Noi essere umani abbiamo un pregio e un difetto principale che ci caratterizza. Il pregio: siamo molto bravi nel continuare a predicare le nostre filosofie, magari sbagliate,ma passionali e motivanti per noi. Il difetto: siamo molto carenti nell’ascolto altrui, chi più e chi meno. Le due caratteristiche suddette si accentuano molto di più in coloro che sono al comando di una comunità e di solito prevale il difetto. In generale i capi, Specialmente in Italia,non si assumono quasi mai le loro responsabilità quando c’è una sconfitta del loro piano strategico, ma
cercano e lo trovano un capro espiatorio nel loro popolo. Faccio un esempio personale, così sono in grado di citare fatti vissuti, dati concreti e, volendo, testimoni.
Negli anni 90 il mio capo,il direttore centrale della produzione, dal quale io dipendevo, come responsabile della logistica (gestione magazzini: materie prime,semilavorati e prodotti finiti, ufficio acquisti diversi, laboratori modifica apparecchi nuovi e resi, spedizioni), mi confido’ il suo “scoramento” nel non riuscire ad aumentare la produttività in uno degli stabilimenti del nostro gruppo, situato in provincia di Lecco. Mi raccontava che il direttore di stabilimento un ingegnere molto considerato neanche col suo aiuto riusciva a produrre 200 pezzi al giorno di convettori ventilati e 80 PZ/gg di aerotermi ( prodotti per il riscaldamento ed il condizionamento, ambienti civili/industriali) sulle catene di montaggio. Spesso mi elencava tutti i provvedimenti presi nei confronti degli addetti e della tecnologia. Mi mostrava le tante lettere al giorno di richiamo, agli operai ed impiegati per la loro scarsa attitudine a lavorare, mi faceva vedere i grafici, da lui elaborati, del mancato incremento della produttività, nonostante i loro interventi sul materiale umano e tecnologico. Concludeva quasi sempre dicendomi: “ la colpa è solo ed esclusivamente del sindacato che difende questi lavativi che non hanno voglia di lavorare e non te li lascia licenziare.”
Io rispondevo, facendo finta di scherzare : ingegnere, secondo me, la colpa è del capo che non riesce a gestire il suo popolo, il suo esercito. Sempre scherzando proseguivo: Garibaldi con un esercito di straccioni contribuì all’unità d’Italia sconfiggendo l’esercito borbonico molto più forte. Un bel giorno il mio capo mi chiamo e mi offrì la direzione di quello stabilimento ad una condizione dovevo aumentare la produttività, come sopra detto. Chiarisco, per i non addetti, che cosa intendo per produttività. Semplicemente,sintetizzando, quest’ultima per me è la quantità di pezzi prodotti dal singolo lavoratore nelle condizioni generali dello stabilimento.
Io accettai ad una condizione la seguente: dovevo poter fare tutto quello che ritenevo necessario, nell’ambito delle regole, dei contratti, per organizzare diversamente lo stabilimento. Il direttore di produzione centrale accettò le mie condizione e dopo poco tempo presi servizio nel lontano stabilimento. Feci sparire, appena arrivato, tutte le circolari che vietavano tante cose. Chiesi l’abolizione di tutti i provvedimenti disciplinari in corso e parlai personalmente con tutti gli addetti allo stabilimento, senza “ rottamare” nessuno a priori. Nel giro di due mesi grazie alla collaborazione ed ai suggerimenti dei miei collaboratori la produzione e la produttività furono aumentate della misura richiestomi. Naturalmente potrei mostrare i dati e i testimoni che avallerebbero quanto sopra sostenuto, ma non credo sia necessario. Volevo solo dire che da solo non si vincono le battaglie se non riesce a motivare i tuoi collaboratori, il tuo esercito, ed a portarli in un’unica direzione. Non è semplice, ma non credo ci sia un’altra soluzione per ottenere i risultati, se sei al comando di una comunità. Lo stesso vale per i segretari di partiti: se il partito va male la colpa maggiore non è degli iscritti, ma del capo “ generale” che, anziché trovare giustificazione e Capri espiatori, dovrebbe dimettersi dalla posizione che non ha saputo gestire,assumendosi tutte le responsabilità e continuando a rimanere vicino al suo esercito. Io credo che il senatore Matteo Renzi, sul quale io avevo riposto tante mie speranze, come Ernesto che però continua a fidarsi, non è stato in grado di gestire una macchina complessa e complicata com’ è quella del PD. Forse riuscirà a gestire un piccolo partitino e vedremo, alle prossime elezioni politiche, il risultato che otterrà. Non credo però che riuscira’ a convincere qualcuno dell’ex suo popolo a spostarsi nel suo partitino. Inoltre dovrà comunque cercare un compromesso con il PD se vuole rimanere nell’ambito del centrosinistra. Naturalmente tutto quello che ho scritto può essere opinabile e contestabile, ma resto comunque convinto che il nostro mondo si può modificare solo utilizzando un algoritmo che prevede il Compromesso dell’ idee. Ringrazio per l’attenzione e buona giornata a chi legge Antonio De Matteo Milano
3 Comments
Il semestre bianco non cancella, anzi amplifica, l’urgenza di fare chiarezza sulle prospettive politiche.
Allego qualche considerazione in proposito:
https://ilquadernodiet.blogspot.com/2021/08/con-la-colla-o-con-lo-sputo.html
Sono d’accordo con Ernesto, con le sue parole e le sue preoccupazioni.
Massimiliano
Noi essere umani abbiamo un pregio e un difetto principale che ci caratterizza. Il pregio: siamo molto bravi nel continuare a predicare le nostre filosofie, magari sbagliate,ma passionali e motivanti per noi. Il difetto: siamo molto carenti nell’ascolto altrui, chi più e chi meno. Le due caratteristiche suddette si accentuano molto di più in coloro che sono al comando di una comunità e di solito prevale il difetto. In generale i capi, Specialmente in Italia,non si assumono quasi mai le loro responsabilità quando c’è una sconfitta del loro piano strategico, ma
cercano e lo trovano un capro espiatorio nel loro popolo. Faccio un esempio personale, così sono in grado di citare fatti vissuti, dati concreti e, volendo, testimoni.
Negli anni 90 il mio capo,il direttore centrale della produzione, dal quale io dipendevo, come responsabile della logistica (gestione magazzini: materie prime,semilavorati e prodotti finiti, ufficio acquisti diversi, laboratori modifica apparecchi nuovi e resi, spedizioni), mi confido’ il suo “scoramento” nel non riuscire ad aumentare la produttività in uno degli stabilimenti del nostro gruppo, situato in provincia di Lecco. Mi raccontava che il direttore di stabilimento un ingegnere molto considerato neanche col suo aiuto riusciva a produrre 200 pezzi al giorno di convettori ventilati e 80 PZ/gg di aerotermi ( prodotti per il riscaldamento ed il condizionamento, ambienti civili/industriali) sulle catene di montaggio. Spesso mi elencava tutti i provvedimenti presi nei confronti degli addetti e della tecnologia. Mi mostrava le tante lettere al giorno di richiamo, agli operai ed impiegati per la loro scarsa attitudine a lavorare, mi faceva vedere i grafici, da lui elaborati, del mancato incremento della produttività, nonostante i loro interventi sul materiale umano e tecnologico. Concludeva quasi sempre dicendomi: “ la colpa è solo ed esclusivamente del sindacato che difende questi lavativi che non hanno voglia di lavorare e non te li lascia licenziare.”
Io rispondevo, facendo finta di scherzare : ingegnere, secondo me, la colpa è del capo che non riesce a gestire il suo popolo, il suo esercito. Sempre scherzando proseguivo: Garibaldi con un esercito di straccioni contribuì all’unità d’Italia sconfiggendo l’esercito borbonico molto più forte. Un bel giorno il mio capo mi chiamo e mi offrì la direzione di quello stabilimento ad una condizione dovevo aumentare la produttività, come sopra detto. Chiarisco, per i non addetti, che cosa intendo per produttività. Semplicemente,sintetizzando, quest’ultima per me è la quantità di pezzi prodotti dal singolo lavoratore nelle condizioni generali dello stabilimento.
Io accettai ad una condizione la seguente: dovevo poter fare tutto quello che ritenevo necessario, nell’ambito delle regole, dei contratti, per organizzare diversamente lo stabilimento. Il direttore di produzione centrale accettò le mie condizione e dopo poco tempo presi servizio nel lontano stabilimento. Feci sparire, appena arrivato, tutte le circolari che vietavano tante cose. Chiesi l’abolizione di tutti i provvedimenti disciplinari in corso e parlai personalmente con tutti gli addetti allo stabilimento, senza “ rottamare” nessuno a priori. Nel giro di due mesi grazie alla collaborazione ed ai suggerimenti dei miei collaboratori la produzione e la produttività furono aumentate della misura richiestomi. Naturalmente potrei mostrare i dati e i testimoni che avallerebbero quanto sopra sostenuto, ma non credo sia necessario. Volevo solo dire che da solo non si vincono le battaglie se non riesce a motivare i tuoi collaboratori, il tuo esercito, ed a portarli in un’unica direzione. Non è semplice, ma non credo ci sia un’altra soluzione per ottenere i risultati, se sei al comando di una comunità. Lo stesso vale per i segretari di partiti: se il partito va male la colpa maggiore non è degli iscritti, ma del capo “ generale” che, anziché trovare giustificazione e Capri espiatori, dovrebbe dimettersi dalla posizione che non ha saputo gestire,assumendosi tutte le responsabilità e continuando a rimanere vicino al suo esercito. Io credo che il senatore Matteo Renzi, sul quale io avevo riposto tante mie speranze, come Ernesto che però continua a fidarsi, non è stato in grado di gestire una macchina complessa e complicata com’ è quella del PD. Forse riuscirà a gestire un piccolo partitino e vedremo, alle prossime elezioni politiche, il risultato che otterrà. Non credo però che riuscira’ a convincere qualcuno dell’ex suo popolo a spostarsi nel suo partitino. Inoltre dovrà comunque cercare un compromesso con il PD se vuole rimanere nell’ambito del centrosinistra. Naturalmente tutto quello che ho scritto può essere opinabile e contestabile, ma resto comunque convinto che il nostro mondo si può modificare solo utilizzando un algoritmo che prevede il Compromesso dell’ idee. Ringrazio per l’attenzione e buona giornata a chi legge Antonio De Matteo Milano