Matteo Renzi ha cominciato, come era facile prevedere, a mettere sotto assedio quotidiano il governo che ha contribuito in maniera determinante a fare nascere. Non è certo una sorpresa. È un’azione coerente con il disegno che ha messo in atto creando il suo partito: un partito personale, in senso proprio, per certi aspetti unico, almeno in questa forma, nel nostro panorama politico.
In scena la politica che diventa pura manovra
Ciò che Renzi intendeva costruire, e che ha in effetti costruito, era un partito che corrispondesse ai suoi interessi, prescindendo dallo spazio politico in cui situarlo. Un partito che può muoversi lungo tutto l’arco parlamentare, con l’eccezione della destra di Salvini, ma non di quella di Berlusconi, come si è visto in questi giorni. È il capo che decide, volta per volta, sulla base del suo interesse, se dirigere la barca a destra o sinistra. Non ci sono rotte stabilite, se non quelle che gli servono per raggiungere gli obiettivi che si è fissato. Un romanziere della Francia di Luigi Filippo si divertirebbe a descrivere questa situazione: è in scena la politica che diventa pura manovra di potere, senza alcun vincolo che non sia appunto la ricerca del potere in sè e per sé.
Renzi vuole avere le mani libere anche per riuscire ad accrescere la sua forza politica con l’acquisto di nuovi deputati e senatori. Sono tutti benvenuti, qualunque ne sia la provenienza. Primum vivere, deinde philosophari. Ci sono poi i seguaci che ha lasciato nel Pd, i quali, al momento opportuno, torneranno alla casa madre, dicendo che il Pd li ha delusi, e che quindi sono costretti a fare scelte che non avrebbero voluto fare. È la tattica del “cavallo di Troia”, anche questa tipica di Renzi: l’ha utilizzata a suo tempo per impadronirsi, con le primarie, del Pd.
Sostenitore e sabotatore del governo Conte
Nella recente crisi, per occupare nuovamente il centro della scena politica, ha rovesciato le valutazioni di un anno fa sui Cinque stelle. Renzi ha in mente un solo obiettivo di lungo periodo: la riconquista della Presidenza del Consiglio. Chi non capisce questo, avrà brutte sorprese, anche sul piano del governo. Lo sosterrà finché sarà abbastanza debole per poter affrontare nuove elezioni. Lo farà cadere appena si convincerà di avere delle buone carte da giocare e che per lui può riaprirsi il portone di palazzo Chigi. È bene che Conte, Zingaretti, Franceschini l’abbiano presente. A meno di non voler cadere nelle imboscate che Renzi preparerà giorno dopo giorno, con la fantasia che non gli manca e con la preveggenza che è la sua principale dote politica. Questo è l’arco della sua azione ora e nei prossimi mesi. Sarà al tempo stesso un tenace sostenitore del governo, e il suo sistematico sabotatore.
C’è però un elemento strutturale che indebolisce questo disegno. Delineando caratteri e prospettive del suo nuovo partito, l’ex premier ha detto di guardare, in primo luogo, al centro: questa dovrebbe essere la base materiale della nuova forza che intende costruire. È un’analisi profondamente sbagliata: l’Italia della situazione attuale è devastata da una profonda sofferenza sociale, acuita dalle diseguaglianze che si sono approfondite negli ultimi venti anni generando profondi rancori e risentimenti sociali e politici che sono stati alla base del successo dei Cinque stelle. Chiuso nelle nebbie dell’ideologia e nella rappresentazione teatrale che da anni infligge agli italiani, Renzi non vede la situazione per quello che è, vive in un mondo in cui la dimensione ideologica si è completamente sovrapposta, fino a divorarla, alla realtà materiale della vita – e delle sofferenze – degli individui in carne ed ossa.
Quello che si muove nella società italiana
Questi sono oggi i caratteri essenziali della situazione, e lo dimostra anche il declino, nell’ultimo periodo, del Movimento 5stelle: la sua crisi è stata dovuta, oltre all’incalzare dell’azione politica di Salvini, al fatto che esso comincia ad essere visto come un pezzo del sistema, inserito nei tradizionali meccanismi del potere. Con tutto ciò che questo comporta anche dal punto di vista delle ambizioni personali del ceto politico che si è costituito dentro ai Cinque stelle. Un ceto che si muove ormai secondo vecchie logiche, come appare dai sussulti che si sono avuti nel Movimento dopo la costituzione del governo per le delusioni – chiamiamole così – di coloro che non ci sono entrati o non sono stati cooptati nelle strutture di potere collegate alla sfera governativa.
Puntare al centro e su una sua ricostituzione in forma egemonica significa non aver capito le richieste che arrivano dal fondo della società italiana, che chiede un radicale mutamento di rotta rispetto al passato. Oggi occorre procedere in una direzione opposta a quella che dice Renzi. Va costituita una forza politica di centro-sinistra alternativa alla destra, riorganizzata sotto la guida di Salvini in forme radicali, estranee, per certi aspetti, alla normale dialettica parlamentare e distanti da quella che è stata in Italia la destra liberale di Berlusconi. Con Salvini è iniziata una nuova fase nella storia della destra italiana con una accentuazione del suo profilo autoritario e demagogico che l’avvicina a quelle che sono le forme politiche della destra reazionaria italiana ed europea.
Serve una nuova forza di centrosinistra
Questa nuova forza di centro-sinistra può nascere solo dalla convergenza in un nuovo schieramento di tutte le energie riformatrici che sono presenti nella società italiana, che ha bisogno di interventi radicali, non di politiche che tocchino la superficie dei problemi senza affrontare i nodi strutturali. Se questo non accade, per l’Italia ci sarà solo un destino di declino e di decadenza. Siamo seduti, bisogna saperlo, su un vulcano.
Il Pd può essere il federatore, come dice Emanuele Macaluso, di queste forze e un architrave di un tale schieramento. Ma deve essere chiaro che non può giocare da solo questa partita. Se i dirigenti del Pd pensassero questo aprirebbero la strada alla sconfitta loro e di tutto lo schieramento riformatore e di sinistra. Bisogna trasformare se stessi per costringere gli altri a trasformarsi e a porsi in una prospettiva che coincida con la salvezza e il progresso dell’Italia .
La guerriglia che Renzi sta sviluppando contro il governo e contro il Pd con la costituzione del suo partito è stata resa possibile dalla legge elettorale che ha generato queste Camere. Si tratta di un fenomeno generale. È facile prevedere che l’attuale Parlamento, proprio per la forma della sua costituzione, sarà connotato da fenomeni di disgregazione dei gruppi parlamentari, specie di quelli più vasti. Non essendoci in Parlamento due schieramenti contrapposti, radicalmente alternativi, ciascun parlamentare è in grado di far pesare il proprio voto, spostandosi dove lo ritenga più opportuno, a seconda del suo interesse . Il fatto che Renzi abbia rinunciato al sistema maggioritario, che aveva difeso tante volte, non meraviglia. Prima si sentiva il padrone della scena, e quindi difendeva il maggioritario. Ora è ai margini, e perciò sostiene il proporzionale. Se tornasse a vincere, riprenderebbe a difendere il maggioritario. Nihil sub sole novi.
Attenti, il sistema proporzionale genera trasformismo
Sono chiare le ragioni che in un’altra situazione storica – prima del 1989 volendo periodizzare – hanno portato a una difesa intransigente del sistema proporzionale da parte del Partito comunista italiano. E si comprendono i motivi che spingevano Enrico Berlinguer e Nilde Jotti a insistere sulla necessità che nel Parlamento fossero rappresentate tutte le articolazioni della società italiana, nessuna esclusa, tutte degne di essere presenti . Erano, in quella situazione, rivendicazioni giuste e servivano, in un mondo diviso in due, a difendere la forza comunista quale baluardo della democrazia italiana.
Quel tempo è passato. Non esiste più una cortina di ferro, il ruolo dell’Italia è cambiato, non è più un paese di frontiera, il comunismo sovietico è finito. E il raggio di azione delle forze politiche italiane è profondamente mutato. Tutto questo investe, e non può non investire, anche il giudizio su quale sia il sistema elettorale più coerente con la strategia del movimento riformatore italiano. Ed è un problema di oggi, non di domani: perché riguarda l’iniziativa politica che si mette in campo, qui e ora.
Molti in Italia criticano il trasformismo come carattere della nostra storia, e molti hanno sottolineato questo elemento della crisi che ha portato alla costituzione del nuovo governo. Giusto. Sono entrate in Consiglio dei Ministri forze politiche che raccolgono poco più dell’uno-due per cento del consenso elettorale, e che sono tuttavia decisive per la vita del governo. Tutto questo toglie energia alla democrazia rappresentativa, la rende poco credibile, riduce il Parlamento a un castello con il ponte levatoio alzato. Un luogo nel quale i rappresentanti del popolo giocano una loro partita con tutte le pedine a loro disposizione, per mantenere il loro potere.
Nella situazione italiana, il sistema proporzionale, anche in forme limitate, genera trasformismo, corruzione, anche perdita d’identità delle singole forze politiche. Ed è un rischio altissimo,specie in questo momento. Se le forze riformatrici vogliono candidarsi alla guida dell’Italia devon oriprendere nelle loro mani la bandiera della “vocazione maggioritaria”. E muovendo di qui, rimettersi insieme in cammino. Altrimenti si resta nella palude.
12 Comments
Michele Gilberto
hai scritto queste pagine con una dose massiccia di retorica e dietrologie che non si riesce a capire su quale nuvola stai.
Argomenti concreti zero, non parliamo poi di proposte riformiste per una sinistra o centro sinistra riformista che tu immagini.
Allora ti faccio una proposta, prendi un foglio di carta e fai 2 colonne, su una ci metti tutte le azioni concrete riformiste e se vuoi di sinistra fatte dai governi prima di Renzi, sull’altra invece mettici le riforme e le cose realizzate nei soli 1000 giorni del governo Renzi, magari dividendole di destra e di sinistra e vediamo cosa esce fuori.
Tanto per ragionare su cose concrete e non sul sesso degli angeli.
Grazie
Saluti cordiali.
Gianni Moscatellini
Gianni , tutto d’accordo con te , però che tristezza che intelligenze come quella di Gilberto siano sprecate per il nulla.
Marco bs
Grazie di cuore a Gianni Moscatelli con cui sono totalmente d’accordo.
Sono rimasta letteralmente basita dalle parole di Ciliberto.
Difficile risolvere i problemi con, lunghissimi discorsi, interviste,dibattiti. forbiti , melodrammatici, pseudo filosofici, ma senza una proposta concreta sulla quale tutti gli interlocutori possano esprimersi con un semplice no o si. Nell’articolo suddetto su Renzi del signor Ciliberto Michele, che non conosco, ho riscontrato due cose che condivido, dopo una lunga e faticosa lettura del suo scritto e sono le seguenti.
1 ) Matteo Renzi sta facendo di tutto per tornare a fare il “capo” ed usa la teoria machiavellica: il fine giustifica i mezzi.
2 ) nella situazione politica attuale italiana una legge elettorale proporzionale creerebbe,trasformismo,corruzione e perdita di identità tra le forze politiche, pertanto è assolutamente necessario tornare alla vocazione maggioritaria che Matteo Renzi tanto amava.
Agli amici renziani, ai cosiddetti “vivaci”, mi permetto di dire che le grandi intelligenze fanno tristezza anche quando vengono usate solo per fini personali: coloro che abbandonano la propria casa per una dimora in cui il loro potere sperano sia assoluto non saranno mai i miei leader. Sono disposto, quindi, a parlare con gli amici “vivaci” dei problemi italiani, ma non più di Renzi Matteo senza disconoscere o ripudiare le grandi riforme del governo Renzi. Spero che l’attuale governo duri e che si possano creare le basi per un’alleanza tra il popolo del PD e quello del movimento cinque stelle da contrapporre al popolo di Salvini .
La suddetta speranza mi fa impegnare ancora di più, senza piangermi addosso, per una società migliore, un’Italia unita insieme all’Europa. Buona serata a tutti Antonio De Matteo Milano
Ben detto Gianni.
Camillo
Intervengo in ritardo sull’articolo di Ciliberto, colpevole, ancora una volta, di essere un “professore” (anzi un “professorone”), che tenta un’analisi della situazione attuale ma, poveretto, non sa come fare a uscirne…
Ora, le analisi sono la premessa per prendere decisioni non estemporanee, decisioni che spetano alla classe politica, e soprattutto a chi governa. Queste analisi mancano da molto tempo, e oggi nesun partito, dico nessuno, tra quelli verie quelli inventati, offre una compiuta, convincente proposta di società, una idea concreta, appunto, di che tipo di società intendono costruire. Propongono lemmi, titoli, che cambiano spesso sull’onda degli eventi. La scuola appare e scompare, i diritti civili pure, le tasse non ne parliamo, ci sono tutti igiorni ma non si capisce nulla di ciò che è davvero possibile fare, i migranti ora sono un problema ora no etc. etc. Quindi non demonizziamo le analisi che, certo, sono faticose da assimilarem, ma sono la base per ogni discussione vera e per offrire qualche proposta.
Nel merito, non è sano che l’azione politica di renzi venga sottratta ad un’analisi, appunto, ma sia ricondotta a tifoserie stucchevoli e rancorose.
Renzi ha proposto, unico in anni recenti, una sua visione riformatrice; questa si fondava su alcuni presuposti: la modernizzazione del sistema politico nel suo complesso, con la riforma costituzionale ed elettorale, la riforma del lavoro con ladeguamento dello stesso a una maggiore flessibilità, la riforma della scuola, la riforma della giustizia. Nei suoi an ni di governo,m Renzi ha lanciato tutte queste riforme praticamente insieme, come un disegno complessivo, e qui niente da dire. Tuttavia, il suo disegno alla fine è fallito, e ha creato un vuoto nel Pd e nella politica italiana. Legittimo chiedersi se e dove sono stati commesi errori, e perché: posto che non è stato D’Alema o l’opposizione interna a far fallire il disegno renziano, se vogliamo uscire dalle favole e tornare alla realtà delle cose. Credo che il disegno fosse, paradossalmemnte, troppo ambizioso, e che Renzi eil gruppo intorno alui non fosse all’altezza della sfida. Inoltre, una buona dose di eccesso di fiducia in s estessi, un insemieme di insofferenza e arroganza, l’inclinazione a non accettare alcun compromesso, hanno creato le condizioni per una reazione che può anche essere giudicata sbagliata, ma che ha avuto buone ragioni per affermarsi.
Faciamo qualche esempio: la rifroma del lavoro fatta contro i sindacati, o almeno senza di loro; sindacati considerati pezzi di passato che ostacolavano la modernizzazione dle sistema; qualcvosa di vero, ovviamente, detto da molti anche a sinistra; ma se il risultato è la “modernità” del decisionismo, dell’uomo che comanda, non meravigliamoci se poi si verifica una reazione dura, difensiva di diritti che, al di là degli errori del sindacato, si considerano in pericolo. Sulla scuola tuto si è risolto in un gigantesco iter burocratico di assegnazione di cattedre, creando disagio, ma gli insegnanti, il mondo della scuola in generale, non ha visto,e quindi non ha percepito, un vero cambiamento, una centralità della scuola nelle politiche del Pd, un rinnovato rispetto euna valorizzazione del lavoro degli insegnanti. A fronte di proclami troppo ambiziosi, è maturata una delusione, forse ingenerosa, perché qualcosa si è fatto, ma comprensibile. Lo stesso vale per molte altre cose, per le ambiguità e oscillazioni sull?europa, per un populismo che doveva contrastare i populismi ben più agguerriti della destra. La riforma costituzionale, insieme con quella elettorale, ha infine spaventato molti; lasciamo stare le impostazioni demagogiche: la fine del bicameralismo perfetto è una bella cosa, la riduzione dle numero dei aprlamentari pure etc. etc. Ma non dare retta alla sinistra inerna del Pd e proporre l’elezione, non la nomina, dei parlamentari; la incompiutezza della legge elettorale, che era stata parzialmente respinta dalal consulta e quindi abbisognava di modifiche di cui non si conoscevano i dettagli, le obiezioni tecniche dei prtofessoroni che (parola della Boschi), in vent’anni non avevano combinato nulla, e quindi derise, hanno creato un corto circuito di cui Renzi è il principale artefice. Quindi il suo disegno, che conteneva cose buone e altre meno buone, è fallito per una specie di autoimplosione, per errori nella lettura della complessità della società italiana, per la sottovalutazione di resistenze che se esistono vanno battute con un’azione politica e una capacità di convincimento e mediazione, ma non ignorate o dileggiate.
Ma il problema più grande è venuto dopo: ancora oggi discutiamo della occasione perduta, i renziani si aroccano fino al punto di fare un nuovo partito pur di non “abiurare”; invece, un partito deve poter discutere dei suoi errori, cercare di slavare ciò che va salvato, e guardare avanti. ripensare alcuni aspetti del lavoro, mettere mano alla scuola, riformare la giustizia è un’agenda riformista, con tante altre cose, ma non può trasformarsi in una perenne resa dei conti tra oposte tifoserie, che poi mascherano, nel caso di Renzi e dei suoi, un problema di potere e non di temi e contenuti.
Non aver avuto l’umiltà, e la lungimiranza, o la generosità, di discutere nel merito di un progetto riformatore, edi suoi limiti e dlele sue virtù, è un errore che contnuiamo a pagare. E qui, ovviamente, non è solo responsabilità di Renzi. sua la responsabilità di cercare di comattere il Pd, e non dentro il Pd.
Bravissimo, Guido, è una riflessione di grande importanza e molto utile. Vediamo chi sarà il primo a darti del professorone.
Sergio
Caro Guido Clemente
osservazioni pacate e in parte condivisibili, compreso gli errori che Renzi non mi pare abbia mai negato.
Però il punto è un’altro: tutti a gran voce, dal famoso Lingotto di memoria Veltroniana, si chiedeva RIFORMISMO, CAMBIAMENTO, RINNOVAMENTO.
Ma non sapete che per realizzare tutto ciò, proprio perchè si presuppone cambiamento a qualcuno può dare fastidio e cerca di frenare? O cerca di combattere in tutti modi che tu non lo faccia? Quale delle 2 cose deve prevalere?
Ma il disegno di Renzi era “troppo ambizioso”: e allora ripeto la domanda, come si fa a cambiare senza una ambizione forte a realizzarlo?
” insofferenza e arroganza, l’inclinazione a non accettare alcun compromesso”: anche qui ci possono essere molte ragioni a condividere questo aspetto, ma la domanda è sempre la stessa, ma si vuole o no questo cambiamento su una società, come quella Italiana, sclerotizzata ed incrostata di corporativismi che bloccano e frenano ogni possibile evoluzione che altri paesi Europei hanno già raggiunto? Sì o No?
Ma secondo te può essere un simpaticone colui che cerca di “imporre” questo cambiamento? Un professore che in aula racconta barzellette rispetto al severo professore che impone una disciplina allo studio risulterà sempre più simpatico il primo. Però quello che ti fa vincere le sfide della vita è il secondo.
Di queste cose, insieme a tante altre, certa sinistra italiana è convinta o no di questo percorso duro e impegnativo ? Veltroni si arrese di fronte a certi blocchi Renzi No. Già qui si evidenzia chi è un leader chi no.
Poi ripetiamoci all’infinito che Renzi di errori ne può aver commesso e se vuoi sapere quale è per me l’errore più grave è quello di aver rotto con Berlusconi sulle riforme costituzionali e dar retta ad una certa sinistra per la nomina del Presidente della Repubblica. Che poi non era quello il motivo perchè Mattarella o Amato non cambiava granchè. L’obiettivo primario era di non far vincere Renzi al referendum, che avrebbe sì iniziato un percorso di grande riformismo. Invece oggi ci troviamo nel pantano in cui siamo.
Per certa sinistra il bilancio finale, perchè è questo che conta , era meglio quello di “sopportare” alcune sofferenze, passo dopo passo, per il bene del Paese e soprattutto per i più deboli di cui ci riempiamo la bocca troppo spesso o ritrovarsi oggi ne carne ne pesce in una palude con mille compromessi frenanti in tutti i sensi?
In conclusione a queste riflessioni, il PD è rimasto ancorato a quella certa sinistra che sguazza in questa palude , non certo per il bene del Paese ma per propria autoreferenzialità. Tutti noi e Renzi vogliamo volare più alto e battersi per progetti più ambiziosi, moderni, RIFORMISTI, europei anche se sicuramente più faticosi ed in ripida salita.
Oggi questo è il dilemma che abbiamo davanti, ognuno faccia la scelta che ritenga migliore, noi guardiamo ad un futuro diverso, e non mi parli di tifoseria, perchè un gran numero di noi, me compreso, fa politica militante da 40 anni e non ne può più di certe liturgie noiose e perdenti.
un caro saluto
Gianni Moscatellini
Non capisco, Gianni, perché tu continui ad addebitare la nostra sconfitta al referendum anche a noi compagni del PD oggi in aperto dissenso con Renzi ma che all’epoca abbiamo fatto la nostra battaglia a favore del referendum, io fra l’altro da direttore de l’Unità. Dare questa versione totalmente falsa serve solo a tentare di gettare ogni elemento di critica nel calderone della sinistra passatista e conservatrice. Non ti sembra un metodo scorretto? Per il resto il discorso sul leader mi fa tremare i polsi. I miei leader si chiamano Gramsci, Berlinguer, Mujica, tutta gente molto lontana dall’arroganza e dall’autoreferenzialità. Chiaro?
Sergio
Caro Sergio
Te lo dico con il cuore, non guardare il dito ma la luna.
Non c’è niente da fare ci sono due anime con visione diversa nel caro PD. Non potevano convivere. E attento, Io che sono in trincea é una situazione esasperata soprattutto nel corpo alto della dirigenza. Quello che ho sempre sostenuto è quello di usare intelligenza strategica, di seguire una separazione consensuale alla conquista delle proprie praterie.
In Italia l’avversario da battere è la destra, la peggiore d’Europa.
I leader, certo sono quelli che indichi tu, ma sono del passato, non possono essere buoni per tutte le stagioni. Io a 65 anni guardo anche al presente ed al futuro e ti puoi pure arrampicare a tutto quello che vuoi, ma oggi Renzi non ha confronti. Quando ce l’avrà te lo farò sapere.
Buona serata
Gianni Moscatellini
Caro Professore Guido Clemente,
condivido le sue osservazioni e, da ex “renziano”, ci tengo a ribadire la conclusione del suo articolo: “ Matteo Renzi ha scelto di combattere il PD e non dentro il PD”. Caro Professore per me Renzi è stato una grande delusione, ma spero che il PD a guida Zingaretti resista e contribuisca a creare un nuovo centro sinistra che possa contrapporsi alla destra di Salvini.
Buona serata a tutti. Antonio De Matteo Milano Buona serata a tutti
Sergio, è vero o no che all’interno del PD , dopo che tutti insieme si era deciso di votare SI, la cosiddetta sinistra interna ha costituito addirittura dei comitati per il NO ? È vero o no che esponenti della CGIL e FIOM hanno fatto assemblee , anche coi pensionati, all’insegna del NO , ne’ sono un testimone oculare perciò non dire tu delle falsità.
Marco bs