Cari compagni e cari amici,
il contributo di Morando e Tonini apparso oggi sul Foglio mi pare di altissimo valore. Invito a leggerlo riflettendoci con attenzione. Personalmente concordo al 100% con loro.
Sergio
Al direttore – A quanto parrebbe di capire, c’è il rischio concreto che dopo il suicidio di Salvini si debba assistere a un altro suicidio, quello del Pd. Non sapremmo come altro definire il “combinato disposto” del quale si vocifera (speriamo senza fondamento) di scissione del partito e ritorno al proporzionale: due gesti inconsulti, tra i quali è difficile stabilire quale sia la causa e quale l’effetto. Se in altre parole sia l’annunciato ritorno al proporzionale l’incentivo (preterintenzionale?) alla scissione, o se viceversa sia la scissione (consensuale?) il movente del ritorno al proporzionale. Saranno gli sviluppi, a quanto si sente dire imminenti, della vicenda, a chiarire questo aspetto, peraltro non decisivo.
Quel che è decisivo è che, al contrario di quello (provvidenziale) di Salvini, questo secondo suicidio sarebbe letale per il paese. All’Italia verrebbe infatti a mancare il pilastro solido di un grande partito popolare e democratico, europeista e riformista, in grado di trainare, con pazienza e fermezza, l’alleato populista verso l’area dell’affidabilità, rispetto ai canoni essenziali della democrazia liberale, della politica economica e della collocazione internazionale. Il sospiro di sollievo che i mercati (cioè in definitiva i risparmiatori) avevano appena finito di trarre, dopo il dissolversi dello spettro giallo-verde della crisi del debito italiano e della conseguente uscita dell’Italia dall’euro, finirebbe per trasformarsi in una smorfia di delusione, frustrazione, preoccupazione, con le prevedibili conseguenze finanziarie, economiche e geopolitiche del caso. A quel punto gli scenari possibili sarebbero due: o questa insostituibile funzione, genuinamente “democristiana”, di inclusione e rassicurazione, verrebbe esercitata direttamente dal M5s, attraverso il consolidamento politico della leadership istituzionale di Conte, o non verrebbe esercitata da nessuno e allora dovremmo presto rivedere il giudizio sul presunto suicidio di Salvini. Nessuno con la testa sul collo consiglierebbe di andare a vedere quale dei due scenari abbia maggiori possibilità di verificarsi.
Sia il ritorno al proporzionale sia la scissione del Pd vengono presentati come la mossa obbligata, per far fronte all’emergenza democratica rappresentata da Salvini e dai suoi alleati sovranisti. A sostegno di questa tesi, si cita il grande precedente della Prima Repubblica, segnata dalla “conventio ad excludendum” nei riguardi del Pci e dalla legge elettorale proporzionale. Un paragone suggestivo, dal quale tuttavia, per amor di tesi, si rimuovono alcuni dettagli non proprio insignificanti. Il primo: a differenza della Lega e dei suoi alleati sovranisti, il Pci indubbiamente subì, ma altrettanto indubbiamente accettò, la “conventio ad excludendum”, figlia dell’accordo di Yalta. E in quel contesto, la legge elettorale proporzionale non fu lo strumento per escludere il Pci, ma quello per includerlo. Si pensa di fare la stessa cosa con la Lega? Escluderla dal governo, ma includerla nel cosiddetto “arco costituzionale” e nel “governo parlamentare”? Il paragone non sembra reggere. Secondo dettaglio: il principale strumento di contenimento del Pci, nel disegno degasperiano, non fu la legge proporzionale, che egli voleva superare già nel 1953, non a caso scontrandosi col Pci che invece la difese con le unghie e coi denti, ma l’unità politica dei cattolici nella Dc, insieme ad una raffinata strategia delle alleanze. Se si volesse imparare qualcosa da De Gasperi, bisognerebbe avere a cuore l’unità dei riformisti nel Pd (altro che scissione…), congiunta con una strategia di alleanze dinamica e inclusiva.
Terzo dettaglio: se già nel 1953, in piena guerra fredda, De Gasperi aveva tentato di superare, o quanto meno correggere significativamente, il proporzionale, era perché allo sguardo “lungo” del grande statista trentino non sfuggivano i costi, in prospettiva insopportabili per il Paese, di quel sistema politico-istituzionale. Un sistema, lo hanno ricordato nei giorni scorsi Romano Prodi e Walter Veltroni, che ci ha dato la nota, cronica instabilità di governo, ma anche e soprattutto il consociativismo parlamentare, la ricerca del consenso attraverso l’uso più spregiudicato di quel formidabile ammortizzatore politico, prima ancora che sociale, che è stata l’espansione abnorme della spesa pubblica corrente. Su questo punto, ossia sul legame strutturale tra politiche redistributive finanziate in deficit e legge elettorale proporzionale, Nino Andreatta ha scritto parole (almeno per noi) definitive.
Quarto dettaglio: il deficit-spending, tipico dei sistemi proporzionali e pluripartitici, è una via che in passato fu sbagliata, ma oggi è semplicemente impercorribile per un paese con la finanza pubblica come la nostra. Come ha dimostrato il fallimento del governo giallo-verde, espressione della coalizione dei due populismi, non ci sono scorciatoie. O l’alleanza giallo-rossa saprà dimostrarsi capace di fare sintesi tra la rappresentanza populista del disagio sociale e la risposta riformista, al tempo stesso italiana ed europea, o l’alleanza stessa è destinata a fallire, esattamente come quella che l’ha preceduta.
Quinto e ultimo dettaglio: ai fini del successo, in termini sia di governo che di consenso, dell’alleanza giallo-rossa, è dunque essenziale che si affermi, in questa decisiva area politica, una linea ed una leadership riformista “a vocazione maggioritaria”, che non significa e non ha mai voluto significare pretesa di autosufficienza. Ritorno al proporzionale e scissione del Pd sono un ostacolo invalicabile per questo obiettivo e un assist formidabile al movimento promosso da Grillo. Anche perché, sul terreno proporzionalistico, come dimostrano gli eventi clamorosi di questa estate, nessuno meglio del M5S è in grado di attuare la politica dei due forni, che in questo sistema è la risorsa strategica fondamentale.
Enrico Morando e Giorgio Tonini, il Foglio, 13 settembre 2019
13 Comments
Caro Staino riporti le posizioni di Morando e Tonini, ma con la tua esperienza, maturata anche alla guida del quotidiano l’UNITA’, non senti aria di stucchevole ripetizione di già visto?
Morando con Tonini non ci offrono niente di nuovo. Noi abbiamo vissuto il fallimento di Renzi, o per meglio dire la sua defenestrazione, ma non abbiamo visto alternative alle sue idee. Anzi abbiamo visto l’affermazione dei cosidetti “sovranisti” e “populisti”. Modi diversi di dare delle risposte politiche alla gestione della politica nel XXI secolo. Adesso assistiamo alla parabola discendente del M5S e del connubbio tra PD e 5S con l’intento di inglobare nelle cosidette regole democratiche il movimento. Comunque la si veda o la si pensi, sia Morando che Tonini non ci dicono niente di nuovo o risolutivo. Temono la spaccatura del PD? Ci spiegassero chi e come per fare cosa? Si continua ad inquadrare il tutto usando le categorie politiche sviluppate nel secolo scorso ed invece di constatarne l’incapacità di dare risposte ai problemi, si continua tutto in un inquadramento destra-sinistra che non spiega più niente.
Cordialmente ti saluto
Gianfranco Tulini
Condivido pienamente le considerazioni sugli effetti perversi di un ritorno al proporzionale, temo invece che sia difficile evitare una scissione perdurando stabilmente il dualismo nel PD fra la prospettiva sostanzialmente liberale aperta da Renzi fra larghi consensi e la difesa delle tradizionali posizioni socialdemocratiche, difese fino al misconoscimento della leadership, dai nostalgici del bel tempo andato e dei richiami ideologici.
Data la diversità delle prospettive non sembra possibile una scelta di mediazione, che potrebbe finire con l’annacquare la chiarezza delle prospettive.
Cari saluti,
Giulio Morossi
Allora prima di tutto, sono solo VOCI, come ha detto ZINGARETTI in TV. SECONDO certamente a forza di fare analisi sulle parole prima o poi magari succederà, allora qualcuno dirà, io l’ho avevo detto…… Terzo tutte ste proiezioni mentali guarda caso vengono fatte da osservatori e commentatori esterni al PD. QUARTO per ora non c’è stata nessuna scissione del PD, solo qualche fuga di alcuni ex noti, vedi D’ALEMA e BERSANI, dopo che i vecchi dirigenti del ex PCI ci avevano insegnato che i problemi li discutiamo dentro il PARTITO….. certamente ci furono già allora FUGHE vedi MANIFESTO, ma la mia generazione che disciplinatame credeva e proffesava il vecchio insegnamento, il partito prima di tutto e le cose le discutiamo in casa PARTITO, mi riferisco a quelli sopra, se ne sono scappati. Ora qualcuno paventa non altre fughe, vedi RICHETTI, ma addirittura lo scioglimento del PD. Scusate COMPAGNI , molto elementare, MI TOCCO I COGLIONI. Per ora noi andiamo avanti con questo ” governo” lavoriamo perché possa funzionare sappiamo che non è facile, ma quando mai in politica è stato facile, ricordiamo tutti governo PRODI con una “cozzaglia” di nove soggetti diversi, con i ministri di RIFONDAZIONE COMUNISTA, di lotta al mattino e di governo al pomeriggio. Insomma compagni fratelli capisco LIBERI TUTTI ma perlomeno cerchiamo anche di essere parzialmente ottimisti, non vedete il motivo, se posso ve lo suggerisco, LO SCERIFFO PADANO BULLO DI PERIFERIA NON C’È PIÙ AL GOVERNO, scampato un grave pericolo alla vita sociale e alla costituzione, aveva sdoganato pure CASA PAUND. Se andassimo a elezioni ora, c’è lo ritroviamo tra i piedi più scemo e aggressivo di prima, allora ragioniamo su questo principio di partenza, e poi vedremo strada facendo, altro che il PD RISCHIA lo SCIOGLIMENTO.
Il nuovo governo è una scommessa per ridare una speranza al Paese. È il tentativo di interrompere un periodo negativo per la vita culturale, economica, e sociale dell’Italia. Per dare la speranza che domani si possa vivere meglio di oggi. Sulla flat tax, ad esempio, abbiamo interrotto una deriva che io giudico anticostituzionale. Ora bisogna fare un’altra cosa: aprire una stagione nuova con una riforma fiscale che ritorni ai principi della progressività delle imposte, della giustizia e della lotta alle diseguaglianze. Ora che il Governo è al completo serve coerenza: non distrarsi, non essere pigri e non ripetere gli errori dei 15 mesi precedenti. Bisogna aprire un confronto per trovare una sintesi avanzata perché con le liti e la competizione forse qualcuno guadagnerà uno o due punti percentuali, ma non c’è il buon governo che serve all’Italia.
Dimenticavo è un pensiero di ZINGARETTI.
Le preoccupazioni di Tonini e Morando sono serie; ciò che non è chiaro è se vi sia un accordo tra 5S e PD per attuare la riduzione dei parlamentari e il varo di una legge proporzionale, o se vi siano ancora margini per una discussione; in questo caso la questione andrebbe affrontata nel PD, per arrivare ad una posizione unitaria che ora pare non esserci. Questa era una delle ragioni della mia perplessità su una intesa nata in fretta e per ragioni contingenti, anche se gravi, come mettere la Lega e Salvini fuori da governo. Ormai è fatta, quindi, come di ce Macaluso e come più modestamente ho detto anche io, agiamo per cercare di attuare un programma che, tenendo conto dei vincoli di coalizione, esprima il massimo possibile delle idee del PD, che qualcuna la ha espressa dall´opposizione: rimodulare il reddito di cittadinanza, rivedere qouta 100, modificare in profondità i decreti sicurezza, la legittima difesa etc., quindi in positivo agire sul cuneo fiscale e investire in infrastrutture, ambiente, scuola. Con un programma non annuale, ma mostrando di credere a una durata almeno biennale del governo.
Quanto alla scissione, al ruolo di Renzi etc., lo si vedrà solo vivendo, constatando di volta in volta su quali temi vi è unità di opinioni, dove si può trovare un punto di equilibrio. Tralascio le ricostruzioni di quanto avventuo negli ultimi anni, perché o si fa davvero un´analisi spassionata, o si fa il tifo. E a questo punto non serve
Saranno sicuramente serie ma mettono le mani avanti, magari avranno pure ragione, io spero di no…. incollo un pensiero pragmatico di ZINGARETTI….. Il nuovo governo è una scommessa per ridare una speranza al Paese. È il tentativo di interrompere un periodo negativo per la vita culturale, economica, e sociale dell’Italia. Per dare la speranza che domani si possa vivere meglio di oggi. Sulla flat tax, ad esempio, abbiamo interrotto una deriva che io giudico anticostituzionale. Ora bisogna fare un’altra cosa: aprire una stagione nuova con una riforma fiscale che ritorni ai principi della progressività delle imposte, della giustizia e della lotta alle diseguaglianze. Ora che il Governo è al completo serve coerenza: non distrarsi, non essere pigri e non ripetere gli errori dei 15 mesi precedenti. Bisogna aprire un confronto per trovare una sintesi avanzata perché con le liti e la competizione forse qualcuno guadagnerà uno o due punti percentuali, ma non c’è il buon governo che serve all’Italia.
Caro Guido,
ma perché non ti hanno nominato sottosegretario? Te lo meritavi.
Sergio
Credo che tutte le domande che ci poniamo siano motivo di lavoro per il governo, non abbiamo ipotecato nulla è un accordo fatto tra due soggetti che non si AMANO di certo, questo governo è STATO fatto per togliere dal sedere lo SCERIFFO PADANO, quello che verrà sarà da vivere facendo politica, tutto può succedere. La cosa importante per ora è non andare a elezioni, altrimenti riconseniamo il PAESE AL BULLO DI PERIFERIA. Poi se non funziona, allora a male…. Si va a elezioni. A me sembra “semplice” il ragionamento non solo mio ma della stragrande maggioranza dei PD. Poi se vogliamo complicarci le cose per ogni frase letta sulla stampa….. A me sta più che bene dusutere, ma non solo per mettere PROBLEMI e ostacoli ma anche per un minimo di pragmatismo come fa, solo per esempio, ZINGARETTI, altrimenti prendiamo per il “culo” il vero segretario attuale.
È chiaro che io voglio dare il mio contributo diciamo “positivo” al governo e al PD, C’È chi mette davanti ostacoli, che ci sono naturalmente, e chi prova a superarli. Copio e incollo…. La squadra di governo è al completo. Buon lavoro a tutte e a tutti e ora, come si diceva un tempo: “palla lunga e pedalare”.
Misuriamo davvero le parole e concentriamoci sulle scelte da compiere. Facciamolo con serietà e competenza, senza mai cedere alla facile propaganda. Teniamo la massima attenzione sulla questione sociale che rimane la madre di tutte le fratture che dobbiamo ricomporre; nei fatti e non solo nelle parole.
Un particolare augurio fraterno a Matteo Mauri, neo viceministro all’Interno, che dovrà occuparsi di temi cruciali per la nostra convivenza. Conosco da sempre Matteo, abbiamo fatto il nostro percorso d’impegno insieme, dalla Sinistra giovanile in avanti, e so quanta forza garantirà per questa sfida.
Un augurio sentito anche ad Antonio Misiani, neo viceministro all’Economia e mio conterraneo. Anche con lui condivido una lunga esperienza di militanza che dalla nostra Bergamo ci ha portato fino all’impegno nazionale di oggi.
Matteo e Antonio, certamente insieme a tutti agli altri, garantiscono serietà, competenza, passione e impegno al modo di noi lombardi. Un modo utile all’Italia.
Caro Giovanni,
non so chi sei e non ti conosco; ma da quello che hai scritto deduco che se tutti quelli del PD ragionassero come ragioni tu quest’ultimo potrebbe aspirare a governare da solo l’Italia. Io mi auguro che siano in tanti a concordare con la tua posizione politica: solo dando un contributo positivo, senza essere come rifondazione comunista nel governo Prodi all’opposizione e al governo, possiamo aiutare i nostri governanti a risolvere nel migliore dei modi i gravi problemi che affliggono il nostro paese. Agli elettori del partito democratico Italiano, secondo me, non interessa la filosofia personale di Bersani, Speranza, Civati, Fassina e lo dimostra il fatto Che l’uscita di questi personaggi dal partito non ha azzerato lo stesso ed “il grande”Bersani che pensava di portarsi dietro il partito è riuscito a malapena ha strappare un 3% Dell’elettorato dem. Quindi tranquilli Calenda Righetti faranno la stessa fine e non credo che Renzi sia così stupido da cadere nello stesso errore. Concludendo, caro Giovanni sono perfettamente d’accordo con te: cerchiamo di risolvere i problemi e basta con le previsioni catastrofiche dei vari opinionisti. Tantissimi auguri ai nostri ministri, ai viceministri, al nostro segretario Nicola Zingaretti per il grande lavoro da svolgere e che ci tengano informati magari utilizzando questo blog (Sergio sarebbe contento ). Un caro saluto a tutti Antonio De Matteo Milano
Caro ANTONIO, io sono un iscritto al PD. da sempre, come prima ero iscritto al PCI PDS DS, prima ero più impegnato come attivista oggi sono sempre impegnato ma in modo diverso, faccio volontariato allo SPI CGIL, leggo DEMOCRATICA sono iscritto a vari blog, GRUPPO DELLA CAMERA E DEL SENATO DEL PD, sono iscritto a un circolo on line del PD (LIBERTÀ & PARTECIPAZIONE, frequento gli articoli di REPUBBLICA, i vari blog del PD da quello nazionale GENOVA ROMA ECC ECC. insomma anque questo è fare politica e stare informati. Poi naturalmente conosco e parlo con molti compagni. Uso il BLOG DI SERGIO per fare un poco di propaganda al PD, spero non me ne abbia….. Naturalmente partecipo anche alle discussioni. Che posso dire, il mio “ottimismo” pragmatico c’è l’ho sempre avuto fin dai tempi della FGCI, con questo non è che non vedo i PROBLEMI nostri e della nazione, semplicemente parto da un punto di vista diverso, non mi piace criticare e dare analisi delle cose che non vanno bene, io ho una IDEA e a quella guardo indipendentemente da chi è segretario, poi so benissimo chi è il mio avversario storico, la destra oltranzista fascista oggi populista. Questo mi permette di fare “compromessi” con chi ci sta, certamente su basi su cui “condividere”, vero che lo scopo, non solo mio, ma di tutto il PD come partito, era cistruire un soggetto a vocazione MAGGIORITARIA, lo è ancora ora, ma la realtà oggi non lo permette allora si fanno “alleanze” se si può naturalmente, l’ho già scritto sono in pragmatico, sai cosa dicono a GENOVA, meglio una torta in due che una merda da soli. Ciao ANTONIO vedremo come sempre il proseguo.
A scanso di equivoci e per evitare polemiche rettifico e preciso:( a parte l’errore di dettatura, ha al posto di a ) che Bersani è riuscito a malapena a strappare un 3,4 % degli elettori ai Dem
Scusate l’errore e buona giornata. Antonio De Matteo Milano