Fa molto fine citare Piero Calamandrei e in genere si cita la frase secondo cui quando la politica entra per le porte della magistratura, la giustizia se ne esce dalla finestra. Bella, niente da dire, sebbene la politica entri di rado per le porte della magistratura, se non nel ruolo dell’indagata, e la magistratura entri spesso per porte della politica, in quello della moralizzatrice. L’ultimo caso appartiene a Catello Maresca, magistrato antimafia poi candidato sindaco a Napoli per il centrodestra ed eletto in Consiglio comunale. Bestia quale sono, ignoravo la possibilità, esercitata da Maresca, di restare in Consiglio comunale e contemporaneamente rientrare in magistratura. Calamandrei voleva introdurre in Costituzione il divieto per i magistrati di iscriversi ai partiti politici e sosteneva, citazione molto più sporadica, che il magistrato applicato alla politica non avrebbe dovuto mai tornare a indossare la toga, perché in politica dilapida il suo credito d’imparzialità.
Il povero Calamandrei non poteva immaginare che il processo d’evoluzione democratico ci avrebbe consegnato magistrati allo stesso tempo politici, magistrati di giorno e politici la sera. Nessuno sa quanti siano i Maresca d’Italia. Però si sa con precisione che alle piante organiche mancano oltre mille e cinquecento magistrati, mentre duecento di loro lavorano nei ministeri, dove scrivono e applicano leggi accumulando in sé un po’ di potere giudiziario, un po’ di legislativo e un po’ di esecutivo. Ve la ricordate la separazione dei poteri di Montesquieu? Pare che ne possiamo fare a meno, tanto noi abbiamo i moralizzatori.
Mattia Feltri
2 Comments
Durante lo svolgimento del proprio lavoro, tutti gli esseri umani, Secondo me, non devono e non dovrebbero fare propaganda politica, a maggior ragione il suddetto discorso vale per i magistrati. Non si può però impedire al singolo essere umano di pensare politicamente, ossia in funzione del suo orientamento partitico che quasi sempre in sordina, la vox populi trasporta Con discrezione e costantemente in ogni luogo frequentato dagli umani. Nei Tribunali gli avvocati conoscono esattamente l’orientamento politico dei singoli magistrati e cercano di evitarli in base alla causa che devono trattare. Negli anni Settanta, quando mi occupavo di sindacato, l’avvocato di turno di quest’ultimo, spesso mi diceva: “aspettiamo a mandare avanti la causa perché sennò capitiamo in mano al giudice di orientamento cattocomunista e siamo fragati”. Voglio dire quindi che anche se non dichiari apertamente il tuo orientamento politico alla fine viene fuori lo stesso, come succede anche con il mio amico barista che é filoleghista, ma Il vantaggio è notevole: si affronta il problema concreto e non si parla di filosofia politica. Buona giornata a chi legge Antonio De Matteo Milano
Non c’entra nulla con l’articolo di Feltri (che condivido in toto) ma, per cercare di rianimare il blog, vi allego una riflessione su due protagonisti del nostro tempo, che potrebbero, e dovrebbero, esserlo molto di più …
https://ilquadernodiet.blogspot.com/2021/12/i-duellanti.html