MASSA MARITTIMA
Galleria Spaziografico
Via Goldoni, 20
Via Goldoni, 20
Sabato 16 dicembre ore 17
inaugurazione della mostra
Il perché di questo titolo
Vi ricordate quanto era bello, quando eravamo piccoli, tenere gli occhi ben aperti? E quanto combattevamo con tutte le nostre forze quell’antipatico Pisolo che, gettandoci una magica polverina, ci costringeva a chiuderli per dormire? C’erano troppe cose da vedere e da non perdere, troppe, belle o brutte che fossero. Gli occhi della mamma, la strana passerina della prima amichetta, le castagne sul fuoco, il film di Biancaneve… ma anche, per la mia generazione, le squadracce fasciste in spedizione punitiva, la fila di soldati nazisti che attraversavano il paese risalendo verso il nord, le rosse bombe dalle alette d’argento accatastate accanto alle tante piccole bare bianche con i miei amichetti morti nei bombardamenti. Migliaia e migliaia, milioni e milioni di immagini immagazzinate nel cervello e poi ridotte a semplici linee riprodotte sul foglio. Un lavoro continuo e interminabile in cui scaricare emozioni di ogni tipo, di gioia e di dolore, di speranza e di disperazione, di paure e di sicurezze.
Adesso i miei occhi sono quasi sempre chiusi e anche quando si aprono riescono ad intuire ben poche cose ma che importa? Ho tante di quelle immagini ancora intatte nel cervello e tantissime ancora che si costruiscono da sole, mischiando i ricordi tra realtà e sogno. Sì, adesso gli occhi chiusi mi servono per sognare, mi servono per immaginare quelle figure che una maledetta ipermiopia mi nega ogni giorno di più.
Dal 2000 lavoro quasi esclusivamente sul computer, è questa incredibile innovazione tecnologica che mi ha prolungato la vita di vignettista e mi ha dato la capacità di riprodurre in serie infinita il tondo naso di Bobo o il piccolo naso di Ilaria. In larga misura ho dovuto dare addio alla materia e non è stato un distacco indolore, al contrario. Solo in certi momenti riesco a trovare la forza di lasciare il touch screen, prendere un bel foglio di carta, quella pesante, bella ruvida, e graffiarla con la penna a china senza ben sapere se le forme e le figure che immagino siano proprio quelle che sto disegnando in quel momento. E poi il colore, l’acquerello, tecnica meravigliosa e sublime che inonda e inzuppa la carta e dal quale non puoi tornare indietro. Se la pennellata va storta te la tieni, non la puoi correggere.
Metto in mostra qui un po’ di queste cose fatte davvero quasi ad occhi chiusi dal 2006 ad oggi. Le ho tirate fuori da vari cassetti sparsi qua e là per lo studio e per la casa. Alcuni sono illustrazioni per libri o per riviste, altri schizzi preparatori per opere realizzate poi in digitale e, per questo, non hanno un ordine preciso né un senso logico comune, sono solo unite dal fatto di essere realizzate tutte “a mano” con la voglia di continuare a provare certe emozioni, di sfidare la sfiga con la bellezza di una mano che si muove quasi al buio lasciando a tanta casualità l’emozione mia e quella dello spettatore.
Adesso i miei occhi sono quasi sempre chiusi e anche quando si aprono riescono ad intuire ben poche cose ma che importa? Ho tante di quelle immagini ancora intatte nel cervello e tantissime ancora che si costruiscono da sole, mischiando i ricordi tra realtà e sogno. Sì, adesso gli occhi chiusi mi servono per sognare, mi servono per immaginare quelle figure che una maledetta ipermiopia mi nega ogni giorno di più.
Dal 2000 lavoro quasi esclusivamente sul computer, è questa incredibile innovazione tecnologica che mi ha prolungato la vita di vignettista e mi ha dato la capacità di riprodurre in serie infinita il tondo naso di Bobo o il piccolo naso di Ilaria. In larga misura ho dovuto dare addio alla materia e non è stato un distacco indolore, al contrario. Solo in certi momenti riesco a trovare la forza di lasciare il touch screen, prendere un bel foglio di carta, quella pesante, bella ruvida, e graffiarla con la penna a china senza ben sapere se le forme e le figure che immagino siano proprio quelle che sto disegnando in quel momento. E poi il colore, l’acquerello, tecnica meravigliosa e sublime che inonda e inzuppa la carta e dal quale non puoi tornare indietro. Se la pennellata va storta te la tieni, non la puoi correggere.
Metto in mostra qui un po’ di queste cose fatte davvero quasi ad occhi chiusi dal 2006 ad oggi. Le ho tirate fuori da vari cassetti sparsi qua e là per lo studio e per la casa. Alcuni sono illustrazioni per libri o per riviste, altri schizzi preparatori per opere realizzate poi in digitale e, per questo, non hanno un ordine preciso né un senso logico comune, sono solo unite dal fatto di essere realizzate tutte “a mano” con la voglia di continuare a provare certe emozioni, di sfidare la sfiga con la bellezza di una mano che si muove quasi al buio lasciando a tanta casualità l’emozione mia e quella dello spettatore.
Per informazioni e/o acquisti: artaltro@gmail.com / 333 9777614
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