Caro Sergio,
ti ringrazio tanto – come fanno altri – per i tuoi blog che mi arrivano, mi aprono la mente, e che non di rado inoltro ad amici che non sono nel tuo indirizzario e che apprezzano.
I tuoi blog aiutano a riflettere e a ragionare sulle situazioni politiche senza indulgere al dramma, come è invece comune. Su un noto giornale nelle prime pagine vedevo come si stagliavano le parole “tradimento” “strappo” “spezzato” “Impossibile” “intimidazioni” “zero tolleranza””invasione” “paura”. O altre, di pochi giorni fa e così diffuse, come “rancore”. Sono, quelle, parole che scorrono nelle conversazioni tra gli amici, o per la strada, rimbalzano dalle televisioni, nei whatsapp, su internet. E le parole sono idee e precedono le azioni immaginarie e quelle poi reali.
Leggevo ieri qualcosa di nuovo e di vecchio in un libro, su questo tema: “evitare le azioni negative e aumentare le azioni virtuose: allenamento alla moralità”. E’ come se mi ricordassi improvvisamente di qualcosa di semplice ed essenziale, che avevo dimenticato.
Ecco: quanto sento mancare in questo tempo, e quanto è invece necessario, dare attenzione alla ‘vera’ moralità – non quella falsa, condannante, escludente, velenosa – ma quella moralità che è proprio dentro di te e di me e di noi, che evita le azioni (e i pensieri) negative, e che spinge a essere più virtuosi noi stessi e a rendere più virtuose le relazioni tra le persone. Il che ci fa sentire più vicini l’un l’altro.
Se questo è un insegnamento per noi, dove possiamo apprenderlo, per esercitarlo? La chiesa tende oggi spesso a sollecitare nel catechismo, durante le messe, la fede in Dio e in Cristo, ma pare di frequente dimenticare la vita di ogni momento (lo sottolinea anche Scola nel Foglio di sabato). In genere le religioni paiono centralizzarsi soprattutto sul mantenimento dell’identità. Il Partito è sempre meno quello di un tempo, in cui l’idea di ‘moralità’ stava in prima fila. Volendo o nolendo, si trova oggi troppo spesso legato a rimediare o sostenere le divisioni. Potrebbe – e con, direi, lui anche la Chiesa – ‘in qualche modo’ sviluppare l’apprendimento della ‘vera’ moralità e del rapporto con le “azioni virtuose”? Potrebbe la scuola, e gli insegnamenti di ogni tipo e dovunque, cercar di riportare la ‘vera’ morale in prima linea?
Usando le parole del tuo Jesus, sembriamo pecore sperse e senza pastore, di cui egli prova compassione. Papa Francesco è uno (dei pochi) che pare incarnare questo bisogno di compassione e di moralità e di proporlo al mondo. E proprio sulla e con la compassione e moralità sale la speranza.
Anche il tuo Bobo è così, con lui ci trasmetti proprio questi segnali di moralità, compassione, fiducia. Andiamo da qui avanti. Dobbiamo insegnarci e insegnare con costanza quotidiana l’evitamento delle azioni negative e lo sviluppo delle azioni virtuose verso noi, gli altri e la società.
Spero di non averti stancato. Un abbraccio
Manni
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