Non voto a Roma ma risiedo a Roma da ormai 40 anni. Se votassi nella Capitale voterei Calenda. Senza dubbio alcuno. Ma come, mi chiede qualcuno, non eri vicino al Pd? Certo lo sono stato e lo sono ancora come si sta vicini a un parente malato. Ma completamente inadatto ad affrontare una sfida come quella del governo di Roma.
Non parlo della campagna elettorale, ma proprio del governo della città. Ho stima di Gualtieri, il candidato scelto dal Pd. Ma non sarà l’uomo della rottura di cui necessita questa città. Usa parole felpate, circonvoluzioni in cui abbonda il politichese. E il linguaggio è lo specchio delle idee. Si capisce che è un uomo saggio, ma anche che intorno a lui si aggirano consiglieri portatori di interessi elettorali radicati nelle corporazioni che abitano Roma.
Lasciamo poi perdere quello sguardo strabico che il Pd rivolge al grillismo compreso quello romano. Un tentativo di inclusione che non fa che aumentare l’entropia della sua proposta elettorale e della sua squadra. Ci si allea e si diventa prigionieri di idee che hanno affossato Roma. È anche un segno forte della confusione di idee che poi paralizza le azioni: a Roma ci si allea con una parte di ciò che si combatte. Non sono cambiate le idee ma solo il posizionamento.
Se il Pd è un po’ malato quello romano è affetto da una malattia ormai incurabile. Governato da un ceto politico che ha nella sua autoperpetrazione lo scopo principale. Molti di loro sono professionisti della politica. Il che non guasta. Ci vuole competenza, certo. Ma la loro professionalità, e anche la passione per molti, è sprecata perché indirizzata nella direzione sbagliata. Un timido riformismo, anzi, meglio, un debole conservatorismo, anziché la scossa irriverente di cui abbiamo bisogno.
Calenda è rude. Quasi arrogante a tratti. Arrogante perché definitivamente non diplomatico. Certo c’entra anche il carattere, che tutti vorrebbero più inclusivo, ma preferisco un arrogante lungimirante a uno educato e per bene che si rimira la punta delle scarpe. Studia e ha messo su una squadra con i fiocchi. Giovani talenti che stanno sezionando ogni aspetto dei problemi di fronte alla amministrazione capitolina.
Per il Pd sembra che anni all’opposizione non abbiano dato alcun frutto, né fatto maturare qualche buona e nuova idea. Sembrano essere stati solo una specie di lungo intervallo, una pausa sospensiva, per ricominciare a dire e fare sempre le stesse cose di prima.
Calenda è di destra, si dice chiamando all’alleanza democratica. Addirittura si afferma che chi è fuori dall’alleanza con il Pd è di destra. Offensivo oltre che sbagliato. Si predica l’inclusione ma alla fine torna la “conventio ad excludendum” per chi non si adegua. Occhio, qui, a Roma, i cittadini saranno anche di destra e di sinistra nel panorama nazionale, ma qui vogliono sapere come si risolve il problema rifiuti, cosa si fa con l’Atac, con lo spopolamento del centro storico, con le tante e diverse periferie e con la sicurezza dei cittadini.
Calenda non è certo di destra, quella destra che dovrebbe spaventare gli elettori democratici. Chi lo conosce lo sa molto bene. Compresi gli elettori del Pd che gli hanno attribuito un mare di preferenze alle elezioni europee preferendolo a tanti candidati politicamente più corretti. La sua distanza dal Pd è iniziata dalla scelta di questo partito di considerare strategica l’alleanza con i 5 stelle. Tutt’altro che una scelta di sinistra. Inoltre, cosa che non guasta, c’è quel tanto di cultura liberale e garantista che da sapore ad un buon piatto.
Infine l’altro argomento usato contro la sua candidatura. Il voto utile, secondo il quale occorrerebbe convergere su Gualtieri per scongiurare l’ipotesi che al ballottaggio arrivi la Raggi. Di una cosa sono certo. Che Calenda è l’unico candidato della cui vittoria a un eventuale ballottaggio sono ragionevolmente sicuro. Con Gualtieri o, speriamo proprio di no, con la Raggi, lo scontro si radicalizzerebbe e non so proprio come potrebbe finire. Su Calenda invece possono convergere elettori provenienti da varie direzioni. Il voto utile quindi è quello per Carlo Calenda.
4 Comments
Mi risulta strano il ragionamento di Chicco Testa. Provo a capirci qualcosa e per farlo pongo ai lettori di questo blog la seguente domanda, sperando in risposte per me semplici ed esaustive. Calenda non è riuscito a fare un compromesso con il PD, dal quale è uscito “sbattendo la porta” in segno di totale irriverenza verso il popolo dem che pure lo aveva eletto al parlamento Europeo. Non solo, ma non ha seguito Matteo Renzi che pure lo aveva elevato a ministro della repubblica italiana, anzi lo ha fortemente contestato tanto da crearsi un suo partitino. Polemizza fortemente con i sindacati. Considera il movimento 5 stelle un covo di irresponsabili senza possibilità di colloquio. Attacca spesso la confindustria.
In sostanza si considera il più bravo di tutti/e e chiede ai romani le chiavi della città. Ecco la mia domanda. Calenda con chi gestirà la capitale di Italia e come?
A Chicco Testa sicuramente non interessa conoscere la risposta alla suddetta domanda, ma a me si: non mi basta sapere che lui voterebbe Calenda;anzi mi insospettisce di più e mi convinco definitivamente che Calenda come sindaco di Roma sarebbe una sciagura . Buona giornata a chi legge Antonio De Matteo Milano
Mi risulta strano il ragionamento di Chicco Testa. Provo a capirci qualcosa e per farlo pongo ai lettori di questo blog la seguente domanda, sperando in risposte per me semplici ed esaustive. Calenda non è riuscito a fare un compromesso con il PD, dal quale è uscito “sbattendo la porta” in segno di totale irriverenza verso il popolo dem che pure lo aveva eletto al parlamento Europeo. Non solo, ma non ha seguito Matteo Renzi che pure lo aveva elevato a ministro della repubblica italiana, anzi lo ha fortemente contestato tanto da crearsi un suo partitino. Polemizza fortemente con i sindacati. Considera il movimento 5 stelle un covo di irresponsabili senza possibilità di colloquio. Attacca spesso la confindustria.
In sostanza si considera il più bravo di tutti/e e chiede ai romani le chiavi della città. Ecco la mia domanda. Calenda con chi gestirà la capitale di Italia e come?
A Chicco Testa sicuramente non interessa conoscere la risposta alla suddetta domanda, ma a me si: non mi basta sapere che lui voterebbe Calenda;anzi mi insospettisce di più e mi convinco definitivamente che Calenda come sindaco di Roma sarebbe una sciagura . Buona giornata a chi legge Antonio De Matteo Milano
Caro Antonio, Calenda rappresenta una sinistra diversa da quella sclerotica dell’attuale PD.
È il PD che non riesce più a rappresentare quella voglia di cambiamento e buona gestione che invece Calenda rappresenta.
Ha una squadra di centinaia di persone che hanno preparato un dettagliato piano di intervento su tutti i problemi di Roma.
Il PD sta solo riproponendo una vecchia è litigiosa classe dirigente dietro ad una persona palesemente debole ed inadatta.
Se il PD non capisce la differenza, muore attaccato ai grillini.
E non è una buona notizia. Te lo dico dal di fuori.
“Possiamo lamentarci perché i roseti hanno le spine o rallegrarci perché i cespugli spinosi hanno le rose. Dipende dai punti di vista”.
(Abraham Lincoln). Caro Ernesto tu pensi che Calenda sia una rosa in un cespuglio spinoso, io invece affermo che lui è un roseto incolto e pieno di spine, pericoloso per chiunque si avvicini. Punti di vista differenti ovviamente, ma spero rispettabili entrambi. Buona giornata a tutti e a tutte. Antonio De Matteo Milano