Grandissime polemiche per le liste. Guerra dura soprattutto nel Pd. Per gli ultrà renziani va tutto bene, benissimo (ma loro applaudirebbero qualsiasi cosa). Quelli un po’ più normali, invece cercano di capire. Che cosa è successo?
E’ accaduto che il segretario ha usato la mannaia e si è costruito liste di candidati esattamente come piacevano a lui. Pochi posti alla minoranza, tanti fedelissimi (o supposti tali, poi si vedrà). Fuori anche gente per bene e competente.
Sbaglio colossale?
In queste liste si intravede già il partito di Renzi, il PDR, come lo chiamano i giornali?
In effetti è così. Molti protestano, ma un po’ a torto. Uno degli obiettivi, e nemmeno tanto secondari, di queste elezioni è quello di distruggere Renzi e di mandarlo a casa. Di toglierselo di torno, via.
Gli strumenti di difesa del segretario non sono molti: se il 4 marzo dovesse andare sotto il 20 per cento saremmo vicini alla sua fine politica (salvo tornare fra cinque anni).
In queste condizioni, un po’ precarie, Renzi ha giocato l’unica carta che aveva in mano. Forte della sua designazione a segretario con il 70 per cento dei voti (alle primarie), ha avocato a se stesso la compilazione delle liste dei futuri parlamentari.
L’obiettivo è quello di avere un gruppo parlamentare schierato al suo fianco e poco incline a giochi di palazzo, cioè a tradimenti. Ma tutto ciò, obiettano i puristi, non è democratico.
Purtroppo, va ricordato a questi critici che la sinistra non ha grandi tradizioni democratiche, a parte le vanterie. I segretari del Pci, di norma, se ne andavano dopo morti. E certo non procedevano a consultazioni democratiche per compilare le liste. Lasciavano qualche posto anche ai non allineati, giusto per poter dire che erano democratici e aperti alla diversità di idee.
La battaglia di Renzi è ancora più complicata di quelle di una volta. Tutti i sondaggi dicono (e almeno in questo forse ci indovinano) che il 5 marzo non ci sarà alcuna maggioranza coerente in parlamento. E allora comincerà il gioco dei quattro cantoni. Salvini vedrà se gli conviene andare con i 5 stelle, quelli della Leu faranno gli stessi conti, il Pd (probabilmente) cercherà di capire se ci sono i numeri per fare maggioranza con Berlusconi e quel che resta della sua coalizione. E così via. Chi arriva ultimo nel gioco rimane in piedi.
Per non essere sfracellato in questa partita, che si annuncia caotica ancora prima che dura, Renzi deve essere un bravo manovratore, agile, e spregiudicato, ma soprattutto ha bisogno di un gruppo parlamentare che non faccia troppe storie, che non metta sul tavolo troppi distinguo.
E c’è chi guarda anche più lontano. Fin dalle prime Leopolde è in corso un dibattito “carsico” (un po’ emerge, poi scompare, poi riemerge) sul fatto che la rottamazione più urgente non era quella di Bersani o di d’Alema, ma quella dello stesso Pd, considerato, già allora, una sigla usurata e appesantita da residui novecenteschi.
Insomma, tutto a mare. E si fa un nuovo partito liberal-democratico, alla Macron. Chi sogna ancora l’articolo 18 o la difesa puntuale delle aziende decotte, se ne sta nel vecchio Pd. Gli innovatori nel nuovo partito. Renzi, in prima persona, ha sempre bocciato questa idea: si sta nel Pd, lo strumento è il Pd.
Ma, forse, senza dirlo, ha cominciato a cambiare parere. Nel compilare queste liste ha umiliato le sue minoranze come non mai: se ne possono anche non andare via, ma diventano del tutto irrilevanti. Se però se ne dovessero andare, meglio. Insomma, non le ha prese a padellate in testa, ma quasi.
Poi si fa En marche. O si spera.
25 Comments
Analisi ottima, Turani è bravo. Da aggiungere: tutti gli opinionisti italiani sono contro il PD, ne disconoscono e tacciono i successi al Governo, vogliono rimettere in un onoratissimo cantone a non pesare nulla una sinistra italiana che lì se ne è sempre stata. Con un Segretario alla Bersani ci sarebbero perfettamente riusciti, LeU servirà da stampella a qualche pastrocchio. Ma in Italia si sta formando una classe dirigente e politica nuova, che si riconosce nei disegni della Leopolda. Nel cantone non ci starà, anche se sarà minoranza per vent’anni. Non è tempo di bilancini e di manuali Cencelli. O si mena, o si scompare. Avanti compagni o cosa cavolo siete!
Alla fine Turani è il più renziano di tutti, arrivando ad attribuirgli disegni ultra renziani.
Comunque, se Renzi avesse voluto farsi un Partito, l’avrebbe fatto anni fa.
Finora ha scommesso sul PD, a mio avviso ripensarci sarebbe tardi e rischierebbe di creare l’ennesimo partitino personale, senza ambizioni egemoniche. Non mi pare l’obbiettivo del Nostro.
Chissà come andrà! Le prossime elezioni saranno davvero uno spartiacque, dopo di che la sinistra liberale e progressista dovrà decidere se concorrere davvero al governo del Paese o ritirarsi in una ridotta dorata per pontificare, mentre gli altri si contendono le spoglie dell’Italia.
Dio non voglia che vada a finire così. Anche questa volta non potremmo che dare la colpa a noi stessi, come nel ’94, nel ’98 e nel 2008.
D’altronde la cultura di sinistra in Italia è sempre stata minoritaria e, tutte le volte che s’è provato ad unirla per creare una forza egemone, qualcuno ha sempre provveduto a sfasciarla: per gelosia, per invidia, per tracotanza.
Ci proveremo ancora, fino a non si sa quando, anche se “ad impossibilia nemo tenetur”.
Cari amici del blog, però un poco di obiettività non ci farebbe male; come non negare che le modalità della loro formazione e la sostanza delle liste generano perplessità ed amarezza?
In quella che si prospetta purtroppo come una battaglia fondamentale per la difesa della democrazia in Italia, non pensate che sarebbe stato molto meglio scegliere un percorso realmente condiviso, associando nelle scelte dei candidati le minoranze, peraltro estremamente corrette e leali come da ultimo si stanno dimostrando? E non pensate che l’ immagine del PD ne sarebbe uscita molto più limpida e forse vincente se nelle nostre liste fossero state presenti personalità come Manconi, Tocci, Lo Giudice, figure che con profili diversi tanto hanno dato e tanto rappresentano nel delineare il profilo di un partito realmente giusto ed innovatore? E come non restare perplessi di fronte al diniego di Cuperlo ( che giustamente rivendicava oltre che voce in capitolo anche una collocazione coerente con la sua storia politica) o seggi a dir poco improbabili, anche se forse blindati, come quello attribuito a Giachetti o alla Boschi? E come non restare negativamente sorpresi di fronte ad una presenza così risicata della c.d. società civile, quando lo stesso Renzi diceva che nel corpo a corpo nei collegi era lo spessore dei candidati che avrebbe fatto la differenza …, da cui ben pochi esponenti hanno accettato le lusinghe del PD e dove la presenza significativa e innovativa pare ridursi ai soli Siani ed Annibali? Temo che ciò sia indice o di mancata attenzione da parte del PD o peggio evidente disaffezione alla nostra proposta politica. Non mi associo ad alcuna dietrologia, non credo vi sia in atto una mutazione genetica di fatto o una occupazione o renzianizzazione del partito; temo vi sia “solo” una grande miopia politica, l’ ormai acclarata mancanza di generosità e l’ incapacità di pensare in grande, capire che in gioco non è il banale controllo del partito o di un prevedibilmente esiguo gruppo parlamentare , in gioco è il futuro del paese, i nostri valori, la difesa di quel mondo che ancora nutre una speranza nel centro sinistra e che rappresenta l’ unica giustificazione al nostro esistere. In Senegal qualcuno lo ha capito, al Nazareno no. Aridatece Veltroni. Salvatore Bini
Caro Salvatore,
Veltroni, una delle migliori menti politiche degli ultimi 30 anni, è stato costretto alle dimissioni da quella parte della sinistra (e del Partito) che non sopporta nessuno che abbia voglia di fare riforme sul serio, assumendosi responsabilità dirette nel Governo del Paese. Prodi subì simile sorte.
Quando anche Renzi sarà stato ridotto all’impotenza (cosa che mi pare molto difficile, ma comunque ci stanno provando con grande energia) e saremo ripiombati nelle mani della nomenklatura, qualcuno, dopo, forse dirà: “Aridatece Renzi”.
Non mi dilungo perché oggi ho già espresso il mio pensiero in altri post, cui rimando.
Non voglio essere invadente né monopolizzare il blog, quindi mi taccio.
nella compilazione delle liste da sempre è scorso il sangue. figuratevi ora quando presumibilmente i numeri andranno calando. francamente non credo alle blindature. in caso di sconfitta ne vedremo di tutti i colori.
In veste di uno di quelli “meno normali” (Turani dixit) vorrei dire anch’io la mia. A me sembra che noi, un po’ tutti (mi ci metto anch’io), volenti o nolenti, ci facciamo influenzare da tutto questo bailamme di dichiarazioni, articoli (anche solo titoli) di “giornaloni” e sproloquiamenti vari nei talk! Quello che è evidente è il “dejà vu” della campagna referendaria, e cioè che il “nemico” da battere è lui! Nessuno che parli delle “buffonarie” del m5s, quelle consultazioni che vengono spacciate (da loro) come “la più grande dimostrazione di democrazia, in cui è il ‘popolo’ che decide”. Popolo? Qualcuno conosce i nomi dei candidati, sa quanti sono stati i voti (click) degli “elettori”, quante preferenze hanno avuto gli “eletti”? E i così detti rappresentanti della “società civile” (?) (gente come Lanutti e Paragone, da sempre schierata col movimento), da chi sono stati votati? Per non dire di F. I, Lega e F. d’I. all’interno dei quali hanno deciso, solo ed esclusivamente, Berlusconi, Salvini e la Meloni (ma lì regna la “democrazia”, stanno tutti zitti e buoni!)! Ma di questo nessuno parla, lì è tutto regolare, normale, l’anomalia è Renzi nel PD! Personalmente di queste menate ne ho piene le scatole. Ho chiesto giusto oggi a Orlando di dirmi se nel 2013 aveva sollevato una qualche rimostranza quando Bersani, allora segretario del PD, riservò a Renzi, sconfitto alle primarie ma comunque detentore di oltre il 40% delle preferenze, un “bel 10%” di posti nelle liste. Attendo ansioso la risposta.
Caro Silvano,
in riferimento a questa tua ultima frase sulle primarie vinte da Bersani ti dico che tantissimi di noi sollevarono dubbi e perplessità, se non addirittura (come il sottoscritto) vere e proprie incazzature. Io avevo votato Bersani contro Renzi ed ero tra i tantissimi compagni entusiasti dei risultati delle primarie. Naturalmente come sappiamo Bersani tradì questo risultato e riempì le liste di suoi paracadutati rendendo del tutto vane le speranze di rinnovamento. Proprio su questo fatto, gravissimo, nacque il mio interesse verso l’ “odiato” Renzo e cominciai a pensare che forse, al di là dei dubbi che avevo sull’individuo (dubbi caratteriali e di formazione politica), forse era bene appoggiarlo perché se questo partito non lo rinnovava lui, forse non lo rinnovava nessuno. Pensa adesso come mi sento nel vedere Renzi comportarsi esattamente come si comportò all’epoca Bersani. Credi che la mia attuale disillusione e i miei profondi dubbi derivino da cose oggettive o pensi che sia anch’io fra quelli che chiami “influenzati da una campagna a noi ostile”. La verità è che Matteo ha fatto una grandissima cazzata, umiliando la sinistra interna, e ne pagheremo tutti le conseguenze.
Ciao
Sergio
Grazie a Staino abbiamo questo séparé del suo blog in cui, da compagni, esterniamo le nostre riflessioni e perplessità e incazzature per come sono stati schierati i nostri “soldatini”nella prossima battaglia democratica, cioè le elezioni. Se guardo le forze in campo e leggo le dichiarazioni programmatiche dei nostri avversari ( seguite sempre da ridimensionamenti e retromarce) a me salta agli occhi la mancanza di visione storica; aldilà della presa di potere, non vedo in che cosa i 5Stelle possano incidere nella storia italiana, europea, mondiale. Quanto al centrodestra sappiamo già tutto per il déjà vu e per quello che dicono ( e che dio li perdoni).
Il progetto renziano si vede e, se posso dire, potrebbe fare data nella storia dell’ Italia in Europa. Potrebbe anche portare danni irreversibili al PD.
Per il momento sono dispiaciuta di non trovare nelle liste delle persone con una ottima cultura, politica e non, quali Marilena Fabbri, Sergio Lo Giudice, Donata Lenzi’. Aggiungo anche Errani.
Sandra Festi.
Adesso mi rimbocco le maniche e affronto come posso la campagna elettorale.
Brava. Le nostre tante delusioni e le tante incertezze che ci derivano non devono assolutamente servirci come alibi per indebolire il centrosinistra, l’unica forza riformista seria che abbiamo in Italia. Però abbiamo tutto il diritto di incazzarci perché potevamo muoverci con più serietà e non muovendoci come nel passato si sono mossi i vari D’Alema, ragione per cui oggi ci troviamo assai lontani da lui. Ma lo capirà questo, Renzi? Me lo chiedo varie volte al giorno e non è un bel segno.
Caro Sergio, consentimi una replica. Tu sai che sono stato critico, anche in maniera molto dura, verso Renzi. Ma, come hai detto bene anche tu pure io ero (e resto, malgrado tutto) convinto che al momento lui sia l’unico politico nella sinistra capace di rinnovare il nostro Partito e, se manterremo il governo, anche il Paese. Poi d’accordo, di errori ne ha fatti e ne farà ancora, lui e anche la sua squadra, ma vivaddio abbiamo noi forse ricordi di qualcuno, anche guardando solo ai nostri, che non abbia fatto errori nel governare, sia a livello locale che nazionale? E sulla questione delle liste, vorrei che qualcuno mi facesse l’elenco di coloro che, essendo stati esclusi, non lo siano stati perché non più “derogabili” o in ragione dell’età o perché era comunque preferibile, nel senso di più utile alla causa del Partito, candidare qualcun altro al suo posto, per questioni di competenza, di appartenenza al territorio o altro. Che poi ci siano in lista tanti “fedelissimi” del segretario, l’hai detto, è una modalità praticata anche in passato ma che si presta a tante critiche. Mi piacerebbe, però, che chi lamenta l’esclusione di certi/e compagni/e non ne facesse una questione di “nomi” ma, eventualmente, di curricula perché altrimenti finiremmo anche noi fra i “gattopardi”, con tanti saluti al sempre auspicato, ma mai attuato, rinnovamento del Partito mediante lo “svecchiamento” del suo quadro dirigente. Quello che mi sembra invece stia passando è che certe candidature sono state “cassate” da Renzi e dai suoi per questioni di antipatia o di scarso allineamento al “Renzi pensiero”. Ma è davvero così?
Sì, purtroppo è così. Potrei elencarti tanti candidati ottusi, clonati, con encefalogramma piatto, ma, come dici giustamente, questa è prassi normale anche nel nostro PD. Ma allora perché ho rotto con D’Alema? Perché ho rotto con Bersani? Perché ho rotto con amici carissimi come Civati, Vendola o Cofferati? Perché volevo una persona diversa, seria, competente e che scegliesse in base ai curricula, come dici tu, e non in base al servilismo mostrato nei confronti del segretario. Perché scegliesse un Manconi e lasciasse a casa un Andrea Romano se vogliamo fare due nomi come esempio. Mi sento legittimato ad essere molto incazzato, molto deluso e ferito. Come ho fatto già con Bersani farò seriamente la mia campagna elettorale per le ragioni che tutti sappiamo ma porterò questo mio dissenso dentro il partito fino a che non avrò un nuovo segretario al posto di Renzi. A meno che questi non cambi profondamente. E’ un ragionamento semplice e lineare e soprattutto profondamente onesto di un compagno che ha sempre creduto nel partito e non nei singoli uomini.
Mi dispiace contraddirti Sergio, ma continuare a rimpiangere persone che hanno fatto 4-5 o 6 legislature e continuare a dire che sono indispensabili alla linea sociale del partito, vuol dire che dietro a questi fenomeni non abbiamo nessun altro e quindi siamo alla frutta.
Io non credo questo, ci sono tante persone preparate, giovani, magari con meno esperienza, ma viva iddio avanti così.
Poi , pensi che Renzi sbagli a circondarsi di amici e se dici che sono dei servi, non fai onore alla persona che leggo volentieri nelle tue riflessioni e che tante volte condivido, non questa però.
Con affetto
Camillo Repetti
Mi dispiace, caro Bobo, ma l’intervento del dott Turani non è bello, farcito com’è di grossolani insulti verso il PD ed i suoi iscritti e simpatizzanti, gratuiti ed ingiustificati. Per esempio: divide i responsabili del mio partito in normali (sic) ed ebeti che applaudirebbero a qualsiasi cosa. Non mi pare gentile come complimento . Se poi “..Tutta la gente per bene sta fuori..” si deduce che i candidati presentati siano tutti impresentabili. Almeno qualche evidenza su ciò tornerebbe gradita. Se poi il 4 marzo il PD, a lui piacendo, dovesse andare sotto il 20%, ciò comporterebbe la “..fine politica di Renzi (Salvo tornare fra 5 anni)..”. Quindi è un incoerente. Anche se questo birbante dirige il PD “..con il 70% dei voti (non click) alle primarie..” Gente in carne ed ossa da rispettare non da compatire. Il dott Pirani, a questo punto diventa, a mio giudizio, offensivo: “..la sinistra non ha grandi tradizioni democratiche e i segretari del Pci, di norma, se ne andavano dopo morti (sic)..” Scrive poi, il dott. Pirani, che questi segretari, attaccati alla poltrona fino alla morte, “.. non procedevano certo a consultazioni democratiche per compilare le liste..”. Falsissimo. Perché all’epoca non ha frequentato le sezioni del PCI?. Si facevano i congressi (dalle sezioni al congresso nazionale, si eleggevano i delegati fino all’approvazione delle liste). Da ultimo, Scrive il dott.Turani che il 5 marzo “..il Pd (probabilmente) cercherà di capire se ci sono i numeri per fare maggioranza con Berlusconi e quel che resta della sua coalizione..” E’ un auspicio visto quanto lo stesso Pirani ha scritto il 4 gennaio scorso : “.. il 5 Marzo non ci sarà alcuna maggioranza. Nemmeno la fantomatica Grande Alleanza (Pd-Berlusconi)..” Una contraddizione. Prosegue ancora il 4/1: “..Tanto, con l’economia italiana che va comunque bene (a quel punto), perché andare a cercarsi delle grane con governi pasticciati e che stanno in piedi solo grazie a pochi voti comprati (ma da chi? Con i tempi che corrono). E Gentiloni, ben visto da tutti (dalle massaie ai postelegrafonici), sta al suo posto per il disbrigo degli affari correnti..” Quindi il governo a guida PD ha funzionato. Ma questo nell’art. del 29 gennaio non compare. Peccato. Da un analista di questo calibro avrei preferito un intervento anche critico sui risultati economici e sociali raggiunti in questo periodo. Speriamo che provi a farlo
Da ultimo, consentimi una riflessione sul contributo di Salvatore Bini a proposito delle liste, dove, dice lui, in quelle del PD “.. la presenza significativa e innovativa pare ridursi ai soli Siani ed Annibali..”. A parte che a me non pare poco. Ma ciò vuol dire che gli altri candidati sono tutti soggetti incapaci professionalmente e politicamente. E così sono serviti gentiloni e tutto il suo governo oltre ai tanti rappresentanti delle professioni e della società civile in competizione.
Massimo Maini
Cari compagni, mi raccomando a voi: attenti al trionfalismo e al giustificazionismo. Lo so che è molto piacevole autoconvincersi che tutto va bene e che Matteo è bravo qualunque cosa faccia, ma la storia non funziona così. Voi conoscete la mia storia e sapete con quanta decisione ho rotto con tutto il fronte della cosiddetta “estrema sinistra” per aderire al progetto di Renzi ma adesso questo progetto sta cambiando profondamente e Matteo non è più quello che mi aveva convinto a prendere la direzione de l’Unità. Ogni sua mossa adesso ricorda molto da vicino gli atteggiamenti del suo nemico più grande, Massimo D’Alema. Non riesce più a distinguere gli amici acritici a cui va bene tutto dagli amici dialettici che cercano di unire intorno a lui anche persone di altra formazione e storia ma utilissimi al partito. L’analisi di Turani non sarà perfetta ma ha tanti punti su cui bisogna riflettere. Personalmente sono molto in crisi, voterò PD e farò campagna perché il PD e i suoi alleati vincano, ma dopo il 4 marzo occorre aprire un profondo confronto dentro noi perché se andiamo avanti così distruggiamo tutto.
Carissimi tutti,
non mi piace affatto la piega che sta prendendo questa discussione.
Ognuno di noi può nutrire simpatie o antipatie verso questo o quel candidato per motivi vari (vero, Sergio?), rallegrarsi o incazzarsi per qualche inclusione o esclusione, Ma, se ci mettiamo a discutere i singoli curricula, salvo di non trovare Jack lo squartatore, Messina Denaro o un teppista, ognuno fa il tifo per i più vicini, ha da proporre uno migliore, e non la finiamo più.
A me tutto questo schiamazzo sulla composizione delle liste sta dando solo fastidio.
Come ho già detto, nel mio collegio io voterò (non volentieri, ma lo farò senza tanti mal di pancia) un candidato che ha fatto campagna per il NO. E non credo che il mio sia l’unico caso in Italia. La minoranza è minoranza, è rappresentata con i suoi più importanti esponenti, chi si è tirato indietro ha fatto una scelta personale e non possiamo come al solito ribaltare sul Partito tutti i nostri malumori. Chi ha statutariamente la responsabilità, se la prende e ne risponde. Punto.
Controllare col bilancino se è stato più generoso Bersani nel 2013 o Renzi oggi mi pare il solito esempio di tafazzismo.
La sola questione che conta è che un Partito rissoso è meno attraente di uno più coeso: è lapalissiano, ma è così.
Altrimenti ci uniamo al coro assordante dei commentatori politici che tifano e lavorano alacremente per la nostra sconfitta.
L’Espresso titola “Perché Renzi è l’uomo più odiato d’Italia” e giù, con veleni a profusione.
Ma ci rendiamo conto?
L’Italia NON ha odiato Berlusconi, NON ha odiato Andreotti, NON ha odiato Craxi, Forlani e tutta la cricca che ha distrutto conti pubblici e prospettive economiche del Paese. Ora l’Italia deve odiare Renzi?
Ma dove abbiamo messo il senso del ridicolo? delle proporzioni? della storia? del buon senso?
Ora, che lo facciano editori interessati a pescare nel torbido per difendere posizioni e fatturati, fa schifo, ma si può capire.
Ma, che lo facciamo noi militanti, è davvero mostruoso.
Mettiamo i piedi per terra, compagni ed amici. Guardiamo un po’ più avanti, difendiamo quel tanto che abbiamo fatto e promuoviamo l’altrettanto che resta da fare.
Che SOLO NOI possiamo fare: né Leu, né M5s, né Berlusconi. E’ chiaro?
Scusate l’animosità ma il solo pensiero di essere tagliati fuori dal governo del Paese il 5 marzo, mi fa salire la pressione!
Caro Ernesto,
anche a me non piace essere messo al pari degli attacchi dell’Espresso. Nessuno ha mai usato il bilancino per misurare le ipocrisie di Bersani con quelle di Renzi. Ti ho detto che ho sfiduciato Bersani per come si è comportato e adesso vedo Renzi che si sta comportando uguale a lui. Stop. Anch’io sono angosciato di non trovare più Gentiloni (o comunque il PD) al governo dopo il 5 marzo e farò di tutto perché questo non accada. E anch’io voterò persone che non avrei mai pensato di votare anche se avevano votato “sì” al referendum. Sono contento del governo PD, sono contento del lavoro che ha fatto e credo che da questo punto di vista non si possano fare critiche pesanti. Ma quando penso al partito la musica cambia. Matteo sta distruggendo tutto perché, caro Ernesto, una cosa è penalizzare Delrio (tanto per fare un nome) e un’altra è valorizzare e blindare in più parti nomi di persone che pensano solo alla propria carriera. Un bravo compagno deve preoccuparsi e lavorare perché ciò non accada e se accade farlo presente e lavorare perché non accada più. Individuando il responsabile, ovviamente.
Un abbraccio
Una breve precisazione per Massimo; nel citare, quale unica presenza significativa ed innovativa Siani e Annibali, che ovviamente non sono poco, mi riferivo alle candidature provenienti dalla c.d. società civile, a mio avviso estremamente ridotte, nei fatti, nonostante otto anni di Leopolda e quattro di governo, che avrebbero dovuto rappresentare ben altro indotto. Nessuna svalutazione, invece, delle candidature politiche, come non potrei avere stima di Gentiloni, Del Rio, Zampa e l’ elenco sarebbe lunghissimo? Però restano le critiche, sposo appieno le osservazioni di Sergio, sulla rinuncia a profili che avrebbero ben caratterizzato la nostra natura e ragion d’ essere ( Manconi, Lo Giudice ) e, soprattutto, di metodo. In questi giorni stanno rivelando la propria statura e stile Orlando e Cuperlo, con la lealtà e dignità con cui reagiscono e comunque lavorano per il nostro “fronte” , nonostante il torto patito, peraltro evento controproducente per il Partito in primo luogo. Ripeto, Renzi ha perso una ( ennesima) occasione, forse il Renzi del grande discorso in occasione della sua sconfitta alle primarie, che tanti di noi convinse, non lo avrebbe fatto.
Salvatore Bini
Totalmente d’accordo
Tutti bravi e polemici, ma adesso si lavora per alzare le percentuali da bassa pressione delle previsioni.
Ricordo, per riportarci alla ragione, che qui a Bologna, negli anni d’ oro ormai mitizzati del dopo Dozza, nei salotti intellettuali vicini all’ Università, lo sport preferito era sparlare del PICCI ( come si pronunciava per prenderne le distanze) e dei fantastici amministratori che abbiamo avuto. I giudizi che correvano erano intelligenti e pieni di verve, ma, per fortuna si sono spesso spuntati contro il pragmatismo dei politici che ancora rimpiangiamo. Ogni tanto qualche coltellata, ma il ferito taceva e si leccava le ferite.
Tutto è cambiato, ma noi abbiamo ancora bisogno del Partito Democratico.
Sandra Festi – Bologna
Caro Sergio, in primo luogo ringrazio te e gli altri interlocutori per la pacatezza e lo spessore del dibattito. Però, se mi consenti, un appunto lo faccio. Tu dici che Matteo sta distruggendo il partito perché lo usa per far fare carriera ai suoi mortificando alcuni dirigenti storici. Quello che non capisco è perché quelli vicini al segretario sono dei carrieristi mentre quelli che democraticamente lo contestano sono l’espressione massima della società civile e politica. Io la penso diversamente ma apprezzo “.. Orlando e Cuperlo perché con la lealtà e dignità reagiscono e comunque lavorano per il nostro “fronte”, così come acutamente sottolineato da Silvano. Ricordo che in interminabili riunioni in sezione si discuteva, ci si contrapponeva, ci si divideva. Poi… si remava tutti nella stessa direzione. Io capisco che voi siete più informati di me su nomi e correnti ma, con lealtà e dignità, con quelle poche informazioni che posseggo e sugli interventi pubblici di alcuni dirigenti, mi schiero. Ricordo che ai tempi in cui i vari Bersani, D’alema, Cuperlo (segretario della Fgci), delfini di Berlinguer, venivano da noi convintamente votati per ruoli politici delicati. Ovviamente, l’opzione per questi dirigenti comportava un ridimensionamento degli aderenti a posizioni contrastanti con la maggioranza. Minoranza che comunque lottava per divenire maggioranza negli anni a seguire. Qualche nome? A sinistra Cossutta, Ingrao ed altri, a destra Amendola, Napolitano, Macaluso ed altri. La differenza di opinione era su progetti e programmi. E vi assicuro che erano grandi intellettuali e combattenti. Nessuno di loro, però, ha mai perseguito, allora, una scissione o un disimpegno e nessuno di loro ha mai contestato Berlinguer perché incline ai nomi e non ai contenuti. Piuttosto, grazie a lui e a Moro, l’incontro tra le “masse popolari” ha permesso di percorrere un cammino che ci ha condotti al PD. Allora combattiamo per affermare i nostri ideali dentro il PD contro sfascisti e populisti, nella consapevolezza, ora come allora, che è il gruppo che si afferma. Sono un militante illuso? Spero di no.
Massimo Maini
Caro Massimo,
sono COMPLETAMENTE d’accordo con te. Mi dispiace molto che ti abbia dato l’impressione che io consideri opportunisti per principio quelli vicini a Renzi e ti assicuro che non è assolutamente così. Con tutta schiettezza potrei elencarti una serie di compagni che apprezzo tantissimo ma sembra non sia elegante farlo.
Un abbraccio
Molto bene.
Così finalmente rientriamo nelle normali dialettiche, proprie di qualsiasi organizzazione complessa.
Ora dovremmo impegnarci a smontare le pericolose ed antipatiche teorie cospirazioniste che stanno circolando sui media (vedi il solito De Marchis su Repubblica, e non solo).
Il Partito non è sull’orlo dell’esplosione, salvo che qualcuno non lavori per portarcelo. Le elezioni andranno come andranno e dopo dovremo continuare a fare politica per il bene del Paese.
Smettiamola di dare adito alla narrazione di un Partito dilaniato, dove la classe dirigente si odia e aspetta solo di fare le scarpe al vicino.
Quattro anni di buon governo dimostrano il contrario. Sta a noi mettercela tutta per svelenire il clima e giocarcela col sorriso sulle labbra.
La gente sana e laboriosa sta con noi e si aspetta molto da noi. Non deludiamola.
Cari amici del Blog,per favore STOP ! Riconoscendo la buona fede e la passione di tutti rischiamo di parlarci addosso e di spaccare il capello in quattro. Manca1 mese esatto alle elezioni ,non c’è più tempo. Dal basso dei miei novant’anni ,di fede e di passione politica, ho sentito,partecipato condiviso milioni di volte discorsi simili.Ma qui ed ora l’unica cosa che conta è andare là fuori e far votare PD. Come dice Trotta sono profondamente convinta che sia l’unica barriera contro il disastro. Io molto semplicemente e basicamente vado in giro da settimane e sempre di più in questi ultimi giorni, e parlo con tutti,quelli che conosco e quelli che non conosco,e cerco di convincerli.A volte ce la faccio a volte no,ma anche pochi voti guadagnati mi sembrano un successo. Solo questo conta , e continuerò fino all’ultimo momento.Quindi coraggio ,e diamoci da fare…..
Brava ma non sei da sola. Possiamo farlo continuando a discutere, le cose non sono in contraddizione.
Cari amici, a volte siamo in crisi di identità e di autostima, o forse troppo criticamente creativi.
Ma una risposta alle nostre frequenti crisi di identità va pur ricercata.
Allora vi invito, se avete tempo, a rivedere e ascoltare gli interventi svolti oggi alla manifestazione tenutasi al teatro Eliseo con i candidati del PD: Zingaretti, Padoan, Sandra Zampa ( soprattutto) , Lisa Noja, Paolo Annibaldi e Carancini, sindaco di Macerata, capite bene perchè sia intervenuto. Ebbene, ascoltateli e poi, ditevi, questi, nonostante tutto, siamo noi., questo abbiamo fatto.
Chissà, forse sarà anche una risposta a Sergio, il cui intervento alla assemblea di + Europa, pur condividendone molte perplessità e critiche, come dichiarato ripetutamente in questo blog, mi è parso in alcuni passaggi eccessivamente caustico, non fosse altro per la sede scelta.
Salvatore Bini