Mi piace e mi sembra utile accostare all’allarmato e accorato appello di Veltroni e al commento che ne fa la compagna Vergalli un brano del grande scrittore tedesco Stefan Zweig. Nato a Vienna nel 1881, scrittore di grande successo e larghissima fama, scrisse nel 1941 una sua autobiografia dal titolo “Il mondo di ieri: ricordi di un europeo”. Il libro uscì postumo nel 1944, due anni dopo il suicidio compiuto insieme alla moglie in Brasile dove erano esuli. Purtroppo mi sembrano pagine terribilmente attuali e riporto qui di seguito un brano della parte iniziale.
Mio padre, mio nonno, cos’hanno visto? Hanno vissuto la loro esistenza in modo uniforme, sempre uguale. Un’unica vita dal principio alla fine, senza picchi, senza capitomboli, senza sconvolgimenti né pericoli, una vita fatta di piccole tensioni, di trasformazioni impercettibili; con lo stesso ritmo quieto e pacifico l’onda del tempo li ha portati dalla culla alla tomba. Hanno vissuto nella stessa terra, nella stessa città e quasi sempre persino nella stessa casa; ciò che accadeva fuori, nel mondo, si svolgeva in fondo solo sui giornali, senza mai bussare alla loro porta. Naturalmente anche ai loro tempi scoppiava qualche guerra in qualche parte del mondo: ma era una guerra piccola se paragonata alle dimensioni odierne, e avveniva lontano, oltre i confini, non si sentiva il rombo dei cannoni, e dopo sei mesi era finita, dimenticata, una foglia secca della Storia, e ricominciava da capo la solita, vecchia vita. Noi invece abbiamo vissuto tutto senza ritorno, e di ciò che c’era prima non è rimasto nulla, nulla si è ripetuto; a noi è stato riservato al grado massimo il privilegio di prendere parte a tutto ciò che la Storia distribuisce di solito con parsimonia, ora a un solo paese, ora a un solo secolo. Una generazione poteva aver vissuto tutt’al più una rivoluzione, un’altra un putsch, la terza una guerra, la quarta una carestia, la quinta una bancarotta di Stato – e alcuni paesi benedetti, alcune generazioni fortunate addirittura niente di tutto ciò. Noi, invece, noi che oggi abbiamo sessant’anni e a dire il vero avremmo de jure ancora un po’ da vivere, cosa non abbiamo visto, cosa non abbiamo patito, cosa non abbiamo vissuto sulla nostra stessa pelle? Abbiamo percorso da cima a fondo il catalogo di tutte le catastrofi pensabili (e ancora non siamo giunti all’ultima pagina). Io soltanto sono stato testimone delle due più grandi guerre dell’umanità, e le ho vissute addirittura da entrambi i lati del fronte, la prima sul fronte tedesco e la seconda su quello antitedesco. Prima della guerra ho conosciuto la forma e il grado più alti di libertà individuale – e dopo, il punto più basso raggiunto da secoli; sono stato osannato e perseguitato, libero e prigioniero, ricco e povero. Tutti i cavalli dell’Apocalisse hanno fatto irruzione nella mia vita come furie: rivolta e carestia, inflazione e terrore, epidemia ed emigrazione; ho visto crescere e diffondersi sotto i miei occhi le grandi ideologie di massa, il fascismo in Italia, il nazionalsocialismo in Germania, il bolscevismo in Russia, e soprattutto la peste bubbonica che ha avvelenato il fiore della nostra cultura europea: il nazionalismo.
Stefan Zweig, da Il mondo di ieri: ricordi di un europeo, Newton Compton Editori
A Scandicci, quasi ogni domenica dei mesi che vanno da novembre ad aprile si tengono alle 11 di mattina degli incontri nel grande auditorium del Centro Rogers. Tema degli incontri è “Il libro della vita”. Il prossimo 16 dicembre Anna Bonaiuto (sì, lei, la brava e bella attrice) ci parlerà proprio di questo libro di Stefan Zweig. Mi sembra un’occasione interessante per chi ha la possibilità di raggiungere questa mia cittadina.
Cliccando qui si accede al sito dell’iniziativa che verrà via via aggiornato con i nomi degli altri partecipanti.
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