Caro Sergio,
certo, ci sono messaggi di gente sui 90 che fanno bene e sono utili. Anche perché la rete non denuncia l’età, ma offre scelte: una bella sorpresa se i giovani scoprono di essere stati catturati fuori quadro. Mi hai fatto venire voglia di mettere sul mio blog (“cerco solo di capire”) un’esperienza di cui mantengo la memoria e che da un po’ mi tormenta.
Nella mia prima campagna elettorale (1976) ero, per quanto liberamente politicizzata, una prof. di greco antico che cercava di capire come stare nell’Istituzione Rappresentativa. Allora usavano i comizi, che avevano senso perché la televisione non aveva ancora preso il dominio nella rappresentazione pubblica: io “piacevo” perché mi dicevano “ti ascolto volentieri: parli in modo così diverso da noi….”(ovviamente noi comunisti). Ma non sapete quanto ho imparato da loro, persone che spesso non avevano la licenza elementare: analfabeti diremmo oggi, presumendo che, finalmente di analfabetismo non ce n’è più. Un episodio ancora mi stringe la coscienza: allora io ero candidata indipendente nelle liste del Pci, come parte di quella società che attribuiva al partito democristiano tutte le responsabilità di una società classista, sempre più corrotta, che stava corrompendo anche il partito socialista associato al governo, filoamericana (il Vietnam era stato il detonatore culturale di una generazione pacifista), per nulla europeista. Per questo molti come me ritenevano che fosse stato mortale per l’Italia non avere mai avuto alternanza di governo e pensavano che il Pci, a prescindere dall’irrilevanza del nome, era degno di governare. Alla base nessuno pensava che fossimo utili idioti, forse approvavano, prima ancora che se ne parlasse con quell’espressione, il coinvolgimento della (allora non si chiamava ancora, ma c’era e il partito, che allora aveva antenne lunghe, se ne era accorto) “società civile”.
Un flash di memoria eloquente. In un piccolo centro dell’Appennino modenese, direi Fanano, un’anziana pensionata dopo il mio intervento prese la parola: “Io ho lavorato tutta una vita e ho capito tante cose. Adesso le cose cambiano: andiamo su e troveremo le Casse vuote. Bisognerà prepararsi. Io propongo una grande sottoscrizione: per parte mia ci metto un mese della mia pensione”. La pensione di un’anziana lavoratrice degli anni ’70! La vedo ancora, soprattutto quando mi trovo a parlare oggi e ho davanti un pubblico di gente che non ha più nulla a che fare con i nonni: il welfare ha in qualche modo (anche per le lotte degli antenati) funzionato, anche se non si è memorizzato che con i pochi governi di centro-sinistra (non di “sinistra radicale”, dura e pura, perché in Italia non ha mai avuto consenso) si recuperavano i danni della gestione debitoria dei centro-destra); tutti hanno avuto accesso al “mutuo” (che significa “debito”); la seconda macchina è una necessità inalienabile; le nuove tecnologie hanno colpevolmente impreviste e dunque imprevedibili perché, pur conosciute da trent’anni, alimentano una connessione continua ormai antropologicamnte devastante e l’imperialismo delle multinazionali della comunicazione. E il mondo, l’Europa, l’Italia sono in crisi gravi e altamente vulnerabili da conseguenze imprevedibili: in preda alla paura, per ignoranza.
Eppure – non solo in Italia, ma nemmeno in Camerun o in Bolivia – non ci sono mai stati storicamente livelli di scolarizzazione così alti: l’obbligo a 16 anni, il numero dei laureati, sia pur all’ultimo nella graduatoria europea, altissimo, comparandolo a quarant’anni fa. Eppure il dibattito non decolla, gli interventi sono di persone che più o meno sono allineati sulle posizioni espresse dall’oratore/oratrice oppure sono disinformate, asfittiche. Tranne, ovviamente del giovane che sa argomentare e fa capire che le cose stanno su un altro piano e che si deve tornare alla sinistra “vera”, “radicale”: non direbbe mai – ci arriva anche lui a capire che non ha senso – “tutto subito”, ma sostanzialmente replica la disperazione del “Settantasette”. Che cosa realmente insegniamo? davvero a pensare con la propria testa, come presumeva Socrate?
Solo che nemmeno il giovane avventuroso e ribelle è in grado di metter su un meccanismo alla Ferragni (ma “di sinistra”) che scateni una marea di follower dietro qualche slogan o video “virale”. La piazza – noi dell’élite diciamo l’agorà – non è più la stessa perché l’abbiamo ridotta a liturgia. Per “fare notizia” – come dice sempre l’élite che ricorre al cartaceo (ed è meglio informata) – la sinistra risponde replicando il ben noto e triste gioco delle divisioni interne che fanno godere gli avversari. Cupio dissolvi? (sempre l’élite). Perché certe vecchie guardie che non hanno perso le occasioni, sono sufficientemente aggiornate e ragionevolmente appassionate non preparano qualche manifesto, magari con un sigillo di Bobo, per essere pronti a settembre?
Giancarla Codrignani
Comment
Una domanda ad una prof. di greco antico.
Cosa vuol dire essere di sinistra oggi nell’ attuale società che poco ha di simile con i vecchi greci?
Uno che ha votato PCI e poi i suoi derivati ( DS, PD), ma che non considera più la proprietà privata un furto e vuole distribuirla pacificamente un po’ meglio, può essere considerato di sinistra?
Aggiungo, per essere più chiaro, che l’ex elettore del PCI è il sottoscritto che non crede più nel comunismo e vuole riformare il capitalismo rendendolo più umano.( esempio:economia inclusiva).
Prof. scusami se la domanda è impertinente, ma la tua
risposta, come grande conoscitrice di una antica e gloriosa civiltà,
aiuterà sicuramente le persone che come me sono approdati alla filosofia suddetta. Ti ringrazio per la attenzione che mi hai dedicato , per l’eventuale risposta e ti saluto con affetto non più come compagna, ma come amica futura. Antonio De Matteo Milano