Come ormai si sa, personalmente ho tanti dubbi sulle capacità leaderistiche di Renzi ma l’analisi che ci offre Ernesto Trotta in questo articolo è giustissima.
Sergio
Lungi da me la tentazione di mettermi a strologare sul possibile futuro dell’ex-Premier ed ex-Segretario. Di certo non ha bisogno dei miei consigli.
Ma qualche considerazione sulla sua “strana” posizione attuale è lecito ed opportuno farla.
- Renzi ha ancora una forte presa sulla base del PD, sui militanti, sui simpatizzanti, vecchi compagni ma anche nuovi accoliti. La sua partecipazione alle Feste dell’Unità di queste settimane è sempre stata accompagnata da forti presenze, entusiasmo (per quel che può essercene in questo momento!), aspettative.
- Aspettative di che? Renzi a mio parere non avrebbe alcuna difficoltà a riprendersi il Partito in una eventuale campagna congressuale; non vedo potenziali avversari capaci di scaldare i cuori e ridare fiducia agli elettori rimasti, come solo lui può e sa fare, con un talento innato.
- Ma la sua ricandidatura, ed eventuale vittoria, cambierebbe qualcosa nello stato delle cose? A mio parere, no. Perché all’interno del PD persisterebbe la fronda di chi non lo ha mai accettato ed all’esterno la sua immagine continuerebbe ad essere fortemente compromessa dalle martellanti campagne dei social, dei media, di tutti quelli che l’hanno combattuto fin dal suo ingresso sulla scena politica nazionale. Basta guardare come sia a tutt’oggi tenuto sotto pressione, anche in assenza di specifici incarichi istituzionali e di Partito (a parte il seggio al Senato).
- Ci troveremmo in una situazione cristallizzata e radicalizzata sui suoi pregi e i suoi difetti, con praticamente nessuno sbocco operativo. Ormai, e ancora per un po’ di tempo, la figura ed il nome di Matteo Renzi risultano così strapazzati che sembra difficile pensare ad un ribaltamento.
- Quindi, Renzi è forte, ma di una forza non spendibile direttamente; è un leader naturale, l’unico sulla piazza della sinistra, ma la sua leadership in questo momento non trova luoghi ove essere esercitata direttamente.
- Ed indirettamente? Certo, un Senatore della Repubblica può fare politica in molti modi, in Italia ed anche in Europa, ma per ora la funzione esercitabile sarebbe quella di tutor (ma, se anche chi verrà dopo di lui fosse a lui non ostile, non potrebbe certo telecomandarlo …), di “grillo parlante”, col rischio di finire come quello di Pinocchio, che però poi alla fine ricompare vivo e vegeto: quindi tenere acceso il dibattito sul riformismo, stimolare prese di posizione, fornire idee e proposte (la Leopolda è un ottimo strumento), coltivare contatti internazionali, tutte cose certamente utili e profittevoli, ma senza un impegno diretto e operativo.
- E allora, contribuire a fondare un Partito nuovo? Tanti lo ritengono probabile ed anche utile, ma un partito liberaldemocratico a fianco del PD potrebbe servire alla causa del centrosinistra SE E SOLO SE non ingaggiasse con questo (e viceversa) un confronto competitivo diretto. Come ho già scritto in altre occasioni, dovrebbero essere due realtà assolutamente complementari e mai antagoniste. Facile a dirsi ma difficilissimo a farsi, visti i pregressi trascorsi.
In conclusione, al centrosinistra nel suo complesso serve ritrovare serenità, serve superare anni ed anni di scontri interni e fratricidi, serve mettersi in gioco in modo laico ed aperto, accettando dibattito e discussione, ma accettando anche il principio che alla fine la maggioranza, qualunque essa sia, detta la linea e la minoranza appoggia senza infingimenti la linea approvata.
Non c’è scorciatoia; o così, o saranno gli altri a governare per anni, togliendoci l’impiccio (almeno per alcuni) dell’impegno diretto.
Possiamo constatare ogni giorno come tra M5S e Lega funzioni il principio di complementarietà. Ognuno cura il suo elettorato e insieme si governa per tutti. A modo loro, ovviamente.
Loro sono capaci di farlo, noi no. Almeno finora.
E dire che noi siamo infinitamente più bravi, più preparati, più competenti, più attenti alle esigenze di tutta la società sana e civile, che vuole vivere nell’Europa nel terzo millennio.
Matteo Renzi può dare una mano, altroché se può darla! Ma anche tutti gli altri dovrebbero fare altrettanto. Per il bene di tutti.
Ernesto Trotta
Torino
2 Comments
Il ragionamento di Trotta è corretto, però poi le cose rimangono come sono.
Seguo con molta attenzione, per quanto mi è possibile, tutto quello che viene detto o scritto, dall’interno del PD, del suo, si fa per dire, Gruppo Dirigente. Sarà sicuramente un mio limite, ma ogni giorno che passa, ogni intervista, dichiarazione, ecc., invece di rendermi unpo più chiara la prospettiva, alla fine mi risulta un quadro sempre più confuso.
Non è che forse, dopo tutto, abbia ragione Orfini, cioè, rifondiamo il PD da capo, partendo da un progetto e da un soggetto politico nuovo e di conseguenza, un gruppo dirigente nuovo, che si riconosca dalla A alla Z, in quel progetto e soggetto, in modo leale e sincero, nel giusto confronto delle idee.
A questo punto era molto meglio il ” centralismo Democratico” del PCI……..
Si parla di congresso, di primarie, mail progetto politico, scritto non detto, sul quale discutere dov’è, chi lo scrive e quando?
Caro Ernesto ,
Sono d’accordo su quanto tu scrivi, ma la sinistra, anzi noi del PD, se non impariamo a rispettare ,secondo me, i tre seguenti principi non potrà mai esistere il partito demo cratico italiano:
1 ) in qualsiasi istituzione credibile ed operativa la maggioranza comanda e la minoranza accetta e collabora a realizzare i progetti approvati a maggioranza; chi non lo farà sarà espulso.
2 ) le regole valgono per tutti aldilà dello stato sociale e della necessità.
3) L’accoglienza degli emigranti non può essere fatta senza se e senza ma, ma solo in funzione delle nostre possibilità ad integrarli degnamente nella nostra società.
Le suddette tre regole secondo me sono indispensabili per sopravvivere su questo mondo e pertanto con chi non le condivide io non sono disposto a discutere per perdere tempo.
Spero che non mi si dica che voglio tappare la bocca alla minoranza del PD, come è già accaduto: io penso che si possa discutere in tutte le sedi in tutti modi ma alla fine una decisione bisogna prenderla per risolvere i problemi e non si può continuamente pronunciare la solita frase: “ io non ci sto” .
Io invece “ci sto” qualsiasi sia la linea maggioritaria del PD.
Un saluto a tutte buona giornata Antonio De Matteo Milano