Se però veniamo alle cose dette, quasi tutte bellissime e condivisibili, ci sono almeno due punti da segnalare, anzi tre.
1- Ha detto che apre a sinistra e al centro. Ottima cosa.
Pecato che il centro ci sia già e che sia abbastanza modesto, come voti. Da sinistra, invece, non arriverà praticamente niente e per una ragione molto semplice: a parte vecchie cose (articolo 18, ad esempio), la prima cosa che chiedono è che lui Renzi se ne vada. Ma Renzi vuole tornare a palazzo Chigi, convinto di essere ancora il meglio (e ha ragione). Quindi non se ne va, ma allora la sinistra se ne sta per i fatti propri. L’apertura, quindi, rischia di essere solo teorica.
2- Ha detto che bisogna dare gli 80 euro anche aa quelli che hanno figli sotto i 18 anni. Come si paga questo nuovo esborso? Con il ritorno a Maastricht, cioè con il disavanzo al 2,9 per cento. In sostanza con nuovi debiti (50 miliardi all’anno). Cascano le braccia. Nessuno in Europa approverà mai una misura del genere. E non lo farà perché si tratta di un errore. L’idea di comprare benessere e ripresa economica con i debiti non ha alcun senso. Prima si abbandona questa strada meglio è per tutti.
3- Ha anche detto che sui vitalizi è Grillo che insegue Richetti. A parte che la vicenda si è risolta in un mezzo disastro (non è stata approvata definitivamente), è preoccupante che un populista scombinato come il comico genovese trovi interessante iniziative Pd, al punto da “inseguirle”.
In realtà, la vicenda dei vitalizi era populismo puro, come la legge che equipara la corruzione alla mafia e come anche l’offensiva contro Bankitalia. E come tutte le promesse di denari e elargizioni a varie categorie (rinvio innalzamento età pensionabile?).
Insomma, grande discorso, centinaia di cose buone e ottime, ma su qualche punto forse la linea è ancora da registrare.
Tutte queste cose hanno poco a che fare, magari niente, con una sinistra liberal-democratica e riformatrice.
5 Comments
Come sempre, le osservazioni di Turani vanno valutate e meditate con molta attenzione.
Proprio per questo mi sento di porgergli un paio di domande, sperando che in qualche modo possa leggerle e, se ritiene, rispondere.
Prima:
è ovvio che un aumento al 2,9% del deficit richiederebbe una crescita stabilizzata del PIL tra 1,5% e 2% e soprattutto un’azione strutturale e consistente sullo stock di debito pubblico.
Cosa pensa Turani dell’operazione cosiddetta Capricorn, di cui spesso Renzi parla, e che coinvolgerebbe Cassa Depositi e Prestiti con la cessione delle partecipazioni statali? E’ una chimera o può essere realmente fattibile? E a quali condizioni?
Seconda:
perché ritiene l’operazione Bankitalia, ovvero l’esplicitazione di un giudizio negativo sull’operato del Governatore all’atto della scadenza del suo mandato, un atto di populismo? Qual è, nel dettaglio, la posizione di Turani? Cosa andava fatto, secondo lui?
Sono domande vere e non spunti polemici (su questi temi me ne guarderei bene!) e mi piacerebbe molto avere informazioni aggiuntive. Si tratta di problemi molto complessi, che spesso tendiamo a trattare senza la competenza, le informazioni ed anche la lucidità necessarie. Purtroppo l’uso estensivo della rete porta sovente ad affrontare questioni complicate con lo spirito del tifoso, ma qui si parla del futuro del Paese e c’è poco da scherzare.
Comunque ringrazio in anticipo Turani, nel caso abbia voglia di approfondire.
Con un disavanzo del 2,9 per cento all’anno, sono 50 miliardi di nuovi debiti: non è così che si diminuiscono i debiti. I debiti diminuiscono, intanto, non facendone di nuovi. 50 miliardi all’anno per cinque anni di fila sono 250 miliardi di nuovi debiti, il 10 per cento circa di quelli che già abbiamo. Nessuno al mondo è in grado di garantire alcuna crescita stabilizzata: decide il mercato, e la buona sorte. Su Bankitalia non esistono accuse specifiche, ma solo lo slogan “accanto i risparmiatori contro i banchieri”: Visco, però, non ha mai fatto il banchiere, mai diretto alcuna banca, mai fatto un’operazione bancaria.
Giusto, 50 miliardi sono tanti.
Ma, per non contrarre nuovi debiti, bisogna fare deficit zero, e quindi le risorse per rilanciare il Paese, per esempio riducendo tasse e costo del lavoro, potrebbero venire solo dalla crescita (maggiori entrate), dal taglio della spesa pubblica e dal recupero di gettito da evasione fiscale.
Ora, lo sviluppo è il risultato atteso, ma non garantito, il recupero dell’evasione realisticamente non è una posta del tutto affidabile per le intrinseche difficoltà di realizzazione, mentre il taglio della spesa pubblica, essendo questa prevalentemente costituita da stipendi, non potrebbe che avere, qualora fosse davvero potente, effetti recessivi e socialmente devastanti.
Non dico che non bisogna farlo, ma il mix deve comunque essere calibrato, ponderato, ben programmato e diluito nel tempo. Insomma, servono anni, possibilmente di stabilità politica.
Nel breve bisogna fare cose di immediata realizzazione.
Torno alle operazioni sullo stock di debito (Capricorn o simili), misure espansive e rassicurazione dei mercati sulla nostra solvibilità.
I mercati creditori non sono tanto preoccupati da quanti debiti abbiamo, ma da come questi sono strutturati (tipologia e durata) e dalla nostra capacità di remunerarli e di restituirli.
D’altronde il nostro spread è sceso anche sotto i 100 punti, il che vuol dire che non siamo poi così malvisti …
Anche le Agenzie cominciano a prenderne atto.
Quanto a Bankitalia, lo slogan, in effetti un po’ trachant, “con i risparmiatori e non con i banchieri” riguarda eccome Visco, non come banchiere, ovviamente, ma come autorità di vigilanza, che avrebbe dovuto impedire le porcate (chiamiamole col loro nome) commesse da certuni di essi.
E se Bankitalia ha le armi spuntate, chi altri può e deve operare a tutela dei risparmiatori?
Turani è tra i tanti uno dei migliori giornalisti italiani, soprattutto per il pregio non comune di non spacciare mai le sue opinioni per dati di fatto. Sempre attento ai fatti, non costruisce tesi ma espone con chiarezza le sue opinioni in merito. Vengo al suo interessante articolo, ringraziando Sergio per averlo postato, riprendendone in ordine i punti.
Apertura renziana al centro ed a sinistra. E’ inutile dire che le sue considerazioni sono facilmente constatabili. E’ la realtà. Però non ci si deve rassegnare ma agire nel reale per cambiarlo. Le forze di centro sono davvero modeste, ma aprire al centro significa dargli prospettiva, renderle credibili e quindi in grado di convincere al voto quella parte, che pure esiste, di elettorato assenteista che può guardare al centro e che non condivide l’ipoteca leghista sul C.Dx. Aprire così nettamente a Sx significa aiutare l’opera di Pisapia ed evidenziare l’inconsistenza delle prospettive degli “irriducibili”.
Salto al terzo punto: i vitalizi. Il cosiddetto populismo tiepido di Renzi credo sia assolutamente necessario. Populismo non la demagogia sfrenata di Grillo, condita da odio e rancori vari, tutta volta a captare spesso contraddittoriamente il voto anche di piccoli settori, che sommati danno un notevole consenso.
Il secondo punto è certo quello che più mi intriga: i nuovi debiti. Qui non sono d’accordo con Turani o meglio non concordo sull’osservazione relativa alla non accettabilità a livello europeo di una tale politica. Mi spiego ponendo un tema: l’azione di Mario Draghi alla B.C.E.: il famoso Q.E. Anche in questo caso si tratta di espandere il debito complessivo del sistema, accollandolo alle robuste spalle della B.C.E. La rincorsa all’inflazione al 2% non mi convince affatto anche perché quel 2% doveva essere il limite massimo non la meta da raggiungere. La manovra di Draghi ha in sé elementi di pericolo, evidenziati dalla parte tedesca. A quella politica espansiva credo sia necessaria analoga politica espansiva in Italia per raggiungere gli obiettivi di sviluppo da tutti auspicati. Certo le spalle del debito pubblico italiano sono assai gracili ma occorre credere e puntare sulle risorse del sistema Italia.
Ringrazio, ma ho capito poco. I debiti vanno diminuiti non fatti di nuovo. Il Qe finirà nell’autunno dell’anno prossimo e saranno problemi nostri: i debiti nostri saranno nostri e di nessun altro. Meglio averne pochi.