Giuseppe Turani meritoriamente non perde occasione per illustrare (spero anche a scopo apotropaico!) i possibili scenari, uno più disastroso dell’altro, che potrebbero presentarsi a fine estate, qualora i nostri “illuminati” governanti persistano (e non c’è dubbio che lo faranno) nelle loro scelte di politica economica più fantasiose e pericolose.
Confidiamo tutti (almeno quelli con un po’ di sale in zucca) nel buon senso del ministro Tria, ma la posta in gioco per i nostri sovran-populisti è alta e quindi anche io temo che lo scontro sarà molto, ma molto, duro.
Non mi pare però che la sensibilità dell’opinione pubblica ai pericoli che corriamo sia ancora molto diffusa.
Ovviamente capisco che si tratta di argomenti delicati, per cui ciò che si dice deve essere misurato alla luce degli effetti potenziali, ma comunque maggiore chiarezza nell’esposizione dei fatti sarebbe auspicabile, anche e soprattutto da parte del sistema dell’informazione almeno teoricamente più indipendente e responsabile.
Questo variegato ma coeso e coerente insieme di “opinion makers”, durante i governi PD (Renzi e poi Gentiloni), ha continuamente descritto un Paese allo sbando, disperato, in preda a convulsioni sociali indicibili (indicibili, ma molto ben rappresentate nei servizi televisivi e nei talk show!), dove tutto precipitava nel baratro del malessere, del disagio sociale, eccetera eccetera, minimizzando, se non addirittura irridendo, gli indubbi risultati positivi che nel frattempo piano piano arrivavano.
Adesso l’aria è cambiata: ad esempio, si parla sì dello spread che è cresciuto di oltre 100 punti, che darà problemi ai conti pubblici, che renderà più caro il servizio del debito e più problematico il rifinanziamento dello scaduto, e via così. Ma con delicatezza.
Si omette infatti di far notare col giusto risalto quello che qualsiasi risparmiatore dovrebbe già aver notato da sé, e cioè che in pochi mesi il VALORE del risparmio investito in titoli di Stato è diminuito di oltre 5 punti percentuali, con punte di quasi 15 sui titoli a più lunga scadenza. Titoli che sono in mano a gente di ogni tipo.
Insomma, il risparmiatore, che abbia da parte 1.000 euro o 10.000.000 di euro, è già oggi più povero.
Avesse bisogno di disinvestire quei titoli, egli otterrebbe dal 5 al 15% in meno rispetto a qualche mese fa.
Questo è un fatto, inconfutabile perché è già avvenuto.
Qualcuno, giornalista, politico, economista, opinionista, santone guru o stregone, prima o poi lo dirà a chiare lettere in televisione o lo scriverà su qualche giornale?
Qui non si parla di poveri o di ricchi: chiunque abbia da parte anche quattro soldi, oggi ne ha solo tre o poco più.
E non si tratta di aspettare la prossima Finanziaria: i risparmiatori, poveri o ricchi, sono già tutti più poveri.
Grazie a Salvini, a Di Maio, a Conte, a Casaleggio e tutta la compagnia, che va cianciando di dignità.
Dove sono quelli che si stracciavano le vesti in pubblico per i cosiddetti truffati dalle banchette di provincia, e che in buona parte avevano speculato coscientemente, allettati da rendimenti incredibili, rimanendo poi con un pugno di mosche?
Vogliamo ricordare che quelli che hanno dimostrato la truffa davanti al conciliatore (e non sono pochi comunque) sono stati rimborsati e che molti altri invece non hanno dimostrato un bel niente?
Qui, già oggi, ci sono milioni di italiani davvero impoveriti: chi li difende? chi li intervista? chi li consola?
Ernesto Trotta
2 Comments
Caro Ernesto,
concordo pienamente con te: io sono,insieme a mio figlio, uno di quei piccoli risparmiatori che ha investito la propria liquidazione in titoli di stato, non a lunghissima scadenza per fortuna, e che grazie ai nuovi governanti ed agli italiani che l’hanno votati sono più povero. Speriamo che il governo attuale duri il meno possibile per il bene dell’Italia. Un abbraccio Antonio De Matteo
Grazie Ernesto, hai manifestato anche il mio disagio e di tanti italiani in modo semplice e reale.
Molto lucido il tuo commento come sempre.
Repetti Camillo