Caro Sergio,
tempo fa pubblicasti uno scambio epistolare fra Piero Sansonetti e Furio Colombo sul ruolo e la natura del quotidiano diretto da Travaglio.
tempo fa pubblicasti uno scambio epistolare fra Piero Sansonetti e Furio Colombo sul ruolo e la natura del quotidiano diretto da Travaglio.
Lessi con molta curiosità sia la lettera di Sansonetti e sia la risposta di Colombo, quest’ultimo giustificava comunque la sua firma su quel giornale in quanto gli permetteva ancora di esprimere liberamente il suo pensiero.
Avevo e continuo ad avere per Colombo molto stima per la sua persona e riconoscenza per aver tempo addietro contribuito al rilancio dell’Unità ma quella sua risposta a Sansonetti non mi convinse.
Pensai: può la vanità di esprimere il proprio pensiero contribuire alla formazione e diffusione anche nell’elettorato di sinistra un giornale giustizialista,scandalistico e anche un pò fascista?
La linea politica di questo giornale, oggi pentastellato, domani chissà, è sempre stata anti PD sotto qualsiasi segreteria Veltroni, Bersani o Renzi, eppure questo giornale lo vedo in mano a tanti compagni che lo preferivano all’Unità.
E vengo al motivo del mio scritto.
Dopo i gravi fatti di Macerata la prima pagina del Fatto Quotidiano di oggi apre con una foto della Ministra Madia e un titolone che recita”Madia ha copiato, ma cosi fan tutti” e il solito editoriale di Travaglio dal titolo “Si fa ma non si dice” derubricando ad un semplice cretino il responsabile della comunicazione grillina del veneto sullo sputtanamento tramite dosseraggio degli avversari politici.
Allora rifacendomi alla domanda posta da Piero Sansonetti mi chiedo e chiedo a Colombo questo: Sei Tu che ti servi del giornale di Travaglio o è Travaglio che si serve di te.
Ciro Rosiello
6 Comments
E’ del tutto evidente che è Travaglio a servirsi di Colombo, così come di Padellaro e di diversi altri, per dare una qualche parvenza “di sinistra” al suo giornalaccio che a mio avviso è invece, e prettamente, FASCISTA! D’altro canto Travaglio non ha mai nascosto la sua inclinazione verso la destra, il suo “idolo” era Montanelli ma mentre Indro, pur col suo passato fascista, nell’età avanzata si spostò sempre più verso posizioni “liberal/democratiche”, il suo “allievo” non deviò di un centimetro dalla linea che si era data. Per la verità qualche dubbio mi venne nel periodo in cui collaborò all’Unità, ma poi mi convinsi che per lui quello fu lo “strumento” utile allo scopo che in quel periodo perseguiva, cioè scrivere tutto il possibile (e di più!) su Berlusconi, personaggio del quale poi, sono convinto, è rimasto “prigioniero” sul piano giornalistico. Dico questo perché in seguito, nei riguardi di tutti coloro che ha preso a bersaglio, si è comportato sempre come se si trattasse del boss di Arcore, non riflettendo sul fatto che mentre con Berlusconi, di qualsiasi cosa lo accusasse, ci prendeva sempre, tanti e tali erano “i lati oscuri” (eufemismo) della sua vita, con gli altri le cose stavano diversamente. Cito, e non so se sia l’ultimo in ordine di tempo, il caso del sindaco di Mantova, ampiamente “sputtanato” su quel giornale, con titoli a tre colonne in prima pagina (visto in una rassegna stampa). Sappiamo tutti com’è finita quella storia e non credo che il sindaco di Mantova farà finta di nulla o si accontenterà di un articolo di scuse. Ora, io non so quante siano le denunce per “diffamazione” che sono state fatte contro Travaglio e il suo giornale, ma penso siano molte, svariate decine. Poco tempo fa è stato condannato ad una provvisionale di 150mila euro per aver diffamato tre magistrati siciliani. Ho la sensazione che andando gradualmente a giudizio tutte le denunce che gli sono state fatte il signor Travaglio finirà col dover cacciare tanti di quei quattrini che non so se gli basteranno tutti quelli (e sono tanti) che ha fatto scrivendo di Berlusconi!
Sono d’accordo anche io con voi sull’argomento se sia Travaglio che si serve di Colombo o viceversa.
In molte persone apparire con presenze tv o con scritti su giornali con orientamento al proprio è diventato prassi comune e secondo me Colombo non ha resistito al farso leggere a qualunque costo.
Poteva cercare giornali meno destrorsi ma magari con meno risalto nazionale e quindi ha optato per il peggio.
Spero che Colombo sia in pace con la sua coscienza, io credo di no.
Cordiali saluti a tutti
Camillo Repetti
D’accordo con tutti voi. Ma ultimamente, dopo una presenza bulgara dei giornalisti di questo giornale su tutti i canali, in tutte le trasmissioni televisive , a qualsiasi ora del giorno, ora sembrano quasi scomparsi. Mah!? Molto probabilmente, se passa la linea Bersani, li rivedremo a reti unificate la sera del 5 Marzo a festeggiare D’Alema e Di Maio
Non esageriamo con Furio, è persona brava, colta e degnissima. Quando fu direttore de l’Unità, scelto da Veltroni, dovette subire lunghe scornacchiate di D’Alema che non ebbe pace finché non lo fece fuori. Il Fatto nacque anche come rivalsa nei confronti di un atteggiamento oscurantista e politicamente sbagliato. Nessuno avrebbe scommesso una lira su quella operazione, invece, proprio grazie a Colombo e Padellaro, Travaglio riuscì ad accaparrarsi un buon numero di lettori giustizialisti ad oltranza. La speranza di mantenere comunque un’autonomia di pensiero, sia pure in un giornale sostanzialmente condannabile, è abbastanza diffusa. Ma non credo sia dettata sempre da disonestà, è che le cose della vita sono molte complicate e bisogna sfuggire ad ogni tentativo di semplificazione.
Colombo e Padellaro non sono due giovani che hanno bisogno di lavorare e farsi conoscere.
Credo che la componente “vanità” sia preponderante.
Accettare il trascorrere del tempo e la conseguente perdita di centralità è cosa molto dura.
Qui da noi i vecchi/anziani quasi mai aiutano o stimolano o accompagnano i giovani: ci si mettono in competizione, creando conflitti pericolosi ed inutili.
Credo che l’esempio di Padoan sia davvero unico. Spero di non esserne deluso e di poter constatare ancora a lungo quanto possa essere proficua una collaborazione franca e mutualmente arricchente.
Caro Staino nessuno mette in discussione le doti politiche e morali si di Colombo che di Padellaro, ma io penso che la risposta l’hai data proprio tu. Non ebbe pace fin quando D’Alema non lo fece fuori.
Ho vissuto tutti i cambi di direttori e nessuno, tranne Te ha vissuto il cambio come un normale avvicendamento, tutti si sono sentiti mal ripagati e quindi mettersi contro.
Stessa cosa con Bianca Berlinguer alla direzione del Tg3, c’è sempre il dubbio di fondo della sinistra comunista del complotto, per fortuna non siamo in Unione Sovietica e ci limitiamo all’avvicendamento.
Ecco secondo me qual’è l’astio che spinge alcuni intellettuali su posizioni di contrapposizione e sbagliate.