Un mese dopo la mossa di Matteo secondo, Matteo primo ne fa una sua: esce dal PD. Penso che dentro al PD non ci sia mai stato. Intendiamoci, con la tessera e le “nuove idee” sì, ma con l’anima non c’è mai stato.
Non c’è mai stato come quelli che montavano le feste, come quelli che passavano le sere a discutere per capire e agire.
Lui pensa ad un’altra democrazia, quella alla americana, a cui va bene il livello della attuale massa e non si è mai posto il problema di emancipare quel livello: lo sviluppo della comunicazione diretta in rete è auspicabile ma fuorviante. Sono necessarie anche riflessioni che diano senso a quelli che ci ripetono da decenni che senza conoscere il passato non sapremo mai pensare ad un futuro.
Ma più che dalla scelta di Matteo primo io sono preoccupato da Lotti e& C che sono rimasti. Forse c’è una corsa a chi fa meglio l’ago della bilancia.
Matteo primo, come la testa del razzo, si protrae verso l’alto, cioè il futuro
con il core business (l’attività principale di una azienda) che dice: raggiungiamo il futuro. Come ? Col classico “volemmose bene”: basta ideologie, basta appartenenza di classe. Sono sufficienti organizzazioni statali e parastatali per supplire ai disagi sociali. Come la pensione in America, come l’assistenza Sanitaria, in America, come la scuola in America: le migliori le frequentano quelli che possono permettersela.
Non è esattamente questo il futuro che si immaginava, quando noi e prima ancora tanti altri azzardavamo “vogliamo una società migliore”.
Mi piacerebbe dire che alla mia età non mi interessa poi tanto come saranno questi anni che mi restano, ma non è così. E nel matteismo sfrenato di questi giorni mi duole vedere quella parte di giovani, quelli che il futuro ce l’hanno, che non danno peso a ciò che succede intorno a loro e al loro futuro.
Gianni Carino
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