratura, dobbiamo essere onesti, è lui la vittima di un attacco. Non è che Salvini ha rimosso il dottor Patronaggio o ne ha chiesto la rimozione. No. E’ il dottor Patronaggio che ha inquisito Salvini proponendo accuse contro di lui che – nell’improbabilissima ipotesi che andassero in porto – porterebbero il nostro ministro a un lungo periodo di carcerazione. Sequestro di persona ( articolo 605 del codice penale: da 3 a 12 anni se ci sono i minori); arresto illegale ( articolo 606 da uno a tre anni); abuso d’ufficio ( da 1 a 4 anni). Fate un po’ di conti: da 5 a 19 anni ( se non saltano fuori aggravanti…). Ora io dico: uno per il quale vengono proposti 19 anni prigione, avrà o no il diritto, almeno, di protestare? E se protesta è ragionevole che i magistrati chiedano l’intervento di un suo collega ministro che lo zittisca?
Si capisce: è tutto un po’ paradossale.
Come d’altra parte è paradossale tutta la vicenda della Diciotti. E se Salvini ha fatto un’ottima figura ( e i Pm una pessima figura) nella fase finale di questa vicenda, è vero esattamente il contrario per quel che riguarda la fase iniziale.
Riassumiamola. Salvini ha bloccato in porto più di 150 persone, tra le quali parecchi minori e un numero consistente di persone seriamente malate. Le ha bloccate pur sapendo che venivano dall’Eritrea e che avevano certamente diritto all’asilo. Le ha bloccate sebbene fossero vittime di un naufragio. E nonostante le richieste dei medici di farli sbarcare perchè la situazione sanitaria era allarmante. E nonostante gli appelli dell’Onu. E nonostante le pressioni dell’Europa. Perché lo ha fatto? Perché è un uomo spietato? O più probabilmente perchè valuta che in questo modo si aumentano i consensi nell’elettorato? E la necessità di aumentare i consensi può essere la bussola per un un uomo di Stato?
Non è che se uno fa queste domande è perché ha deciso di fare il tifo contro il governo. Semplicemente le fa perchè ritiene ( come il Presidente Mattarella) che il buonsenso non deve avere paura del senso comune. Anzi, deve sfidarlo. E che il senso comune, magari, potrebbe essere più equilibrato se fosse messo a conoscenza di tutti i numeri. Cioè dello stato reale delle cose. Per esempio, se sapesse che i rifugiati in Italia sono 2,4 ogni mille abitanti, mentre in Germania sono 8 ogni mille abitanti, cioè più di tre volte i rifugiati in Italia. In Svezia sono 23 ogni mille abitanti, cioè quasi dieci volte più dei nostri. A Malta, nella tanto vituperata e vigliacca Malta,sono 18 ogni mille abitanti, cioè circa 7 volte più dei nostri. Tra i paesi Europei ( se escludiamo la Gran Bretagna, che ormai è fuori) solo la Grecia prende meno rifugiati di noi. Redistribuiamo, giusto, imponiamo all’Europa di farlo. Tenendo però conto che al momento noi siamo quelli che ne hanno di meno.
E’ vero che poi ci sono gli irregolari ( i cosiddetti clandestini) che secondo le stime dell’Ocse sono circa mezzo milione in Italia, e cioè lievemente al di sopra della media europea ( di un paio di decimali: 0,80 per cento contro una media dello 0,65), ma nessuno al mondo, come è ovvio, può chiedere la redistribuzione degli irregolari, che è ovviamente impossibile. Per ridurne il numero ci sono solo due strade: o facilitare la regolarizzazione, cioè concedere più permessi ( linea tedesca) o aumentare le espulsioni ( linea ungherese). Ciascuno è libero di optare per una o l’altra di queste soluzioni, senza essere accusato di lassismo o di perfidia. Quello che non è bello è nascondere le cifre, impedire che si conoscano le cose come stanno. E se poi qualcuno avesse voglia di fare un paragone con la feroce America di Trump, scoprirebbe che lì gli irregolari sono circa 12 milioni, cioè ( sempre in proporzione sulla popolazione) circa cinque volte più che da noi. Da noi c’è circa un irregolare ogni 120 persone, da loro uno ogni 25. Cioè, in percentuale, da noi lo 0,8 per cento, da loro il 4 per cento. Pensate un po’…
7 Comments
Caro Sergio,
fino a quando avremo giornalisti come Il sig. Sansonetti, che si dicono di sinistra e si sostituiscono ai magistrati per emettere le loro “sentenze” screditando la magistratura, continueranno a progredire gli attuali governanti e i giudici non si devono permettere di indagarli secondo il suddetto giornalista.
La magistratura inquirente sicuramente ha tante colpe, ma davanti ad una denuncia dei cittadini cosa doveva fare secondo il rappresentante del giornale “ il dubbio? Io non so se Salvini ha abusato del suo ruolo sequestrando gli emigranti con l’equipaggio del nave Diciotti, ma penso che la sentenza tocca legalmente non ai giornalisti o ai “posteri”, ma ai tribunali, come vuole la nostra democrazia rappresentativa. La critica è sempre legittima quando è argomentata con prove concrete e non con Scoop inventati. Buona serata a tutti Antonio De Matteo
No, Antonio, non è così.
La Magistratura non deve mai farsi prendere nel gorgo del gioco politico, né deve cercare di influenzarlo.
Quello del PM è un mestiere molto delicato: devi essere tanto indipendente da non guardare in faccia a nessuno, ma devi esserlo altrettanto da non farti influenzare dall’ambiente e dal momento nel quale vivi.
Non è facile ed infatti non è da tutti fare il magistrato, né inquirente né giudicante.
Il ruolo istituzionale conferisce al magistrato poteri immensi, che lui deve essere in grado di gestire.
Se non è capace di farlo con equilibrio, è meglio che cambi mestiere.
Non si fa il magistrato con lo spirito dell’impiegato, né del tribuno del popolo.
Il lavoro del magistrato impatta sempre pesantemente sulle vite degli altri, che siano comuni cittadini o stelle della politica.
In questo secondo caso è ancora più difficile rimanere distaccati e obbedire solo al puro diritto.
Ultima cosa: le prove deve tirarle fuori il magistrato, non il giornalista che commenta la faccenda.
In questo caso ho avuto anche io la netta sensazione che si cercassero capi di imputazione eclatanti, vistosi, di sicuro impatto mediatico. Se cadessero ad un primo esame, sarebbe un pessimo servizio per tutto il sistema istituzionale.
Non dimenticare la cautele di Falcone con le accuse ad Andreotti …
Incredibilmente, come non succedeva da tempo, sono totalmente d’accordo con il compagno Trotta.
Sergio
Si però non è che i pm si devono voltare dall’altra parte se ci sono denunce o indizi di reato.
Io sono d’accordo con Antonio che il pm deve fare liberamente il suo lavoro senza farsi influenzare, ma mi sembra che ad oggi ci sia ancora l’obbligatorietà dell’azione penale, o no.
Camillo Repetti
Caro Sergio ed Ernesto, fatemi capire. Il pubblico ministero non doveva indagare Salvini e perché? Lo scandolo sta nel fatto che la magistratura indaghi Salvini, come dice Berlusconi?
Io ribadisco che l’indagini e le sentenze toccano alla magistratura anche quando di mezzo ci sono i potenti. Scusami Sergio ma non capisco il tuo “incredibile” e neanche il “ no Antonio” di Ernesto.
Io penso che la magistratura può sbagliare, ma non le si può impedire le indagini per questo motivo. Chiedo scusa se ho sbagliato ma vi prego spiegatemi dove. Un abbraccio a tutti Antonio De Matteo
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Caro Antonio,
personalmente appena ho appreso la notizia dell’azione giudiziaria sono stato colto dall’ennesima orticaria temendo che si ripartisse ancora una volta delegando alla magistratura l’azione politica che dobbiamo invece fare noi. Non sono in grado di giudicare se in questo caso l’azione penale fosse obbligatoria o no. Probabilmente sì ma vorrei si prendesse la cosa, sia da parte della magistratura e sia soprattutto da parte della stampa e di noi con sufficiente accortezza e moderazione. Con ogni probabilità l’azione penale non andrà avanti, neanche se Salvini si darà da fare perché invece ciò avvenga. Purtroppo di scorciatoie ne abbiamo scelte troppe nel passato e le hanno scelte soprattutto i vari Zagrebelsky, Montanari, Travaglio e così via. Bene sarebbe non ricascarci. Spero tanto che il procuratore di Agrigento ci abbia pensato più volte prima di iniziare questa azione.
Sergio
A mio giudizio ha ragione Ernesto. Però….c’è un però. Non si può farsi intimidire dall’arroganza, dalla protervia e dal ghigno bullesco di un borioso personaggio politico ( giornalista senza alcuna esperienza teorico-tecnica sul campo se non alcune chiacchierate a radio padania). Se ha commesso dei reati è obbligo indagare sui suoi comportamenti. Purtroppo la percezione della “ggente” è quella della vessazione, al pari del suo celebre alleato che neanche il reato di violenza su una minorenne ( è questo il reato) perseguito dai magistrati è riuscito a restringere la sua libertà personale (sempre secondo la legge). Ma, per me, sono molto più interessanti i numeri che ci ha fornito l’ottimo Sansonetti, (Lui si un grande giornalista che ho conosciuto nella redazione romana dell’Unità negli anni di piombo). Ma una informazione forse assopita e curvata, infatti nessun mezzobusto ha avuto il coraggio di coinvolgere questi signori assurti a statisti in contraddittori con i loro avversari politici (facile autointervistarsi “mi faccio una domanda e mi do una risposta” sui social (sic), non ha neanche sfiorato quelle “verità” numeriche che rimetterebbero la chiesa al centro del paese e costringerebbe chi ha adesso responsabilità di governo a dirci cosa vuole fare con la fornero, con la flat tax, con il reddito di cittadinanza e molto più banalmente con il “codice europeo degli appalti” ed il suo regolamento di attuazione che sembrerebbe conosca per interposta persona non avendoli forse mai neppure sfogliati.