Mai vista tanta confusione così. Si va verso una crisi di governo, ma non si sa perché e nemmeno quando e nemmeno si è poi così scuri che la crisi ci sarà davvero.
La crisi si è aperta, a parole, mancano atti fino a oggi, perché lo ha deciso Salvini. Non ha spiegato perché e nessuno lo ha capito. Ma qualcosa dalle sue parti sta accadendo. In Sicilia non è stato preso a sassate, ma a bottigliette di plastica sì. Il consenso non sembra più unanime e in crescita. Inoltre, c’è stata una certa chiusura di larghi settori della politica. L’ala renziana del Pd e i 5 stelle sono contrarissimi a queste elezioni e faranno di tutto per sabotarle.
Si decide oggi alle 4 al Senato. La Lega insisterà perché la sua mozione di sfiducia a Conte sia discussa il 13, prima di Ferragosto. Gli altri cercheranno di mandare la cosa più avanti, per guadagnare tempo e lavorare al progetto stermina-Salvini. Che consisterebbe in un governo istituzione, del Presidente, con il compito di tagliare il numero dei parlamentari e mettere in sicurezza i conti del paese (che sono molto traballanti e inquietanti).
La trappola sta nel primo punto, il taglio dei parlamentari. Secondo gli esperti richiederà un lavoro di almeno due anni (è una revisione costituzionale). Due anni con Salvini fuori dal governo e inseguito da varie procure per vari pasticci (Russia, 49 milioni, migranti, ecc.). L’idea è di Renzi (ma subito appoggiata anche dai 5 stelle, che venderebbero l’anima pur di non sciogliere le camere e andare a casa, verso il nulla). Allo stesso segretario del Pd la cosa non piace per niente. Dice che Salvini, dopo due anni all’opposizione, potrebbe arrivare al 60 per cento da solo.
Da parte renziana si sostiene che il capo della Lega si sta sgonfiando: la sua macchina propagandistica costa un patrimonio (oggi la paghiamo noi, sono tutti al ministero degli interni), e sono partite le contestazioni (mai viste prima). E non può nemmeno tentare operazioni azzardate di finanziamento perché su di lui c’è il faro delle procure. Aveva detto che avrebbe puntato ai pieni poteri (impossibili) da solo e invece ha dovuto annunciare che correrà con i soliti alleati, Berlusconi e Meloni, per non spaventare troppo la gente.
Insomma, il governo istituzionale come cordone sanitario intorno a Salvini. Due anni a pane e acqua. Basterà? Funzionerà?
Su questo dilemma, comunque, il Pd si sta spaccando fra renziani e non-renziani e stavolta sembra che si faccia sul serio. Il Pd si spaccherà.
Berlusconi anche in questa occasione delude: allineato al 100 per cento con Salvini, che se lo sta mangiando, praticamente non esiste più.
Come finirà? Nessuno può dirlo. Nemmeno i protagonisti. È come la roulette russa: da qualche parte nel tamburo della pistola c’è una pallottola destinata a qualcuno, ma non si sa a chi e dove sia.
Non resta che aspettare.
7 Comments
Caro Sergio, non capisco come tu possa apprezzare le meditate, ragionevoli e realistiche parole di Turani e poi appoggiare le analisi acide e faziose di Annunziata, caricandoci le tue terribili considerazioni, ormai dettate solo da un odio profondo che faccio davvero fatica persino a concepire!
Siamo di fronte a situazioni inedite, non abbiamo riferimenti storici se non quelli orribili degli anni Venti e Trenta, le opzioni sul tavolo sono parecchie e tutte legittime e tu, o Annunziata, non trovate do meglio da fare che continuare a sparare sull’odiato nemico Renzi cher osa essere presente nel dibattito politico.
Ma chi ha la verità in tasca? Chi?
Ho scritto ieri a Turani che è in momenti come questo che servono i leader, che serve la visione, la cultura politica, anche l’intuito; altrimenti diventiamo tutti commissari tecnici che fanno la formazione della nazionale, e senza aver neanche mai tirato un calcio ad un pallone.
La politica in questi frangenti non è per tutti: tutti possono e devono seguirla, farsi un’idea, ma non tutti possono compiere quelle operazioni di analisi e di sintesi, di bilanciamento di pro e di contro, che portano ad un’azione piuttosto che ad un’altra. Bisogna imparare anche a fidarsi.
Ecco: a me pare che in questo momento la sinistra, perché è quella che mi interessa, debba smettere di fare il tifo e ragionare.
Abbiamo una classe dirigente, direi di prim’ordine: vorrei che tutti loro facessero il loro mestiere con coscienza e decidessero per il meglio.
Mi illudo? Certamente, ma non è facendo il tifo “a priori” per Renzi o per Zingaretti, per Franceschini o per Calenda, che salviamo l’Italia da questo sfacelo.
Voglio sperare che sia l’interesse collettivo ad ispirare le scelte e non meschini calcoli di bottega.
Speranze, non certezze, ahimè.
D’altronde, la democrazia prevede la delega. Abbiamo istituzioni che hanno resistito al terrorismo; sapremo resistere anche al bullo del Papeete.
Come sempre, non ci sarà la controprova. Giudicheremo i risultati, e probabilmente ci divideremo anche su quel giudizio.
Come al solito, negli ultimi “Cent’anni di divisioni”.
PS: non voglio alimentare polemiche sulle tue considerazioni; ritengo che il momento richieda lucidità e non astio.
Tutti noi abbiamo vissuto gli ultimi anni ed abbiamo avuto modo di formarci opinioni.
Tutti noi siamo chiamati ad una riflessione critica e mai come ora chi non ha dubbi è pericoloso, per sé e per gli altri.
Ciò non toglie che c’è chi istituzionalmente ha responsabilità da assolvere. Guai a tirarsi indietro.
Perché non lo fai a Renzi questo discorso? Chi è che sta gridando ai quattro venti che se non si fa come vuole lui allora si va alla scissione? Forse Zingaretti? Forse io? Chi? Lui, solo lui. Lascialo andare, farà la fine di quelli di LeU e noi andremo avanti con il PD. Altro che invidia o risentimento o rancore., credo che noi del PD ce l’abbiamo messa tutta per sopportare questo cafone presuntuoso e i suoi Marcucci che applaudì il giorno in cui fu fatto il governo giallo-verde. Mi sembra che stai annaspando nel vuoto, caro Ernesto.
Come minimo non sono il solo.
Auguri.
Veramente caro Sergio mi pare che il tuo odio verso Renzi abbia oltrepassato i limiti, calmati e ragiona , lascia perdere l’Unita e stiamo ai fatti.
Marco bs
Caro Sergio, la tua riflessione su Renzi ha poco di politico e molto di personale. Mi dispiace ma, con l’immenso rispetto che ho per te e per la tua storia professionale e politica, sono in netto dissenso. In generale, il problema è molto serio e se non ci ancoriamo alla Costituzione, ai suoi valori, facendo quadrato intorno a essa, credo che chi ci seguirà dovrà rivivere momenti sociali ed istituzionali molto complicati. Comunque, sono estremamente convinto che: a) ascoltare un Presidente del Consiglio dimissionato dal suo Ministro dell’interno sul nulla è non solo prassi democratica ma anche interesse collettivo ( della serie vorrei come cittadino conoscere i fatti e non le opinioni di Maglie ed altri); b) diminuire i rappresentanti del popolo è un esercizio che non mi affascina ma che, soprattutto, non deve risolversi in un semplice risparmio economico ma consentire alle istituzioni una revisione dell’impianto costituzione relativo ai tempi di studio-proposta- discussione-approvazione delle disposizioni di legge (se no è pura propaganda); c) i Governi ed i loro programmi di gestione amministrativa della volontà parlamentare ( eliminarla è esattamente l’obiettivo del Papeete boy) vanno ricercati e discussi in Parlamento su richiesta del Presidente della Repubblica cui è affidato il compito di riassumere la volontà dei rappresentanti del popolo (cioè anche di me). E’ lesa maestà pretenderlo ai sensi del Patto Costitutivo approvato dai Padri fondatori di questa Repubblica? ( E per questa frase, se detta al Papeete, una bella pernacchia sarebbe il minimo cui andrei incontro). Un saluto a tutti
Massimo Maini
Tutta la tua riflessione metodologica e politica coincide con la mia, sono ormai convinto che Renzi invece si comporti secondo il suo interesse personale senza tenere in alcun conto quali sono le regole del gioco.
Sergio
Mi dispiace Sergio ma la stai facendo continuamente fuori dal vaso con il tuo astio nei confronti di Renzi.
Questo tuo blog è molto seguito per gli argomenti di volta in volta dibattuti, rimaniamo nel generale e non nel particolare.
Con rispetto.
Camillo