Il gioco della politica italiana sembra essere tornato alla casella iniziale. E ad Arcore come in quel di Fiesole, il postino della storia sembra intenzionato a suonare una seconda volta.
Tutto diverso, tutto uguale! Dal patto del Nazareno, alla quasi indifferenza. Dalla leadership indiscussa (per entrambi) alla residualità strategica. Da cenerentole dei due poli ad indispensabili interlocutori nella scelta del nuovo Capo dello Stato. Il destino politico di Silvio Berlusconi appare legato inscindibilmente a quello di Matteo Renzi.
Al momento le posizioni sembrano lontane. Ma non quanto si vorrebbe far credere. All’auto candidatura dell’uno: fumo negli occhi per gli avversari ed arma di distrazione di massa per alleati e media, si contrappongono analisi simili sulle caratteristiche/peculiarità del nuovo inquilino del Colle più Alto individuato (il maschile sembra -al momento- prevale) come europeista, moderato, fortemente competente in politica estera, internazionalmente stimato e, soprattutto, riformista (aggettivo sconosciuto al vocabolario lettiano).
Sicuramente entrambi non potranno mai votare un leader della sinistra ortodossa (Massimo D’Alema tanto per non fare nomi) o della sinistra ulivista (Romano Prodi) né, tantomeno, un portabandiera grillino (Giuseppe Conte).
Allo stesso modo, sia Matteo Renzi che Silvio Berlusconi, si guarderanno bene dal destabilizzare e depotenziare una impalcatura istituzionale in fieri (da entrambi condivisa e votata tanto in Italia come in Europa) e che si sta rivelando assai utile al Paese con candidature alla Paolo Gentiloni (Commissario europeo all’economia strategico in vista -soprattutto- della revisione dei trattati) o alla Mario Draghi: apprezzatissimo Premier e indiscusso numero uno dei leader europei dopo l’addio di Angela Merkel.
Per stessa ammissione dei due, poi, appaiono escluse dal novero delle possibili candidature anche tutte le figure divisive (siano essere autorevoli personalità della cultura -Liliana Segre in primis-, delle Istituzioni -Sabino Cassese- o della Magistratura -Piercamillo Davigo-) e quelle istituzionalmente di parte come i segretari generali dei sindacali o i leader di partito (la storia, a tal proposito, testimonia come mai un presidente/segretario di partito sia asceso al soglio quirinalizio con ciò liquidando ogni velleità arcorese).
Insomma chi non potrà divenire il 13° Presidente della Repubblica Italiana sembra abbastanza chiaro ed assodato. Resta da individuare un nominativo condiviso ed in questo percorso le opinioni di Matteo Renzi e Silvio Berlusconi saranno decisive come i voti di Italia Viva e Forza Italia per la sua elezione.
Come sette anni fa: attenti a quei due!
4 Comments
All’articolista forse sfugge che sette anni fa il nome spinto da Berlusconi, con la palese e dichiarata approvazione di Massimo D’Alema, era Giuliano Amato, e che Renzi, proprio lui, si mise di traverso e presentò autonomamente la candidatura di Sergio Mattarella, allora semidimenticato Giudice della Corte Costituzionale.
Era un nome talmente autorevole ed indiscutibile che tutti, o quasi tutti, dovettero accettarlo, facendo buon viso a cattivo gioco.
Mattarella fu eletto con il 66% dei voti. ed ora tutti vorrebbero che restasse lì in eterno …
Quindi, dove vuole arrivare l’egregio articolista?
Aggiungere fuffa a fuffa?
Si diverte a buttare lì nomi assurdi, da Segre a D’Alema, a Davigo?
Cosa vuole dimostrare?
Credo che l’unica cosa che gli interessi sia associare Renzi a Berlusconi, così, tanto per sollevare un po’ di polvere.
https://ilquadernodiet.blogspot.com/2021/11/and-winner-is.html
Aggiungo che, in conseguenza alla scelta di Renzi di proporre Mattarella rifiutando Amato, Berlusconi ruppe il famoso “patto del Nazareno”, facendo mancare l’appoggio alla Riforma Costituzionale ed a quella elettorale.
Questo provocò l’approvazione della Riforma con la sola maggioranza semplice e rese indispensabile il referendum, sul quale Renzi fu impallinato.
Quindi, accostare Renzi a Berlusconi è manovra molto, ma molto, strumentale a ben altri fini.
Questo solo per la precisione storica dei fatti …
Ernesto, sono d’accordo con la tua risposta, soprattutto perchè non posso essere che grato alla spinta di Renzi che ci ha permesso di avere al Quirinale, durante ultimi sette anni, uno tra i più validi Presidenti della Repubblica.
Un abbraccìo
Faccio anch’io una considerazione sui candidati alla prossima Presidenza della Repubblica Italiana. Penso che l’unico candidato valido e sicuramente eleggibile sia l’attuale Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi. Spiego il perché. Il centrodestra italiano, guidato, per il momento non si sa da chi, non può permettersi di lasciare “libero” alle prossime elezioni politiche Mario che per convinzioni filosofiche , impegno e coerenza nei confronti dell’Unione europea potrebbe guidare la formazione politica di centro-sinistra vincente, ma non Certamente quella di centro-destra. Non solo, ma il nuovo centrosinistra in fase di formazione potrebbe con l’aiuto di Draghi presidente della Repubblica trovare il suo nuovo giovane leader. Quindi l’ex governatore della banca europea deve essere “accasato” e l’unica casella libera nel 2023, anno in cui si voterà, è quella del quirinale, visto che l’altra di presidente della commissione Europea, si libera nel 2024. Concludo dicendo che il prossimo Presidente della Repubblica italiana, secondo me, Sarà per necessità il professor Mario Draghi. Sbagliata la mia considerazione e perché? Buon inizio settimana a tutti coloro che leggono su questo blog Antonio De Matteo Milano