Caro compagno Sergio,
Ci sono venerdì sera e venerdì sera: alcune volte si esce per divertirsi ed altre si sta o si va da qualche parte a fare altro. E poi c’è il Movimento Federalista Europeo di Novara che per ripartire si materializza al Boccio di via Brera con la campagna #SottoSopra ed unisce l’utile al dilettevole, portando la bandiera a dodici stelle gialle su fondo blu e la E-smeralda tra una birra ed un tiro al calciobalilla.
Mi reco incuriosito seguendo l’evento e l’entusiasmo di Luca, 25 anni, che oltre ad essere segretario della sezione della Gioventù Federalista Europea di Novara è anche compagno tra le file dei Giovani Democratici cittadini, dove si sgobba come responsabile organizzazione e formazione.
Come al solito al Boccio l’aria ha un gusto popolare, ed il quiz su quante ne sai dell’Europa unita si svolge non come un processo alle intenzioni, ma come un sondaggio per valutare le coscienze base che Tal dei Tali ha acquisito sul funzionamento della macchina comunitaria. Il mio è andato bene ma non benissimo: il 1979 come anno del primo suffragio universale dell’Europarlamento l’ho azzeccato, meno i membri del Consiglio europeo (tra Consiglio d’Europa e Consiglio dell’Unione Europea è un bel casotto da far capire a Tal dei Tali), zero la foto di Simon Veil che conoscevo solo di nome e di incarico ma non di volto, abbastanza bene il motto unitario (l’Unità nella diversità, che non è proprio l’E pluribus unum a stelle e strisce ma siamo lì).
Così finisce che conosco Elias, segretario locale dell’MFE e presidente della GFE nazionale, ed Emanuele e Fabio, giovanissimi che coi due barbudos Luca ed Elias promettono bene. Così finisce che il quiz continua con altri ed altre, e che una birra in più rende loquace Luca, che mi propone di unirmi a loro sulla scia di due domande.
Cosa penso dell’Europa di oggi… Penso ad una strada per l’inferno lastricata di buone intenzioni: la volontà di porre termine ad ambizioni nazionali da operetta dal Manzanarre al Reno, il desiderio di voltare finalmente pagina dopo quel gioco al massacro che dal 1914 al 1945 si articola come un’unica guerra mondiale, la necessità di superare la logica dello Stato-nazione in un contesto – quello uscito dalla caduta del Muro e dall’erezione degli accordi di Maastricht – dove da soli non si è più niente; ideali che si svuotano tra organi che differiscono per pochi termini (come i Consigli di cui sopra), per acronimi che sono uno stridio per le orecchie (pensiamo agli elenchi della regolamentazione bancaria) o per l’immagine tecnocratica che scaturisce leggendo le dichiarazioni o guardando i tg e i social.
Cosa penso dell’Europa di domani… Penso al giorno in cui il Presidente della Commissione Europea indicherà la necessità di un referendum chiarissimo per tutti i paesi dell’Unione: rimanere dentro o uscirne fuori, con l’obbligo per i primi di entrare nel processo costituente degli Stati Uniti d’Europa. Una mazzata autolesionista? Magari qualcuno recederà, ma l’alternativa rimane lo status quo che forse conviene ai pochi, ma non ai più che vogliono vedere l’Europa unita in ogni angolo.
Sogno il giorno in cui potremo fare come il John Steinbeck del Viaggio con Charley: non sarà il profondo Sud, l’Arizona, l’Oregon o il Montana, ma quando ti ritrovi a Madrid e constati che le sue piazze non sono diversissime da quelle che frequenti, pensi a come sarebbe curioso, nel 2017, passare per la Spagna, i Paesi Bassi o la Croazia sentendosi in ogni metro quadrato abitante della stessa casa. Dello stesso edificio, che al momento – per citare Mario Draghi – è lasciato a metà.
Nel mentre, procedendo con lo stesso spirito del partigiani (come Altiero Spinelli!) e dei costituenti che, nonostante le diverse soluzioni, rimasero insieme perché accomunati per un qualcosa e non contro un qualcuno, possiamo camminare verso un unico orizzonte. E non c’è mezzo migliore se non il Movimento Federalista Europeo. E non c’è ricetta migliore che farlo uscire dal ghetto intellettuale e renderlo, davanti all’imperare di un euroscetticismo superficiale, una formazione di massa.
Un abbraccio,
Manuel Tugnolo
2 Comments
Voglio esprimerti, caro Manuel, tutta la mia approvazione e l’apprezzamento per ciò che scrivi e, soprattutto, per quello che fai! Sono in contatto con il MFE da parecchi anni. Fui contattato del tutto casualmente da uno dei decani del Movimento per una mia lettera pubblicata su Repubblica nella quale affermavo la necessità di tornare agli ideali di Altiero Spinelli e allo spirito del suo gruppo, per ripensare l’Unione europea nella logica federalista del “Manifesto di Ventotene”. Da allora ricevo regolarmente i loro inviti a partecipare ad incontri o convegni che, purtroppo, si tengono quasi sempre a Roma, mentre io abito vicino a Milano. Considero molto positivamente il fatto che un giovane come te, uno dei “nostri”, aderisca a quel benemerito Movimento!
Grazie per la sua testimonianza Silvano! C’è di buono che l’MFE a Milano e dintorni è abbastanza strutturato, anche perché è lì che nel ’43 tutto ebbe inizio.
Ritengo inoltre che il modo con cui lei era stato contattato all’epoca possa essere aggiornato al 2017, se vogliamo “raccogliere” questi esuli europeisti (come lei all’epoca) e renderci un movimento che sappia di popolo! Magari non più spulciando solamente le lettere dei giornali tradizionali, ma raccattando commenti non banali ed elaborati che ci cadono sotto gli occhi sui social.
Saluti federalisti!
MT