Costi: il nuovo progetto li dimezza rispetto a quello iniziale
Partiamo dai costi. A carico dell’Italia si tratta di 2,9 miliardi di euro per il tunnel e 1,9 per l’adeguamento della linea che arriva da Torino. Adeguamento, si badi bene, che non dipende dall’alta velocità perché i treni che viaggeranno sulla nuova Torino-Lione non saranno TAV: lungo i trafori e sulle tratte di montagna non si possono raggiungere velocità troppo elevate.
Quella di chiamare TAV una linea ferroviaria che non può essere e non sarà ad alta velocità non è l’unica stranezza del dibattito politico che circonda la Torino-Lione. C’è anche una preoccupante caduta di memoria storica, perché i costi di cui parliamo sono più o meno la metà di quelli previsti dal progetto iniziale. Il quale si aggirava intorno ai nove miliardi, incontrò molte e trasversali critiche ed è stato radicalmente modificato a partire da una decisione presa nel 2007 dal governo Prodi.
L’ampio movimento di opinione contrario all’originario progetto della nuova Torino-Lione ha ottenuto rilevanti risultati, costringendo il governo a ripensare quel progetto e a costruirne uno nuovo che accoglie molte delle critiche avanzate dal movimento (in termini, per esempio, di riutilizzo dei tracciati esistenti, di riduzione del consumo di suolo, di trasferimento dell’imbocco della galleria da Venaus a Chiomonte, oltre che di contrazione dei costi).
Quel movimento, di cui Ponti è stato punto di riferimento, non ha però voluto rivendicare ciò che sarebbe stato legittimo, il successo della sua iniziativa, e si è così avvitato. Da un lato, su una deriva violenta: oltre 200 assalti al cantiere, 500 feriti tra le forze dell’ordine, sabotaggi alle imprese impegnate nel cantiere, atti di violenza nei confronti dei lavoratori, 38 condanne penali in secondo grado per circa 120 anni di carcere inflitti dai Tribunali della Repubblica. Dall’altro lato, su una deriva politicistica diventata bandiera (e problema) di un partito che oggi riveste responsabilità di governo.
Benefici ambientali e sui costi del trasporto merci
Passiamo ora all’esame dei benefici. Su quelli ambientali e su quelli relativi al costo del trasporto merci c’è poco da dire. Una tonnellata di merci trasportata da un treno moderno produce meno del venti per cento della CO2 dell’equivalente trasporto su strada e costa la metà.
Sulla direttrice Italia-Francia (cinque milioni di tonnellate di traffico merci al mese) il 91 per cento viaggia su strada. Si tratta di circa tre milioni di TIR l’anno, di cui la metà transita attraverso Ventimiglia e il resto è diviso fra autostrade del Frejus e del Monte Bianco. I costi ambientali, economici e sociali di questa situazione sono imponenti, a svantaggio non solo dei territori di frontiera alpina del Piemonte e della Valle d’Aosta, ma anche, forse soprattutto, di quelli del Ponente ligure.
Sulla direttrice Italia-Svizzera le politiche ambientaliste del governo svizzero hanno prodotto una modifica strutturale della composizione modale, con il trasporto ferroviario arrivato oltre il 70 per cento grazie all’apertura di nuovi tunnel moderni (Loetschberg nel 2007, Zimmerberg nel 2010, Gottardo nel 2016). Sulla direttrice Italia-Austria, dove la gomma pesa ancora per il 70 per cento, si lavora al nuovo tunnel del Brennero, anch’esso prioritario come quello del Moncenisio nell’ambito della strategia europea delle reti di trasporto. Una priorità confermata dall’attuale governo italiano: un fatto che fa capire ancora meglio come sulla Torino-Lione i 5 stelle siano rimasti inviluppati in un nodo puramente politicistico.
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Comment
Non so chi sia Marco Causi ma da come scrive e da quello che sostiene mi sembra uno che conosca bene il problema “del tav”.
In un paese normale il professor Ponti, sostenitore del No Tav, dovrebbe confutare quanto sostenuto dal signore suddetto, ma trattandosi dell’Italia ognuno rimarrà del suo parere, spacciando per “verità “ le proprie opinioni. Quello che è più grave in Italia è che non esiste un organo al di sopra delle parti politiche riconosciute dalle stesse che possa fare una relazione il più possibile oggettiva e comunque valida per tutti. Non riusciamo a stimare, con un semplice calcolo geometrico da quinta elementare, quante persone,durante le manifestazioni possono entrare in piazza San Giovanni a Roma e così per gli organizzatori della manifestazione sono 3 milioni e per la questura 300.000 e nessuno si preoccupa di risolvere il problema geometrico ed a tutti fa comodo così. Lo scienziato, il matematico,l’economista ecc, dovrebbe essere indipendente e non politico dipendente. Il professor Ponti dovrebbe essere apprezzato e rispettato dai comunisti, dai fascisti,dai socialdemocratici, dagli anarchici ecc,in base alle sue competenze professionali, al suo sapere il più possibile oggettivo, ma non mi sembra che sia così. La conclusione è sempre la stessa: “il potere logora chi non ce l’ha”. Per il sì TAV bisogna cambiare governo. Partito democratico e riformisti: organizzatevi e presto prima che sia troppo tardi !!! Buona serata a tutti Antonio De Matteo Milano