ROMA Luigi Zanda fu il primo dei dirigenti dem a chiedere a Matteo Renzi di onorare l’istituto delle dimissioni. E adesso che l’ex segretario è tornato sulla scena terremotando il Pd, il senatore che ha presieduto il gruppo di Palazzo Madama rinnova energicamente l’appello: «Quando ci si dimette bisogna abbandonare il campo».
Cosa pensa degli altolà dell’ex premier?
«Penso che Martina abbia ragione, l’atteggiamento di Renzi fa molto male al Pd.Oggi i partiti personali sono di moda ma in tutto il mondo funzionano fino a quando il leader vince. Quando si perde in un referendum, alle regionali, alle amministrative e, alle politiche, si dimezzano i consensi, i partiti personali perdono».
E se il leader sconfitto ritorna?
«Per il Pd il punto di partenza dovrebbe essere ancora l’analisi, mai fatta, della nostra sconfitta al referendum costituzionale. Gli italiani non hanno detto di no alla riforma, ma punito quel modello di potere che era emerso durante la campagna elettorale di Renzi. E questo l’ex segretario non lo ha capito. Le racconto una cosa».
Prego.
«Dopo il 4 dicembre 2016 andai a Firenze ed ebbi una lunga e bella conversazione con Renzi, al quale suggerii di mollare tutto per qualche anno e di partire, anche fuori d’Italia. Lui mi rispose “è impossibile, perché tutti mi chiedono di restare almeno al partito, ma io Luigi ti assicuro che cambierà tutto, condividerò ogni decisione…”. Pensai che la stagione del suo ego strabordante fosse finita. E invece no, non ci è riuscito e sta facendo molto male al Pd».
Avete usato il dialogo con il M5S per far fuori Renzi definitivamente?
«Ma no. Per cinque anni ho fatto una battaglia politica dura coi 5 Stelle al Senato e so che la distanza tra di noi è tantissima. Abbiamo idee molto diverse persino sul tipo di democrazia e sull’Europa, vedo tutti i rischi di un rapporto politico con loro. Ma sottrarsi al confronto è sbagliato, si tratta anche di far fare loro un bagno democratico».
Confronto in streaming?
«Loro furono molto volgari nel 2013, noi non lo siamo. Se dovessero ancora sostenere il primato della democrazia dei clic dovremmo alzarci dal tavolo e non proseguire nemmeno gli incontri, perché sulla democrazia parlamentare rappresentativa il Pd non può transigere».
Ha apprezzato almeno l’apertura sulle riforme?
«Parlarne in tv con una situazione politica così difficile non aiuta il cammino delle riforme costituzionali, di cui l’Italia ha un grande bisogno. È dai tempi di Craxi che questo Paese discute sul modello francese o simili. Non credo che per fare passi avanti su questa strada sia utile buttare lì la proposta senza averla preparata e discussa negli organi del partito».
Renzi è tentato da un partito macroniano tutto suo?
«Nell’Italia del 2018 è una sciocchezza. Il nostro Paese non è la Francia, da noi non ci sono le condizioni sociali e politiche né una Costituzione che lo può permettere».
Di Maio intanto si prepara per le elezioni a giugno…
«Diciamo la verità, in una democrazia sana non bisogna mai avere paura di andare a votare. Ma su elezioni anticipate l’unico titolato a parlare è il presidente della Repubblica e non Di Maio. Chiedendo le elezioni a giugno il capo politico del M5S certifica il suo fallimento. Prima cerca il governo con Salvini, poi col Pd, ora chiede elezioni. Mi sembrano ondeggiamenti eccessivi anche per un grillino».
In direzione giovedì sarà resa dei conti?
«Le conte vere si fanno al congresso. Il Pd ha bisogno con urgenza di un congresso serio e ben preparato, che dia atto del profondo cambiamento dei nostri equilibri interni. Il risultato elettorale ci dice che tra i nostri iscritti ed elettori la maggioranza che ha vinto l’ultimo congresso è diventata minoranza. Vedo dai sondaggi che oggi Renzi è meno popolare di Martina e Gentiloni, per non citare Salvini e Di Maio. E questo vorrà pure dire qualcosa».
L’ala dialogante non ha un candidato. O puntate su Martina?
«Non parlerei di ala dialogante, ma di quella parte del partito che vuole mantenere lo spirito democratico del Pd. Dirigenti che possono aspirare a fare il segretario sono più d’uno, naturalmente anche Martina».
Gentiloni ci pensa?
«È Gentiloni che deve parlare di Gentiloni, non io. Serve il congresso perché il Pd è un perno decisivo della democrazia. Soltanto il Pd può garantire la stabilità democratica, in un momento in cui si fronteggiano i 5 Stelle della Casaleggio associati e il centrodestra di Salvini e Berlusconi».
Per riprendersi il Pd, deve ritirare le dimissioni?
«Francamente, l’istituto giuridico del ritiro di dimissioni dopo due mesi che si sono date non l’ho mai incontrato nella mia vita».
Monica Guerzoni, Corriere della Sera, 1 maggio 2018
9 Comments
Se questi dirigenti dialoganti e salvatori del PD avessero avuto il buon senso di rispettare quanto stabilito nell’ultima Direzione, ma soprattutto di non iniziare minimamente nessun dialogo con il M5S, per il semplice fatto che, anche a dir loro, non ci sono e non ci sarebbe nessuna condizione di possibile accordo, non staremmo in questa precaria situazione.
Ora con questa posizione tergiversante, che Zanda difende, pur sapendo come sarebbe andata a finire, hanno consentito al M5S, che in comunicazione sono molto più bravi di questi brontosauri capaci solo di pontificare dentro i circoli ristretti dei loro caminetti, di dire che se il governo non si farà è colpa del PD. Ma non solo, ma come si fa ad iniziare una trattativa consapevoli che se fosse andato tutto bene, sarebbe uscita fuori una maggioranza talmente precaria nei numeri che alla prima ventata sarebbe andata in crisi? Ma da dove prendono lezione di strategia politica questi signori che si considerano “i saggi” e i salvatori del PD?
Ma poi una verità su questo “bagno di democrazia” che questi signori vogliono impararci, ma lo sanno che chi perde le elezioni va all’opposizione e non cerca di entrare furtivamente dalla finestra?
Ma è il proporzionale …..
ma il proporzionale della 1^ repubblica era fatto da partiti che si rispettavano e si alleavano vicendevolmente mettendo miratamente sempre il PCI all’opposizione.
Mi spiace sto perdendo ogni fiducia di questo PD, se continua così non andrà lontano. C’è una nuova visione davanti a noi che forse ci costringerà a ricominciare da capo un nuovo percorso. Come diceva Nanni Moretti diversi anni fa “con questa dirigenza non si vincono le elezioni” , questo è il solo modo per stagnare e vivacchiare, mentre gli italiani aspettano.
Un caro saluto
Gianni Moscatellini
Quello che sta avvenendo nel PD è talmente grave, e avvilente, da scoraggiare ogni commento; comunque, forse non è giusto, proprio ora, estraniarsi, anche se il senso di impotenza del cittadino-elettore non può essere superato da un commento a un blog.
La discussione sull´opposizione o sulla collaborazione per un governo è una finzione, l´ennesima, per non affrontare sul serio le cose; due mesi passati a dire che ci devono provare gli altri non esime il Pd dal formulare un programma; che poi questo serva per fare opposizione, o come base per un tentativo di dialogo lo si vede; ma come si fa a dialogare se ciò che noi diciamo {e altrettanto generico di ciò che dicono gli altri?
La questione Renzi è a sua volta mal posta; inutile criticarlo, per poi dire “però è una risorsa, che energia, etc. etc. ” Gli si fa un torto, a lui e a tutti quelli che nel Pd lo hanno sostenuto, se non si parte da un dato di fatto, che a mia memoria solo Gianni Cuperlo ha detto con la consueta onestà intellettuale: Renzi ha proposto un progetto di governo che poggiava su alcuni pilastri connessi nella sua visione: le riforme costituzionali e del sistema elettorale, e le riforme economico-sociali e quelle volte all´ammodernamento del paese, come la riforma della Pubblica Amministrazione. Quelle costituzionali sono fallite col referendum; se si vuole discutere ora su dove si è sbagliato occorre dire la verità, e non raccontare versioni di comodo, dando la colpa a chi non le ha votate. Infatti, competenti come Ceccanti e lo stesso Renzi, o la Boschi, continuano a raccontare al paese che se fosse passato il referendum oggi sapremmo chi ha vinto le elezioni; non è vero: infatti la legge elettorale non era sottoposta a referendum, è stata parzialmente bocciata dalla Corte Costituzionale, e proprio tra l´altro nel punto cruciale del ballottaggio. Quindi la nuova legge è conseguenza di quella bocciatura,e non del referendum, ed è il frutto avvelenato, l´ultimo atto, di un progetto fallito. Non l´ha ordinata il medico.
Riforme: la Buona Scuola, come il Jobs Act, o i bonus, sono oggetto di discussione quanto ai risultati. Ebbene, un partito sano, che perde voti dove dovrebbe guadagnarli a seguito delle riforme fatte, deve laicamente porsi il problema di capire dove queste riforme possono aver dato risultati inferiori alle attese, o aver fallito in parte gli obiettivi, e dove possono utilmente essere perfezionate, corrette o sostituite con altre che risultassero più efficaci. Il problema Renzi nasce sostanzialmente, a parte altre questioni di carattere, di potere, di personalismi etc., dal fatto che l´ex-segretario lega ancora oggi la sua posizione nel partito alla difesa senza se e senza ma di tutto l´insieme delle riforme e della sua azione politica. Questo è il veri ricatto, e questa è l´ipocrisia collettiva della classe dirigente del Pd, non tutta, ma in buona parte; pretendere di archiviare Renzi, magari dandogli l´onore delle armi come si faceva ogni tanto nella DC e nel PCI, senza però discutere e correggere, dove e se c´è da correggere, il suo progetto politico, che è fallito.
Questo atteggiamento impedisce la formulazione di un programma, che non vuol dire archiviare tutto, ma vuol dire partire dall´analisi e dalla riflessione su ciò che non ha funzionato. Tra l´altro, sappiamo tutti che molti aspetti di quel programma erano stati oggetto di profonde riserve nello stesso PD, e ora queste riserve dovrebbero essere tornate di attualità. In una parola, pretendere di archiviare Renzi senza riconoscere che il suo progetto è fallito è inutile e dannoso; consentirgli di legare la sua personale sopravvivenza nel PD al riconoscimento della bontà di tutto ciò che ha proposto è suicida. Il Renzi che è andato da Fazio è il Renzi che non si sogna neanche lontanamente di avviare una riflessione critica, per non dire autocritica, che sarebbe troppo pretendere.
Per cercare di farmi capire, faccio un esempio: qualche settimana fa,quando genitori e studenti picchiavano gli insegnanti, le forze politiche hanno detto che la scuola era centrale per la salute del paese. Oggi, in queste ore, visto che nessun insegnante è stato bastonato, la scuola è sparita dai dieci punti programmatici dei 5Stelle, ma anche dalle urgenze proposte dal PD, per non parlare del centro-destra. Un partito di sinistra mette la scuola come una delle priorità del paese e ce la tiene anche quando gli insegnanti escono incolumi dalle loro classi. Quindi va dai 5Stelle e propone un progetto sulla scuola che non sia la difesa della Buona Scuola, che ha mostrato forti limiti; senza bisogno di demonizzare quel progetto solo per colpire Renzi, ma riconoscendone l´insufficienza e la non rispondenza a ciò che serve.
Questo fa un partito vero; se questo serva a stanare gli altri, a mostrare la distanza tra formulazioni elettorali e la sostanza, o se serva a iniziare un dialogo, una discussione vera, possiamo saperlo solo se abbiamo qualcosa da dire noi per primi, e che sia qualcosa di pensato, frutto di quella discussione che non c´è mai stata dal 2016. E quando sento dire che occorre ripartire, rifondare il partito, ma poi non si fa una proposta, mi viene uno scoramento che sconfina nell´angoscia e, appunto, nell´impotenza.
Guido Clementi,
non sono d’accordo su tutto però mi sembra una buona partenza per avviare un dibattito costruttivo.
Ma, attenzione, non solo dibattito eh!! anche concretezza, proposte vere e concrete, soluzioni, piani seri di comunicazione, eliminazione di diatribe interne e pregiudizievoli, ecc….
ciao
Gianni Moscatellini
Carissimo Compagno Direttore,
anch’io, con Te, condivido.
Fammi solo dire che tutto ciò che fu detto in TV (preoccupantemente ed ambiguamente simile a quanto accade nelle TV del Cavaliere) può essere condiviso, ma solo negli Organismi dirigenti del Partito, dove si dibatte con i contrari (ed i perplessi) e, quindi, si vota la linea che TUTTI devono osservare e lavorare per realizzarla.
Mi si spezza il cuore a pensare che – allora felicemente costretto per lavoro-studio in Bologna – chiesi alla mia sezione (pardon, al mio circolo) in Pirri (Cagliari) di iscrivermi nella sezione (pardon, nel circolo) più vicino a Via Manzoni per poter votare il compagno Renzi (che se la doveva vedere con Bersani, al ballottaggio).
E va bene, così va il mondo: ma, come mi sembra di capire anche da Bobo, solo la morte “… mi porterà in collina …”: finché sarà possibile, sono a fianco di Bobo (e di Te Direttore, naturalmente).
Buon lavoro
Sergio Cassanello
Caro Sergio,
anch’io ho cercato più volte di aiutare quello che mi sembrava l’unica vera risorsa del PD, il segretario Renzi. Qualcuno adesso si permette di dirmi che ho un risentimento verso Renzi per la vicenda Unità: nulla di più falso e per me offensivo. Io ho giudicato e giudico tuttora una scelta deleteria e irresponsabile quella che Renzi e il suo compagno Bonifazi hanno fatto chiudendo l’Unità rimangiandosi e negando tutte le promesse fatte fino al giorno prima. Io ho ingoiato amaro per il modo con cui mi hanno trattato ma non ho mai messo questo mio risentimento al servizio di un’azione contro il partito, e tutti i lettori del mio blog lo possono testimoniare. Oggi, dopo questa serie di profonde sconfitte e sconfessioni della nostra linea politica, mi sono sembrate giuste le dimissioni del segretario con il conseguente ritorno ad una gestione più larga e dialettica ma la strada è molto difficile se qualche compagno, di fronte alle legittime e per me giustissime critiche di Zanda, un compagno che è stato fino a pochi giorni fa nostro capogruppo al Senato, qualcuno si permette di confutarlo chiamandolo “questi signori”. E’ questa incapacità di vedere il valore della critica e del dibattito, questa insofferenza ad ogni lettura minimamente diversa da quella del capo che mi preoccupa. Se è così, e purtroppo Renzi e i renziani mi fanno credere che è così, abbiamo davvero le ore contate. Anch’io 15 giorni fa ho rinnovato la tessera e ho promosso personalmente alcune nuove iscrizioni ma questo non mi basta per stare tranquillo. Ormai vedo una persona psicologicamente disturbata in preda ad un raptus di autoreferenzialità profondamente deleteria. Per questo spero che venga, per il bene del partito e dell’Italia, sfiduciato al più presto.
Caro Sergio,
Se la parola signore/i si può ritenere offensiva per i compagni,
dare del pazzo ad una persona e’ educativo? Tra l’altro questo “educatore“ non mi pare si firmi: peccato avremmo potuto “ringraziarlo” per il contributo dato per il partito democratico.
Possibile che sia così difficile parlare senza offendere nessuno?
Ogni uomo può dire la sua idea, ma a “comandare “ dovrebbero essere le maggioranze che si formano sulle singole proposte.
Speriamo che domani nella direzione del PD ci sia una maggioranza che stabilisca la linea del partito alla quale poi tutti dovrebbero attenersi. Coloro che vogliono costituire un governo con il movimento cinque stelle possono farlo: per fortuna il vincolo di mandato non esiste. La democrazia è difficile da gestire ma non vedo altre soluzioni. Un caro saluto a tutti Antonio De Matteo Milano.
Sergio Staino quanta amara saggezza nelle tue parole, ma constato che ci sono compagni che faticano a capire.
Renzi è stato una ventata di speranza, è stato un buon Presidente del Consiglio ma un pessimo segretario di Partito.
Oggi Lui e la sua componente faticano a capire che il loro progetto giusto o sbagliato che sia (personalmente lo condividevo in toto) è stato bocciato dagli italiani, ma non solo. Dal dopo referendum (forse anche da prima) abbiamo perso tutte le elezioni e questo vorrà pur dire qualcosa o no? Io penso che per vari motivi in due anni da forza trainante la sua figura si e trasformata in un peso per il Partito e prima se ne rende conto o qualcuno del suo enturage glielo fa capire, meglio è per la sinistra.
Credo che l’interesse generale debba sempre prevalere su quello del singolo, mettersi da parte ed è probabile che il tempo gli renderà onore. E’ giovane e di questa esperienza può giovarsi con una maturazione politica che oggi gli è mancata.
Caro Sergio,
Io speravo che dopo la direzione del PD tutti avremmo condiviso quello che il partito ha deciso all’unanimità; invece non vale.
Infatti si sta ancora cercando un capro espiatorio e qualcuno sostiene che l’unico modo per salvare il PD è quello di eliminare politicamente Matteo Renzi. Una volta risolto “il problema Renzi”
I dirigenti che attualmente sono costretti a votare all’unanimità in direzione quello che non condividono possono finalmente rivalutarsi e far vedere le loro grandi capacità. Io penso che stando così le cose sia giusto che Renzi è chi la pensa come Renzi
( a cominciare dal sottoscritto ). abbandoni il PD liberando tutti questi prigionieri politici che soffrono nel partito democratico per colpa dei Renziani. Buona fortuna Sergio
Mamma mia che assurdità. Ma si scherza così con il partito? Nessuno sta cercando un capro espiatorio. Perché mi trasformi ogni critica in un attacco personale al segretario? Stiamo cercando le ragioni di tante sconfitte e, soprattutto, dell’ultima. Stiamo cercando di capire perché tanti nostri potenziali elettori hanno preferito a noi i 5 Stelle. Dov’è il capro espiatorio? Renzi mi risponde semplicisticamente che non siamo stati capaci di farci capire. Ti sembra una risposta utile e intelligente? Io credo al contrario che non potevano capirci perché abbiamo parlato di problemi e di prospettive che loro non sentivano proprie, non erano quelle che riguardavano le loro angosce, i loro problemi contingenti. Il capro espiatorio è un tipo di politica che abbiamo fatto. Ora, siccome nel nostro partito responsabile principale delle scelte politiche è il segretario, è chiaro che qualunque revisione necessaria di questa linea politica passi da una messa in secondo piano dello stesso. Tutto qui. Abbiamo fatto segretario reggente Martina, persona che apprezzo moltissimo, abbiamo una Direzione con personalità di maggioranza e di minoranza di qualità, discutiamo e troviamo i cambiamenti da fare. Ma se Renzi non si adatta a questa corretta procedura e continua a fare il capetto è chiaro che il ruolo di capro espiatorio se lo sta scegliendo lui, non noi. O no? Comunque è pietoso che tu dica come i peggiori, da D’Alema a Civati, “allora me ne vado dal partito”. Si vede che della politica, quella vera che sta dentro il nostro cuore, te n’è rimasta assai poca. Ti metti al pari dei Bersani e dei D’Alema, ripensaci.