Micromega dovrebbe essere la rivista dell’aristocrazia intellettuale italiana, tutti con sette master all’Mit, almeno otto candidati premi Nobel, tanta di quella supponenza da riempire due Tir con rimorchio.
In occasione della morte di Giampaolo Pansa, però, i raffinati pensatori di Micromega hanno dato il meglio di se stessi. Con ben due articoli: “Pansa, la sconcertante santificazione di un falsario” e “Pansa è morto. Ora bisogna distruggere i pansisismo”.
Di fronte a simili volgarità non c’è nemmeno da leggere gli articoli.
Era facile dissentire da Pansa, uomo con delle idee chiare e nette (a volte sbagliate). Ne so qualcosa io. Negli anni del terrorismo dilagante, ero responsabile della redazione milanese di Repubblica, spesso accusata proprio da Pansa di avere al suo interno elementi contigui all’area della lotta armata. Non è stato semplice gestire quella situazione, ma è stato fatto, senza isterismi e senza accusare Pansa di chissà che. Erano momenti difficili per tutti, la vigilanza doveva essere massima e i sospetti erano molto diffusi.
Alla fine, la situazione è stata sbrogliata nel modo più diretto. Munito delle necessarie autorizzazioni (anche individuali), ho pregato il generale Dalla Chiesa (un amico) di investigare la redazione (che viveva protetta da dieci uomini dell’antiterrorismo, armati), con piena libertà di interrogatori e altro. Il risultato non è stato quello immaginato da Pansa.
Il generale, anzi, ha deciso di mettere sotto scorta stretta uno dei miei redattori: un’auto dei carabinieri andava a prenderlo a casa alla mattina e lo riportava alla sera Un mese dopo mi ha convocato nei suoi uffici e mi ha detto: non sono più sicuro di poter proteggere quel ragazzo, lo mandi all’estero, molto lontano. E infatti per un mese Guido è andato a New York.
Come si vede, qualche dissenso con Pansa (forse anche aspro) c’è stato. Ma non mi è mai venuto in mente di attaccarlo come fa Micromega.
Solo chi ha vissuto quegli anni terribili, e ha imparato a guardarsi intorno ogni volta che entrava in un bar o in un ristorante, sa che di normale non c’era niente.
Giampaolo, per quel che mi riguarda, non ha fatto niente di male. Ha avuto le sue idee, i suoi sospetti. Il tutto servito da una prosa bellissima e inimitabile, non come quelli di Micromega che accatastano frasi come fossero mattoni di una casa diroccata.
5 Comments
“Come si vede, qualche dissenso con Pansa (forse anche aspro) c’è stato.” Quindi, incitare all’odio armato contro la redazione di un giornale, far emigrare un giornalista dopo averlo scortato per evitargli gravi conseguenze personali, indicare (a cascata) la sinistra come un covo di terroristi discendenti da un movimento partigiano alla cui base non c’erano ideali ma basse contrapposizioni personali per definire chi era comunista e chi democristiano, (guerre interne culminate in un barbaro scorrimento di sangue), secondo Pirani va considerato “un banale dissenso”. Caro Staino, forse la questione meriterebbe, al pari della novella rivisitazione del pensiero craxiano, di un approfondimento che Pirani non fa o non reputa opportuno fare. Sarebbe interessante, intanto, un tuo giudizio che, al pari di molti di noi, hai vissuto quel terribile periodo e, dai tuoi scritti, non m sembra tu non ne abbia sottovalutato i drammatici risvolti. Grande affetto a te ed un pensiero laico e rispettoso a Pirani e a Craxi, così come ci ha insegnato il movimento operaio.
Caro massimo Maini,
questa volta dissento dal tuo pensiero e concordo con il direttore Turani. Spiego perché.
La democrazia rappresentativa, nata dalla resistenza partigiana, garantisce a tutti la libertà di parole, nei limiti stabiliti dalle leggi liberamente votate dai popoli liberi, senza essere considerato scemo o delinquente, per di più dopo la morte. Io non ho mai condiviso le idee di Pansa, ma per sconfiggererle esiste solo un modo: parlarne liberamente.
Craxi aveva ragione sui comunisti italiani ed in generale sul comunismo ed è la storia a scriverlo. Buons notte a tutti Antonio De Matteo Pescara
Caro Antonio, mi fa piacere dialogare con te. Non ho mai negato a Pansa ne a nessun altro il sacrosanto diritto di avere un’opinione storica su quanto accaduto in questi 70 anni post bellici in Italia e nel mondo. E se vuoi anche sulla guerra di liberazione. Non a caso mi sono rifatto al pensiero politico del movimento operaio che ha avuto ed ha nella difesa delle libertà conquistate nella lotta partigiana ed il presidio dei diritti sindacali acquisiti il suo fulcro. Non sono stato io a scrivere che il quotidiano “La Repubblica” era un covo di fiancheggiatori dei terroristi mettendo fortemente a rischio l’incolumità dei giornalisti senza produrre serie prove a sostegno. Risultato? Scorta armata e successivo esilio per fatti poi assolutamente smentiti dal generale Dalla Chiesa, persona degna che ha poi pagato con la vita il proprio attaccamento alle Istituzioni Repubblicane. Su Craxi, caro Antonio, il giudizio sulla persona, per sua sfortuna, ha completamente offuscato il giudizio sull’uomo politico. Le vicende giudiziarie, incentrate sulle denunce di Mario Chiesa, com’è noto hanno trovato riscontri su illeciti finanziamenti( soldi in cambio di favori) all’on.le Craxi, destinatario di quei soldi, il quale, poi, li ha volutamente e colpevolmente affiancati agli illegittimi finanziamenti ai partiti su cui il pool di mani pulite non ha intercettato profili di illiceità ( cioè ti finanzio in cambio di favori). Sul giudizio sui comunisti italiani, se non ricordo male, fu Berlinguer, a metà degli anni 70, a sganciarsi dal totalitarismo dell’est subendo addirittura un attentato. Perché Craxi non ha favorevolmente alimentato questa presa di posizione del PCI agevolandone un percorso di cooptazione nel governo delle Istituzioni senza inseguire una utopica annessione dei comunisti italiani al PSI? Ma, se non ricordo male, lui non sapeva fischiare se no si sarebbe volentieri unito a quei socialisti (una parte del PSI) che umiliarono Berlinguer che si era recato al congresso del PSI proprio per accorciare le distanze tra i due partiti del movimento operaio con grandi tradizioni in comune. Caro Antonio, ti chiedo scusa per la semplicità e la pochezza di questo mio contributo. Ti ringrazio e ti mando un forte abbraccio.
Caro Massimo,
considerando il presente, il passato ed il futuro, la politica di sinistra ha, secondo me, un solo modo per restare insieme: ridurre i personalissimi ed aumentare e rafforzare il compromesso delle idee. Se Craxi avesse accettato la” moralizzazione della politica” di cui parlava Berlinguer e quest’ultimo si fosse staccato più velocemente dal comunismo, la politica Italiana sicuramente sarebbe stata diversa, ma serve a poco ricordarlo, se non come speranza per il futuro. Un grande abbraccio Massimo e buona giornata a tutti Antonio De Matteo Prscara
Ottima riflessione, caro Antonio. Sono completamente d’accordo. Infatti se Craxi avesse pensato al futuro del Paese avrebbe cercato un’adesione al suo progetto non un’annessione. Infatti, pochi anni dopo si iniziò con l’asinello, poi l’Ulivo ed infine il PD. Sono tutte soluzioni condivise per far incontrare le forze progressiste senza alcuna abiura del passato ma con l’obiettivo di mescolare esperienze e progetti. Che poi era quello che avevano in mente Moro e Berlinguer che loro chiamavano “compromesso storico. Un saluto ed un abbraccio