Morto a 79 anni il vignettista di satira che creò “Up il sovversivo”
Il mio amico Chiappori, che guardava il mondo al contrario
Sergio Staino
Up il sovversivo farebbe una critica feroce di quanto sta succedendo in questi giorni in Parlamento. La satira oggi c’è ma è più riguardosa, all’epoca andavamo giù pesanti. All’epoca cioè negli Anni 70, quelli in cui fece la sua comparsa Up, il personaggio più famoso di Alfredo Chiappori.
Ho sempre amato i fumetti e la satira disegnata. E in quegli anni una delle firme più importanti era lui, un punto di riferimento per tutti. Chiappori era un disegnatore figlio del Sessantotto. Era molto impegnato politicamente, e lo era anche il suo “Up il sovversivo”, che aveva la caratteristica di camminare a testa in giù, segnalando una diversità di cui eravamo tutti molto orgogliosi. Perché lui con la testa al contrario vedeva la realtà da un altro punto di vista, e da lì denunciava tutte le ingiustizie e le cattiverie del mondo. E noi ne eravamo fieri.
Leggevo le sue strisce già prima di diventare un disegnatore. È stato, insieme a Forattini, il padre della satira politica italiana in vignette. Le sue strisce rispecchiavano i tempi che vivevamo: Up non aveva mai dubbi, era sempre dalla parte giusta. I cattivi erano quelli che detenevano il potere. Nel 1979 ho iniziato a fare vignette anche io, ma il mio Bobo era molto diverso. Up era frutto della sicurezza dei principi rivoluzionari del ’68. Bobo era un post sessantottino: dubbioso, critico sulle parole d’ordine di quell’epoca. Un pentitismo, quello di Bobo rispetto al ’68, fatto con sincerità e ironia, e che funzionò subito. Chiappori faceva denuncia dura, io ero più autoironico.
È stato il primo amico che ho avuto nel campo dei disegnatori. Prima di lui avevo conosciuto Crepax, che però non era un disegnatore satirico. Chiappori me lo presentò Oreste Del Buono a linus. Ricordo che ci piacemmo subito. Ne è nata una bella amicizia, molto lunga. Andavo spesso a Lecco da lui, era molto in gamba, molto attivo culturalmente. Poi negli anni ci siamo persi, non ci siamo più sentiti, ma il dolore per la sua perdita, enorme, è fortissimo.
La Stampa, 15 ottobre 2022
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