La sconfitta del Pd e di Liberi e Uguali pone un interrogativo: siamo di fronte al tramonto della sinistra? So bene che alcuni pensano e dicono che il Pd non è un partito di sinistra e che la sinistra, come dicevano Grasso e i suoi amici, era ormai solo nel loro movimento. Oggi dovremmo concludere che la sinistra in Italia è solo un po’ più del 3%. Io, invece, penso che nel Pd e nei suoi elettori ci sia il popolo di centrosinistra e un pezzetto di sinistra certamente sta in Liberi e Uguali. Qual è dunque il problema?
Il fatto è che in Italia, da anni, non c’è un partito di centrosinistra né un partito di sinistra. Ci sono stati comitati elettorali, gruppi parlamentari, gruppi consiliari regionali e comunali ma non c’è stato un partito. Il quale è tale se ha un chiaro asse politico-culturale, una organizzazione diffusa tra le masse popolari, organi dirigenti collettivi che siano tali; non assemblee che battono le mani al Capo. È chiaro che se nel Pd si vuole aprire un dibattito, come dovrebbe essere obbligatorio dopo questo risultato elettorale, dovrebbe essere proprio questo il tema centrale. Il tema del partito.
Ed è chiaro che a guidare questo dibattito non potrà essere chi ha puntato sul partito personale o, meglio, su un comitato elettorale personale e ha rottamato non una o dieci persone ma il partito stesso. In Germania l’Spd ha subito sconfitte ma ha reagito in ogni caso e, come abbiamo visto con il referendum interno, ad assumere decisioni fondamentali sono stati i militanti, gli iscritti al partito. In Gran Bretagna, piaccia o no, Corbyn è stato eletto in due congressi, con dibattiti anche infuocati, con mozioni diverse e votazioni democratiche.
Voglio dire che dovrebbero finire le sceneggiate delle primarie e cominciare a dare la parola ai militanti, agli iscritti.
In queste ore, tra tante chiacchiere c’è stato chi ha ricordato la sconfitta del Fronte Popolare nel 1948: la Dc ottenne la maggioranza assoluta e il Fronte (Pci+Psi) il 31%. Ma proprio quella sconfitta, l’esistenza di due partiti veri, consentì una reazione e una partecipazione dei militanti alle grandi lotte sociali e politiche e nel 1953 la Dc fu sconfitta con la sua legge truffa. Oggi tutto è cambiato, siamo nel 2018 con culture diverse e strumenti di organizzazione politica molto differenti dal passato ma questo non dovrebbe costituire un ostacolo alla organizzazione di un partito vero, con in rapporto con il popolo del 2018.
5 Comments
Ecco, le parole di Macaluso sono esemplificative di un certo modo di pensare alla politica.
EM considera una vittoria della sinistra il fatto che nel 1953 la DC prese solo il 49,3% dei voti!
In realtà una maggioranza formidabile!
Vero è che la legge truffa non scattò (solo per un pugnetto di voti), ma PCI e PSI persero e vinse De Gasperi, come sappiamo.
Una sconfitta è una sconfitta, sempre, e non la si può gabellare per una vittoria.
Anche Corbyn, pur con una leader conservatrice di non elevata levatura, ha fatto un buon risultato.
Ma ha perso e non governa. E’ tutta lì la differenza.
Allora, vogliamo candidarci a governare o vogliamo bearci per una buona sconfitta?
Cominciamo da qui il dibattito congressuale.
Hai sentito Renzi? dopo aver letto Macaluso ora mi viene la malinconia. Ancora Renzi cerca di evitare una seria discussione sul partito, rimandando alle primarie; e creando una situazione che gli permette, dopo aver preso meno del 19%, di controllare da segretario le consultazioni,l’elezione dei presidenti delle camere e la formazione del governo. Quindi accusa Matarella, praticamente, di non aver fatto votare nel 2017 e quindi svaluta Gentiloni, Minniti etc.
Una sola cosa però va detta a sua difesa: non possiamo sopravvalutarlo fino al punto da pensare che abbia fatto tutto da solo.
Un abbraccio
Guido
PS Non ho contribuito al blog perché non avevo niente da dire; mi sono riconosciuto nelle posizioni, ad esempio, di Luca Sofri, che però ponevano problemi, giustamente, quasi insolubili, proprio perché intellettualmente oneste. Ho però sempre seguito e apprezzato le tue vignette, una boccata d’ossigeno
Vorrei umilmente ricordare a Emanuela e a tutti noi che la genesi di questa situazione, a mio avviso, è partita dal fatto di non aver votato nel 2011 quando il centro destra e Berlusconi erano asfittici, grazie all’errore del presidente Napolitano e Bersani con la sua pavidicità(non so se si dice così, ma un modo gentile per dire mancanza di palle)non riuscì a convincere il presidente.
Tutto secondo me è partito da li.
Ciao a tutti.
Camillo Repetti
Continuo a chiedermi se sono io a non aver capito ciò che è successo negli ultimi 5/6 anni o se invece sono altri, tra cui Macaluso, ad essere “distratti” o, peggio, prevenuti verso Renzi. Ho la sensazione, anzi sono convinto, che le valutazioni che si fanno sull’operato di Renzi siano sempre molto “parcellizzate”, nel senso che si estrapola il singolo fatto dal contesto più ampio da cui si origina, senza cioè mai guardare al “prima”, agli antefatti. Sarebbe buona e onesta cosa, invece, fare un quadro d’insieme di quanto accaduto da quando lui è diventato Segretario del PD e cercare di seguire, possibilmente con un filo logico, tutti gli avvenimenti che ne sono seguiti. Per esempio, perché non si ricorda che Renzi fu imposto dal Partito a Napolitano per sostituire Letta, considerato un “mollaccione”, lasciando che invece si diffondesse la vulgata legata al “stai sereno” che, intanto, “ti faccio le scarpe”? E come mai, dopo che a luglio 2016 sondaggi mai smentiti davano il Si avanti al No di almeno 10 punti, è scoppiata la guerra contro di lui che ha portato all’esito referendario che sappiamo? E ancora, perché mai Macaluso (e come lui tanti altri) dice che Renzi avrebbe “rottamato l’intero partito” quando, con lui Segretario, il Partito ha raggiunto il suo massimo storico col 40,9% delle europee? Non è che, magari, il “popolo della sinistra” sia stato del tutto d’accordo con lui e abbia colto nella sua volontà di rinnovamento la risposta a ciò che da tanto invocava, cioè un ricambio e uno svecchiamento della classe dirigente? Che senso ha avuto, in questo contesto, lo schierarsi col vecchio apparato di ragazzi come Speranza, Fassina, Civati, D’Attorre, ecc. se non quello di nuocere, in maniera strumentale, al progetto renziano, tentando di azzoppare il Segretario? Comunque, è chiaro che la “madre di tutte le battaglie” è stata il referendum, quando il “Sistema Italia” s’è compattato per impedire quelle riforme che, se avviate, avrebbero messo in pericolo posizioni di potere, privilegi e rendite consolidate, frutto del consociativismo e degli inciuci dei milioni di italiani che quel “sistema” compongono! E non è realistico pensare che alla fine il “popolo della sinistra”, ovvero larga parte di esso, si sia rotta le palle di vederci sempre litigare al nostro interno, intenti solo a lotte intestine di potere e dimentichi di ciò che nel frattempo accadeva nella società, e abbia deciso di mandarci tutti a quel paese, votando 5s e Lega? Un’altra cosa. Perché prima delle elezioni non è stata presentata nessuna relazione, delle tre che dovevano esserci, sulla “commissione banche”? E quale logica ha guidato Mattarella e Gentiloni a riconfermare Visco a capo di Bankitalia quando le sue responsabilità sulla mancata vigilanza erano chiare anche a bambini dell’asilo? O le responsabilità personali valgono solo quando sono poste in capo a Renzi? E, guarda caso, anche la sua più che legittima richiesta di non riconfermare Visco ha finito per rivoltarglisi contro ed essere rappresentata come un’altra sua sconfitta! A mio avviso Renzi ha commesso parecchi sbagli, credo soprattutto per ingenuità ed inesperienza, anche se alcuni sono parsi più dovuti ad arroganza e supponenza. Ma credo che due siano stati quelli decisivi, cioè non aver chiesto d’andare alle elezioni politiche dopo le europee e neppure dopo il referendum. In subordine io gli contesto il suo eccessivo “buonismo” nei confronti di avversari che contro di lui hanno detto e fatto di tutto e di più. Qualcuno la chiama “signorilità” o “buona educazione”, ma ricordando il Formica d’Antan, che definiva la politica come un “insieme di sangue e merda”, in campagna elettorale rimandare al mittente un po’ della seconda, magari con gli interessi, sarebbe stato un atto dovuto!
Vorrei dire a tutti quelli che criticano Renzi quanto segue:
1 ) ora che Matteo Renzi non è più il segretario del PD e non ha più responsabilità dirette nel partito iscrivetevi al partito democratico presentate una mozione e sostenetela nei circoli e nel partito e se riusciti ad avere la maggioranza guiderete voi il partito democratico e quelli che hanno sostenuto Renzi ,come me, pur senza abiurare le nostre idee, rispetteranno le vostre decisione Che saranno quelle dell’intero partito democratico;
2 ) Per piacere Macaluso e compagni smettetela di cercare il capro espiatorio è fate delle proposte serie che la gente capisca ricordando che il comunismo è stato sconfitto in tutto il mondo e penso definitivamente;
3 ) le proposte vanno condivise col popolo e le primarie del partito democratico non sono una ”una farsa”e non lo sono mai stato: la gente che va a votare, come me, vota una linea politica, senza avere alla tempia la pistola, ma liberamente e convinta;
4 ) su una cosa dovremmo essere tutti d’accordo: il PD ha difeso, difenderà e difende la democrazie, la libertà e la solidarietà;
Un abbraccio a tutti Antonio De Matteo