Ancora una recensione sul libro di Adriano Sofri “Una versione di Kafka”. La dedico a tutti voi che sapete bene che per capire la politica occorre amare anche tante altre cose.
Perché in alcune traduzioni della “Metamorfosi” di Kafka le luci dei lampioni diventano quelle del tram? Così un errore si trasforma in un giallo. Squisitamente letterario
Confesso di dare sempre grande valore ai libri in cui sprofondo “mio malgrado”, ossia contro la mia volontà di lettore. È questo quanto mi è capitato con Una variazione di Kafka di Adriano Sofri.
Avevo altri volumi da affrontare, ma aprire questo e terminarlo d’un fiato, è stato un attimo. E dire che la storia tratta solo di un apparente refuso… Tutto nasce da quello che sembrerebbe un semplice errore di traduzione. In una pagina della Metamorfosi di Franz Kafka, Sofri si accorge che, nella prima versione italiana, si parla di una stanza illuminata da tram elettrici ( Strassenbahn), invece che da “lampioni” ( Strassenlampen).
Come mai questa seconda, bizzarra “metamorfosi”? E perché soffermarsi su una simile minuzia?
“Il buon Dio si nasconde nei dettagli”, sosteneva Aby Warburg, e almeno in questo caso aveva ragione: da un particolare tanto insignificante, finirà infatti per emergere uno fra i temi centrali dell’intero racconto, legato sia alla figura del protagonista del romanzo (commesso viaggiatore), sia a quella dell’autore (impiegato in una di quelle compagnie di assicurazione nate per riparare proprio i danni dei frequenti incidenti ferroviari). Nelle sue indagini, Sofri appura che il fantomatico tram sostituisce i lampioni anche in molte traduzioni in altre lingue. Il supposto strafalcione spicca già nella primissima versione spagnola, uscita anonima nel 1925 e attribuita addirittura a Borges (e la biografia dell’avventurosa donna spagnola, ebrea, socialista, femminista, che fu la probabile prima traduttrice, è un prezioso cameo inserito nelle pagine del libro).
Mentre il mistero si infittisce, Sofri ammette di essersi “convertito” alla logica del presunto refuso: l’idea di un tram al posto dei lampioni gli sembra cioè più bella della sua alternativa. Da qui un’ipotesi che chiuderà l’avventura come una vera sorpresa…
Alle ricerche svolte in biblioteca o in rete (“Mi ha fornito la soluzione Google. La meritavo, perché io vado pazzo per Google, e lui, o probabilmente lei, mi ripaga”), ecco sostituirsi allora accurate analisi riguardanti i diari di Kafka, le lettere sue e della fidanzata (che amava scrivere in tram), nonché le testimonianze dei filologi, i documenti dei biografi e le mappe di Praga (col percorso del tram lungo la via dove abitava lo scrittore).
Al termine di questo itinerario, ci apparirà la nuova fisionomia di un racconto che non per niente comincia col povero Gregor che lamenta i troppi viaggi in treno, e si chiude con la famiglia riunita in tram dopo la sua morte.
Appunto durante questa scampagnata, i genitori noteranno che, dalla loro bambina, sta sbocciando una donna. E qui, con un autentico colpo di scena, Sofri, acuto e inatteso germanista, mostra una lettera in cui Kafka osserva la trasformazione ( Umwandlung) delle adolescenti in donne — perfettamente simmetrica a quella del titolo, vale a direVerwandlung (la traduzione più corretta del titolo sarebbe infatti “trasformazione”, e non “metamorfosi”).
Il libro sembra un giallo, è stato detto. Giusto, a patto però di riconoscere, nel detective, un critico simile a quello che Mario Lavagetto seppe essere nei confronti delleAdolescenti in fiore di Marcel Proust.
Valerio Magrelli, la Repubblica, 25 marzo 2018
TITOLO: UNA VARIAZIONE DI KAFKA
AUTORE: ADRIANO SOFRI
EDITORE: SELLERIO
PREZZO: 14 EURO
PAGINE: 224
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