Editoriale letto ieri mattina da Valter Vecellio nella sua rubrica del mercoledì a “Radio Radicale”.
OGGI IN SPAGNA, DOMANI IN ITALIA?
Roma 4 ottobre 2017. Buongiorno. Credo che il nostro compagno e amico Sergio Staino abbia capito tutto. Una sua vignetta mostra Bobo e la figlia Ilaria; e lei dice a lui: “Come sarebbe bello babbo, scendere in piazza e fare barricate per unirsi con altre nazioni, invece che dividersi…”. Sarebbe bello, sì. Gli ascoltatori più assidui di questa emittente, e in particolare chi seguiva le conversazioni domenicali di Marco Pannella, lo ha sentito spesso riferirsi alle pulsioni autonomiste dei catalani; e agli “amici” catalani, (così li chiamava, perché effettivamente in quella parte di Spagna ne aveva, ed era conosciuto e apprezzato) si rivolgeva con un fraterno, amichevole ammonimento: perché abbandonassero le loro posizioni di cosiddetto indipendentismo; piuttosto, suggeriva, una sorta di federazione, del tipo di quella in vigore nel sud Tirolo, e che è presa a modello anche dal Dalai Lama per quel che riguarda la Cina e il Tibet. C’è da augurarsi che i catalani prima o poi (ma speriamo prima che poi), abbandonino le posizioni irragionevoli di queste ore. Ma al tempo stesso il governo di Madrid non dovrebbe assumere le posizioni miopi che invece assume, e non dare il suo contributo ed esacerbare ulteriormente gli animi.
Una visione pragmatica e realistica, quella offerta da Pannella. L’unica praticabile per la Spagna, e in armonia con il progetto degli Stati Uniti d’Europa; contro l’assurda, controproducente, masochista deriva delle piccole patrie europee.
Quello che accade a Barcellona, in Catalogna, in Spagna, non è cosa che riguarda solo i catalani, gli spagnoli. E verrebbe da ripetere il rosselliano: “oggi in Spagna, domani in Italia”; e sostituire Italia con Europa.
A suo tempo si sono manifestate analoghe pulsioni autonomiste in Scozia, per fortuna respinte; è comunque un fatto che una consistente quota di scozzesi ancora oggi vagheggia una assurda secessione. Poi c’è stata Brexit: la sciagurata decisione del Regno Unito di uscire dall’Unione Europea. Per la prima volta un partito nazistoide è approdato nel Parlamento tedesco; abbiamo quello che abbiamo in Polonia e in Ungheria; e anche i Italia, tra Lega di Matteo Salvini e Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo e Luigi Di Maio non ce la passiamo per niente bene: dovessi scegliere chi buttar giù dalla famosa torre, butterei giù la torre.
Questa Europa è a pezzi; raccoglie quello che ha seminato, e tutto fa pensare che le cose potranno peggiorare; non certo migliorare, nell’immediato almeno. Questo ci fanno capire gli attuali cosiddetti leader europei: preda di avvilenti insipienze e impotenze. Il loro è un penoso agitarsi; un inventarsi formule nuove prive di costrutto per cercare di accattare una briciola di rappresentanza al prossimo Parlamento Europeo; si creano artificiosamente coalizioni il cui scopo è solo quello di garantirsi una postazione di sopravvivenza. E’ un banale che fa male.
C’è una tradizione, un patrimonio, un’eredità ideale e culturale che affonda le sue radici in Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, Luigi Einaudi e Ignazio Silone; e poi, ancora, Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi, Robert Schuman, e anche un certo Winston Churchill, un lungo filo fino a Marco Pannella. Questa tradizione, questo patrimonio, questa eredità ideale e culturale va conservata, nutrita, è il contravveleno alle pulsioni demagogiche e populiste che un po’ dovunque si manifestano e prendono corpo. Le idee, anche le buone e belle idee, camminano sulle gambe delle persone. Sulla loro capacità di tener duro, di non scoraggiarsi, di organizzarsi per dare sostanza e vita al progetto degli Stati Uniti d’Europa da opporre a quanti vogliono tornare alle piccole patrie europee. Il Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Traspartito è lo strumento per questa politica, per questo progetto. E’ una sorta di “attimo fuggente”, c’è tempo fino al 31 dicembre per fare parte di questo edificio. La scommessa si gioca qui, e ora. Buona giornata; e buona fortuna.
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