Carlo Ricchini, caporedattore de l’Unità e artefice del mio arrivo al giornale, recensisce su Strisciarossa il mio libro “Storia sentimentale del PCI”. Mi commuovono l’affetto e la stima che mantiene imperterrito nei miei confronti.
Nella montagna di libri sulla scrivania di Macaluso, nella piccola dimora di Testaccio, c’è sicuramente l’ultimo volume di Sergio Staino, questa volta senza vignette o quasi (ce ne sono alcune qua e là quasi a impreziosire lo scritto). E’ la storia di “Bobo”, comunista con molti tormenti, è la storia vera del vignettista. Si intitola: “Storia sentimentale del P.C.I. (anche i comunisti avevano un cuore)”. Chissà se Emanuele ha fatto in tempo a leggerlo. Ci piace pensare che l’abbia sfogliato nelle tante pagine a lui dedicate, piene di amore, di stima e dedizione. Cito solo alcune frasi: “Non si può non volergli bene, è la storia illuminata del leader comunista italiano. Di origine poverissima, era nato in Sicilia, ha fatto il sindacalista dei braccianti, ha studiato tantissimo da solo e non è mai stato conformista o tendente a forzature opportunistiche…Io sono sicuro che se avessimo avuto lui come punto di riferimento politico, nel 1921 a Livorno, non avremmo fatto la scissione. Ma forse esagero…”
Quando sbarcò sulle pagine dell’Unità
Inno postumo, in un libro nel centenario del Pci. Sergio non lo dice, ma si iscrisse al Pci giovanissimo, nel 1956. Ci fu la parentesi dei “marxisti-leninisti”, ma, ne sono convinto, diventò comunista, per sempre, dopo avere conosciuto da vicino Emanuele Macaluso, averlo frequentato, diventandone amico fraterno. Lo so per certo: chiedeva a lui consigli, lo interpellava sui suoi dubbi politici. Eppure Sergio era incredulo, riluttante, quando Macaluso lo chiamò al giornale e pubblicò le sue vignette, intere pagine di storie a fumetti e poi il settimanale satirico “Tango”. Senza mai una censura.
Forse esagero. Ma ora che Macaluso non c’è più, mi sembra che il suo pensiero e i suoi insegnamenti stiano aleggiando in ogni pagina, in ogni riga del libro di Staino. Il loro incontro è stato determinante.
Nelle righe introduttive Sergio racconta come gli è venuta l’idea di Bobo, il personaggio nato in Linus per poi esplodere ne l’Unità. “Quando mi sono messo a disegnarlo ero talmente triste, spossato e incerto sul mio futuro che gli ho scaricato addosso tutte le mie pene e frustrazioni politiche, private e professionali…In pratica disegnando e disegnandomi credo di essermi fatto una profonda autoanalisi…E’ stato in questo modo che ho imparato a non nascondermi, a non bluffare, a non dire bugie e a spiattellare in faccia a tutti con gentilezza quel che penso davvero.”
E a proposito della ricorrenza dei 100 anni del Pci: “Questa è una storia d’amore personale, a tratti assai stramba e picaresca, che però assomiglia a quella di tanti altri. Una storia, quella del comunismo italiano, tanto forte da far tremare i polsi. Una storia meravigliosa e terribile allo stesso tempo…Per tutto quello che è accaduto, per tutto quello che poteva essere e non è stato. Per i desideri appagati e per i sogni abortiti o abdicati, per quelli che ancora rimangono…”
Quelle vignette imbarazzanti…
E’ uno Staino inedito questo della “Storia sentimentale”. Racconta la sua vicenda umana, dalle origini umili sull’Amiata, e poi a Firenze, gli studi a Ca’ Foscari a Venezia, i primi anni di insegnante e poi la scoperta del disegno, del fumetto quando aveva già problemi con la vista che lo portano all’oggi, quasi completamente cieco, ma in grado ancora di disegnare, grazie ai progressi della scienza e a un meraviglioso computer.
Il periodo che per Staino rappresentò la “svolta”, ma lui non lo scrive, è la sua collaborazione a l’Unità. La sua accoglienza nella comunità del giornale, la scoperta che i tempi erano maturi per le vignette nell’organo del Pci, furono per lui una grande sorpresa. Fece anche una prova: “…mi misi a pensare vignette talmente imbarazzanti e difficili da pubblicare…ne avevo fatte dodici, proprio cattive, una delle prime era sul segretario Berlinguer…Eppure Macaluso le pubblicò tutte senza battere ciglio…”. E poi nello stesso capitolo: ” …La direzione di Macaluso a l’Unità rimane per me, considerati anche i tempi, la più innovativa e coraggiosa in assoluto. Era davvero una grande sfida prendere in mano quella nave imbalsamata e portarla in acque tormentose piene zeppe di contraddizioni ideologiche e politiche. Emanuele guidò il tutto con grande maestria e anche tanta tolleranza…”
Parole che Staino forse ha ripetuto a se stesso, mentre partecipava ai funerali del Direttore, con gli occhi spenti e gonfi di pianto.
4 Comments
E’ stato bellissimo leggerlo, è stato sentimentale. Grazie
Grazie del commento.
Sergio
Un grazie a Sergio per questa preziosa testimonianza. Mi è piaciuto moltissimo: l’approccio laico e dubbioso che si contrappone al dogmatismo, i valori della persona come più preziosi della ideologia, il solito gusto per l’ironia e la riflessione con lo scopo di analizzare gli errori per capirli, non certo per dimenticare. Sempre senza rinunciare alla visione del bene comune come priorità. Quanto valore aggiunto alla democrazia dell’alternanza avremmo se ci fossero persone come te ad animare questa tensione all’autocritica per guardare al futuro anche nell’altra area moderata e liberale, quella che non si riconosceva nei partiti di sinistra di un tempo? Non lo so ma me lo augurerei tanto.
La lettura del libro mi ha fatto sorridere, mi ha dato da pensare e generato malinconia … come quei momenti in cui incontri amici dopo tanto tempo e sembra averli visti l’ultima volta ancora il giorno prima, o quando vivi un momento di tenerezza delicato con il partner da lungo tempo … qualcosa insomma per cui dici “è stato bello”. Del resto era una storia sentimentale.
Ciao un abbraccio
Marcello
Che recensore meraviglioso! Spero che i lettori corrano tutti a comprare una seconda copia. A te invece mando un centinaio di copie da vendere porta a porta nel tuo quartiere.
Baci e abbracci,
Sergio